Narrativa straniera Romanzi La fata carabina
 

La fata carabina La fata carabina

La fata carabina

Letteratura straniera

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Benjamin Malaussène e la sua tribù di parenti e amici maghrebini si ritrovano al centro di una serie di inspiegabili ed efferati omicidi di vecchietti che sconvolgono la vita del popolare quartiere parigino in cui vivono. Si scoprirà che gli spacciatori di droga non puntano più ai giovani, ma agli anziani.



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La fata carabina 2013-10-08 15:00:46 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    08 Ottobre, 2013
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“La città sgozzava le vecchie signore...”

“Era inverno a Belleville e c'erano cinque personaggi”. Inizia così la favola metropolitana di Pennac, mentre il lettore dubbioso cerca di capire come approcciarsi alla narrazione. Perché il tono è ironico fin dalle prime battute, lo stile brillante, ma subito dopo arrivano, spiazzanti, splatter e poesia, un colpo di pistola che fa esplodere un cranio “formando un grazioso fiore nel cielo invernale”.
E poi c'è la strampalata famiglia Malaussène, fratelli e sorelle figli di molti padri grazie alla candida sensualità di una madre perennemente gravida, “bella come una bottiglia di Coca Cola piena di latte”.
Voce narrante nella metà dei capitoli è il capofamiglia Benjamin, ufficialmente direttore letterario di una casa editrice ma di fatto capro espiatorio, “capro fino al midollo”.
Il suo compito, peraltro ben remunerato, è sciropparsi le lamentele dei clienti, colpevole di tutto agli occhi di tutti. Piagnucolare e spuntarla, spuntarla e vincere, questo deve fare.
Ogni tanto il capro alza la testa, butta là con rabbia pacata qualche bestemmia agnostica, si concede zitto zitto un'azione scorretta, per esempio un rapporto sessuale con la sua donna in stato comatoso. Ma possiede anche un cuore che palpita di incertezze: “Sono un innamorato pieno di dubbi, ho il cuore che dubita. E perché mi si dovrebbe amare? Perché io invece di un altro?”.
Facciamo la conoscenza di Pastor, poliziotto arguto con l'aria bizzarra e senza età del Piccolo Principe, che passa le sue notti su una branda "in un ufficio da sbirro mal pagato".
Tocca a lui e al suo collega impasticcato di ansiolitici scoprire chi in città passa il tempo a sgozzare vecchie signore. Entrambi hanno dei conti da saldare con la vita, afflitti dal dolore inconsolabile di chi, un brutto giorno, ha visto morire l'amore.
Lo scrittore rifugge decisamente dai cliché e punta sul demenziale per denunciare pressanti problematiche sociali: anziani abbandonati, droga, corruzione.
La trama del romanzo è forse troppo attorcigliata e poco verosimile, lo sviluppo del noir non è certamente dei migliori, ma poco importa: alla fine resta un fondo di bellezza “vero come l'oro” e la sensazione di non aver sprecato il proprio tempo nella lettura.

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La fata carabina 2013-09-02 12:47:26 maria68
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maria68 Opinione inserita da maria68    02 Settembre, 2013
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per salvare la letteratura!

