La ballata del caffè triste
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I quadri di Hopper, riportati sulle pagine dei lib
Prima di tutto, una riflessione.
Mi pare alquanto strano che in un sito così specializzato, come questo in recensioni dei libri, ci sia solamente l'intervento di un altro utente riguardo questo scrittrice americana, sconosciuta al grande pubblico.
Io non ne sapevo affatto l'esistenza fin quando, alla ricerca dei migliori film di Scarlett Jhoansonn, la divina di Hollywood, mi sono imbattuto in un piccolo gioiello di film indipendente "una canzone per Bobby Long" con il buon Travolta. Durante una scena la bionda bellissima, meravigliosa Scarlett ha tra le mani proprio un libro della Carson.....mi sono incuriosito e mi sono messo, non senza difficoltà alla ricerca di questo libro "il cuore è un cacciatore solitario", ormai non più in stampa e di fatti l'ho trovato a un prezzo di circa 5 volte maggiore a quello ufficiale, ma non me ne sono pentito e anzi ho comprato della stessa autrice questo "la ballata del caffè triste".
Se amate i quadri del grande Hopper, dove il silenzio e le ambientazioni del profondo sud americano la fanno da padrone, allora con questa autrice starete sulla strada giusta per gustarvi delle letture che vi lasceranno sicuramente piacevoli ricordi.
Giovanissima la Carson si cimenta con un argomento molto a cuore, sia nell'industria americana cinematografica, che in quella della letteratura: le aride, assolate, desolate lande del sud degli Stati Uniti.
Luoghi dove il tempo pare sia sospeso e le persone oppresse da miseria, pregiudizio, ignoranza e da un sole implacabile trascorrono le loro giornate stravaccate su derelitte verande o in malfamati locali dove alcolismo, disperazione, odore di sudore represso rendono l'aria irrespirabile.
L'autrice è giovanissima eppure, mi da la netta sensazione di essere una perfetta conoscitrice dell'animo umano, soprattutto dell'animo di tutti coloro che per condizione sociale o per aspetto fisico sin da quando nascono hanno già il destino segnato verso un inevitabile fallimento. Non ci sono sogni ad allietare i derelitti, non c'è il lieto fine a rendere la lettura meno amara, ma quanta bellezza nello sfogliare le pagine e vedere materializzarsi davanti agli occhi le vite e le sofferenze di questi picari, di questi dimenticati, di tutti questi ultimi della vita, che vagano strusciando le logore scarpe attraverso i campi arsi dal sole, arrancano senza meta, si picchiano, copulano come bestie dove capita, si inginocchiano schiacciati dal peso di una vita fatta di sola fatica, mangiano la terra polverosa, fanno a cazzotti, si detestano, ma poi inevitabilmente si rialzano e continuano a pellegrinare da un locale ad un altro, continuano a stringere i pugni a tirare giù pinte su pinte di birra da quattro soldi.
Si logorano il vestito buono della domenica facendo a cazzotti in qualche balera, le donne si vendono a qualche animale di passaggio, i bambini polverosi, zozzi, frignanti hanno la rogna. Un quadro tragico, dove due sordi si sostengono a vicenda, un nano gobbo porta disperazione e morte al suo passaggio, una vecchia arcigna rende la vita di chi la avvicina impossibile, un delinquente passa il suo tempo ad arrotare il coltello a bazzicare le paludi.....non manca nulla, la grandiosità della disperazione e miseria umana, servita senza remore alcuna, senza dare mai la speranza al lettore che alla fine tutto si sistemerà.
Io preferisco così, adoro gli scrittori schietti, sinceri, che non hanno pietà per i loro personaggi, che li fanno affondare con tutti quelli che gli sono intorno. Sono letture dove la speranza si va a farsi benedire, già dalla prima pagina, un po come la mia speranza che un giorno aprirò la porta di casa mia e invece di vedere la vecchia vejarda che scarrella la frutta, mi ritrovo la meravigliosa, divina, inarrivabile Scareltt Jhoansson che mi chiede se le posso prestare un po di sale......