La casa tonda
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Il giustiziere
Non so come definire questo romanzo, molto ben scritto ma molto film Oscar americano. La storia è d'azione, un po' gialla, non molto dato che il colpevole si capisce presto chi è.Quello che risulta poco chiaro è come fare per assicurarlo alla giustizia. Perciò il libro è un po' giallo, un po' romanzo d'azione, con una scrittura bella da romanzo non di genere, un po' romanzo di formazione e anche un po' una storia che ci fa entrare nel territorio indiano e nelle case indiane, nella cultura e nelle riserve di quella gente. Questo è l'aspetto che mi è sembrato di gran lunga il più interessante, anzi mi sarebbe piaciuto che fosse ancora più presente. Le storie indiane contenute all'interno sono interessanti, come il rapporto con i morti, con gli spiriti e la stessa casa tonda, il grande bisonte femmina.
In ogni caso proprio nella casa tonda avviene lo stupro e il tentato omicidio della madre di Joe. Joe è figlio di un avvocato con la stoffa dell'avvocato lui pure. Gli ingredienti ci sono tutti: affetti, amicizia, il cattivo, una comunità compatta, dei bravi genitori, sesso, e pure tanta complicità. Alla fine del romanzo confesso di avere provato un senso di solidarietà con lo stupratore: lui fuori del paradiso e gli altri tutti dentro. Se l'è voluta, era proprio cattivo senza luci e ombre come nei migliori film americani, ma poveraccio.... solo come un cane della prateria, stessa vita.
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Una giustizia
“Le donne non si rendono conto di quanto gli uomini fanno assegnamento sulla regolarità delle loro abitudini. Noi assorbiamo nei nostri corpi i loro andirivieni, nelle nostre ossa i loro ritmi. Il nostro polso è regolato sul loro, e come sempre in un pomeriggio festivo si attendeva che mia madre cominciasse a scandire i minuti che ci separavano dalla sera. E così, come potete capire, la sua assenza fermò il tempo.”
Joe ha tredici anni e tre amici – Angus, Cappy e Zack – con i quali condivide le corse in bici, la passione per la serie televisiva di fantascienza “Star Trek”, lattine di birra e qualche tiro di sigaretta.
Le cose cambiano in una sola sera, verso il crepuscolo, quando sua madre rincasa in auto molto più tardi del solito. E' sfigurata dai lividi, sanguinante, viva per miracolo: qualcuno ha abusato di lei e, alla fine della violenza, ha tentato di darle fuoco. E' riuscita a sfuggire a una fine orrenda solo approfittando di un attimo di distrazione del suo carnefice.
Da quel momento, ella si chiude nella stanza da letto e in un mutismo inesorabile su tutto quanto avvenuto; dorme per la maggior parte della giornata.
A Joe e a suo padre, il giudice Coutts, non resta che cercare di chiarire i fatti in base ad una serie di congetture, attendendo che sia la donna a trovare la forza di rivelare l'accaduto.
L'unica cosa certa è che tutto è successo nei dintorni della “casa tonda”, un luogo sacro in tempi in cui agli indiani d'America era vietato celebrare cerimonie religiose, ed allora lo facevano in clandestinità. Joe, spalleggiato dai suoi amici, raggiunge in bicicletta quel luogo isolato, per trovare tracce di ciò che è avvenuto, e provare a dare un nome a chi stava per uccidere sua madre.
“La casa tonda” guida il lettore alla scoperta di una minoranza: la comunità di una riserva indiana nel North Dakota del 1987.
La storia si apre con il duro antefatto, e decolla poche decine di pagine dopo, quando inizia a ricordare avvenimenti giudiziari passati.
Emerge la figura del giudice Coutts – marito di Geraldine, la donna abusata – che si sforza di amministrare la giustizia tribale nel modo più retto possibile: in un bel passo del libro egli spiega al figlio come l'equilibrio del giudicare sia il modo più efficace in cui una minoranza costruisce la propria reputazione nei confronti di una maggioranza dominante (nello specifico, quella degli americani bianchi). Il giudice si rinchiude tra i fascicoli di casi già conclusi, in pratiche anche risalenti, dove cercare il movente di una vendetta eseguita su sua moglie.
