La lista degli stronzi
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Recensione della Redazione QLibri
Dissacrante, duro, spietato
Il suo nome è Frank, Frank Bill, ha sessant’anni ed è un giornalista ormai in pensione. Siamo a Schilling, Indiana, 32.000 abitanti nel corrente anno 2026 e Frank è dal medico in attesa di una quantistica del tempo che gli potrebbe restare approssimativamente a disposizione. Non ha più famiglia, l’uomo. Vanta all’attivo due ex mogli morte e due figli deceduti, tutti in circostanze molto particolari che non è dato opportuno anticipare. È consapevole di avere un male incurabile che lo sta divorando dall’interno e che ormai non c’è più ragione di perdersi dietro a cure o palliativi, adesso lui ha la lista ed è a quella che deve pensare.
«Per un po’ respirò a pieni polmoni e superò il momento di crisi. Ma qual era l’emozione che aveva cercato di sopprimere? Quella che il dottor Bowden avrebbe fatto fatica a capire? Era euforia. Perché Frank sapeva da mesi di avere il cancro.»
La sua è una lista composta da cinque nomi che rappresentano in parte il suo passato, in parte l’esito nefasto della sua esistenza. Originariamente erano soltanto due ma poi, dopo quel che era successo a Olivia, quei nomi sono aumentati e quella lista era diventata quello che uno psicologo avrebbe potuto definire una strategia di resilienza per incanalare la sensazione di impotenza e rabbia. Ma la verità è che quell’elenco non rappresenta soltanto questo. È molto di più. Ed è un qualcosa che, adesso che le ore i giorni anche per lui stanno per scadere, deve attuare quanto prima.
«Stava davvero per farlo? Frank, che non aveva mai fatto a botte in vita sua. Sì. Sì, stava per farlo. Voleva delle risposte. Voleva sentire quella vecchia cosa arrugginita e dimenticata: la verità.»
E così parte, Frank. Parte per quello che sarà il suo ultimo viaggio e il suo ultimo obiettivo nella vita. Certo, la realizzazione del progetto si presenta un po’ diversa da quella che aveva preventivato nella sua mente, si rivela essere forse uno strumento di minor successo di quanto auspicava ma certo ora non può sottrarsi a quanto compiuto e a quanto ancora da compiere.
«Dentro ognuna se ne trovano tante altre. La gente entra nella tua orbita, ne esce e poi ti torna in mente a Natale, quando stai pensando a chi spedire gli auguri o quando ti imbatti in una vecchia fotografia.»
È da questi brevi assunti che ha inizio “La lista degli stronzi”, ultimo lavoro a firma John Niven, che attraverso la storia di un uomo che ha perso tutto e che non ha più niente da perdere si interroga e interroga il lettore sul volto di un paese assunto a seguito di una serie di sconvolgimenti politici e sociali che ne hanno completamente ridisegnato i tratti. Affronta così i temi dell’uso legale delle armi e della loro vendita senza troppe formalità e regole, della violenza indiscriminata, della morte efferata, della droga, dell’aborto e le conseguenze del suo poter essere vietato, dell’abuso di “legittima difesa”, della giustizia, degli abusi sessuali su minori, della pedopornografia, della Corte Suprema Americana e dell’ideologia repubblicana, della pena di morte e degli effetti di un suo ulteriore inasprimento sui condannati e su chi condanna senza pensare di potersi un giorno trovare nella veste di innocente al posto di chi ha appena giudicato, del qualunquismo, del razzismo, della politica, della sanità, della discriminazione, dell’omicidio nelle sue più variegate vesti e ragioni, degli effetti del governo Trump e chi più ne ha più ne metta.
Il risultato di questo scritto, che certamente estremizza – ma poi nemmeno più di tanto – i connotati della realtà circostante, è la fotografia di uno Stato e di un mondo che si contraddice, che è un paradosso, che ha piegato la propria schiena, che ha perso la propria identità, che ha dimenticato i propri valori, che si è lasciato andare al peggio di se stesso.
Niven ne ha per tutti e non ne risparmia per nessuno. Un titolo diverso dai precedenti lavori, un titolo forse meno ironico ma molto più crudo, diretto, spietato. Scuote, fa riflettere e resta.
«C’era questo di buono se impazzivi negli Stati Uniti: esisteva sempre qualcuno messo peggio di te. Mentre andava lì, aveva incrociato un barbone che stava mangiando una cipolla come se fosse una mela.»
