La donna dai capelli rossi
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Recensione della Redazione QLibri
A ciascuno la propria verità
Orhan Pamuk è il cantore per eccellenza della terra turca, tutte le sue opere traggono ambientazione e linfa dalle tradizioni e dalla cultura di cui lui stesso esprime tutte le sfaccettature.
L'ultimo romanzo porta in scena padri e figli, mutuando il tema dai testi classici del mondo occidentale e da quello orientale, intrecciando la vita reale con quella fiabesca e leggendaria come solo la penna di questo autore riesce.
Padri e figli uniti e divisi dal destino, si ritrovano e si perdono al ritmo di una danza crudele, illusione e consapevolezza come due facce di una medaglia, vendetta e tragedia, disgrazia accidentale o cecità fatale.
L'incursione nella narrazione dei miti letterari di tutti i tempi non può mancare, con l'apporto di una carica di magia e di saggezza, con tante immagini che ben si adattano alle epoche moderne.
Lo strano scherzo del destino riservato ad un padre e figlio della Turchia del ventesimo secolo, sembrano ricalcare le orme di un passato tragico condiviso da altri protagonisti che la mano di Pamuk porta sulla scena con estrema naturalezza, creando un'amalgama passato-presente, leggenda e realtà, consona e tangibile.
Il costrutto narrativo è ottimamente congegnato e nonostante la prima parte del romanzo sia scandita da un ritmo lento, esplode poi in una cavalcata di intrecci ed eventi che donano pathos e legano il lettore alle pagine fino all'epilogo, dove tutto prende forma e significato.
Belle ed intense le pagine pregne di riflessioni e paralleli sui rapporti umani, siano essi uomo e donna, madre e figlio, padre e figlio.
Ancora una volta Pamuk ha dato un volto alla sua terra, anzi più di uno, cantando la vita dell'ingegnere Cem diviso tra essere figlio alla ricerca di un padre ed essere un padre alla ricerca di un figlio; eppoi lei, la donna dai capelli rossi, amante e madre, gioia e dolore, lacrime e sorrisi, figura enigmatica inizialmente destinata a svelarsi con intensità struggente.
Pur non raggiungendo le vette de “Il mio nome è rosso”, questo è un buon romanzo, dai molteplici contenuti e spunti di riflessione per chiunque cerchi sostanza in una lettura.
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Cem tra Edipo e Sohrab
Cem è un ragazzo di 17 anni quando si reca ad Öngören come apprendista di Mahmut Usta per la costruzione di un pozzo. Il giovane è stato costretto a lavorare durante l'estate per guadagnarsi un po' di soldi dopo che il padre ha abbandonato lui e la madre, lasciando una ferita profonda nella sua psiche, che va ben al di là delle momentanee ristrettezze economiche. In realtà Cem aveva già iniziato a lavorare come aiutante in una libreria ed il suo sogno per il futuro era quello di diventare scrittore. In quella mitica estate il giovane impara a scavare pozzi, si sente incredibilmente attratto da quella profondità che scende nelle viscere della Terra: la preferisce addirittura al cielo stellato. Nello stesso tempo ne ha paura.
«Il cielo era blu, ma il luccichio delle stelle sembrava aver colorato il mondo di arancione. E io, come seduto su una gigantesca arancia sospesa nello spazio, cercavo invano di addormentarmi nell'oscurità. Anziché levarmi fino al cielo per raggiungere le stelle luccicanti, fantasticavo di penetrare il suolo sul quale ci eravamo sistemati. Ma era giusto?»
Il mastro cavapozzi Mahmut Usta prende subito in simpatia Cem e fra loro si instaura un rapporto che ricorda una relazione padre-figlio: il protagonista ha però sentimenti contrastanti nei confronti del suo vero padre e di conseguenza anche nei confronti di Mahmut Usta. Ad Öngören inoltre Cem si innamora per la prima volta: si tratta di una donna più grande di lui, che fa l'attrice nella compagnia itinerante che si trova nel paese per l'estate. La donna sembra riconoscerlo: cosa potrà mai nascondersi dietro il suo sorriso beffardo ed enigmatico?