D'altro canto, la stessa Geraldine, prima di uscire di casa in quello sfortunato pomeriggio, stava maneggiando una pratica di cui non si sa nulla.
Nel mezzo, Joe, combattuto tra l'idea di giustizia e la tentazione di vendetta. Ma anche una serie di personaggi con cui il ragazzo si trova a che fare, ben costruiti, a volte esilaranti, con cui la Erdrich evita un andamento monocorde della storia e, soprattutto, tratteggia l'ordinaria vita di una comunità storicamente discriminata. Non a caso il libro nasce da una problematica reale e da un dato di fatto incontestato: la frequente impunità di violenze e abusi perpetrati da non indiani su donne indiane.
Una storia di impegno civile, dunque, che trova il giusto tono di invito alla lettura.
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Ingiustizia nelle riserve indiane
La vicenda ha luogo in una riserva indiana del North Dakota nel 1988; la narrazione, fatta in prima persona da Joe, un ragazzo tredicenne appartenente agli indiani nativi del gruppo tribale "chippewa", figlio di Geraldine la quale è vittima di un aggressione sessuale e viene poi cosparsa di benzina nel tentativo di bruciarla viva; la donna, comunque, riesce a fuggire e, con l’adrenalina in corpo, riesce a tornare a casa ma rimane attonita e non riesce a parlare a causa del forte shock subito.
L’aggressione a Geraldine è avvenuta nella cosiddetta “casa tonda”, il luogo dove i nativi della riserva praticavano in segreto i riti e la celebrazioni della loro religione, la cui ubicazione è al confine della riserva. Alle indagini partecipano sia la polizia dello Stato, sia la locale polizia tribale; ma nasce subito un conflitto di competenze a causa della giurisdizione e alle leggi vigenti a sfavore della comunità indiana per la quale non è possibile procedere contro lo stupratore qualora bianco; d’altra parte, trovandosi la “casa tonda” in territorio tribale, non sarà neanche possibile l’azione da parte della polizia statale. Questa situazione induce l’adolescente Joe a indagare per conto proprio fino a raggiungere a una soluzione del misfatto.
Il romanzo è un giallo “sui generis”; l’autrice vuole portare alla luce ciò che accadeva nelle riserve dei nativi americani fino a qualche anno fa, e la brama di giustizia che infiammava gli animi di tali persone. Quindi, soprattutto, un romanzo-denuncia relativo a quel particolare contesto.
Interessante anche quanto scritto nella post-fazione in relazione al fatto che, nonostante gli accadimenti narrati risalgano al 1988, evidenzia il garbuglio di leggi che tuttora ostacola l’azione penale nei casi di stupro che avvengono in molte riserve indiane.; una donna indiana su tre subisce violenza sessuale e l’86% degli stupri sono perpetrati da non-indiani dei quali solo alcuni di essi sono perseguiti penalmente.
Da leggere per conoscere una realtà spesso ignorata e poco pubblicizzata dai media.
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La riserva delle sorprese..
Ambientato in una riserva, questo romanzo racconta di un padre e di un figlio che cercano di superare insieme un dolore che sembra essere incolmabile. Il dolore causato dallo stupro di Geraldine, moglie e madre modello e il risentimento che provano per il “windigoo”, uomo che ha abusato di lei e ha cercato di darle fuoco, non lascerà pace agli animi dei due indiani. Dovranno cercare di far luce da soli su questo mistero, perché la donna si è chiusa in un silenzio totale ed è caduta in una forte depressione. L’unico indizio che trapela è una misteriosa pratica, probabilmente legata al lavoro di Geraldine e alla voglia di vendetta del suo possessore. Aiutato dai suoi amici, Joe, proverà a farsi giustizia da solo e a cercare in prima persona il feroce aggressore della madre. Riuscirà questo ragazzino di tredici anni a farsi strada da solo tra gli intricati enigmi della riserva indiana? Gli abitanti del posto, sono davvero innocui come possono sembrare?
