La libertà possibile
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Senso insensato
Questo romanzo delude, e parecchio, per motivi che esulano da un significato letterario a sua volta piuttosto flebile e poco esprimente.
Tre generazioni a confronto, un arco temporale che attraversa la seconda metà del novecento, un’ integrazione razziale aspra e lontana, conflitti intrafamigliari espressione della società’ stessa e ricondotti al presente, desideri di intimità negati, speranze disilluse, amori che si vorrebbero eterni nel cuore delle difficoltà della vita, tra intemperanze giovanili, caratteriali e sociali con la vana speranza di redimersi, amare ed essere amati.
Il testo, che aspira a possedere il flusso della storia, nel cuore di vicende strettamente private, si rivela piuttosto piatto, uniforme nella non espressione di anime e volti ne’ riesce a vivere e trasferire cambiamenti epocali, ingabbiato in una trama a singhiozzo ancorata al particolarismo del se’.
La linearità dello stile, gradevole e nulla più, è insufficiente a giustificare il non resto, finendo per ovattare ogni possibile scelta, confondendo voci e personaggi, costringendo il lettore ad una faticosa ricostruzione e ad una lettura di senso imbrattata di fragilità onnicomprensiva.
Inutile soffermarsi sull’ intreccio narrativo, su un’ idea di libertà ed uguaglianza negate a priori, frutto della storia ed in parte espressione di noi.
Ed allora tutto converge in un romanzo di buoni e cattivi sentimenti, di fragilità e desideri inevasi, mentre i cambiamenti epocali rimangono flebili tracce in un caotico microcosmo di tragicità famigliari.
Ecco la storia d’amore tra Evelyn e Renard, iniziata negli anni ‘40, subito contrastata da diversità di ceto e dallo scoppio della guerra, e poi, volati negli anni’80, la loro figlia Jackie, madre single alle prese con il figlio T.C ed il ritorno del marito Terry, tossicodipendente redento a cui concedere un’altra dubbia possibilità. Ancora un salto temporale, questa volta nel 2010, mentre lo stesso T.C, uscito di prigione, novello padre di Malik che niente conosce di lui, rimugina sui propri errori imbrattato di un amore disperato e sincero e si immagina, di nuovo rinchiuso in una cella, come un buon padre.
Questo quanto, piuttosto poco e confuso, anche il tema razziale da cui tutto ha origine e che rimane l’ essenza dell’ idea romanzata viene via via tralasciato e sommerso, di certo non incluso nel cuore di singole vicende poco profonde, correlate, includenti.
Indicazioni utili
Tre voci, la ricerca di una libertà possibile
È il 1944. Evelyn vive a New Orleans con sua sorella Ruby e la sua rispettata famiglia. Il suo cuore inizia a battere per Renard ragazzo di colore che sogna di fare il medico anche se le condizioni economiche non lo consentono. Quando decide di arruolarsi per la guerra il loro castello d’amore sembra crollare. Riuscirà a tornare dal fronte europeo? Troverà ancora ad aspettarlo la sua Evelyn?
1986. Jackie, la figlia di Evelyn è sposata con Terry ed è madre di T.C. In verità la donna è una giovane madre single perché il compagno è caduto nel vortice della tossicodipendenza e non riesce a liberarsi dal fardello. Il suo inaspettato ritorno sconvolge la vita della ragazza che, vedendolo pulito da tre mesi, decide di dargli un’altra possibilità. Riuscirà a ricostruire la sua famiglia? L’uomo sarà davvero uscito dal tunnel?
Anno 2010. T.C. è in carcere. Siamo ancora a New Orleans e sta per diventare padre. I segni dell’uragano Katrina sono ancora vivi nella mente e nei luoghi che circondano i protagonisti. Gli animi ne sono rimasti indelebilmente segnati. Uscito con due settimane di anticipo, il venticinquenne viene coinvolto dall’amico Tiger in un “grande affare” che riguarda il traffico e la produzione di sostanze stupefacenti (medesimo reato per il quale era stato condannato essendone stato trovato in possesso, seppur di piccole dosi, durante un controllo di routine). Che fare? Come comportarsi? Fidarsi? Non fidarsi?
Tre generazioni, tre epoche, tre destini, un unico denominatore comune: la ricerca di una libertà sempre più ostacolata da pregiudizi, da aspettative, da sogni infranti e porte che si chiudono. Quella orchestrata da Margaret Wilkerson Sexton è una storia che racchiude al suo interno una analisi sociale ad ampio spettro e ad ampio lasso temporale. Le vicende scorrono rapide e incuriosiscono il lettore. Personalmente tra le tre narrate quella che mi ha più colpita è la vicenda che riguarda Jackie che ho trovato emotivamente più coinvolgente.
Ad uno scritto di grandi aspettative si aggiunge uno stile narrativo incisivo, non prolisso e diretto. Tuttavia, la sensazione nella lettura è quella di tasselli che si perdono e che non si ritrovano. Talvolta, infatti, chi legge tende a tornare indietro per capire se effettivamente ha saltato qualche passaggio. Ancora, l’epilogo non convince pienamente essendo percepito quale incompleto. È come se non ci fosse davvero un finale perché resta un senso di incompiutezza. Come se appunto, ancora, mancasse qualcosa.
In conclusione, un libro dalle grandi potenzialità, dal contenuto interessante e la prosa asciutta che coinvolge ma che non riesce ad arrivare nella sua completezza.
Indicazioni utili
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