La clausola del padre
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Contemporaneità
La prima caratteristica che colpisce de “La clausola del padre” è la scrittura: l’opera è infatti caratterizzato da una narrazione precisa e meticolosa ma anche fluida e profonda che ha il dono di saper accarezzare il lettore e di condurlo tra le varie pagine con naturalezza. Khemiri, in questo scritto, parla di vite, di famiglia, di uomini e donne, di dettagli fatti di piccoli frangenti, di aspetti di umanità e vita che portano per un sentiero di intimità in cui ciascuno può riconoscersi e in cui ciascuno riesce a rivivere frangenti della propria stessa esistenza.
È un libro, semplicemente, sulle relazioni. Entriamo nella realtà di questa famiglia che ci accompagna per poco più di una settimana, ne facciamo parte, le sentiamo nostre queste situazioni. Osserviamo le varie vicissitudini da diversi punti di vista seppur mantenendo sempre un occhio di riguardo alla figura di questo padre/nonno che rappresenta il filo conduttore, la linea portante, il fulcro dell’intero componimento.
La trama, dal suo canto, è solida e capace di rimescolare le varie carte tanto che mai niente è scontato o come appare in una prima analisi in superficie.
Un libro sulla contemporaneità che sa offrire tanto, che arriva e che invita a molteplici riflessioni.
«La bambina si svegliò. Aprì gli occhi grigio-azzurri e li guardò con quell’espressione a metà tra il campione di kung fu e il gattino cieco appena nato. Non ti rovineremo mai come hanno fatto i nostri genitori con noi, disse lui solleticandole il pancino vicino al moncone di cordone ombelicale. Ti rovineremo in modo completamente diverso, concluse lei carezzandole la testolina rugosa. (p. 213)»