Narrativa straniera Romanzi La luna e sei soldi
 

La luna e sei soldi La luna e sei soldi

La luna e sei soldi

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In questo romanzo W. Somerset Maugham mette in scena, come sempre o quasi, se stesso, ma stavolta nella doppia veste di Strickland, un agente di cambio che per amore della pittura lascia il solido mondo della City per quello assai meno rassicurante di Parigi prima e di Tahiti poi, distruggendo lungo il cammino la vita di due donne, e del suo involontario biografo, un giovane deciso a indagare sugli oscuri, brutali, inaccettabili moventi di ogni vero artista. Celebre per decenni soprattutto come evocazione di Paul Gauguin, questo romanzo oggi ci appare finalmente per quello che è: un'inchiesta conturbante sull'attrazione fisica e totale per il bello, enigma "che in comune con l'universo ha il merito di essere senza risposta".



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La luna e sei soldi 2022-08-24 17:36:31 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    24 Agosto, 2022
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La vita di Gauguin secondo Maugham

“Le ripeto che devo dipingere. Non posso farci niente. Quando uno cade in acqua non importa come nuota, se bene o male: o nuota o annega.”

In estrema sintesi questo è il pensiero di Charles Strickland, nome coniato dall’autore per narrare in forma romanzata la vita di Paul Gauguin, il celebre pittore post impressionista. Lo Strickland-Gauguin tratteggiato da Maugham (per scherzarci si potrebbe forse usare anche il verbo dipinto) ci viene descritto come un uomo cinico, sprezzante, al limite della disumanità ed estremamente egoista. Persona senza scrupoli che per soddisfare il suo desiderio di dipingere abbandona improvvisamente moglie e figli e scappa prima a Parigi e poi in Polinesia, a Thaiti pur di dare sfogo a questa necessità. Termine quanto mai appropriato perché l’artista che ci viene rappresentato è un uomo che ha bisogno di dipingere come se dovesse respirare, (“Sembrava davvero posseduto da un demone, che potesse a un tratto rivoltarglisi contro e farlo a brani”).

Indiscusso merito della raffinata penna dello scrittore inglese è quello di scavare in profondità nell’animo di Strickland, evidenziandone la forte dicotomia: da una parte un uomo con evidenti limiti umani, che presenta un’assoluta mancanza di rispetto verso gli altri, che prova piacere a dileggiare ed insultare chi gli sta vicino, perfino a sottrarre la moglie ad uno sfortunato pittore che lo aiuta in un momento di difficoltà. Dall’altra un artista dotato di un talento incompreso fino alla morte, alla perenne ricerca di “qualcosa che avesse significato per lui. Era come se avesse acquistato coscienza dell’anima dell’universo e si sentisse costretto ad esprimerla”.

Maugham di certo non annoia il lettore, scrive una biografia romanzata nella quale fonde verità è finzione, narrando in prima persona, entrando direttamente nella vita dell’artista e delle persone con cui egli interagisce. Non si dimostra certo tenero nei confronti di Strickland-Gauguin, prova fastidio e talvolta disprezzo nell’accostarsi a lui ma celebra inequivocabilmente il talento sopraffino ed eterno, riconoscendo nei suoi quadri “l’uomo nella nudità dei suoi istinti primordiali, e ti faceva paura, perché vedevi te stesso”.

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La luna e sei soldi 2017-01-22 04:02:21 CortaZur
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CortaZur Opinione inserita da CortaZur    22 Gennaio, 2017
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Una passione, una vocazione, una vita.

