La comparsa
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Recensione della Redazione QLibri
Arte e vita
La comparsa è un bel libro; l'idea di fondo di una donna rapita alla vita dalla musica è bella ma avendo letto altri romanzi dell'autore in passato direi che questo è meno intenso, forse più tenero ma tutto sommato la sensazione è che manchi qualcosa. L'inizio è piuttosto fiacco anche se con lampi di dolcezza: Noga, la protagonista, arpista di professione, viene chiamata a Gerusalemme dal fratello per tenere occupata la casa della madre che deve fare un periodo di prova in una casa di riposo di un'altra città . Noga deve quindi lasciare gli impegni di lavoro per fare la comparsa nella vita della sua famiglia. Farà anche provvisoriamente la comparsa per mantenersi anche se non ne avrebbe una vera necessità per cui l'occupazione sembra più che altro simbolica. Nella casa della madre fanno incursioni due bambini, due piccoli teppisti fanatici con i boccoli e una gran voglia di guardare documentari alla TV (per loro proibita). L'idea dei bambini è tenera e tesse un filo con il rifiuto di Noga di dare un figlio all'ex marito. Con la comparsa sulla scena dell'ex marito la storia si fa un po' più interessante anche se la spiegazione dello strano rapporto tra i due non raggiunge l'intensità e la profondità che mi aspettavo dall'autore. Invece è molto bella la terza parte, quella in cui Noga torna all'arte. La descrizione del rapporto di Noga con l'arpa e con la musica rappresenta l'apice del romanzo. Soprattutto la descrizione del duetto tra arpe nella mer è bellissimo.
Sembra in questo romanzo di Yehoshua che l'arte abbia la meglio sulla vita nella mente dell'autore ma nel momento in cui si allontana dalla vita fa un passo indietro anche dai suoi lettori. La comparsa, questa donna bella e sfuggente, lontana dalla vita e forse anche dalla musica (l'arpa ha un piccolo ruolo nella maggior parte dei brani) che poteva essere una figura evocativa e profonda resta abbastanza lontana come "la stella" ( si fa per dire) Venere di cui porta il nome.
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Venere
Noga è una musicista professionista di origini israeliane, suona l’arpa nell’orchestra olandese di Arnhem.
Alcuni mesi dopo la morte di suo padre viene invitata a trascorrere un breve periodo in Israele dal fratello, che spera di convincere l’anziana madre a lasciare il vecchio appartamento di Gerusalemme e a trasferirsi in una comoda casa di riposo. A causa di una curiosa clausola nel contratto di affitto dell’appartamento, che non può essere lasciato disabitato, Noga dovrà vivere lì, mentre la madre trascorrerà tre mesi di prova nella casa di riposo a Tel Aviv. La donna, quarantaduenne, single, completamente assorbita dalla sua carriera di musicista, inizialmente non vorrebbe acconsentire alla richiesta del fratello, ma ben presto cede alle sue responsabilità di figlia devota.
Il ritorno in Israele, la vita nell’appartamento della propria infanzia, nel quartiere dove è cresciuta, che si sta sempre più popolando di ebrei ortodossi, il periodo di forzato allontanamento dall’amata arpa, diventano un’occasione che fa riemergere questioni irrisolte del passato di Noga.
Noga, che porta il nome del pianeta più luminoso vicino al sole, Venere, è infatti una donna che ha scelto volontariamente di non avere figli. Questa scelta ha causato la fine del suo matrimonio con l’amato Uriah, che l’ha lasciata perché incapace di accettare una simile volontà, e l’allontanamento da Israele e dai suoi familiari per andare a suonare in un’orchestra olandese.
Stavolta quindi Yehoshua vuole portarci, attraverso la narrazione di una storia elegante, intrisa di musica classica, non priva di simbolismo e leggera ironia, ad affrontare un tema piuttosto controverso e di grande attualità: la scelta, in particolare di una donna, di non voler essere madre, di non voler realizzare pienamente il senso della sua vita biologica e non mettere al mondo dei figli, appunto.
Una scelta che appare istintivamente contro natura, tanto più se compiuta da una rappresentante del genere femminile: cosa può spiegare, cosa può motivare un atto di volontà tanto assurdo? Nessuno dei familiari di Noga sembra giudicarla o condannarla per una tale decisione ma nessuno riesce nemmeno a comprenderla: ogni persona che le vuole bene tende a scusarla in qualche maniera, ma nessuna dimostra di averla profondamente, autenticamente, capita. Purtroppo -mi viene da aggiungere- nemmeno l’autore. Infatti, sebbene Yehoshua cerchi apparentemente di non schierarsi su una posizione precisa, la sua opinione al riguardo della particolare tematica è fin troppo evidente. Certamente il personaggio di Noga è presentato in modo amabile, affettuoso. Ma non emerge mai il conflitto interiore che pure una scelta del genere avrà provocato, non emerge mai il tormento e il dolore che qualsiasi persona avrebbe provato se si fosse trovata nella situazione della nostra protagonista.