Mentre all'inizio la narrazione scorre lentamente e sembra che non succeda niente, improvvisamente la storia ha una svolta, gli eventi si susseguono incalzanti: dopo quell'estate Cem abbandonerà per sempre il sogno di diventare scrittore.
“La donna dai capelli rossi”, romanzo del premio Nobel turco Orhan Pamuk vuole indagare e far riflettere sul rapporto padre-figlio, un tema certamente non nuovo in letteratura. Pamuk infatti ripercorre famosi miti ed antiche favole dell'immaginario collettivo sia occidentale che orientale e li attualizza nella vicenda del protagonista del suo scritto. Attraverso la storia di Cem, che si intreccia alla storia di Edipo e a quella di Sohrab, Pamuk ci porta in luoghi scomodi e spesso nascosti della nostra anima, da esplorare con molta attenzione perché ci procurano fastidio.
Si tratta di un romanzo fortemente simbolico, volutamente psicanalitico. Molto suggestivo il collegamento con la letteratura antica, con l' “Edipo re” di Sofocle e con “Il libro dei re” di Firdusi. Una lettura molto affascinante, forse solo un pochino troppo smascherata l'intenzione di fare alta letteratura da parte dell'autore.
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Padri e figli.
Con “La donna dai capelli rossi” Orham Pamuk offre al lettore un’opera che fa del rapporto padre-figlio il fulcro centrale, perno a cui si aggiunge un dipinto multicolore di quella che è la società turca con tutte le sue contraddizioni ed evoluzioni.
Cem, il protagonista, è soltanto un ragazzo quando l’elaborato ha inizio, un giovane che si vede privato della figura paterna a causa di quelle che crede essere le sue idee politiche (in futuro scoprirà che in realtà vi è ben altro oltre che a questa motivazione). Discreto studente in procinto di cimentarsi negli esami di preparazione all’università, durante l’estate si dedica al mondo del lavoro, inizialmente in una libreria dove matura il sogno di scrivere e dove si avvicina alla letteratura, di poi nella creazione di pozzi con Mahmut Usta, uomo con cui condividerà soltanto un mese della sua esistenza ma che di fatto interpreterà ai suoi occhi il perenne ruolo di genitore.
«Abbiamo tutti bisogno di un padre forte, deciso, che ci dica cosa possiamo e non possiamo fare. Perché? Perché è difficile decidere cosa è giusto e cosa no, cosa è morale e corretto e cosa è giusto e cosa no, cosa è morale e corretto e cosa è immorale e sbagliato? E perché abbiamo un continuo bisogno di sentirci dire che non siamo colpevoli, che non siamo dei peccatori? Il desiderio di una figura paterna è costante o si affaccia nei nostri cuori solo quando abbiamo le idee confuse, il mondo sembra crollarci addosso e siamo depressi?» p. 152
Gli anni passano, Cem è ora ingegnere nonché marito. Eppure, il senso di colpa per quell’errore, non lo lascia mai, eppure quella passione adolescenziale, quell’amore per quella teatrante dai capelli rossi continua a far capolino nella sua mente. Infine, la rivelazione, infine l’inversione dei ruoli, infine la consapevolezza di un doppio triangolo amoroso tra presente e passato, ed ancora, tra la figura del genitore e della prole.
Il tutto si snoda percorrendo il legame padre-figli nonché mediante l’utilizzo del desiderio, attraverso i propri sogni e le proprie speranze spesso infrante, di mutare il proprio destino. Non solo, ad avvalorare l’opera e le riflessioni del lettore contribuiscono i continui riferimenti letterari (fra i tanti vedi " L' Edipo Re " di Sofocle e " Rostam e Sohrab " tratto dal " Libro dei re " ) religiosi (al Corano, alle posizioni laiche), politici (guerra fredda, comunismo) ed economici (povertà, volontà di arricchirsi, voglia di riscatto).
