Narrativa straniera Romanzi La danza della memoria
 

La danza della memoria La danza della memoria

La danza della memoria

Letteratura straniera

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Doriel Waldman, ebreo polacco abitante a New York, è un uomo solo, prigioniero dei ricordi e della memoria. L'Olocausto è una ferita insanabile nel suo passato. Dopo la salvezza, la vita di Doriel è stata un continuo peregrinare, dalla Polonia all'Asia, militante in varie organizzazioni di aiuto ai diseredati, viaggi di studio in Israele, Africa e Asia. Insonne, solitario. Le tappe di un'esistenza che descrivono il percorso di un esilio. Ma adesso ha deciso di fermarsi e mettere la sua vita in mano a una donna. È la psicanalista Thérèse Goldschmidt, che lo prende in cura e accoglie le sue ossessioni e i suoi fantasmi, i sogni e gli incubi, le cose mai dette e le speranze. Forse non gli restituirà la pace del cuore, ma potrà curare i suoi ricordi.



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La danza della memoria 2010-12-25 21:44:24 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    25 Dicembre, 2010
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Un désir fou de danser.

E' uscito l'ultimo libro del grande Elie Wiesel, in italiano, e già compare un errore grosso come una casa nella traduzione dal francese del titolo.
Come sempre.
Ma il testo è fedele. Due anni fa io sono stato in Francia alla presentazione di questo libro.
E' stato là che ho reincontrato Wiesel, e sono riuscito a parlargli a lungo.
Io amici vi invito a leggere questo libro pubblicato da Garzanti.
Io l'ho letto in francese, ma l'avrei fatto anche in russo.
Temo sarà l'ultimo capolavoro di Wiesel.
Il grande testimone, il grande scrittore, il Nobel Price per la Pace, ho visto, è stanco.
Abbiamo parlato in quell'occasione di tante cose, e del libro.
E' la storia del reduce dalla vita, nulla di nuovo in fondo.
La decisione di approcciarsi alla psicoanalisi per rimuovere il tarlo dell'assurdo, per spostare barriere, per spingere a lato montagne.
L'analista è una donna, nessun problema...tra ebrei.Per noi la donna ha sempre avuto storicamente un posto particolare nell'economia della famiglia.
Non dico altro. Wiesel ha suonato la melodia dei sogni ancora una volta.
Ma temo che sarà l'ultima.
I suoi occhi, gli occhi che hanno visto l'indicibile, sono stanchi...in fine.
Comincia a utilizzare in Francia, suo paese d'adozione, parole in americano.
La fine.
E io rimango a guardarmi di fronte a questo gigante dal viso triste, col suo yiddish ungherese storpiato dalle metropoli che la sorte, null'altro, gli ha concesso di percorrere.
E guardo l'addome infilato come un guanto nella cintura.
Quante pagine ha scritto e potuto questo volto di rughe.
Quante confessioni buie, e sole.
Se leggerete questo libro, forse, capirete una cosa che a molti non è dato intendere.
La tristezza di questo genio è l'anima del suo respiro.
Perdonatemi l'elogio, ma gli voglio bene.
Sarà perché non ho ancora trovato uno scrittore bravo come lui, oggi, sarà perché mi ricorda qualcuno, sarà perché in fondo ha capito una cosa che reputo fondamentale.
Siamo rimasti un club, non service.
Date tempo al tempo.
Non rimarrà più nulla.
Nessuno.

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Letteratura ebraica del Galut.
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