La lune e sei soldi

Splendido capolavoro di Maugham, primo libro letto di questo famosissimo autore inglese e davvero soddisfatto di vedere confermate tutte le buone cose sentite su questo libro e autore.
Il romanzo è in parte ispirato alla vita del grande pittore impressionista Paul Gauguin, qui interpretato e impersonificato da Paul Strickland benestante banchiere inglese che arrivato alla soglia dei 40 anni con una moglie e dei figli decide bene di abbandonare tutto e tutti senza nessuna spiegazione e eseguire la sua vocazione di pittore. Ed ecco rincorrere il protagonista prima a Parigi dove trascorre una vita piena di stenti ma ricca di arte, e qui incontrare tanti personaggi che popolano il mondo bohemien culturale della parigi del tempo; sembra di essere con loro nelle bettole e tracannare vino e giocare a carte per quanto bene è scritto. I personaggi che s'incontrano sono bellissimi, la storia che si instaura tra alcuni di loro mi ha ricordato a tratti quella di Follia di McGrath, ma appunto solo a tratti.
Poi una seconda parte dove il nostro Strickland ormai pittore maturo ma sempre senza soldi espatria a Tahiti, e qui il romanzo cambia registro in quanto il racconto si fa al passato essendo ormai trascorsi anni dagli accadimenti e a parlare sono i testimoni delle gesta di questo epico personaggio pittore che davvero mi ha incollato alle pagine.

Molti di noi ad un certo punto della propria vita pensano adesso lascio tutto, cambio vita e faccio qualcosa che realmente voglio fare, salvo poi fermarsi e farsi prendere dalla ragione e dalla reale condizione di vita. Ecco qui in questo romanzo tutto questo viene portato a termine; un inno alla cinicità, all’egoismo e alla persecuzione dei propri sogni senza preoccuparsi di nessun altro all'infuori di se stessi anzi neanche preoccupandosi di se stessi.

Un libro bellissimo, l’ho già detto? Letto in due giorni e di cui conservo uno splendido ricordo.
Lo consiglio vivamente

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La luna e sei soldi 2016-02-12 11:17:38 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    12 Febbraio, 2016
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La scintilla del divino nel profano

Cos’è l’arte e come nasce l’ispirazione?
Maugham cerca di spiegarlo a se stesso e agli altri attraverso la storia di un pittore ispirata - ma solo in parte - a Paul Gauguin.
L’artista in questione è un certo Strickland, operatore finanziario londinese che a quarant’anni decide di abbandonare famiglia e lavoro in nome dell’Arte: “Devo dipingere”.
E’ una folgorazione, un imperativo a cui non può sfuggire e che lo dominerà come un demone per il resto dei suoi giorni.
La sua è una “libertà oltraggiosa” che se ne infischia di convenzioni sociali, affetti e buoni sentimenti: incurante di tutto, fame compresa, inizia una vita raminga partendo da un misero tugurio di Parigi.
Se la prima parte del romanzo è caratterizzata da una prosa raffinata e ricca di arguzie, la seconda perde in ironia e a tratti diventa forse un po' enfatica, a servizio, si direbbe, della personalità complessa e decisamente canagliesca dell’artista, ma soprattutto dei risultati tangibili del suo geniale estro pittorico.
Da Maugham, comunque, c’è sempre da imparare, sia per stile che per contenuti: la sete di conoscenza sulla vita di Strickland, la curiosità sulle origini del suo genio, pervade tutta l’opera, e lo scrittore riesce mirabilmente ad intrecciare senza  far mai calare la tensione narrativa i resoconti di personaggi secondari con quelli dell’io narrante, suo alter ego, passando da Londra, Parigi, Marsiglia e approdando infine a Tahiti.
L’incantevole descrizione delle sensazioni che comunica l’isola tropicale, dello spirito che la pervade tra suoni, profumi e colori, varrebbe da sola tutta l’opera:
“Era una notte così bella che l’anima sembrava incapace di sopportare la prigione del corpo. La sentivi pronta a volare via nell’aria immateriale, e la morte aveva l’aspetto di un’amica dolcissima”.
Nei Mari del Sud il desiderio di creare bellezza verrà pienamente appagato e Strickland porterà a compimento la sua opera.
Ma l’Arte consuma e l’ispirazione è un fardello tanto sublime quanto pesante da portare: chi riesce a comprenderne la portata avrà per qualche istante il privilegio di scorgere la scintilla del divino nel profano.

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