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Non il solito Niven
L'ultimo lavoro di John Niven è ambientato nel 2026, la figlia di Trump, Ivanka è il primo presidente donna degli Stati Uniti, l'America che l'autore ci mostra è violenta,avvelenata dall'odio,e lo dimostra raccontando le stragi nelle scuole, l'abuso di potere dei poliziotti e l'abolizione dei diritti.
Nel racconto immaginario di Niven la legislazione Trump ha trasformato la difesa personale in una questione di principio, si possono comprare interi armamenti senza avere il porto d'armi, e non c'è più la necessità di presentare nessun documento se si può pagare in contanti e l'aborto è illegale in ogni stato.
Il clima che si respira non è dei migliori la Nazione è divisa in due tra sostenitori di Trump che vivono con l'illusione di poter fare qualsiasi cosa e opposizione. Sicuramente prima che le cose cambino ci andrà del tempo, ma c'è qualcuno che di tempo non ne ha, e questo Frank Brill lo sa benissimo.
Frank è un ex giornalista, ha sessant'anni, nel suo passato ha avuto tre mogli e due figli, Adam e Olivia che purtroppo non ha più potuto ne rivedere e ne abbracciare a causa della loro morte.
Frank quella mattina giocava a golf mentre suo figlio Adam insieme alla moglie Pippa, morivano durante una sparatoria all'interno della scuola.
Olivia la primogenita,si spense a causa di una emorragia dovuta ad un aborto illegale riuscito male,morì in una camera vuota,da sola.
Ormai senza più nulla da perdere nella testa di Brill c'e' solo un pensiero che lo tormenta, e quel pensiero ha il profumo della vendetta.
In tutta la sua vita non aveva mai avuto problemi con la legge, eppure il momento era arrivato,Frank stava morendo ormai, il cancro aveva preso il sopravvento, perciò prima di concludere l'esistenza doveva pareggiare i conti con il destino, e per farlo doveva uccidere le cinque persone responsabili che gli avevano rovinato la vita e per non fallire la sua missione ha escogitato un piano perfetto e costruito con lucidità.
Riuscirà Frank Brill a portare a termine il suo compito?
Non è il Niven che ho conosciuto leggendo gli altri libri,la sua vena sarcastica in questo lavoro è messa da parte per risaltare di più la storia drammatica del protagonista che raccoglie le esperienze di tanti uomini e donne che non hanno potuto reagire.
La storia è molto interessante, incuriosisce fin da subito con una regolarità che cresce pian piano senza pause o tentennamenti, ben descritte nei dettagli le scene, i dialoghi e i protagonisti,ho percepito molto la sensazione di Frank, come il dolore della perdita,il rimorso delle scelte passate,lo spaesamento di fronte alla brutalità.
La lettura è scorrevole e piacevole,le parti di politica utili per la narrazione del racconto le ho trovate molto noiose, adrenaliniche e cariche di suspense invece le scene d'azione del protagonista e del poliziotto Chobs.
Il libro è interessante che lascia dei punti di riflessione sul ruolo dell'individuo all'interno della società.
Personalmente preferisco il John Niven precedente a quest'ultimo lavoro perché mi piace il suo sarcasmo nel raccontare le storie, cosa che qui un po' mi è mancata.
Spero che nel suo prossimo lavoro ci sia quella vena di ironia di cui sono abituato a leggere nei suoi libri.
Buona lettura.
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John Niven non al suo meglio
Il clima elettorale che si respira in questi giorni negli States capita a fagiolo: ambientato negli Stati Uniti del prossimo 2026, "La lista degli stronzi" è l'ultimo romanzo di John Niven.
Frank Brill ha una sessantina d'anni ed una diagnosi nefasta: morirà di cancro. Ma prima di finire i propri giorni consumato dalla malattia, ha intenzione di compiere una vera e propria strage itinerante. Il protocollo è chiaro: ucciderà le 5 persone che più di tutte gli hanno rovinato la vita. Tra queste, l'ex presidente Donald Trump (che ora ha lasciato il posto alla figlia Ivanka Trump).
Con questo nuovo libro, "La lista degli stronzi", John Niven si cimenta per la prima volta nella scrittura di un thriller fantapolitico ambientato in un futuro distopico non così lontano da noi. Niven, che prima di diventare scrittore ha lavorato nel settore della musica, affronta tutt'altro argomento in questo nuovo romanzo.