Se vi piace l'ordine, la normalità in una storia, il mio consiglio è: lasciate perdere, questo libro non fa per voi! ma se amate l'illogicità nelle trame, allora immergetevi in questo noir surreale.
In "La fata carabina", Pennac riesce a trasmetterci due belli messaggi d'amore: per la vita e per le persone, senza fare alcuna distinzione di età o di etnie.
La giornalista Julie, l'ispettore Van Thian, l'ispettore Pastor sono alle prese con un vero rebus: scoprire perché a Belleville, un sobborgo di Parigi, delle vecchiette vengono sgozzate e quale nesso c'è con l'uccisione dell'ispettore Vanini?
Le loro vite, apparentemente soddisfacenti, sono segnate da dolorosi ricordi, come delle ferite che stentano a cicatrizzarsi.  
Daniel Pennac ci catapulta in un questo quartiere multietnico, abitato da anziani per lo più tossici.
L'eroina, unica amica che fa pesare meno la solitudine. Questo è quello che una bella ragazza fa credere loro...
I Malaussène sono una splendida famiglia strampalata, (un cane epilettico, una mamma che sforna figli con uomini diversi, una sorella che predige il futuro, Benjamine di professione capro espiatorio...), non abbiate timore, non vi trovate in una gabbia di matti!!! semplicemente avete fatto conoscenza con loro, un nucleo familiare fuori dagli stereotipi a cui siamo abituati. I Malaussène si prendono cura di questi vecchietti, sottraendoli dalle grinfie dell'eroina e quant'altro...ridando loro il piacere di vivere. Perchè lo fanno (direte voi)? E senza nulla in cambio!!!  
Tante sono le storie, che Pennac ci racconta in questo libro, apparentemente slegate tra di loro per poi trovare un legame logico.  
La prima parte non coinvolge il lettore, troppa carne sul fuoco...portate pazienza. Verrete ricompensati, come detto sopra, dai belli messaggi che emergono.  
Sotto vi riporto delle frasi che sembrano non avere senso, per capirne il significato dovete leggere "la fata carabina" (la fata che trasforma i tizi in fiore).  
"ci sono due tipi di delinquenti oggi, quelli che non hanno famiglia e quelli che ne hanno una"
"mia madre non mi ha mai sferruzzato un maglione"
"è meglio non andare a scavare nella vita di nessuno la prescrizione è una buona cosa"

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"Il paradiso degli orchi" e "Prosivendola" che vedono come protagonista la famiglia Malaussène
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La fata carabina 2013-07-29 06:40:20 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    29 Luglio, 2013
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La fata carabina

"Hanno assassinato l'amore. Gabrielle era malata, stava per morire, volevano suicidarsi insieme e gli hanno fatto questo. Gli hanno preso la vita, gli hanno rubato la morte, e hanno ucciso il loro amore."

Con una scrittura veloce ed incalzante Pennac ci fa vivere una storia disarmante, che ci proietta in una Parigi dove i vecchietti per sfuggire alla solitudine si fanno di eroina, i polizziotti vengono uccisi da vecchiette e le vecchiette vengono fatte fuori da un misterioso sgozzatore, al centro di tutto la strampalata famiglia Maulossene, dove Ben assumerà il solito ruolo di capro espiatorio.
"Vuol dire che lei attira su di sè tutte le grane del mondo, come una calamita, vuol dire che in questa città, un sacco di persone che neanche conosce in questo momento la devono considerare responsabile di un sacco di cose che lei non ha fatto, e in qualche modo lei ne è davvero responsabile, per il semplice motivo che quelle persone hanno bisogno di un responsabile."
Un libro che affronta problematiche interessanti e profonde sulle quali bisognerebbe soffemarsi a pensare e a riflettere, Pennac penna arguta, divertente e stimolante, che ci racconta una storia con colpo di scena finale, da leggere!
"Invecchiare che orrore!-diceva mio padre-, ma è l'unico modo che ho trovato per non morire giovane."

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per chi ama Pennac
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La fata carabina 2013-01-25 16:16:11 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    25 Gennaio, 2013
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Belleville alla rovescia

