La felicità del cactus
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Recensione della Redazione QLibri
IL CACTUS NON E' FIORITO
Susan è una donna che ama avere tutto sotto controllo e che programma ogni singolo istante della propria vita sia privata che professionale.
In realtà oltre al lavoro nella sua vita c’è veramente poco, il suo carattere molto particolare, spigoloso, saccente e anche il suo essere critica nei confronti degli altri, la rende sicuramente una persona molto antipatica e poco socievole.
Non ha un vero e proprio fidanzato, ma un uomo, Richard, con cui si incontra una volta a settimana e ha un rapporto solamente fisico senza coinvolgimento emotivo.
All’inizio la storia e anche il personaggio di Susan mi incuriosivano molto, ma poi non ho trovato tutta questa originalità e questa novità in quello che ho letto.
La cosa che mi ha spaventato di più, è che la donna nonostante tutto quello che le è successo rimanesse piatta e senza emozioni, davanti a un lutto importante e anche ad altri eventi che le accadono lei è sempre rimasta impassibile.
Questo credo non sia solo perché Susan sia un’anaffettiva, ma perchè è una persona egoista e immatura, che vuole rimanere dentro uno schema prestabilito dal quale non vuole uscire.
Il suo personaggio stona e non mi ha convinto in molti punti, non vuole condividere i propri spazi, odia le sorprese, non ama essere presa alla sprovvista ma questo suo carattere e questo suo modo di vedere le cose non è causato da un qualcosa, ma solamente da se stessa.
Mi spiego meglio, lei non è diventata così perché le è successo qualcosa nel suo passato o ha qualche particolare paura, ma solamente perché lei non vuole superare i limiti e le barriere che lei stessa si è creata.
Questi paletti fissi che lei mette in ogni cosa della sua vita, se le impone lei da sola non a causa degli altri e non cerca di migliorare se non nella parte finale.
Susan ha un rapporto difficile con il fratello e la maggior parte del libro è incentrato sulla sua “vendetta personale” nei confronti del parente, per riprendersi la casa dove erano vissuti da piccoli.
La trama è quasi inesistente e il libro è sicuramente troppo lungo, nel corso della narrazione ci sono dei momenti in cui Susan racconta alcuni episodi del suo passato, queste pagine secondo me sono molto descrittive e in alcuni passaggi superficiali. Ma il vero peccato è che la maggior parte del romanzo è noioso e la curiosità iniziale svanisce dopo qualche capitolo.
E’ un vero peccato perché si capisce che il personaggio è inventato e non risulta molto realista ma alquanto artefatto e il lettore fa molto fatica ad entrare in contatto con la donna che risulta essere da subito troppo antipatica.
“[…] gli uomioni si aspettano da me sempre più di quanto sia disposta a dare.”
Quello che riconosco a Susan, è il fatto che sia concreta nelle cose importanti della vita, il lavoro, comprare un appartamento e avere un mutuo ma questa sua razionalità a volte è troppo forte e sovrasta anche tutte le emozioni che lei invece prova ma che non mostra mai.
“ A Londra ho costruito la vita perfetta per me. Ho una casa che soddisfa le mie attuali esigenze, un lavoro adeguato alle mie capacità e facile accesso a stimoli culturali di ogni genere.”
In questa frase come vediamo viene usato con forza l’aggettivo possessivo mie, infatti Susan parla solo di se stessa e delle sue esigenze e quindi di fronte alla concretezza di alcuni cose nella sua vita, c’è dall’altra parte uno stato di profonda immaturità nei sentimenti e nei rapporti umani.
La passione che ha per i cactus è azzeccata e in linea con la sua persona, loro non possono parlare e darle fastidio ma in realtà possono pungere a volte e questa è la sua visione della vita: un percorso netto e sempre uguale senza sorprese. Ma quando c’è qualcosa di diverso, che punge appunto, lei lo affronta continuando per il suo percorso senza esitazioni.
Anche la gravidanza che noi intuiamo fin da subito e che lei conferma dopo pochi capitoli, viene vissuta in maniera approssimativa e non sembra smuovere in Susan nessuna emozione.
Sono stati quindi due i punti che mi non hanno convinta e che hanno fatto scendere la mia valutazione, il primo è sicuramente Susan un personaggio forse troppo fuori dagli schemi, egoista e a tratti surreale, mentre il secondo è la mancanza di una vera e propria trama che invece poteva far crescere e maturare la protagonista.
Il libro è molto scorrevole per il linguaggio semplice e diretto che usa l’autrice e trovo corretto l’utilizzo della prima persona che rende la lettura più agevole.
Devo essere sincera con voi e ammettere che negli ultimi capitoli, la storia riprende un po’ il ritmo dell’inizio ma ormai era troppo tardi perchè il cactus è sì fiorito, ma molto in ritardo.
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DIETRO GLI ACULEI SI NASCONDE ALTRO
Devo confessare che quando in libreria ho scelto di comprare questo libro, l’ho fatto semplicemente per la copertina.
Io amo i cactus.
In più il colore di sfondo è quel corallo che adoro.
So che i più intellettuali direbbero che non si sceglie un libro dalla copertina, ma vallo a spiegare ai grafici che ci lavorano!
Beh fortunatamente in questo caso il contenuto mi è piaciuto tanto quanto la copertina: si tratta di un libro proprio carino.
Susan, la protagonista, è uno di quei personaggi disegnati dalla penna della scrittrice per suscitare antipatia.
Non è empatica, non è solare, non è socievole.
Vive isolata dal mondo, con il quale non vuole assolutamente avere contatti troppo ravvicinati se non strettamente necessari.
Fa un lavoro né troppo appagante e né troppo stimolante.
