La bambina che raccontava i film
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Il fascino del Cinema e dell'immaginazione!!
C'è un proiettore in una sala buia, in fondo alla parete. Un rumore e il Cinematografo viene perquisito da un fascio di luce alla ricerca dello schermo. Granelli di polvere galleggiano nell'aria. Nessuno ci fa caso. Perché di fronte compaiono immagini, suoni, colori. Compaiono vite, mentre l'immaginazione si fonde con lo sguardo per ammirare il film.
I fotogrammi scorrono veloci, uno dopo l'altro, inesorabilmente, mentre il responsabile del proiettore dorme ubriaco e l'inizio del film si confonde con la fine. Tra il pubblico c'è una bambina, una bambina speciale. Due M il suo nome, un marchio di fabbrica come Marilyn Monroe. Maria Margarita non è semplicemente una bambina, ma è una raccontatrice di film. Il suo compito è quello di raccontare ciò che ha visto a quelli che non sono potuti andare al cinema. Perché i biglietti costano troppo, troppo per un'Officina della pampa Argentina in cui c'è solo deserto brullo.
Maria ha vinto una sfida tra i suoi quattro fratelli: è lei quella che riesce a raccontare i film con più vivacità, è lei, a soli undici anni e una famiglia distrutta. La madre se ne è andata dopo che il padre è rimasto ferito in un incidente in miniera. Cinque figli, e una pensione.
E' una società in cui la "disperanza" sconfina, in cui sogni e aspirazioni vengono oscurati dalla cruda realtà.
Allora, soltanto quel fascio si luce, sottile, quei fotogrammi, rappresentano la fuga dal mondo, il luogo in cui la fantasia si compie, in cui l'immagine astratta si concretizza in lacrime, avventure, vite. Perché noi siamo fatti della stessa sostanza dei film. Della stesa sostanza dei sogni. Ecco: un film è un sogno che si avvera. Maria Margarita guarda e racconta, fa vivere la parola in tutta la sua forza, in tutta la sua consistenza. Perché la bambina non s'immedesima soltanto, vive il film. Vive la sua fantasia, per fuggire dalla realtà. Tutti l'applaudono, tutti vogliono che Fata Delcine (il nome che prenderà poi) racconti loro un film. Ma la televisione sta dilagando, anche nel cuore della pampa Argentina. I sogni sfumano, la fantasia è realizzata ogni giorno. Maria Margarita resta con la sua abilità da sola, ad affrontare la vita che le pone di fronte gli ostacoli più insormontabili che si possano immaginare. Ma nonostante tutto lei si salva, si salva dalla moda televisiva imperante, perché lei è in grado di immaginare, di usare la fantasia per viaggiare. Perché l'immaginazione rende accettabile anche il più orribile dei destini.
E' una storia brevissima, descritta con l'ingenuità di una bambina costretta a crescere troppo in fretta. E' un testo veloce, ma affascinante, filigranato dal sorriso e dalla speranza. Sei sospeso nella storia,. Una bolla che fluttua e che, trasparente, prende ora i colori dell'innocenza, ora della violenza, ora del deserto. Sempre però della vita, questo sogno che i film tentano di raccontare, che i libri tentano di raccontare, ma che soltanto l'immaginazione ingenua di una bambina ha saputo cogliere.
Indicazioni utili
Quando il cinema aveva un'anima...
Da perfetta, brava e appassionatissima cinefila, non potevo non acquistare questo libro, il cui titolo è bastato da solo a rapire i miei occhi miopi e occhialuti.
Maria Margarita è una bambina di undici anni che abita in un povero villaggio di minatori nel deserto dell'Atacama, in Sud America, dove le attrattive sono veramente poche, tra cui il frequentatissimo cinematografo. Siccome i soldi non bastano per mandare al cinema sia Maria Margarita che suo padre e i suoi quattro fratelli, ne viene mandato uno alla volta con i soldi faticosamente risparmiati e, una volta terminata la proiezione, il prescelto tornerà a casa a raccontare meglio che può ciò che ha visto. Il vincitore, ovvero quello che racconta meglio nei minimi dettagli il film, avrà il diritto di andare sempre e soltanto lui al cinema, con l'unica condizione di continuare a narrare alla famiglia tutti i film visti. Ed è proprio la piccola Maria Margarita a vincere la gara: il suo talento è così strabiliante che oltre alla sua famiglia, inizia a raccontare i film a quasi tutti gli abitanti del villaggio. Perchè Maria Margarita non solo racconta: s'immedesima in tutti i personaggi, imita sguardi, gesti, smorfie, espressioni, canta, si traveste, sguaina spade e pistole, passando con estrema bravura da un pistolero ad una donna piangente, da un vendicatore a una sensuale lady, da un cattivo ad un buono. Molti iniziano a pensare che sia meglio questa straordinaria raccontatrice di film che il film stesso. Dopo gli spettacoli in casa sua davanti a tutto il villaggio, inizia ad essere chiamata nelle case altrui a domicilio, sempre per narrare quelle pellicole come solo lei sa fare, guadagnandosi il soprannome di "Fata Delcine" (in spagnolo: fata del cinema). Ma il successo e la felicità della piccola Maria Margarita sono destinati a svanire presto: ormai adolescente, è costretta ad assistere alla disgregazione della sua famiglia e alla perdita di tutto ciò che ama, con la comparsa della televisione che attrae, come il miele con le mosche, tutti gli abitanti del villaggio, che svuota i cinematografi, le case e le strade, che fa dimenticare al mondo la Fata Delcine....
E'un libro di poche pagine che si legge tranquillamente in pochissime ore, ma che non impedisce di apprezzare totalmente questo piccolo grande capolavoro che mi ha commossa: è una rievocazione del passato, dei tempi in cui il cinema aveva un'anima, aveva storie, luoghi e persone, aveva una vita. Oggi si dà per scontato che andare a vedere un film sia una cosa all'ordine del giorno, ma molti anni fa bastava soltanto un biglietto del cinema per portare le persone in un universo totalmente sconosciuto eppure al tempo stesso così reale, per renderle veramente felici: il cinema era un modo per dimenticare la cruda realtà, per vivere felici, ridere, piangere, impaurirsi e restare sulle spine... Anche se solo per poche ore, in quel mondo volevano perdersi tutti quanti.
Volevano vivere le vite di altri per immedesimarsi in loro, per dimenticare le cose brutte, sperando di non uscire mai da quella sala dalle poltrone imbottite e dal grande telone dello schermo.
Buttare la chiave di quella stanza e chiudersi dentro per sempre...
E' questo ciò che "La bambina che raccontava i film" mi ha detto.
Spero che lo dica anche a chi vorrà leggere questo stupendo libro che consiglio assai vivamente e che nonostante abbia uno stile ed una struttura molto semplici, descrive e fa provare sentimenti ed emozioni talmente profondi come soltanto pochi libri sanno fare.