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La carta e il territorio La carta e il territorio

La carta e il territorio

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Se Jed Martin, il personaggio principale di questo romanzo, vi dovesse raccontare la sua storia, probabilmente vi parlerebbe della rottura della propria caldaia, avvenuta un certo 15 dicembre. Oppure di suo padre, architetto noto e stimato, con cui era solito trascorrere solo la vigilia di Natale. Ricorderebbe certamente Olga, una russa molto carina incontrata all’inizio della sua carriera, in occasione di una mostra delle sue fotografie delle carte stradali della Michelin. Tutto questo avveniva prima che arrivasse il successo mondiale con la serie delle opere dedicate ai “mestieri”, ritratti di personalità di diversi ambienti, colte nell’esercizio della loro professione. Dovrebbe dire anche come ha aiutato il commissario Jacelin a chiarire un’atroce storia criminale che ha sconvolto la polizia. Sul finire della sua vita, Jed Martin arriverà a una certa serenità ed emetterà solo dei mormorii.



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La carta e il territorio 2021-12-22 19:35:21 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    22 Dicembre, 2021
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Non solo arte

L’artista Jed Martin è il protagonista enigmatico del romanzo.
Sperimenta le arti figurative perorando il campo della fotografia e della pittura alla ricerca della propria essenza, percorre svariate strade artistiche per realizzarsi come uomo e per trovare un posto nella società.
Vita dura quella dell’artista, in perenne bilico tra realizzazione e critica, tra soddisfazione e vuoto creativo, tra acclamazione e isolamento.
I momenti down, dove le nebbie sono fitte e gli spunti creativi latitano, si alternano con rinascite e folgorazioni improvvise, come quella di creare un’opera d’arte utilizzando uno scatto fotografico che ritrae una porzione di carta stradale della guida Michelin. Tuttavia le operazioni brillanti sembrano svaporare col passare del tempo, fomentando il tarlo sordo della vacuità.
Il romanzo è una fucina di tematiche a sfondo non solo artistico ma sociale, economico, culturale e politico.
Lo scrittore francese naviga con estrema disinvoltura nei suddetti campi, contaminando il contenuto di spunti personali, cimentandosi in uno sdoppiamento di se stesso, Houellebecq autore e artista, camminando sul filo sottile del reale e del visionario.
I contenuti sono elaborati con un flusso che stimola la curiosità del lettore, convogliando l’attenzione sul viaggio che si compie attorno alla complessa personalità del protagonista, che vuole essere simbolo di una intera categoria.
Romanzo dalla scrittura elegante e dalla prosa coinvolgente con un giusto equilibrio tra registro cinico, critico e denuncia sociale.

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La carta e il territorio 2019-05-25 10:21:01 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    25 Mag, 2019
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Toccante, intenso, graffiante, geniale

Il più bel libro di Michel Houellebecq che ho letto, edito da Bompiani nel 2010, anno della pubblicazione in Francia che gli portò il massimo premio letterario francese, il Goncourt. Meritato in pieno: stupendo, mi ha toccata così tanto che ogni recensione sarebbe sempre inadeguata e insufficiente. Posso solo invitare alla lettura. Ogni volta che leggo Houellebecq mi convinco sempre più della sua bravura, il suo talento è innegabile, al di là di talune accuse che gli sono state mosse. È il prezzo che pagano tutte le persone che non hanno, come si suol dire, i peli sulla lingua e vogliono rappresentare la realtà senza il velo delle convenzioni, del “buongusto”, dell’arte della diplomazia.
La provocazione in Houellebecq è il mezzo e lo scopo allo stesso tempo delle sue opere.
La carta e il territorio: bisogna leggere tutta l’opera per capire come mai Houellebecq sceglie questo titolo. Dirò solo che la “carta” è ... la mappa stradale Michelin, da cui il protagonista del romanzo, l’artista Jed Martin, pittore e fotografo francese, trae ispirazione per i suoi scatti. In parole povere Jed trova poesia, armonia nelle carte stradali con tutti i loro intrichi di strade, superstrade, indicazioni e con i suoi scatti, le rende opere d’arte molto apprezzate che gli faranno scalare le vette del successo.
Geniale! Io non ci avrei mai pensato. Una fredda, prosaica mappa stradale che diventa oggetto d’arte con tanto di quotazioni in Borsa!
Il periodo Michelin occupa la prima parte del romanzo ( il libro si divide in tre parti ed è una climax di colpi di scena) , quella più vivace dal punto di vista di Jed: incontra Olga, una bellissima russa che lavora per la Michelin che lo aiuta a sfondare nell’alta società e l’incontro con lo scrittore Houellebecq. Sì, ho digitato bene, proprio l’autore. I più penseranno che lo scrittore francese si sia autocelebrato, inserendosi nel “cast” dei personaggi e nominandosi spesso con l’epiteto “lo scrittore de Le particelle elementari”, “il celebre scrittore mondiale”.
Io ho sorriso tantissimo, sono stata colta di sorpresa e confesso di averlo pensato anche io, per cambiare idea subito dopo perché Michel Houellebecq fa di se stesso un ritratto veramente impietoso. Non posso dirvi tutto, ma vi assicuro che vi stupirà perché verso la fine della seconda parte spingerà il suo personaggio all’impensabile, all’indicibile.
L’intreccio è lineare, non complicato: Jed, a parte la parentesi amorosa con Olga, è solo. Ha un padre, ex architetto, malato di cancro, che vive in una clinica e che va a trovare piuttosto spesso, chiacchierando della vita oppure senza parlare, lasciando che siano i silenzi a colmare vuoti di tristezza e nostalgia. Il padre, contro la volontà di Jed, si recherà di nascosto a Zurigo, nella migliore clinica dove si pratica l’eutanasia e, nel rispetto delle leggi svizzere, si farà cremare e lasciare che sia il vento a disperdere i suoi resti nella natura. Da questo momento in poi, sarà la natura, “il territorio”, l’oggetto degli studi di Jed Martin.
A parte Houellebecq, del quale Jed fa un ritratto che nell’ultima parte del romanzo viene stimato per 12mila euro, un altro personaggio degno di nota è il commissario Jasselin, che dà la possibilità all’autore di esprimere le sue affettuose considerazioni sui cani e le sue riflessioni sulla vita di coppia nella mezza età.

