La commedia umana
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La guerra fuori
Homer è un ragazzino di 14 anni figlio di immigrati nell'America della seconda guerra mondiale.
Il padre è morto, il fratello maggiore Mathias è partito per il fronte e lui si occupa di sostenere la madre, la sorella Besse il fratellino Ulisses , curioso e pasticcione, che si caccia sempre in qualche guaio.
Curiosa la scelta di lavorare su una serie di nomi che abbiano tutti a che fare con Ulisse (Itaca, Ulisse Omero...).
Homer dopo la scuola trova lavoro all'ufficio del telegrafo locale, dove il telegrafista è un simpatico signore spesso ubriaco che gli passa i telegrammi da consegnare : spesso si tratta di comunicazioni dal fronte in cui si da ad una famiglia la triste notizia della scomparsa di un marito o di un figlio e la cosa sconvolge Homer , ragazzino ingegnoso e sensibile.
Nella cittadina imaginaria di Itaca la vita scorre serena, l'autore costruisce un modello sociale quasi ideale fatto di persone che si aiutano a vicenda e sono partecipi delle sventure altrui con sincera commozione fino al drammatico finale che coinvolge il protagonista.
Homer passa dall'adolescenza al mondo degli adulti facendosi carico di tutto quanto questo passaggio comporta: la responsabilità di chi è più debole o più piccolo, il dolore della perdita e la consapevolezza che nulla di ciò che abbiamo perso potrà mai tornare, il tutto con un messaggio che fa da sfondo alle vicende: la bontà umana esiste e va coltivata e condivisa a fare da contrasto con le brutture della guerra che circondano il protagonista e lo colpiscono anche (la morte del padre) ma non ne minano mai la propensione verso il prossimo e l'innocenza di fondo.
A itaca la guerra è fuori non nel cuore delle persone che la abitano.
Un pò datato nel linguaggio e nello stile (ovviamente essendo stato scritto 70 anni fa) e molto buonista ma decisamente bello.
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Una perla da scovare
William Saroyan è uno di quegli scrittori ai quali arrivi quasi casualmente, leggendo libri su libri, che a volte ti guidano verso perle nascoste che difficilmente avresti scovato diversamente. Almeno, è stato così per me. La lettura de “La commedia umana” mi è stata infatti “suggerita” da Ray Bradbury, in uno dei racconti contenuti in “Ricordare Parigi”, dove la lettura dei libri di Saroyan ha un effetto benefico su uno dei protagonisti, rendendolo un uomo migliore. Ecco come sono arrivato a leggere questo libro, e la sua somiglianza - sia nella struttura che nella tipologia di racconto - con “L’estate incantata” dello stesso Bradbury, oltre ad essere una piacevole scoperta mi fa pensare che probabilmente il caro Ray abbia preso spunto proprio da Saroyan per scrivere uno dei suoi più grandi capolavori, superando il suo “maestro”. A prescindere da questo, “La commedia umana” è comunque un libro bellissimo, che nella sua semplicità riesce a regalarci tratti di grande poesia e profonda riflessione.
Così come Green Town, la Ithaca disegnata da Saroyan è popolata di personaggi meravigliosi, che riusciranno in brevissimo tempo a farsi spazio nel cuore del lettore: come resistere infatti alla muta curiosità del piccolo Ulysses? ai dubbi che delineano il passaggio all’età adulta di Homer? alla bontà e l’empatia di Spangler e alla genuinità del telegrafista, Grogan? Non si può.
Il romanzo è diviso in 39 piccoli capitoli: tutti raccontano una piccola storia, si soffermano su un breve episodio o su una particolare riflessione che poi va a comporre quello che è l’affresco di Ithaca, una cittadina che si vede privata di alcuni dei suoi giovani (partiti per combattere in guerra) mentre coloro che sono rimasti si affannano per tenere in piedi una sorta di normalità, nella speranza che “il telegramma di morte” non arrivi mai. Lo stesso Homer Macauley è una delle piccole grandi figure che si affannano per tenere in piedi la propria vita e quella dei propri cari: suo padre è morto e suo fratello Marcus è partito per la guerra, perciò a soli quattordici anni si ritrova ad essere “l’uomo di casa”, a dover badare a sua madre, sua sorella e al suo piccolo e irresistibile fratellino Ulysses. È per questo motivo che comincerà a lavorare all’ufficio del telegrafo insieme al direttore Spangler e al telegrafista Grogan, che subito noteranno le sue spiccate qualità, umane e fisiche. Homer si rivela il messaggero più veloce di Ithaca, ma spesso quei messaggi che si ritrova a portare sono messaggi di morte che, seppur “l’ambasciator non porti pegno”, lo faranno spesso sentire in colpa e finiranno per insinuare in lui un pensiero spaventoso: e se un giorno si ritrovasse tra le mani un altro di quei freddi messaggi, che tuttavia annunci la morte del suo amato fratello?
Un romanzo che riesce in certi tratti ad emozionare e contiene brani meravigliosi, da leggere e rileggere. Non siamo ai livelli de “L’estate incantata”, ma se quest’ultimo vi è piaciuto vi consiglio assolutamente di leggere anche “La commedia umana”.
Anzi, ve lo consiglio a prescindere.
“Pensavo che un ragazzo non dovrebbe piangere più, una volta cresciuto, mentre sembra quasi che sia proprio quello il momento di cominciare, perché è allora che apre gli occhi.”
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Odissea umana
“ La Commedia umana “, a metà tra romanzo di formazione e saggio pedagogico con i connotati di un poemetto lirico in prosa, è una lezione di civiltà, brevi capitoli dissociati ad esprimere significati e riflessioni universali, oltre singole situazioni e personaggi.