Molteplici dunque i propositi che Orham Pamuk si prefigge di evidenziare in questo suo ultimo lavoro. Purtroppo però non sempre gli intenti raggiungono il loro obiettivo. La ricostruzione meticolosa, puntigliosa dei fatti, delle considerazioni letterarie rallentano la lettura dello scritto che fatica ad arrivare, soprattutto nella sua prima parte. Inevitabile è chiedersi cosa il turco voglia dire, cosa voglia trasmettere, tanto è ovattato il messaggio. Ed anche quando la consapevolezza giunge con tutta la sua forza, arduo è andare oltre la superficie, oltre la scorza. Complice di ciò anche una scrittura leggera, che conduce ma non accarezza, coinvolge.
In conclusione, “La donna dai capelli rossi” è un testo che conquista soltanto in parte, un libro che inizia con le migliori delle intenzioni ma che, almeno secondo il mio modesto giudizio, non riesce pienamente a sviluppare il suo potenziale lasciando perplesso l’avventuriero conoscitore.
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Destino imperscrutabile e crudele verità
Il complicato e cruento legame padri-figli, tra mito, vita, letteratura, destino e psicanalisi sullo sfondo di trenta anni di storia in una Istanbul oggi profondamente mutata ed immersa nella contemporaneità.
Un radicale cambiamento di vita si abbatte sull' adolescente Cem, il disfacimento improvviso della propria famiglia, ( l' incarcerazione del padre per motivi politici ed il suo non ritorno ), l' inserimento prematuro nel mondo del lavoro ( in una libreria prima e come apprendista nello scavare pozzi alla ricerca di acqua poi ) tra sogni infranti e speranze negate fino a quel desiderio folle ed imperscrutabile di cambiare il proprio destino.
Da adolescente ha inseguito un amore irrinunciabile per una fascinosa ed irraggiungibile donna dai capelli rossi, solo un sogno o un retaggio della propria memoria, volto famigliare, ponte tra fanciullezza ed età adulta con cui vivere una intensa quanto fugace storia d' amore svanita nel soffio di una notte ed in una fuga improvvisa per una tragedia imprevista e forse mortale, almeno nella propria testa.
Un' idea, la scrittura, inseguita da sempre, abbandonata prematuramente, mai realizzata, ripresa da altri, e poi quel cambiamento di rotta, la facoltà di ingegneria, il successo imprenditoriale, un matrimonio quieto e rassicurante, la quotidianità, fino alla resa dei conti in uno spietato ritorno al passato ed agli irreparabili errori commessi.
Questa, per sommi capi, la traccia della " La donna dai capelli rossi ", romanzo che svela con lentezza un senso per lunghi tratti ovattato e solo a sprazzi percepito, in una ricostruzione meticolosa di fatti e realtà che lentamente riacquistano una compiutezza, riallineando microstorie apparentemente sfilacciate.
Ci insegue il mistero di una colpa legata ad egoismo e giovinezza ed alla paura che la vita possa improvvisamente svanire.
Ma i sogni in un attimo cambiano un' esistenza, si trasformano in incubo, la realtà si mostra per quello che è, somma di tempo ed azioni pregresse, e ci presenterà un conto salato, senza sconti o fughe possibili.
Siamo contemporaneamente figli, genitori, amanti, fratelli, in una compenetrazione di ruoli che sconfina nello psicologico, ( a volte nel patologico ) nella storia, nel mito, o semplicemente nella letteratura, testimonianza viva e imperitura della cultura e dei tempi.
E nella narrazione c'è molta letteratura, amata dal protagonista, studiata, ripercorsa, a partire da due testi fondamentali nella cultura greca-occidentale e persiana-orientale, " L' Edipo Re " di Sofocle e " Rostam e Sohrab " ( tratto dal " Libro dei re " ) di Ferdowsi che narrano la storia parallela di Edipo da una parte e di Sohrab dall' altra, e parlano di parricidio e figlicidio, in un tragico epilogo apparentemente antitetico ( da una parte il figlio uccide il padre, dall' altra è il padre ad uccidere il figlio ) che nasconde analogie sottese.