Avete mai pensato a cosa accadrebbe se una mattina ci svegliassimo e trovassimo un mondo alla rovescia?
Un gatto, con canini in bella vista, che corre dietro un cane dal pelo rizzato e con la coda fra le gambe; un pesce rosso, famelico, che insegue uno squalo bianco nelle profondità dell'oceano; un neonato che si sveglia alle 3 del mattino per far fare la poppata a genitori in tutina di ciniglia che urlano come ossessi dai propri lettini.
Questi sono esempi casuali per farvi entrare nel giusto spirito ed affrontare la lettura del secondo libro della saga dei Malaussène.
Belleville è tramortita da eventi fuori dell'ordinario.
Una vecchietta indifesa attraversa la strada grazie all'aiuto di un aitante biondino e, sollevato lo scialle, lo fredda con una P38.
Il biondino è l'ispettore Vanini.
Ma cosa sta succedendo alla popolazione?
Nonnetti vittime e carnefici allo stesso tempo.
Nessuna pista è certa....bisogna indagare!
Il commissario Cercaire e l'ispettore Rabdomant seguono strade diverse per arrivare alla verità.
Tra delitti che corrono sul filo del rasoio, spaccio di droga alimentato da vecchietti sdentati e tremolanti trasformati in tossicodipendenti, pillole della felicità dispensate come fossero caramelle, c'è un solo capro espiatorio che risulta essere colpevole: Benjamin Malaussène.
Ma sarà poi vero?
Nuovamente al cospetto della famiglia più sgangherata della letteratura francese, facciamo la conoscenza di nuovi personaggi. Sulla scia del primo capitolo ritroviamo una storia noir brillante e originale dove l'umorismo latente rilassa notevolmente gli animi e l'inconfondibile penna dello scrittore colpisce e conquista ancora una volta. In attesa di leggere il terzo capitolo vi lascio con una frase del libro:
la città è il cibo preferito dai cani.
Buona lettura!

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Il paradiso degli Orchi
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La fata carabina 2012-04-22 15:30:35 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    22 Aprile, 2012
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Bel noir a sfondo sociale

Succedono strane cose a Belleville, tanto da indurre la simpatica e singolarissima famiglia Malaussène a trasformare la propria casa in una sorta di rifugio per anziani soli e con problemi di tossicodipendenza. Vecchie signore sgozzate da un affilatissimo rasoio, infermiere comunali che rifilano “pillole di felicità” ad anziani senza più nessuno al mondo, innocenti nonnine che sfondano il cranio di poliziotti a colpi di P38, donne torturate e gettate giù da un ponte, giovanotti poco raccomandabili che si comportano da boy scout. Insomma, c’è poco da stare tranquilli. Ad indagare su questi eventi per motivi differenti, con metodi diversi e in direzioni opposte ci sono l’energico commissario Cercaire, il pacato poliziotto Pastor, la coraggiosa giornalista Julie e il suo ragazzo Ben Malaussène che, da buon “capro espiatorio” di professione, rischia anche in questo caso di passare per colpevole. Per risolvere questo complicato intrico Pennac ci porta a spasso per le umide e pericolose strade del sobborgo parigino tra sbirri razzisti, magrebini omertosi, anziani disillusi e altri ancora pieni di voglia di vivere, gente corrotta e senza scrupoli ed eroi inflessibili e senza macchia. E poi sangue, botte, cani epilettici, cartomanti, rivalità, affari loschi, politica marcia, gelosia, amore. A ciò si aggiunge una prosa ben curata, una discreta analisi introspettiva dei personaggi e una buona dose di ironia. Non manca proprio niente per un noir come si deve, ma questo è un libro consigliato a tutti, non soltanto agli amanti del genere, perché alla suspance e agli intrecci polizieschi affianca la simpatia e la generosità di personaggi esemplari per il loro comportamento e una forte attenzione nei confronti di delicati problemi sociali come la droga, l’ abbandono degli anziani e la solitudine in generale.

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La fata carabina 2012-02-24 10:58:30 Viola03
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Opinione inserita da Viola03    24 Febbraio, 2012

