La fedeltà La fedeltà

La fedeltà

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Il narratore si rinchiude nel proprio studio determinato a non uscirne finché non avrà preso una decisione. L’uomo ha 54 anni e da dodici mesi si divide tra Marsiglia e Parigi, tra moglie e amante. Ma la situazione è diventata insostenibile, deve fare una scelta. Ama ancora la moglie, guardarla sorridere con la figlia adolescente, notare quello che hanno costruito assieme. Tutto questo però non gli ha impedito di andare più in là con Alix, l’amante del cui giovane corpo non riesce più a fare a meno, «è la possibilità di fare un secondo giro nel momento in cui le possibilità si restringono». Nel chiuso della stanza, l’uomo ripercorre la storia del proprio adulterio: gli incontri con Alix, le prime bugie, il senso di colpa. C’è chi è a proprio agio con la doppia vita. Lui no.



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La fedeltà 2015-02-11 07:34:25 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Febbraio, 2015
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Una vita trepidante

È un libro che forse i monogami potrebbero non capire. Ma è così interessante calarsi nei panni di un adultero che sicuramente perderebbero qualcosa se non lo leggessero.
Cosa sono monogamia e poligamia se non ci si sforza di comprenderle? Che differenze salienti ci sono? E cosa porta le persona a scegliere l’una o l’altra opzione?
Con uno stile originalissimo, la scrittrice franco-svizzera DIANE BRASSEUR narra con un breve e sensuale monologo i perché di un uomo che ha scelto di dividere la sua vita tra l’amatissima moglie e l’irresistibilmente giovane amante.
“Ho cinquantaquattro anni e, da un anno, tradisco mia moglie con un’altra donna, più giovane di me, una giovane donna che ha ventitré anni meno di me.
Vorrei che avessero torto, quelli che penseranno: E allora? Sono cose che capitano dopo diciannove anni di matrimonio. Quelli che simpatizzeranno con me perché ci sono già passati, quelli che azzarderanno una spiegazione sociologica.
Vorrei impedirgli di fare il calcolo: Quanti anni avrai, quando lei ne compirà trentasette?
Vorrei che avessero torto, quelli che ci guardano un po’ troppo a lungo per strada, al parco, al ristorante.”
Quella che ha scelto di vivere l’io narrante è una vita sempre attiva e trepidante, ma anche una vita fatta di cose uniche moltiplicate per due che infine risultano appena mezza, poiché niente di ciò che fa può essere vissuto in modo totalizzante. Il perché vero e proprio della sua doppia vita ce lo spiega con il desiderio che esprime nell’incipit di questo interessantissimo monologo e lo fa in un modo tanto diretto e semplice che, travolti dalla narrazione, troppo facilmente si dimentica: “Non voglio invecchiare.”
Ma c’è molto di più che in sintesi ci viene rivelato, una pagina dopo l’altra, dall’anonimo uomo fedifrago la cui moglie resta per tutto il romanzo “mia moglie” e la cui giovane amante viene immortalata con un nome sonoro, insolito e facilmente memorizzabile, Alix. In questo monologo intitolato appunto LA FEDELTÀ, DIANA BRASSEUR ci parla di quelle che possono essere le fasi dell’amore e i vincoli e gli obblighi che l’amore ci impone con una prepotenza tale che per l’individuo è impossibile sottrarsi. Il protagonista potrebbe essere scoperto dalla moglie o potrebbe decidere di porre fine alla sua relazione. Oppure potrebbe essere lasciato dalla sua giovane amante per qualcuno che le offre delle certezze ed un futuro. Ma molte altre sono le possibilità che in una storia di tradimento si affacciano sulla scena.
Lui è un uomo, tutto sommato, onesto o almeno così si illude di essere poiché non fa promesse. Lui è semplicemente uno che prende ciò che gli viene offerto, non limitando le sue possibilità. Questo dato di fatto è scontato e lampante. È lui a tradire le donne che ama, ma è anche lui che tradisce se stesso perché rende sì la sua vita avventurosa, ma anche inquieta, falsa e piena di sotterfugi, scuse, frasi dette per metà o dette due volte. L’adulterio, per lui, è fonte di ricchezza e povertà al tempo stesso.
DIANA BRASSEUR è stata così brava nel descriverci quest’uomo, calandosi nei suoi panni e nella sua mente, che alla fine di questa storia lo si comprende perfettamente in tutte le sue scelte. Al lettore, forse, resta solo il dubbio per la vita che ha scelto in attesa di quella possibilità che la faccia cambiare …

“Normalmente fantasticare significa assumersi il rischio di essere delusi.”

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