Cem, leggendo queste storie, crede di potere scovare il mistero della propria vita e di trovare la pace. Anch' egli è stato abbandonato dal padre, in tenera età, ne ha adottato un altro ( Mahmut Usta ) che pensa di avere ucciso, così come non è riuscito ad esserlo, come avrebbe voluto, e tutti abbiamo bisogno di un padre deciso, forte, che ci dica cosa fare e cosa non fare e ci insegni la differenza tra giusto e non giusto. " ...Chi cresce senza un padre non capisce che il mondo ha un centro, un confine e crede di potere fare tutto..."
Anche Edipo e Sohrab condividono una storia, sono cresciuti senza un padre, vivendo in esilio politico ed hanno cercato di modificare un destino ineluttabile che sfocerà in tragedia. Il senso di colpa accomuna padri e figli, sopravvisuti ma assassini , pur involontari, e ne sarà la condanna.
In questo la donna dai capelli rossi naviga tra lecito ed illecito, è moglie, amante, madre, presenta molteplici facce a nascondere una sola verità ( il proprio amore di madre ).
In lei c' è sempre stato un amore viscerale per il teatro, sa che le coincidenze non esistono ma che hanno un senso, conosce le debolezze e l' individualismo degli uomini così come sa che la vita non è che una imitazione delle leggende e delle favole.
Cem invece è sprofondato in un abisso di solitudine, ha smarrito il senso della storia ed il proprio se', vive con enormi sensi di colpa, in una noia ed angoscia protratta, tra situazioni e relazioni irrecuperabili e senza un senso, se non nella sua testa e nei suoi desideri ( egoistici ).
Ed allora è semplicemente giusto ed ovvio che i figli sopravvivano ai padri, come natura vorrebbe ( senza che il parricidio si compia), conservandone la memoria e la storia, tramandata da generazioni, così come le fiabe ed libri antichi, anche se abbandonati da tempo, hanno il potere di conservare e consegnare il proprio significato nel tempo.
Non sappiamo, in realtà, fino in fondo quale sia il senso di una vita che abbiamo voluto diversa, che abbiamo abbandonato, indirizzato altrove, dimenticato, ed un dubbio atroce rimane, quale il confine tra reale ed immaginario, bugia e verità. Forse solo il puro amore è destinato a sopravvivere e a durare nel tempo ( il legame madre- figlio, senza implicazioni psicoanalitiche freudiane ) o forse è tutto un inganno, non lo sapremo mai con certezza.
Pamuk ci dona un romanzo complesso, per temi, protagonisti, tra realtà e finzione, storia e leggenda, tragedia e commedia. Come è solito fare, parte dai personaggi per addentrarsi lentamente nella storia, da loro raccontata e costruita in prima persona, con pazienza e particolari espressione di un senso preciso, nulla è lasciato al caso.
La sua è anche denuncia e difesa della libertà di espressione e di pensiero, della dignità umana, dell' arte, in particolare della letteratura, forma espressiva universale che conserva la memoria e la tradizione di un popolo, perché pensieri e parole riguardano tutto il genere umano, incondizionatamente, senza preclusioni di parte, fanatismi ideologici e religiosi o tirannie dipinte di democrazia ( in riferimento alla Turchia odierna ).
Il romanzo è costruito su una struttura narrativa ben riconoscibile, la narrazione acquisisce vivacità nella seconda parte, più fluida, i temi trattati si prestano a molteplici approfondimenti, storico, politici, letterari, sociologici, in chiave psicologica, i personaggi sono estremamente complessi e multiformi, e nascondono tracce e significati sottesi, da meditare e metabolizzare con lentezza e profondità.