Narrativa straniera Romanzi La lingua perduta delle gru
 

La lingua perduta delle gru La lingua perduta delle gru

La lingua perduta delle gru

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«Insomma, i miei genitori sono liberal. Non saranno certo distrutti». pensa Philip Benjamin, il protagonista di questo romanzo nel momento in cui, a venticinque anni, si appresta a rivelare alla famiglia la propria omosessualità. Sa che il tipo di amore che lui ha scelto di vivere non è convenzionale né facile; ma non vede motivi per costringersi ancora a tenere segreta la sua vera aspirazione, la sua speranza di felicità, perché «qualunque sia la cosa che amiamo, è ciò che siamo». Eppure per Rose e Owen, piccoli intellettuali nella sfavillante New York degli anni Ottanta, la scoperta delle inclinazioni amorose del figlio apre una crepa dapprima sottile, poi sempre più profonda e insanabile, nel delicato equilibrio affettivo familiare, costringendoli a fare i conti con la propria più intima natura, le proprie scelte, le proprie responsabilità. Ma in questo paesaggio desolato, in questo sfacelo di relazioni personali, Philip (e non solo lui) saprà individuare la strada per costruirsi una via sentimentale flessibile, realistica, libera, saldamente ancorata all’autenticità e alla sincerità.



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La lingua perduta delle gru 2022-04-10 14:12:43 68
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68 Opinione inserita da 68    10 Aprile, 2022
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Verità negata

New York, anni ‘80, una famiglia borghese imperfetta scopre un copione diverso da quello vissuto e immaginato durante ventisette anni di matrimonio.
Philip, il giovane protagonista, ha combattuto da sempre con la propria omosessualità sottraendola agli occhi e al giudizio dei genitori per paura che smettano di volergli bene.
Aspetta che qualcosa segni l’ inizio della sua vita da adulto, una vita che non vorrebbe rivivere, e ne è contento, lo sguardo affamato di futuro.
Per contro Rose e Owen ( i suoi genitori ), costretti a vendere la propria casa, si scoprono impreparati a qualsiasi idea di futuro e si rivolgono preoccupati al passato. Impiegati in un lavoro di routine tra editoria e insegnamento conducono una vita famigliare fatta di lunghi momenti di solitudine e domeniche da separati, aspettando a casa e camminando altrove, forse con un posto dove andare, forse no.
Un ménage famigliare come tanti, nessun litigio o discussione, Philip mantiene il riserbo ma è evidente la sua sofferenza e la scarsa autostima.
Di famiglia in realtà poco si tratta, ciascuno si mostra confuso, smarrito, artefatto, anime che si specchiano in un reale poco gratificante e si trascinano in luoghi non condivisi e in una verità negata anche a se stessi.
Owen da sempre e’ combattuto da un senso di colpa che non lo lascia dormire, costretto a camminare senza destinazione, Rose si sente invisibile, abbandonata a se stessa, una donna di mezza età dallo sguardo pensieroso di cui provare pietà, che sta cercando di vivere tra le macerie di una sembianza, nessuno dei due vuole affrontare il reale, neppure quando si incrociano casualmente a spasso per la città, imbarazzati, silenti, due estranei.
Philip avrà una breve relazione piuttosto tardiva, idilliaca e piena di ansia, terrorizzato dall’ idea di non piacere abbastanza, sentendosi sempre in difetto, e temendo che la fine del suo rapporto con Eliot sia la fine di tutto.
Nel turbine degli accadimenti la verità non può più essere procrastinata, pena la fine della vita stessa e la rottura definitiva. Un’ espiazione è necessaria, d’altronde gli incubi si susseguono, i sospetti anche, non è più possibile temporeggiare.
Sospetti confermati, un passato che è un rimescolio di attimi e un tentativo di ovattare il presente, una solitudine estesa al senso di niente, la vita richiama un’ idea di famiglia mai esistita.
Ecco un ribaltamento di ruoli, improvviso, da confessore a confidente, c’è chi non è disposto al perdono, chi finalmente si sente sollevato, chi ha la necessità di trovare un riparo.
E allora genitori e figli paiono creature fragili all’ interno di un enigma, una vita che ai figli riserva un destino diverso, la possibilità di un futuro vestito di una maturità uscita da un passato lasciato alle spalle.
Leavitt, in questo suo primo romanzo, descrive un nucleo famigliare inesistente e allo sbando che tocca singolarmente il fondo di solitudine e depravazione nascoste da convenzione sociale, convincimenti e colpe personali, una sola bugia a logorare il tessuto della propria vita.
Come si può guardare il proprio figlio e marito senza riconoscerli, sperare di essere altro, ritenere il matrimonio unica cura della “ malattia “ ? Come si può sperare di conservare un’ identità sessuale negata anche a se’ stessi? Come si possono dominare e superare ansie e paure?

“…Qualunque sia la cosa che amiamo è ciò che siamo “...

Vero, ma quanto è duro e complesso, forse impossibile, deviare da questo lungo percorso di sofferenza, menzogna e invivibilita ’.

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