Gli occhi di un ragazzino orfano di padre, Homer Macauley, scolaro e fattorino, e la sua particolare Odissea nel paese californiano di Itaca, segnano una forte identità famigliare e un indistruttibile ottimismo alla scoperta della vita, un manuale di sopravvivenza e di umanesimo del profondo, sentimenti autentici e valori conclamati.
William Saroyan, anche su basi autobiografiche, una infanzia da orfano e profugo armeno, un lavoro come fattorino, ma con una dose massiva di fantasia, l’ uso di una prosa vivace e giocosa, aspira a formare ed informare, inscenando una educazione sentimentale mai banale con verità inoppugnabili ma che ovvie non sono in un romanzo corroborato da fragore fanciullesco ed umorismo dissacrante.
Il titolo si contrappone al celebre Poema dantesco e ripropone la “ Commedia umana “ di Balzac, un racconto scritto in soli 11 giorni e pubblicato in America nel 1942, in pieno conflitto bellico, ispirazione e conforto per i soldati americani gettati nelle atrocità del fronte senza un futuro certo, una lirica imbevuta di significati, fratellanza, umanità, uguaglianza, con un forte senso religioso e di appartenenza ad un mondo che non preveda confini e preclusioni razziali, politiche, sociali, con un solo grande respiro umano.
Un romanzo che sa di guerra e contro la guerra, dalla quale uno dei fratelli di Homer non tornerà, che consegna agli occhi sognatori ed incantati di un adolescente impegnato a consegnare telegrammi latori di morte la scoperta di un mondo inaccessibile ed inspiegabile, cieco, sordo, un ottimismo di ragione e sentimenti con una morale di fondo.
Capitoli dalla connotazione pedagogica, una chiave di lettura che è parte del romanzo ed esula il romanzato, con una leggerezza, piacevolezza e liricità di fondo, che si rivolge ai più piccoli ma anche a quel mondo adulto che ha da insegnare ma tanto da imparare.
Homer è una spugna, come tutti gli adolescenti impulsivo e dissacrante, giorno dopo giorno impara un po’ di più, già possiede tratti di ragionevolezza e senso di responsabilità da adulto oltre ad una dose di saggezza senile, perché ogni uomo è il mondo intero.
Un giorno, imbevuto di sofferenza, cercherà qualcuno da odiare, ma non ci sarà nessuno se non il male, e la morte avrà lasciato un’ eredità spirituale.
L’ intento di Saroyan e’ la crescita di persone libere, oneste, coraggiose e pensanti, che si differenzino esclusivamente per doti intrinseche, con una giusta dose di paura ma mai impaurite, che continuino l’ esperienza in un mondo senza barriere e confini, ne’ stranieri, e soprattutto senza il male.
In una terra di disuguaglianze e scontri razziali egli aspira alla fratellanza, in un tempo di guerra alla pace tra i popoli, il suo marcato ottimismo e’ piuttosto idealista ed utopico.
A contare è l’ essenza dell’ espresso, umanità , bontà, sorriso, comprensione, amore, inseriti in una moderna “ Commedia umana “, l’ esito un messaggio educativo e di civiltà rivolto in primis ai più giovani e comunque sempre valido ed attuale.
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Bambini si nasce, poi purtroppo tutto il resto
William Saroyan nacque in California nel 1908 da una famiglia di immigrati armeni, perduti i genitori da piccino crebbe in orfanatrofio. Si mantenne vendendo giornali per strada e facendo il fattorino per il telegrafo, passando il tempo libero in biblioteca.
Queste poche righe sull'autore perche' non vi sfuggano nel caso decidiate di leggere LA COMMEDIA UMANA, che potrebbe essere un racconto come tanti, invece e' un concentrato di vita.
La vita probabilmente del piccolo William.
Non ho amato la penna dello scrittore, la forma molto elementare e' di lettura scorrevole ma si caratterizza da un non so che di indecifrabile che mi ha lasciato un senso di incompiuto ad ogni pagina. Quasi che ogni periodo fosse troncato, poco elaborato.
Eppure il contenuto e' di infinita piacevolezza, una narrativa che io catalogo come terapeutica perche' trasmette un denso senso di pace, di serenita', di decoro.
Ambientata in California durante la Seconda guerra mondiale, la narrazione e' ricca di piccoli grandi semplici personaggi che ti aprono il cuore, ti strappano un sorriso, velano gli occhi.
Così Homer si trova un lavoro come portalettere per aiutare la mamma vedova. Il ragazzino pedala a tutta velocita' con la borsa dei telegrammi a tracolla, consegnando i brevi messaggi si trova ad affrontare il dramma della morte, così giovane una busta in mano ed il senso di pieta' che lo rende drammaticamente impotente: " Buon compleanno", "Torno presto", " Il Ministero della Guerra e' spiacente di informarla che suo figlio e' morto in combattimento".
Cosi' August lo strillone dà il meglio di sè nelle strade vuote, dove puo' gridare le squallide notizie dei suoi giornali senza che nessuno lo senta, senza che la sua voce imponga carneficine alle orecchie della gente. Senza trovarsi di fronte all'indifferenza delle persone ai titoli drammatici dei suoi quotidiani.
Ben lontano da essere definito un romanzetto buonista, io credo che Saroyan abbia avuto il merito di concentrare nel testo l'umilta', la sincerita' e l'innocenza che solo gli esseri umani allo stato piu' puro possono vantare : i bambini.
Inizialmente demoralizzata dallo stile, il libro e' stato invece una piacevole ed appagante rivelazione.
Poi il piccolo Ulysses spicca un salto , fa toccare i tacchi in volo come ogni volta che e' contento, e corre verso casa.
Buona lettura.