Due cose mi hanno spinta a prendere in considerazione questo libro: la prima è stata la trama, che sembrava essere di un giallo con i fiocchi, e in secondo luogo mi ha attirata moltissimo la copertina, con colori caldi e con impresso il tipico simbolo indiano che tutti riconosciamo, l’ acchiappa sogni (o Dream Catcher ) che da bambina adoravo! Credevo di trovarmi davanti a dei misteri da svelare piano piano, al dubbio che si crea cercando l’assassino, o in questo caso lo stupratore, invece nulla. Il libro ruota intorno alla parte “legale” della storia, non tanto per quanto riguarda la scoperta del “widingoo” ma più che altro per capire dov’è stato commesso il reato in modo da attribuirgli la giusta punizione. Per me che amo i gialli è stato un colpo basso. Amavo l’idea di dover ricercare indizi e invece mi sono trovata davanti al fatto compiuto e svelato. Mi è piaciuta la parte dedicata a Linda Lark, la sua storia mi ha affascinata e avrei voluto che le fosse dedicato un po’ più di spazio all’interno del libro. Come altre parti di “racconto nel racconto” se così vogliamo chiamarle, ci sono anche i racconti di Mooshum, interi capitoli in cui vengono narrate leggende indiane appartenenti alla riserva. Queste pagine le ho lette con molta fatica perchè si presentavano troppo lunghe e frequenti per i miei gusti personali, ed io, curiosa come sono non vedevo l’ora di tornare al giallo e al dramma. Un’altra cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa sono stati i continui accenni sessuali all’interno della storia..caspita, ogni tanto non capivo se mi trovavo nel bel mezzo di un romanzo della Erdich o di E.L. James! Nulla di esageratamente sconcio, ma più che altro un po’ inadeguato. Sembro bacchettona? Nulla da dire, può essere! Ma se volevo un romanzo erotico mi buttavo sulla nuova trilogia di Irene Cao. Detto questo, forse ciò che mi ha penalizzata è il fatto di non aver letto il romanzo precedente della scrittrice, dato che spesso si trovavano accenni al libro “The plague of doves”, magari leggendolo avrei potuto inserirmi di più nell’ambientazione anche se mi sembra non si tratti di un seguito. Una cosa che invece ho apprezzato è stata l’idea di inserire ad ogni capitolo un titolo “a tema” , e in questo caso ogni capitolo si presentava con il nome dell’episodio rispettivo di Star Trek, non sono una grande amante di quest’ultimo, ma queste “firme” dell’autore mi piacciono sempre. Nel finale,ho tenuto come ciliegina sulla torta la cosa che mi è piaciuta di meno, anzi, che non ho proprio sopportato; Il fatto di non inserire in tutto il libro dei “simboli” che facciano capire quando è in atto una conversazione. Ho fatto una fatica immane a seguirlo e a stare al passo. Leggevo mezza facciata e dovevo tornare indietro per vedere se era un pensiero, un discorso, se a parlare era la voce narrante o un personaggio. È bastato questo per non farmelo andare giù. È un mio limite? Può essere. Magari ho prestato poca attenzione e per altri sarebbe di facile lettura, ma per me è stata dura arrivare alla conclusione, tanto che ho pensato più volte di abbandonarlo. Non lo consiglierei a chi vuole leggere un buon giallo, forse lo consiglierei a chi apprezza le leggende, a chi vuole trovarsi immerso in un ambientazione particolare e sentirsi un po’ “magico”. Si, come ambiente ha qualcosa di magico, ma di misterioso ha poco.