Abituati come siamo ai suoi lavori rigorosamente ironici spolverati da un pizzico amaro e pungente (vedi: "Invidia il prossimo tuo"), rimaniamo qui sostanzialmente spiazzati dal cambio di tono.
La narrazione è sempre fluida, il libro scorre bene ma, come dire, non riesce a convincere fino in fondo. Il ritmo scorre veloce, fin troppo, e spesso e volentieri Niven toglie al lettore la possibilità di approfondire importanti e molteplici aspetti interessanti del protagonista, Frank Brill, che ha perso moglie e figli in tragici eventi dal retrogusto tipicamente americano (NO SPOILER).
John Niven forza eccessivamente la mano sull'aspetto più critico della società e delle politiche americane. Nel 2026 l'aborto sarà illegale, sarà obbligatorio avere una pistola, i princìpi morali collettivi verranno soppiantati da quelli economici individuali e in sintesi: non sarà un bel futuro. Ma il nostro autore arranca, tende la mano ai sentimenti ma si perde in fretta.
E' spietato ma non abbastanza. Lascia le situazioni a metà. Tralascia persino quella componente umoristica da lui tanto osannata e proclamata nelle sue opere.
Questo libro mi ha lasciato un pò di amaro in bocca. I presupposti per un titolo potente c'erano tutti, ma è un peccato che l'esperimento non sia riuscito. Di Niven ho apprezzato sicuramente il tentativo, ma in tutta onestà lo preferisco quando fa tornare Gesù Cristo sulla terra (vedi alla voce: "A volte ritorno"). Un libro comunque da leggere, che i fan di Niven come me complessivamente apprezzeranno, ma che non supera di molto la sufficienza.
Giustizia privata
Frank Brill, ex giornalista a cui è stato diagnosticato un male incurabile, è un sessantenne con una aspettativa di vita di soli sei mesi, senza più una famiglia, tre mogli e due figli scomparsi tragicamente, nessun motivo per continuare a vivere, sperare, sentirsi amato.
Un uomo arrabbiato non a causa della propria malattia, consumato dal rimpianto per tutto quello che non è stato e che avrebbe potuto essere, felice di avere le ore contate.
Che cosa gli resta se non il proprio risentimento, un presente invivibile e un futuro impossibile tra scorci di azioni e reazioni, drammi esito di destino e superficialità pregresse?
In America i tempi sono definitivamente mutati, in un futuro prossimo, il 2026, Ivanka Trump è il nuovo presidente, meno ferocemente esposta e più liberal del famigerato padre, ritiratosi in una quiete dorata a godersi i privilegi acquisiti.
Quanto è complicato, per non dire impossibile, vivere in questa nazione, armi ovunque, portate ventiquattro ore al giorno, stragi ripetute di innocenti, l’ aborto illegale, la stampa severamente censurata, le manifestazioni anche, immagini che riprendono la violenza delle autorità poste sotto sequestro, l’ odio razziale e antimigratorio imperversa, decine di supermercati sull’orlo del fallimento riqualificati a centri di detenzione per migliaia di immigrati, un solido muro a separare dal Messico.
Un quotidiano intollerante e intollerabile, il trumpismo filosofia dominante, regno di un sovranismo ingiustificato, menti corrose e accecate da una delirante tirannia populista, una capovolta visione dei fatti che osteggia la diversità, gli oppositori accusati di qualunquismo e propaganda comunista.
Frank e’ stanco di vivere, porta con se’ una lista di cinque nomi, persone da eliminare per quello che hanno rappresentato, causa degli eventi funesti del proprio passato e male assoluto per la nazione. Una vendetta senza appello a titolo personale per un ex alcolista che non ha più nulla da perdere, e da nascondere, se non un piano costruito meticolosamente da una mente deragliata, eppure tremendamente lucida.
Un uomo solo inseguito dalle proprie ossessioni, che parla e non viene ascoltato, che riflette su come ciò sia potuto accadere, giorno dopo giorno, risvegliandosi una mattina in un luogo dove l’impensabile si è fatto possibile, fattibile, cieca routine.
