Narrativa straniera Romanzi La casa sul'isola
 

La casa sul'isola La casa sul'isola

La casa sul'isola

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La grande Storia e le piccole storie: una saga famigliare intensa e toccante. 1914, isola di Castellamare, Sicilia. In una notte d'inverno, due bambini nascono in due case distanti solo qualche centinaio di metri. Il primo è figlio di Amedeo, il medico condotto dell'isola, e di sua moglie Pina. Anche il secondo è figlio di Amedeo, ma la madre è la sua amante, Carmela, moglie del sindaco di Castellamare. Insidioso, lo scandalo si propaga nell'isola e distrugge la reputazione di Amedeo, che è costretto a lasciare il suo incarico e si ritrova a gestire un bar-pasticceria all'interno di una vecchia casa. La terrazza del bar diventa per lui - e per gli abitanti di Castellamare - un luogo da cui osservare e commentare un mondo che cambia vorticosamente e che porta sull'isola la tragedia di due guerre mondiali, lo slancio della ricostruzione, le tensioni sociali e politiche degli anni Settanta, la sfacciata abbondanza degli anni Ottanta e le luci e le ombre del nuovo millennio. Sebbene a Castellamare tutto sembri immutabile, i figli e i nipoti di Amedeo non soltanto vivranno tutti questi cambiamenti, ma v'intrecceranno anche le loro storie di amicizia e d'amore, di morte e di speranza. Perché la Grande Storia è sempre fatta di piccole storie. E s'illumina di una luce nuova se c'è qualcuno disposto a raccontarle. Magari da una casa su un'isola



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La casa sul'isola 2017-06-27 15:58:20 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    27 Giugno, 2017
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Un'affascinante saga familiare su di un'isola

La casa sull’isola è il romanzo d’esordio della scrittrice britannica Catherine Banner, che ha lavorato come insegnante per alcuni anni, spostata con un italiano, vive a Torino.
“Un miracolo, due gemelli nati da madri diverse che vengono al mondo come se avessero fatto un patto. Una notte nei primi anni del XX secolo a Castellamare, erano nati due bambini maschi, figli dello stesso padre, “il collezionista di storie”.
Amedeo Esposito era stato lasciato neonato a gennaio del 1875 nella “ruota” del brefotrofio di Firenze. Il bambino era cresciuto a vista d’occhio: più diventava grande, più era desideroso di conoscere le storie delle balie che lo avevano allattato e poi allevato.
A sei anni, unico maschio rimasto nell’orfanotrofio, il piccolo era stato preso a benvolere dal medico, ivi presente nella struttura. Il dottore aveva regalato ad Amedeo un taccuino. Da allora Amedeo era solito farsi narrare storie da tutti: infermiere, suore, i preti della Santissima Annunziata che passavano davanti agli scalini della struttura, benefattori in visita. Diventato adulto, si laurea in Medicina, ed era andato a vivere con il medico dell’Istituto, scapolo e ormai avanti con gli anni. Uomo solitario, corporatura alta ed imponente, folte sopracciglia, abbigliamento serio, abitudini riservate, Amedeo trascorreva le sere a studiare riviste mediche e le domeniche nella casa del suo vecchio padre adottivo. Si sentiva una persona senza radici e forse per questo cercava Amedeo . Quest’ultimo cercava un posto fisso e stabile. Nel 1914 il sindaco della cittadina di Castellamare scriveva se Amedeo era disposto a trasferirsi al Sud, c’era un’isola del tutto priva di assistenza medica che poteva offrirgli un posto fisso. In quest’isola a Sud-Est della Sicilia, un puntino sull’atlante del suo padre adottivo, Amedeo avrebbe trascorso la sua intera esistenza.
L’autrice compone una emozionante saga familiare, una piccola, ma toccante storia incastonata nella Grande Storia del Novecento che arriva fino ai giorni nostri.

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Consigliato a chi ha letto Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia.
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