La fornace La fornace

La fornace

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Le voci non sono concordi, in paese: c'è chi dice con «due colpi alla nuca», chi parla di «due colpi alla tempia», chi asserisce «tre colpi». Sta di fatto che la notte tra il 24 e il 25 dicembre Konrad, «persona senza dubbio eccentrica ma al tempo stesso insignificante», ha ammazzato la moglie con una carabina Mannlicher. Sì, quella moglie invalida, «immobilizzata per metà della sua vita in una sedia a rotelle francese costruita apposta per lei». È stata trovata con il cervello spappolato – che «ricordava il formaggio Emmental» precisa il giudice distrettuale – nella loro casa. Sempre che si possa chiamare casa la fornace della calce in disuso dove i due abitavano, e che «già dall'esterno dà l'impressione di un carcere»: completamente isolata, camere vuote, pareti nude, porte sprangate, solide inferriate alle finestre, per «proteggersi contro il mondo esterno al quale erano finalmente riusciti a sottrarsi». Un «luogo di tenebra» dove tutto è «grottesco», ma ideale, anzi indispensabile per Konrad, perché l'assenza quasi assoluta di rumori acuisce straordinariamente le facoltà dell'orecchio, condizione vantaggiosa per il saggio epocale che da decenni sta cercando invano di scrivere, e che si intitolerà L'udito. Un luogo che diventerà teatro del progressivo inabissamento dei due in un microcosmo maniacale e allucinatorio.



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La fornace 2022-10-21 19:05:08 68
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68 Opinione inserita da 68    21 Ottobre, 2022
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Ossessione inafferrabile…

Ossessione protratta, omicidio efferato, verità acclarata, ricerca delle cause, tortuoso cammino nella mente di un uomo singolare, profondo e geniale, disturbato e maniacale.
La Fornace e’ un luogo abbandonato, tetro e inospitale, senza futuro, una dimora perfetta per gli intenti di Konrad, il protagonista, per anni ossessionato dall’idea di scrivere un saggio dal titolo “ L’ udito” che non ha mai iniziato, accusato dell’ omicidio della moglie con una carabina la vigilia di Natale.
Un uomo solo percorso e percosso da un sentimento di dedizione assoluta nei confronti della consorte che ritiene ostacolo invalicabile alla composizione di quel saggio da lei sempre osteggiato.
Voci, testimonianze. tesi che corrispondono, perché e come l’ ha fatto, cosa è successo lì dentro, chi è realmente Konrad? La sua lucidità e sensibilità intellettiva paiono evidenti, la sua follia anche, e allora che cosa sottendono la composizione del saggio e il trasferimento alla fornace?
Di lui si parla come di un uomo profondamente schivo, una persona eccentrica e insignificante a cui tutti hanno progressivamente voltato le spalle, inizialmente attratti dal suo denaro, un uomo da sempre fanatico della verità.
Per anni il grande sogno di Konrad e’ stato l’ acquisto della Fornace ma sua moglie e’ sempre stata contraria fino a ridursi al silenzio, accettando uno stato di fatto, imprigionata dalla necessità, dalle ossessioni del coniuge, dall’ avanzare inesorabile di una malattia invalidante.
Konrad si occupa di lei, la riempie di attenzioni e la tiranneggia, un sadico pieno di attenzioni, da lei definito uno psicopatico di intelligenza superiore.
Un luogo trasformato in una fortezza inespugnabile, invisibile dall’ esterno, dove stare in completo isolamento, talmente silente da affinare l’ udito, in cui risiedere in funzione del saggio, nessun imprevisto a ostacolare una sensibilità assoluta, esercizi di ascolto del silenzio, letture ripetute ossessivamente, una dimora svuotata di tutto, la menzogna come sopportazione per non sprofondare nella disperazione.
Di fronte alla possibile scelta, se’ o il saggio, Konrad sceglie il saggio e ricorda un passato di sofferenze tuttora vivido, osteggiato dai genitori, allontanato dai fratelli più piccoli, non assecondato nei suoi progetti, senza la possibilità di studiare.
Lì, alla Fornace, non sarà mai raggiunto dall’ infernale macchina della società dei consumi, ma continua a essere infastidito dalla curiosità della gente vittima, come tutti, di un processo di rimescolamento sociale .
Oggi non ha ancora scritto una singola parola di quel saggio che è solo nella sua testa, non si tratta di un semplice testo medico e filosofico, è molto di più, custodisce il senso di una vita intera.
E allora la Fornace diventa meta di vita e di morte e il saggio cuore pulsante di un desiderio irrealizzabile a cui sacrificarsi, in attesa di quel momento agognato, la scrittura, che mai si compirà, un’ idea che dia senso ai propri giorni.
“ La Fornace “ di Thomas Bernhard ( 1970 ) è uno scritto intenso che, nonostante una scrittura precisa, centellinata, lineare, da subito trasmette un senso di asfissia in una quiete apparente figlio di un’ ossessione protratta, fatti e concetti ripetuti all’ eccesso in un vortice di inquietudine manifesta.
Un luogo silente, rumori inafferrabili, ascolto, denuncia di una società omologante che trasforma l’ individuo in una macchina dai connotati mostruosi, inscenando una vita svuotata e vuota come la Fornace stessa.
Isolamento, incubo, desiderio, dedizione, follia, tirannia, inganno, sopraffazione, amore per la musica, per la lettura, una vita scarna, inafferrabile, intollerabile, interiorizzata, anaffettiva, destinata a una caduta rovinosa, all’ inconcludenza, al delirio di onnipotenza, a quel cortocircuito mentale che sa di egocentrismo delirante.
E allora il saggio, tutte le voci e le testimonianze, il flusso di coscienza, esulano dalla narrazione di una vita e di un omicidio efferato per racchiudere ed esprimere altro, un urlo nel silenzio della solitudine più estrema.

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