La bussola di Noè
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Il cerchio della vita
Un capolinea sentimentale e lavorativo, non per raggiunto limite di età, con l’ esaurimento di speranze e prospettive, assecondando momenti quieti e silenziosi in un’ umile ed ultima dimora.
Il sessantenne Liam percorre con lentezza i propri giorni, quietato da un silenzio necessario, costretto a lasciare il proprio lavoro di insegnante, due matrimoni alle spalle, tre figlie, una fragilità di fondo ed una totale rassegnazione sentimentale.
Gli eventi consegneranno cambiamenti inaspettati, incidenti delittuosi, incontri non preventivati. Ecco una giovane donna, una ragazza normale, ingenua, semplice, trasparente, Eunice, la “ vittoriosa “, di professione “ ricordatrice “, colei che riporta sulla retta via persone affette da traumi mnesici.
Una attrazione singolare, inspiegabile, tremendamente banale e per questo unica, duplicità opposta e parallela, quanto basta per abituarsi a stare con qualcuno in un giuoco sentimentale irresponsabile per differenza di età, doveri coniugali, scomode verità.
Un idillio sbollito rapidamente, frutto della inattuabilità di una fragilità specchio delle reciproche debolezze. Ma una semplice attività professionale genererà ricordi sentimentali, famigliari, riportando parti di se’ non vissute, ignorate, rimosse, una concatenazione di eventi generanti un’ altra storia, l’ accettazione dell’ inevitabile scorrere del tempo nelle irrinunciabili stagioni della vita.
Spesso i ricordi sono associati ad una perdita, il dolore consegna a riflessione e cambiamento, quale il senso di tutto quello che si è dimenticato, l’ infanzia, la giovinezza, il primo matrimonio, il secondo matrimonio, e come sono cresciute le proprie figlie?
In fondo si è sempre sofferto di amnesie e si è rimasti assenti dalla propria vita, così pieni di se’ e imbrigliati in un passato malevolo, ignari del momento.
Vecchi volti riesumati, ricordi riaffiorati in una una nuova-vecchia forma, unica, diversa, guardata con occhi diversi.
Ed allora si scopre un desiderio di condivisione affettiva, di abitudini consolidate, di una solitudine quanto mai necessaria e consolatoria, accompagnata dalla lentezza di gesti e parole, pensate, ripetute, metabolizzate, risolte.
E’ il piacere della comunanza e la gioia di un silenzio meditato, in quell’ angolo di mondo che è divenuto il proprio mondo. L’ epilogo riporterà l’ incipit, con un’ altra consapevolezza, in mezzo il fiume dell’ esistenza.
Un romanzo dagli intenti ammirevoli, un intreccio lieve e vivace come il respiro dei protagonisti, a volte un po’ pasticciato, inconcludente, un cicaleccio confuso, a contraddirne il senso agognato.
La lettura riporta a Catherine Dunne, a storie di ordinaria famigliarità, di incompiutezza , di solitudini inesplorate, la ricerca di una quadra sentimentale sovente incompleta ed insoddisfacente.