Narrativa straniera Romanzi La fattoria del Coup de Vague
 

La fattoria del Coup de Vague La fattoria del Coup de Vague

La fattoria del Coup de Vague

Letteratura straniera

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Rari sono gli scrittori capaci, come Simenon, di portare alla luce, sotto la corteccia della rispettabilità piccolo-borghese, un verminaio di menzogne e di rancori, di ricatti e di ferocie. Ogni mattina, da tutte le case prospicienti la spiaggia denominata, quasi fosse un presagio, Le Coup de Vague (alla lettera: «il colpo d’onda»), avanzano, nella melma e nei banchi di sabbia lasciati dall’oceano che via via si ritira, i carretti dei mitilicoltori che vanno a raccogliere ostriche e cozze. Tra loro, Jean e sua zia Hortense, «coriacea, granitica, solida», quasi fosse «fatta anche lei di calcare». È Hortense, insieme alla sorella Émilie, con la sua «faccia da suora», a mandare avanti la casa e l’azienda. E dalle zie Jean si lascia passivamente coccolare e tiranneggiare: gli va bene così, ha una motocicletta nuova, le partite a biliardo con gli amici e tutte le donne che vuole, perché è un pezzo di marcantonio, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Quando però la ragazza che frequenta da alcuni mesi gli annuncia di essere incinta, la monotona serenità della loro vita viene travolta da qualcosa che assomiglia proprio a un’ondata, improvvisa, violenta. A sistemare la faccenda ci pensa, naturalmente, zia Hortense: basta conoscere il medico giusto, e pagare. Ma qualcosa va storto, e Jean è costretto a sposarla, quella Marthe pallida, spenta e sempre più malata, di cui le zie si prendono cura con zelo occhiuto e soffocante...



Recensione della Redazione QLibri

 
La fattoria del Coup de Vague 2021-03-04 05:51:27 siti
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4.5
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siti Opinione inserita da siti    04 Marzo, 2021
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Un perfetto piano orizzontale

Una scrittura tesa, asciutta, essenziale delinea una manciata di personaggi e li inchioda a uno scenario imprescindibile alla messa in scena. Un immobilismo di fondo fa risaltare i pochi fatti che agitano la scena e centellinate azioni ne sono il motore di avvio e di spegnimento. Il tutto racchiuso in un ambiente che fa del moto la sua principale forza in un ritmo binario, quello dell’alta e della bassa marea, puntuale, ossessivo, opprimente. Le coup de vague, letteralmente il colpo d’onda, è ciò che potrebbe sconvolgere l’assetto iniziale, ma una donna, forte come la roccia del frangiflutti trova la quadra, e come una livella accerta il piano perfettamente orizzontale. Nessun travaso, nessuna deviazione.

Jean è un giovanotto ormai cresciuto, un trentenne, abita con le sue due zie presso la fattoria del Coupe de Vague, prospiciente la spiaggia omonima che si apre a una distesa adatta, con le sue maree, alla coltura dei mitili; commerciano in cozze e in ostriche a due passi da La Rochelle. Il loro è un piccolo borgo, poche case isolate, le più vicine all’Oceano che aggrappano un piccolo centro abitato poco distante, tutto involuto in se stesso, pochi affacci all’esterno, un solo posto di eccezione per l’osservazione: il bar della piazza centrale. Jean è un elemento estraneo a questo ambiente, è molto bello e prestante, non ha studiato nel piccolo paese, è sempre rimasto, per scelta delle sue due zie, incontaminato dall’ambiente sociale. È però un giovane e come tale si dedica alle ragazze, il boschetto vicino alla costa conserva il ricordo delle sue conquiste, non ama nessuna, ne frequenta qualcuna e ne viene soddisfatto. Marthe è una di loro, ma ora Marthe è incinta. Il piano si è inclinato. Jean si rivolge alle sue due zie e da quel momento cessa di agire o meglio le sue azioni saranno lo specchio fedele di quel piano premeditato per lui fin dalla nascita dalle due megere, l’unica differenza è che ora, pur continuando ad agire per volontà loro e non motu proprio, pur attraversando flebilmente la verità, ne è consapevole. Un classico personaggio tipitizzato, fisso e immobile, appena scosso dagli eventi, incapace di agire, tragico nella sua accettazione di uno stato iniziale che è meglio non modificare…

Nessuna scossa, nessun cambiamento, un piccolo coup de vague, non c’è rimedio al perbenismo.

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Simenon, il multicolor letterario dell'infamia borghese
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