L'uomo in bilico
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Le ali della libertà (quando mancano)
L'uomo in bilico è il diario di un uomo mediocre. Non mediocre come intelligenza o come capacità di relazionarsi con gli altri, ma con la mediocrità di chi non ha grandi slanci, e allo stesso tempo ha abbastanza intelletto da subire la vita nella sua gretta materialità: soldi, lavoro, discorsi scontati tra amici, problemi con i vicini. Il guaio di Joseph è avere una enorme libertà e un animo incapace di farne uso. La più bella pag del libro è la 167 in cui viene fuori il senso del romanzo che sta nella cura della mente secondo Spinoza. La mente rappresenta quell'io che dobbiamo governare e l'umanità di cui siamo responsabili (legata alla libertà e alla dignità propria). La responsabilità è grande, la libertà è solo un germe debole, mancando della comprensione per essere completa.
La paura fa nascere il desiderio che qualcuno decida per noi. Il desiderio di arruolarsi in un esercito, per esempio. Nel romanzo è la paura a decidere alla fine dei conti. Il romanzo non è bellissimo da pdv letterario ma è interessante. Sembra che l'autore l'abbia scritto per sè tenendo poco conto del lettore. Forse non era ancora abituato ad avere il lettore al suo fianco. Il discorso sulla mente si collega a quello di Doctorow della coscienza di Andrew ( bellissimo). Anche lui parla della trasformazione del cervello in mente e della coscienza nello stesso modo laico ma con una maggiore positività. Andrew fa l'atto da matto di fronte al Potere, mentre Joseph si arruola rinunciando a esercitare la sua libertà con un atto di profonda sfiducia nell'uomo.