E’ maniaca del controllo, pensa che essersi trincerata dietro ad enormi muri, le consentano di prevedere e controllare tutto.
E’ ispida e protetta da aculei proprio come i miei amati cactus.
L’unica forma di un minimo di umanità che mostra è nella cura dei suoi cactus, anche in questo caso non con troppo entusiasmo, ma lo fa con costanza.
Intrattiene minimi rapporti, anzi spesso li subisce, come con la vicina di casa.
L’unico rapporto che tollera è quello stabilito a tavolino di solo sesso con un uomo che anche a distanza di anni si può ritenere essere ancora uno sconosciuto.
Vive una vita in cui tutto scorre così come lei programma, ma il controllo ovviamente è solo apparentemente, perché le sue barriere inizieranno a sgretolarsi quando si troverà a dover gestire un evento non programmabile come quello di un lutto in famiglia.
In questo modo la nostra protagonista sarà costretta a riallacciare dei vecchi rapporti e per cercare di superare la crisi costruirne di nuovi che si renderà conto essere fondamentali per il suo equilibrio.
E’ un libro che ti renderà spettatore della crescita emotiva della protagonista e ti assicuro che alla fine i tuoi sentimenti nei confronti di Susan saranno mutati completamente.
Rischierai addirittura di affezionartici.
Un libro che finito, ti lascia un buon sapore in bocca.
Lo consiglio!
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Parenti serpenti
Ammetto di essere stata un cactus, anche di quelli molto pungenti. E di esserlo tuttora in certi momenti. Come la protagonista di questo libro, ho sempre avuto un talento naturale nel nascondere agli altri ciò che provo e nel reprimere qualunque reazione emotiva, fermamente convinta che, se siamo padroni della nostra vita, nessuno può deluderci. E leggere la storia di questa donna mi ha fatto davvero sorridere in molti momenti. Lei è autonoma e piena di risorse, ma senza la sua routine si sente come una barca alla deriva. Ciò che le manca in termini di relazioni personali e familiari è più che compensato dalla sua ricca vita interiore. Esce da questa storia sopraffatta da continui attacchi al suo equilibrio psichico. Ma rifiorita, così come mai lei stessa si sarebbe aspettata. Perchè la vita non va mai come tu scegli che vada. Va come vuole lei. E io dico sempre che la vita ha molta più fantasia di noi. Per fortuna. Nel bene e nel male. Ci mette alla prova, ma ci offre anche momenti inaspettati, in cui riusciamo a tirare fuori il meglio di noi. La copertina è, nella sua semplicità, molto simpatica, perchè richiama il capovolgimento delle situazioni della vita e la fioritura anche degli animi più aridi.
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I fiori di cactus durano un giorno
Se la metafora che ci vuole trasmettere questo libro è che proprio grazie alle difficili condizioni in cui vivono i cactus, all'apparire della prima vera pioggia primaverile danno il meglio di loro, così come ha fatto la protagonista, io aggiungo che poi nel giro di una giornata il fiore avvizzisce e loro tornano a essere piante spinose e inaccessibili. Forse non è questa loro particolarità a renderli così amati dagli intenditori? Ho trovato questo libro come un insieme di stereotipi triti e ritriti conditi da qualche spruzzo di melassa e da una abbondante dose di irrealtà. Ci racconta di una donna in carriera che dalla sua ha la capacità di essere molto concreta e autonoma. Pratica e efficiente è capace di organizzare le se giornate tenendo conto solo dell'esito di un attento esame costi/benefici lasciando da parte romanticherie, sentimentalismi e patemi d'animo. Questo la porta a essere arida e priva di empatia. E' inoltre saccente, arrogante e presuntuosa. Nonostante questo per ragioni inspiegabili si trova a conoscere anche alcune persone che insistono a voler trovare dentro di lei la copia della perfetta amica/mogliettina. In effetti nel corso delle pagine qualcosa riescono a trovare e sembra proprio che sia quel famoso bocciolo di cactus, che nel giro di pochi attimi si trasforma in un fiore attorno a cui ronzano insetti festanti. Io comunque insisto nel dire che questi fiori durano poco e lo stesso vale per l'improvvisa metamorfosi della protagonista e per questo libro.
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Susan Green e i cactus
Sarah Haywood, avvocato, pubblica il suo primo romanzo, La felicità del cactus. Una storia bella, intensa, ironica, di una donna che sotto una spessa cortina di ferro nasconde, in realtà, ferite ataviche, che la segnano in profondità, ma:
“anche il cactus più spinoso fiorisce….”.
La storia narrata è quella di vita di Susan Green, una donna poco amata, un po’ spigolosa, un po’ fredda, poco propensa ai sentimenti, che pretende sempre di avere tutto sotto controllo e in perfetto ordine e stile. Susan vive del suo lavoro, vive in un piccolo appartamentino, si sposta benissimo in metropolitana, ha una relazione con un uomo, con cui si incontra una volta alla settimana, per poi tornare ognuno alla propria vita, nella più totale indipendenza, anche di sentimenti. Ha un solo amore assoluto ed incondizionato: quello per i cactus. Infatti dispensa ottimi consigli al riguardo:
“Come far fiorire una pianta di cactus: innaffiare con parsimonia iniziando con poche gocce perché si abitui dopo tanta siccità; darle autonomia e spazio sufficiente; esporla in modo costante alla luce e al calore.”.
Ma Susan è davvero come quelle piante che tanto ama? In lei è pronto un cambiamento totale che la porterà a rivedere totalmente i propri atteggiamenti.
Una lettura fresca, giovanile, frizzante. La storia di un cambiamento radicale, totalizzante, rivoluzionaria. Una bella storia, con una profonda riflessione sottintesa, importante e di buon pregio.