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Il windigoo che stuprò mia madre
Joe ,tredici anni , con suo padre Coutts, giudice tribale, stanno percorrendo la strada sterrata che porta alla Round House (la casa tonda) edificio sacro della comunità indiana dei Chippewa, siamo in North Dakota è il 1988, i due sono preoccupati, Geraldine rispettivamente mamma e moglie non ha fatto ritorno a casa ed è un ritardo assai strano. D'un tratto proveniente dalla direzione opposta nell'altra carreggiata,eccola!, Geraldine in auto li supera senza degnarli di uno sguardo. Coutts fa inversione di marcia e insegue la moglie , entrambe le automobili si fermano davanti al garage di casa Coutts. Il giudice scende dalla propria vettura, apre lo sportello dell'auto della moglie e viene investito dal puzzo vigoroso di vomito e di benzina; la donna non si muove, ha le vesti strappate, sangue dappertutto sull'inguine. E' stata picchiata e stuprata. L'uomo non perde tempo afferra la donna e la conduce in ospedale non prima di aver ordinato a Joe di avvisare il resto della Comunità.
Questo romanzo comincia così con uno stupro e una donna che per miracolo sopravvive ad esso prima di rinchiudersi in un silenzio quasi autistico.
Joe, il figlio adolescente è sconvolto, cercherà in tutti i modi di scoprire chi è stato. All'inizio crede di aver scoperto il colpevole nel giovane prete cattolico, Padre Travis, ex marine, con una grossa cicatrice che gli sfregia gola e petto, alla fine però il giovane indiano subirà una dura lezione dal prete fisica e morale "Dio è buono, Misericordioso, tutto guarisce", ma Joe non sopporta la morale cattolica ,lui vuole la vendetta, lui vuole il windigoo, l'uomo bianco, che ha fatto del male alla madre perché lo vuole impiccare e così vendicare la Comunità. Il rancore del ragazzino aumenterà a dismisura quando il padre e l'agente dell'FBI, Bjerke, scopriranno il nome dello stupratore ma per un assurdo groviglio burocratico saranno costretti a lasciarlo libero. Lo stupro e il tentato omicidio sono avvenuti presso la casa tonda che è in parte sulla terra indiana e in parte nel parco naturale federale, dunque non si riesce a capire se la giurisdizione sia indiana o federale. Joe però non è disposto a lasciare il windigoo libero di farla franca, chiede aiuto all'amico Cappy, i due giovani indiani riusciranno a punire l'uomo bianco? "Un capolavoro" l'ha definito Philip Roth che scava nelle contraddizioni che caratterizzano da secoli i rapporti Nativi e Americani. ,in un periodo storico particolare perchè un uomo di colore è alla Casa Bianca, Barack Obama. La Erdrich racconta gli Indiani d'oggi, senza retorica; sono lontani i tempi delle belle fiabe come "Balla coi lupi","Piccolo grande uomo" o "Soldato blu", con un linguaggio foulkneriano la scrittrice, anch'essa con sangue cheppewa nelle vene, vuole denunciare alla comunità internazionale il "femminicidio" indiano, l'86% degli stupri di donne indiane è commesso da non nativi e per una serie di leggi federali , gli stupratori bianchi non vengono perseguiti. Barack Obama si occuperà anche dei Nativi?
Infine mi piace segnalare le scene umoristiche che ci sono nel romanzo che rendono la narrazione meno cupa e più piacevole, specialmente quelle che descrivono gli adolescenti che hanno fatto pensare molti critici al capolavoro di King "Stand by me", mi vengono in mente le corse in bici nella riserva, la scoperta degli antichi riti ,la scoperta del sesso come gioia e divertimento tipo lo spogliarello della procace Sonja di fronte al vecchio sciamano Mooshum. Inoltre in tutto il romanzo l'autrice strizza l'occhio a Star Trek, che nell'immaginario adolescenziale di Joe e dei suoi amici, più degli antichi riti e della religione cattolica rappresenta la sua vera linea di guida, quasi che "The Next Generation" con i suoi assurdi personaggi e mondi immaginari, sia portatrice di insegnamenti più intelligibili e più umani.