“Il cane è una sorta di bambino definitivo, più docile e più dolce, un bambino che non arriverà all’età della ragione, ma è anche un bambino cui si sopravviverà: accettare di amare un cane equivale ad accettare di amare un essere che vi sarà ineluttabilmente strappato (...)”.

Ho scritto che Jasselin è “un commissario” di gendarmeria, sì. La terza parte del romanzo è un giallo, un violento thriller, con tanto di ricostruzione secondo la moda delle detective stories.

L’autore dimostra competenze in ambito fotografico, lui stesso ha scattato le foto che fanno parte di un altro suo romanzo, “Lanzarote”. In alcune pagine ci sono citazioni di Wikipedia, indicate da lui nell’ultima pagina del romanzo.
Come in ogni suo testo, troverete brillanti riflessioni e considerazioni sull’uomo occidentale, sulla vita in genere. Per amare un autore come lui bisogna essere coraggiosi e aperti senza ipocrisie. Houellebecq è profondamente calato nel mondo in cui viviamo, senza fraintendimenti, senza ipocrisie e rappresenta lo stato di solitudine dell’uomo di oggi con uno stile asciutto a tratti corrosivo e violento. In uno stato di formidabile lucidità.

“Gli insetti e gli uomini, e anche altri animali, sembrano perseguire uno scopo, i loro spostamenti sono rapidi e orientati, mentre i fiori rimangono nella luce, smaglianti e fissi. La bellezza dei fiori è triste perché i fiori sono fragili, e destinati a morire, come ogni cosa sulla terra naturalmente, ma essi in particolare, e come per gli animali il loro cadavere non è che una grottesca parodia del loro essere vitale, e come quello degli animali puzza—tutto ciò lo si comprende non appena si sono vissuti una volta il passaggio delle stagioni e il marcire dei fiori”.

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Consiglio questo libro a tutti quelli che vogliono iniziare a conoscere questo autore, a saggiare il suo inconfondibile stile, le sue tematiche più care , le sue provocazioni, senza possibilità di imbattersi in riflessioni foriere di polemiche e scene di sesso con dovizia di particolari che hanno invece troneggiato in “Serotonina”. Sotto questi due aspetti il libro ha toni molto più dimessi.


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La carta e il territorio 2012-12-15 10:11:56 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Dicembre, 2012
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Carta e territorio

Houellebecq scrive bene , infatti sono riuscito ad arrivare alla fine senza particolari affanni , ma il senso di tutte queste pagine a volte mi è sfuggito, si parla di un artista e delle sua difficoltà a sentirsi parte del mondo che lo circonda , un mondo che lui cerca di rappresentare secondo varie forme della sua arte, prima la fotografia di oggetti, poi le carte stradali Michelin , quindi i quadri.

C'è tanta filosofia sotto traccia , qualche riflessione sulla società ed il suo progredire , la stanchezza di confrontarsi dell'autore con la vita sociale, che lo porta ad una impossibilità di condividere la vita con qualcuno nonostante amori intensi ma senza legami perchè il protagonista non trova il suo posto in questa società. Almeno questo è quanto mi è parso di capire , ma Houellebecq è "tosto", si regala una parte autobiografica , ad un certo punto vira sul trhiller rifilandoci altre riflessioni esistenzialiste per finire con una tirata sull'evolversi della società e dell'economia francese.
Ha forse cercato di mettere in stretta relazione l'individualità con la collettività, ed entrambe con quanto "governa" il mondo : danaro, fama , ambizione, per dimostrare attraverso il personaggio di Jed che si possono avere denaro e successo e non riuscire ugualmente a trovare una propria identità nel mondo, una situazione che porti non dico alla felicità ma quantomeno ad una illusoria soddisfazione.
Jed è spesso un uomo solo, che trova affinità con soggetti altrettanto esiliati dalla socializzazione spicciola , cerca per tutta la vita di rappresentare il caos del mondo e il mutare delle strutture sociali ed economiche, ma il discorso è complesso e complicato , ogni tanto ho perso il "filo" del discorso.
Bella la parte autobiografica , il racconto della persona Houellebecq.
Non mi sento di sconsigliarlo a priori ma è una lettura che richiede di "stare sul pezzo" continuamente, certamente non facile.

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