Narrativa straniera Romanzi L'uomo che si innamorò della luna
 

L'uomo che si innamorò della luna L'uomo che si innamorò della luna

L'uomo che si innamorò della luna

Letteratura straniera

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La trama e le recensioni di L'uomo che si innamorò della luna, romanzo di Tom Spanbauer edito da Mondadori. Siamo a Excellent, nell'Idaho intorno al 1880: Shed (alias Duivichi-un-Dua) è un ragazzino mezzosangue che a soli dodici anni subisce violenza sotto minaccia delle armi da un uomo che poi uccide sua madre. L'orfano viene cresciuto dalla scandalosissima Ida Richelieu: prostituta, sindaco del paesino nonché proprietaria dell'Indian Head Hotel, leggendario albergo/bordello dipinto di rosa. Sotto la sua guida, Shed dapprima diventa quello che gli indiani chiamano un berdache (un sacro prostituto maschio), poi fa l'amore con Alma Hatch, ex venditrice di Bibbie e ora puttana di professione. In seguito, dopo aver abbandonato Excellence per mettersi in cerca del significato del suo nome indiano, diventa amico e amante di Dellwood Barker, un originalissimo cow boy del Montana dagli occhi verdi e dall'animo del filosofo, che conversa con la luna e che potrebbe benissimo essere suo padre. Quando, dopo diverse peripezie, fanno ritorno nell'Idaho, i due uomini si uniscono a Ida e ad Alma venendo così a creare la più bizzarra delle famiglie. E l'affetto profondo che la tiene insieme, per quanto circondato dalla brutalità e dalla ferocia di una terra di frontiera, costituisce il cuore di questo romanzo. Ma la tranquillità del paesino è scossa dall'arrivo dei quattro fratelli di colore Wisdom, destinati a scatenare il razzismo bigotto dei mormoni locali che già mal sopportano il colorito e libertino paesaggio umano che orbita intorno all'albergo di Ida. Ne nascerà un conflitto esplosivo e tragico che porterà Shed a perdere l'innocenza e a diventare dolorosamente adulto. L'uomo che si innamorò della luna è una sorta di favola, struggente e terribile, tragica e pervasa di humour, ricca di realismo e di magia, sul razzismo, sull'amore, sulla famiglia e sul sesso, ambientata in un Selvaggio West assolutamente inedito.

Tom Spanbauer, nato nel 1946 a Pocatello, nell'Idaho, è cresciuto in una famiglia cattolica di agricoltori di origini tedesche, ha studiato all'Idaho University e poi alla Columbia University. Prima di trasferirsi sulla Costa Orientale ha trascorso tre anni in Kenia. Stabilitosi a New York ha intrapreso l'attività di scrittore che lo ha reso famoso con il suo secondo romanzo, L'uomo che si innamorò della luna (Mondadori 2007). Vive a Portland nell'Oregon, dove ha creato la scuola di scrittura "Dangerous Writing" presso la quale si è formato Chuck Palahniuk.



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L'uomo che si innamorò della luna 2012-06-30 10:34:37 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    30 Giugno, 2012
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La lettrice che non si innamorò del libro

Già il fatto che questo libro abbia un solo titolo, che inoltre non c'entra quasi niente con la trama, mi sorprende moltissimo.
Non lo chiamerei nemmeno libro: è un gomitolo infinito. Un labirinto senza uscita. Una ragnatela intricatissima. Una matassa disordinata. Un'accozzaglia insensata. Un barboso dizionario di lingua straniera. Perchè? Perchè le storie, le trame, le sottotrame e tutte le altre vicende sono talmente ingarbugliate e intricate che ho faticato non poco a seguire il presunto filo logico di questo romanzo.
Tra flashback, biografie, autobiografie, spiegazioni linguistiche e folcloristiche dei pellerossa, e continui salti temporali non ho percepito alcuna continuità, alcun protagonista ma soprattutto nessun senso e nessuna trama. Come se tutte queste cose fossero state attaccate a caso su un album di figurine. E il brutto è che il tutto entra da un orecchio ed esce dall'altro, non resta niente nel cuore e si dimentica in fretta. La confusione è quindi pressochè totale.
Non si respira quell'atmosfera western tanto desiderata, non ci si tuffa nella vicenda, non ci lega ai personaggi e tra il libro e il lettore si crea un profondo e invalicabile abisso.
Dimenticatevi i pistoleri, i cowboy e gli sceriffi dei celebri spaghetti western del cinema. Qui non esistono.
Per non parlare di tutta la volgarità gratuita e ripetuta all'infinito: inutile e senza scopo, così come le innumerevoli scene di sesso che non finiscono mai. Mi sono sembrati patetici tentativi di attirare i lettori, nonchè triste frutto di una sorta di trasgressione letteraria tendente all'autocelebrazione.
Nella quarta di copertina si parla di razzismo e contenuti struggenti. Ci sono? Certo che sì, peccato che siano guastati e minimizzati da humor banale che non fa ridere, volgarità estenuante ed esagerata e ginnastica erotica che sfinisce.
Ed è un peccato, perchè se tutto questo fosse stato un po' ridotto sarebbe uscita una bella storia. Una, ribadisco. Non duecentocinquantamilioni come il caro Spanbauer ha scelto di trattare.
Non c'è altro da dire. Assolutamente sconsigliato. E meno male che questo libro è praticamente sconosciuto e introvabile. Sia maledetta la mia curiosità!

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