È tardi per sottrarsi al peggio, la bomba è scoppiata, gli accadimenti declinano velocemente in fatti cruenti, inseguendo una giustizia privata, un cittadino onesto e mansueto trasformato in un famigerato e irrefrenabile killer, tormentato dal rimpianto di giorni che potevano essere altro, da rabbia e senso di colpa per avere contribuito al disastro del presente, oltre ogni incastro fortuito e personale manchevolezza, se solo anni prima avesse votato diversamente.
Una satira politico-sociale che devia in un thriller crudo e violento, travolto dalla propria efferatezza, piuttosto veloce nel suo compimento e privo di suspance, una caustica analisi del passato e del presente ( il nostro futuro prossimo ) laddove odio, indifferenza, egoismo e bestialità imperversano oltre solitudini abbandonate a se’ stesse.
Un racconto dai toni feroci, uno spaccato di reale che denuncia e rappresenta un futuro preventivato e preventivabile, alla luce di quello che stava accadendo. Niven nuova Cassandra o semplice cronista di fatti sotto gli occhi di tutti?
Di certo il protagonista si è convertito alla scelta peggiore, un’ idea di giustizia privata per un futuro che pare già scritto, con radici solide e lontane che riconosciamo anche altrove, circondati da un’ evidente e reiterata assenza politico-culturale, da un non essere nutrito di particolarismi e disumanità, da slogan efferati e odio a prescindere, da qualunquismo e pressapochismo eletti a quotidianità ...
Quale la soluzione, possibile e non tardiva?
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The dark side of USA
2026: partendo da eventi attuali, Niven delinea un futuro distopico inquietamente avverabile, avente le radici proprio nel nostro presente. Utilizzando il linguaggio tipico del genere thriller, cadenzato, capace di creare suspense e di coinvolgere nella lettura, Niven architetta una trama in cui distopia e satira politica sono perfettamente coniugate: Donald Trump, dopo aver ottenuto il secondo mandato nelle elezioni del 2020, sarà seguito nella carica di presidente da sua figlia Ivanka, impegnata a tenere in auge l’ideologia del padre (seppur in maniera più tenue), ormai divenuta l’ideologia della nazione intera. Negli USA a governare è l’odio in tutte le sue sfaccettature: i militari marciano anacronisticamente nelle città, il muro con il Messico è quasi portato a termine e si cercano ossessivamente gli immigrati messicani, il rapporto con la Corea del Nord si è inasprito e la nazione è stata rasa al suolo dai bombardamenti nucleari mentre i Trump pensano già a come annetterla ai territori americani per espandere i domini anche in Oriente.
All’interno di questo universo, il nostro punto di vista segue Frank Brill, un uomo che ha perso tutto: tre mogli, due figli e, a breve, anche la sua vita giungerà alla conclusione per via del cancro. Privato del futuro, il suo unico obiettivo è cercare vendetta su chi ha distrutto il suo passato, stilando la sua “Lista degli Stronzi” da uccidere, contenente i nomi di chi ha contribuito a portare allo sfacelo la sua vita ma anche l’intera nazione. Inevitabilmente, in cima alla lista è presente proprio l’ex-presidente Donald J. Trump.
I delitti di Frank sono intervallati dalla descrizione del mondo circostante e di una nazione con gli ideali alla deriva, avvolta nell’apatia e nella totale indifferenza. Nessuno sembra interessato ai diritti delle donne sull’aborto, alla semplicità dell’acquisto delle armi da fuoco, le quali ora non sono nemmeno registrate, con la conseguenza che le sparatorie e le stragi sono all’ordine del giorno. Nel romanzo non è presente una minima favilla di possibilità di cambiamento o di rivolta, tutti accettano, come sedati, questi sconvolgimenti della quotidianità, spesso, anzi, facendosi trasportare dall’entusiasmo degli estremisti che vogliono un’America totalmente “bianca e pulita”.
“Accadeva piano piano, giorno per giorno, finché una mattina non ti svegliavi e ti ritrovavi in un posto dove l’impensabile era diventato pensabile, poi era diventato fattibile e infine era diventato routine”
Quello di Niven è un monito rivolto anche ai cittadini del presente: se si è giunti ad una situazione simile ognuno deve essere ritenuto colpevole, persino lo stesso Frank Brill ammettendo di aver votato Trump (non credendo nella sua ideologia, ma più per fare un dispetto alla Clinton) e non trovando mai le forze per opporsi, piegandosi all’ideologia dominante e all'odio dilagante, ha contribuito alla formazione di un tale futuro.