Quando conosci i Malaussène, non li lasci più

“La fata carabina” è il secondo episodio della serie di romanzi dedicati alla curiosa e sovraffollata famiglia Malaussène. Quando si tratta di serie, penso che sia sempre opportuno cominciare dal primo (in questo caso il capostipite è “Il paradiso degli orchi”) per potersi godere a pieno l’evoluzione dei personaggi, entrare in sintonia con loro. Ma veniamo a noi!Io sono innamorata di questo libro, o forse dovrei dire ossessionata visto che ad occhio e croce lo avrò letto una decina di volte e ad ogni singola lettura continua a sorprendermi e a farmi ridere.
Belleville, quartiere di Parigi. La storia inizia con un omicidio, o meglio, visto attraverso gli occhiali rosa de Il Piccolo, con la trasformazione di un tizio in fiore. A morire è un giovane ispettore di polizia, di quelli un tantino razzisti e un tantino violenti; a farlo fuori è una simpatica ed innocua vecchietta..Beh tanto innocua forse no, visto che gli ha sparato un colpo dritto in testa. Questo è solo il principio di una intricata vicenda, che si snoda e ruota tutta intorno a lui, il Capro Espiatorio, Benjamin Malaussène. Il povero Benjamin si trova infatti, con la sua strampalata famiglia, a prendersi cura di alcuni vecchietti diventati tossici in veneranda età, mentre si tormenta di preoccupazione perché Julia, la SUA Julia, la giornalista più tosta che si possa immaginare, è sparita da un po’ durante la sua indagine sulla droga della terza età. E proprio lei, l’inaffondabile reporter verrà trovata in fin di vita su una chiatta lungo la Senna! Chi sta facendo questo?Chi vuole uccidere i vecchietti di Belleville? E soprattutto perché?
Una possibile pista si apre quando uno dei nonnetti rivela a Benjamin di essere stato avvicinato da una bella infermiera che gli ha lasciato un sacchetto pieno zeppo di pillole colorate. Da dove spunta questa ragazza, che si rivela non essere affatto un’infermiera?
In questo scenario non proprio rassicurante, serpeggia un’altra paura, quella di un misterioso assassino di vecchiette. Ma il vecchio zio Stojil ha messo in atto un piano non tanto ortodosso per tentare di proteggerle …
Tutte queste storie convergono poi nelle indagini di polizia, condotte da due commissari, da una parte il duro un po’ cow-boy Cercaire, che vuole a tutti i costi trovare l’assassino di Vannini (“il tizio trasformato in fiore”) e lo cerca, guarda caso anche lui è un tantino razzista e un tantino violento, tra gli arabi di Belleville amici di Malaussène, i quali sì, fanno qualche affaruccio poco pulito nascosti dai vapori del cus cus, ma assassini non sono di certo. Dall’altra parte c’è il placido, imperiale commissario Rabdomant, che come suggerisce il suo nome si lascia più guidare come se avesse un bastoncino, dal suo fiuto,dalla sua pacatezza e che cerca di trovare il responsabile nascosto dietro la faccenda della droga ai vecchietti.
Al suo fianco, gli ispettori Pastor e Van Thian. Il primo, giovane, pieno di riccioli in testa, con morbidi maglioni fatti a mano e un infallibile quanto misterioso metodo per far confessare tutti i malviventi, anche i più ostici, che cerca da anni la verità sul suo triste passato. Il secondo, sulla sessantina, vietnamita, piccolo piccolo, consumatore accanito di antidepressivi e continuamente in lotta con i suoi demoni.
Tutto questo complicato intreccio, convergerà con rocambolesche virate, verso di lui, il capro per eccellenza, innocente fino al midollo, ma sempre e comunque Super Sospettato n. 1: Benjamin Malaussène. Come?Beh, bisogna assolutamente leggere il libro.
Che rimane impresso dentro, perché fa ridere, perché la trama è degna di un giallo magistralmente orchestrato, ma soprattutto perché è pieno di una galleria di personaggi unici, curiosi, che fanno letteralmente innamorare di sé. Quello che resta, è un senso di familiarità, di “casa”, un senso di “calore” che perdura nel tempo, che per chi conosce il sig. Adamsberg, avrà potuto trovare nei romanzi di Fred Vargas.
L’unico rischio nell’affondare il naso negli affari di Malaussène, è che poi uno se li porta dietro a vita, un po’ come è successo a me! :)

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