Noga mentre è in Israele fa la comparsa per guadagnare qualcosa, ma anche per divertirsi. Inoltre, sempre durante i mesi di vita israeliana, spesso è rappresentata mentre dorme. Un simbolismo fin troppo evidente e forse, davvero troppo giudicante e semplificatorio: una donna che non ha voluto essere madre, ha rifiutato il ruolo di protagonista per quello di semplice comparsa della propria esistenza. Una donna che è un’artista, vivace, bella, intelligente, ma che sfugge al proprio dovere di vivere davvero rifugiandosi nel sonno e nei sogni. Avrei preferito che un tema così complesso e interessante venisse trattato in modo più profondo e che non riportasse un solo punto di vista e un’unica angolazione per essere approfondito. Questo, a mio modesto parere, rende “La comparsa” un bel romanzo, ma che rimane troppo lieve, leggero e sospeso in superficie.
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Un ricatto familiare
Il nocciolo di questo libro è una storia con un po’ poco senso, un ricatto familiare, con cui un fratello ed una madre mettono Noga, la protagonista, nelle condizioni di ritornare a vivere nell’appartamento in cui è cresciuta. E questa storia è un pretesto per entrare nelle dinamiche familiari di una famiglia un po’ soffocante, ma non per cattiveria, penso più per troppo amore, e soprattutto per entrare nelle dinamiche di una giovane donna che, un po’ delusa dalla propria vita, trova nella musica e nell’arpa, lo strumento che suona, il solo proprio rifugio. Durante questo soggiorno forzato, Noga si ritrova a fare la comparsa negli spettacoli e questo ruolo, che dà anche il titolo al libro, è il maggiore spunto di riflessione, perché Noga è, nell’intimo, tormentata, vive un conflitto con se stessa, di cui forse non è nemmeno troppo consapevole. Questo suo stato d’animo ed il ritratto di donna che ne emerge, soprattutto nell’ultima parte del libro, tocca diverse corde emotive del lettore, perché è facile ritrovarsi in una donna che non è come vorrebbe essere ma non è nemmeno come gli altri vorrebbero che fossero. Ed è forte la sensazione di voler utilizzare la chiave di lettura del libro per leggere un po’ più sinceramente anche se stessi.
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Delicatezza ed armonia femminile
" Delicatezza " e' una visione d' insieme, il termine più' adatto per definire il romanzo e la sua peculiarità' narrativa.
La " delicatezza " descrive Noga, la protagonista, musicista israeliana emigrata in Olanda per lavoro, in fuga da una vita travagliata e sofferta e che ritorna in patria per affrontare e risolvere problematiche famigliari .
La " delicatezza " riguarda tutti i personaggi di contorno, dalla madre al fratello, al padre defunto, all' ex marito, agli amici, fino ai semplici conoscenti, attori che entrano ed escono dalla narrazione rappresentando lo spettacolo della quotidianità'.
La " delicatezza " affresca i dialoghi, tocchi narrativi armonici, lenti, dosati, in simbiosi con la musica e l' arpa che accompagna la vita della protagonista.
La " delicatezza " sta nei temi trattati, pur cosi' personali, profondi, sofferti, si parla di relazioni famigliari irrisolte, di abbandoni, di una vita da ricostruire, di scelte tormentate, di rapporti interrotti o nebulosi.
Noga e' una donna complessa, appassionata, profondamente legata ad un passato in parte felice, nella propria infanzia e nelle relazioni con la madre, a lei affine, ma anche tormentata da un matrimonio fallito per una sua scelta precisa, la rinuncia alla maternità', che ne ha condizionato pesantemente il presente.
Ritorna nella sua terra d' origine per riannodare i fili di un passato enigmatico.
Scoprirà' legami impensabili, riallaccerà' rapporti famigliari interrotti ed affrontera' il tormentato sommerso. In questa fase abbandonerà' il proprio amore primario, la musica, per ricercare e ritrovare la melodia del proprio destino interrotto e risposte apparentemente imperscrutabili.
In attesa che la madre, per un breve periodo ospite di una casa di riposo dopo la morte del marito e padre di Noga, decida del proprio destino, si inventerà' un nuovo lavoro, la comparsa cinematografica, miscelando in tal modo realtà' e finzione, vero e presunto, in una perfetta commistione di sogni e desideri, proprio come la vita.
Nel mezzo della narrazione si parla di cultura ebraica che negli anni della sua assenza ha cambiato il proprio mostrarsi, accentuando i contrasti tra tradizione ed ortodossia, tra mediazione e fanatismo, proprio come sono cambiati i luoghi della sua infanzia, immutati solo nella sua memoria.
È' un lungo viaggio temporale, nei ricordi, negli affetti, nell' interiorita', per ritornare a quella musica tanto amata che è' la sua vita, lo e' stata e lo sarà', lasciando però' aperta una porta ai legami famigliari, ad una umanità' ritrovata e ad un futuro possibile e diverso ( la maternità'? ).
È' un romanzo che si muove sempre in armonia con la protagonista, perfetto nel tratteggiarne delicatamente i tratti salienti, nello sviscerare una memorabile figura femminile, ricca di contrapposizioni apparentemente antitetiche, forte e debole, passionale e fredda, razionale ed impulsiva, ma sentitamente vera e viva, e per questo apprezzabile e coinvolgente.
Un libro consigliato, da assaporare lentamente, ascoltandone e cogliendone la profonda musicalità' che ne tratteggia l' insieme, miscelando storia personale e cultura ebraica, pubblico e privato, sempre con la delicatezza poetica di una grande narrazione.