L'uomo che si innamorò della luna
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Tom Spanbauer, nato nel 1946 a Pocatello, nell'Idaho, è cresciuto in una famiglia cattolica di agricoltori di origini tedesche, ha studiato all'Idaho University e poi alla Columbia University. Prima di trasferirsi sulla Costa Orientale ha trascorso tre anni in Kenia. Stabilitosi a New York ha intrapreso l'attività di scrittore che lo ha reso famoso con il suo secondo romanzo, L'uomo che si innamorò della luna (Mondadori 2007). Vive a Portland nell'Oregon, dove ha creato la scuola di scrittura "Dangerous Writing" presso la quale si è formato Chuck Palahniuk.
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Opinioni inserite: 1
La lettrice che non si innamorò del libro
Già il fatto che questo libro abbia un solo titolo, che inoltre non c'entra quasi niente con la trama, mi sorprende moltissimo.
Non lo chiamerei nemmeno libro: è un gomitolo infinito. Un labirinto senza uscita. Una ragnatela intricatissima. Una matassa disordinata. Un'accozzaglia insensata. Un barboso dizionario di lingua straniera. Perchè? Perchè le storie, le trame, le sottotrame e tutte le altre vicende sono talmente ingarbugliate e intricate che ho faticato non poco a seguire il presunto filo logico di questo romanzo.
Tra flashback, biografie, autobiografie, spiegazioni linguistiche e folcloristiche dei pellerossa, e continui salti temporali non ho percepito alcuna continuità, alcun protagonista ma soprattutto nessun senso e nessuna trama. Come se tutte queste cose fossero state attaccate a caso su un album di figurine. E il brutto è che il tutto entra da un orecchio ed esce dall'altro, non resta niente nel cuore e si dimentica in fretta. La confusione è quindi pressochè totale.
Non si respira quell'atmosfera western tanto desiderata, non ci si tuffa nella vicenda, non ci lega ai personaggi e tra il libro e il lettore si crea un profondo e invalicabile abisso.
Dimenticatevi i pistoleri, i cowboy e gli sceriffi dei celebri spaghetti western del cinema. Qui non esistono.
Per non parlare di tutta la volgarità gratuita e ripetuta all'infinito: inutile e senza scopo, così come le innumerevoli scene di sesso che non finiscono mai. Mi sono sembrati patetici tentativi di attirare i lettori, nonchè triste frutto di una sorta di trasgressione letteraria tendente all'autocelebrazione.
Nella quarta di copertina si parla di razzismo e contenuti struggenti. Ci sono? Certo che sì, peccato che siano guastati e minimizzati da humor banale che non fa ridere, volgarità estenuante ed esagerata e ginnastica erotica che sfinisce.
Ed è un peccato, perchè se tutto questo fosse stato un po' ridotto sarebbe uscita una bella storia. Una, ribadisco. Non duecentocinquantamilioni come il caro Spanbauer ha scelto di trattare.
Non c'è altro da dire. Assolutamente sconsigliato. E meno male che questo libro è praticamente sconosciuto e introvabile. Sia maledetta la mia curiosità!