Narrativa straniera Romanzi La guardia bianca
 

La guardia bianca La guardia bianca

La guardia bianca

Letteratura straniera

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Tutto ruota attorno alle vicende dei tre fratelli Turbin (Aleksej, Nikolka ed Elena) nella tempestosa Kiev del convulso inverno 1919-1920. La città è nelle mani dell'avventuriero Simon Petljura ma si trova anche nella morsa di un duplice accerchiamento, quello dell'atamano (cosacco) Shoropadskij e dei bolscevichi. Le avventure dei fratelli Turbin si susseguono fra malattie,guarigioni miracolose, preghiere, eroismi, fughe, divorzi, amori e amicizie. Sullo sfondo, tratteggiata con rapidità futurista ma allo stesso tempo con potente affiato epico, la Storia di una nazione e di un popolo fotografati in un momento decisivo.



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La guardia bianca 2022-07-30 07:44:42 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    30 Luglio, 2022
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L'insensatezza della guerra

Mi sono avvicinata alla lettura di questo romanzo mossa da aspettative molto alte: mi aspettavo che vi si raccontasse la vicenda tragica e appassionante di tre giovani in un momento storico particolarmente drammatico e in una terra, l’Ucraina, resa tristemente nota negli ultimi mesi purtroppo di nuovo dalla guerra.
Ed in effetti i fatti narrati sono questi, siamo a Kiev, nel dicembre 1918; nella Città in quel momento governa l’etmano, ridicolo capo dell’esercito e dello Stato che è stato eletto nell’aprile di quello stesso anno in un circo. L’autorità dell’etmano ha i giorni contati: le forze contrastanti dei tedeschi e dell’avventuriero Petljura si contendono la Città. Oltre naturalmente ai bolscevichi che stanno lentamente arrivando.
In mezzo a questo drammatico caos si muovono le esistenze dei tre fratelli Turbin, Aleksej, Elena e Nikolka, appartenenti alla nobiltà intellettuale della società ucraina, che vedono sgretolarsi e crollare il loro vecchio mondo sconvolto dalla guerra e dalla violenza.
Sì, i fatti narrati sono proprio questi, ma il romanzo mi è sembrato, per come è scritto, veramente poco avvincente. Nonostante il tema trattato sia estremamente valido ed attuale e nonostante Bulgakov sia uno degli scrittori più illustri del Novecento, ho trovato lo stile abbastanza respingente. Le vicende vengono narrate in modo caotico, cambiando ambientazione all’improvviso; si alternano passaggi realistici a scene oniriche, il piano spazio-temporale è confuso e frammentario. Sono degli elementi voluti, inseriti dal grande autore per ricreare il clima di quei giorni, per dare maggiore risalto all’insensatezza della guerra, che sconvolge il mondo ordinato e sereno dell’umanità con la sua brutalità senza senso. E, sembra voler suggerire Bulgakov, tutti quanti si muovono e si affannano in una specie di corsa senza meta, non c’è un vero fine che giustifichi la violenza e la morte. L’unico fine possibile è l’esistenza stessa, che ha la necessità di dispiegarsi nella sicurezza e nella pace.
Quindi, senza dubbio siamo di fronte a letteratura di qualità. Tuttavia, non posso affermare che il romanzo mi abbia coinvolto, anzi. Anche le vicissitudini dei personaggi che avrebbero dovuto suscitare partecipazione emotiva mi hanno lasciata piuttosto indifferente, proprio a causa del modo in cui sono state scritte, distaccato, freddo. In conclusione dunque un romanzo di elevato valore letterario ma anche molto faticoso, noioso, davvero poco emozionante.

“Ma perché c’era stato? Nessuno lo dirà. Pagherà qualcuno per il sangue?
No. Nessuno.
Semplicemente la neve si scioglierà, spunterà la verde erba ucraina, coprirà la terra… germineranno le biade rigogliose… tremolerà l’aria torrida sui campi e del sangue non resterà traccia. Costa poco il sangue sui campi vermigli, e nessuno lo riscatterà.
Nessuno.”

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La guardia bianca 2012-02-26 19:31:12 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    26 Febbraio, 2012
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Debutto in grande stile

Questo è il primo romanzo pubblicato da Bulgakov e per il grande scrittore ucraino fu un debutto in grande stile: trama avvincente, perfetto ritratto storico, personaggi molto ben delineati e una prosa incantevole, curata in ogni particolare e che spesso sfiora la poesia. La storia ruota intorno ai tre fratelli Turbin che, poco dopo la scomparsa della loro amatissima mamma, si ritrovano a dover fare i conti con altri eventi drammatici. Infatti, dopo la rivoluzione d' ottobre, l’ Unione Sovietica è in piena guerra civile e la loro città, Kiev, si trova stretta tra tre fuochi: da una parte i “bianchi” fedeli all’ etmano supportati dai tedeschi, dall’ altra gli indipendentisti ucraini guidati dallo spietato Petljura e infine i “rossi” bolscevichi. Elena dovrà separarsi dal marito, costretto dagli eventi a cercare rifugio all' estero, mentre Nikolka e Aleksej si arruoleranno nella guardia bianca rischiando la vita per difendere il governo dell’ etmano e i privilegi della loro classe. Saranno giorni di paura, rabbia, sangue, violenza e odio ma ci saranno anche occasioni per mangiate, bevute, musica, partite a carte e corteggiamenti. Mancano la satira e le metafore di cui in seguito saranno ricchi i romanzi di Bulgakov, mentre qui l’ autore usa un realismo nudo e crudo e permea l’ intero libro di un’ atmosfera di precarietà, pericolo e di una tensione amara e palpabile. Il libro è ricco di citazioni letterarie, musicali ed artistiche e interessanti riflessioni di carattere politico e sociale la cui idea di fondo è una: la decisa e profonda condanna della guerra e della violenza in generale a cui troppo spesso porta il fanatismo ideologico di qualunque parte esso sia. Poetico e commovente il finale in cui lo scrittore si chiede come mai gli uomini si affannino tanto per cose futili e passeggere invece di ricercare la pace rifugiandosi nelle stelle, fisse, eterne ed immutabili: “Tutto passa. Le sofferenze, i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, e le stelle invece rimarranno, quando anche le ombre dei nostri corpi e delle nostre azioni più non saranno sulla terra. Le stelle saranno allo stesso modo immutabili, allo stesso modo scintillanti e meravigliose. Non esiste uomo sulla terra che non lo sappia. Perché allora non vogliamo la pace, non vogliamo rivolgere loro il nostro sguardo? Perché?”. Come non amare un grande maestro capace di scrivere cose del genere?

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