La figlia unica
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...del prendersi cura
Ci sono donne che scelgono di diventare madri e donne che scelgono di non farlo.
Poi ci sono quelle che vorrebbero, ma non possono.
E quelle che già lo sono e non vorrebbero esserlo più, per senso di inadeguatezza.
La maternità è una condizione così intima e complessa, così ricca di incognite e sfumature, che ognuna di queste situazioni è degna di rispetto, nessuno può giudicare, nessuno può decidere cosa sia giusto per una donna se non se stessa.
L'avere o non avere figli, ma soprattutto il volere o non volere figli, non rende migliori o peggiori.
Questa società dovrebbe smetterla di mettere alla gogna, di pressare, chi fa una scelta diversa da quella "socialmente" considerata giusta.
Ma giusta per chi poi?
Forse per la Chiesa? Per Dio?
Per la conservazione della specie?
In realtà è soprattutto un retaggio storico e culturale che vuole da sempre la donna impegnata nell'accudimento dei figli, considerando una donna tale solo in quanto madre.
In questa storia troviamo tante diverse declinazioni della maternità: quella rifiutata a priori, quella desiderata, quella negata, quella subìta. Io ne ho intravisto anche un'altra... quella accettata.
Tutte queste donne, ognuna col proprio vissuto, con i propri desideri e bisogni, ma anche debolezze e paure, creeranno inconsapevolmente una rete di supporto reciproco, donando e donandosi l'un l'altra senza nessuna pressione sociale, senza nessun dovere a monte che le obblighi a comportarsi in un certo modo.
Si può essere madri anche senza esserlo biologicamente, in molti modi e molte forme.
Ma, a guardar bene, questo libro non parla neanche di maternità in senso stretto, quanto più di un "prendersi cura".
È ampiamente dimostrato, dalla vita e dalla natura, che si può amare e accudire anche chi non è sangue del proprio sangue.
Alcuni uccelli depositano (abbandonano) le loro uova nel nido di altre specie lasciandoli crescere da altri, e questi altri si ritrovano a prendersi cura di piccoli "estranei" come se fossero i propri.
Che cosa terribile e meravigliosa insieme!
E poi c'è la disabilità, le malformazioni genetiche, la depressione, il disagio infantile, il femminismo...
Tanto.
La scrittura di questo romanzo (ispirato ad una storia vera, di un'amica della scrittrice) è apparentemente semplice, ma la sua semplicità è solamente al servizio di un contenuto ad alto tasso emotivo, pieno di sfaccettature e di significati nascosti sotto una narrazione lineare.
La Nettel sa essere diretta, efficace, ma allo stesso tempo dolce e sensibile.
Un libro bellissimo, che dà speranza anche dove sembra non essercene più.
Un libro che dovrebbero leggere tutte le donne.
E tutti gli uomini. Soprattutto loro.
Indicazioni utili
Fragilità e amore materno
Un romanzo sull’ essere madri, e figlie, sull’ amore all’ interno e al di fuori della famiglia, su destino e libero arbitrio, sulla forza del desiderio e sulla costruzione di relazioni insperate.
Guadalupe Nettel, talentosa scrittrice messicana, costruisce una trama al femminile intrisa di sentimento, relazioni immerse nel reale che evolvono in riflessioni sui rapporti interpersonali, sull’essere, sulla costruzione di un senso, sul desiderio di amare ed essere amati.
Tre donne, tre destini accomunati dalla vicinanza, fisica e affettiva, dal rifiuto preconcetto della genitorialita’, dal desiderio di essere madri, da un rapporto materno degenerato.
Laura, Alina, Doris, storie diverse che si toccano, cambiano e si scambiano, perse nell’ insondabilta’ di una vita crudele e beffarda, in parte dirottate dalla propria paura e noncuranza, dagli errori pregressi e da una sofferenza che puntualmente ritorna.
Laura, la voce narrante, è una donna colta e indipendente che torna a Città del Messico dopo avere girovagato per il mondo, da sempre ostile al concetto di genitorialita’, tanto da opporvisi con un intervento chirurgico, per contro l’ amica Alina considera la maternità come un destino auspicabile per le donne.
Doris, vicina di casa di Laura, è una donna depressa, continuamente calpestata dalla violenta fragilità del figlio Nicolas e dall’ ombra di un marito assente recentemente scomparso.
Alina diverrà madre di una bambina condannata a non sopravvivere vivendo intensamente i giorni mancanti al terribile lutto annunciato grazie al proprio senso materno, rifiutando le certezze della scienza e preferendo gustare il sapore di ogni singolo giorno, le piccole conquiste e le speranze disattese, costruendo nel tempo un senso famigliare allargato.
Laura vive il duplice ruolo di figlia in conflitto con una madre egocentrica poco comprensiva e un progressivo e inaspettato senso materno che origina da un obbligo personale di vicinanza e sfocia in un amore esteso a due anime perse.
Doris declinerà la propria solitudine affettiva in un lungo percorso di riabilitazione alla vita e a sentimenti inaspettati.
Tre donne, un percorso a ostacoli, una gravidanza che cambia le carte in tavola, anche il legame condiviso con le persone, sforzandosi di ascoltare chi si divide tra la furia e la vulnerabilità, un’ esperienza incomunicabile, un amore vissuto e dissolto con l’obbligo di vivere nel presente.
Madri e figli, rapporti complicati, scintille dolorose, errori che diventano problemi, difetti vissuti come possibili fallimenti, imparando a nascondere negli anni predilezioni e fobie.
Madri in difficoltà, disperate, sostituite, un amore inatteso frutto del cambiamento, o semplicemente della vita perché tutto può improvvisamente mutare, figlio del destino ma anche del libero arbitrio, ovvero il modo in cui affrontiamo le cose che ci tocca vivere.
Un romanzo intenso, reale, vivo e pulsante, temi delicati e sofferti affrontati nella giusta misura senza scadere nel patetico o nel banalmente sentimentale. La forza del cambiamento scongiura il semplice adattamento, nasce da fragilità, depressione e sofferenza, dalla completa esposizione di se’, da una inclinazione alla inclusione e alla cura per nulla scontata ma necessaria al soffio della vita medesima.