L'ultima diagnosi
Letteratura straniera
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Giudizio finale
Ogni giorno può capitare di imbatterci in decisioni fondamentali o addirittura in risposte, quali “SI” e “NO”, che cambiano il destino in modo radicale e permanente, da cui non si può tornare indietro…Dopo non esistono i “se”, i “ma”, i “forse”…perché le decisioni che si devono prendere riguardano la vita delle persone, e con essa si sa, non si può giocare…
Questo tipo di scelte rappresentano le difficoltà principali dei medici, nel loro lavoro quotidiano, in particolare al medico patologo. I Patologi sono coloro che si specializzano nella diagnosi e nella caratterizzazione della malattia, basate sull'esame dei tessuti rimossi e di vari liquidi corporei. Tutte queste analisi sono tuttavia, solo un supporto alla diagnosi finale che emette il medico: ciò che alla fine comporta un ruolo fondamentale, sono la deduzione e l’intuito di chi emette la valutazione. Decisioni sbagliate, in tali casi, possono portare ad una condizione irreversibile: la morte di una persona. In particolare l’espressione “L’ultima diagnosi”, da cui prende il titolo il romanzo, si riferisce all’esprimere l’ultima valutazione, circa la causa di un decesso, la natura di un tumore, oppure la fonte di contagio di un’epidemia. Dato che il patologo lavora chiuso nel suo laboratorio, il suo lavoro non è riconosciuto come per altri medici che hanno rapporto diretto con i pazienti e circolano per le corsie dell’ospedale, anche se alla fine è colui per può esprimere il giudizio ultimo e irreversibile.
La storia si svolge negli USA, alla fine degli anni ’50 (epoca in cui è stato pubblicato il libro), in una piccola cittadina, tra le mura dell’ Ospedale Le tre Contee, struttura imponente ma ormai non più all’avanguardia come una volta, causa dell’anima conservatrice che governa e dirige l’ospedale. Il protagonista è appunto il responsabile della patologia il dr Joe Pearson, che nonostante abbia contribuito a dare lustro all’ospedale, negli ultimi anni non si è più aggiornato sulle ultime metodologie, sottovalutando e trascurando il lavoro. Inoltre, incapace di ammettere che nell’ospedale occorre altro personale e collaboratori validi per riuscire a districare tutto il lavoro, in una particolare situazione di emergenza nella struttura, il dottore Pearson si troverà a scontrarsi con il suo orgoglio di primario e con i suoi errori. Il problema è che quando a sbagliare è il patologo, che sentenzia un referto sbagliato, non si può tornare indietro.
Una serie di vicende d’amore, di drammi familiari che arricchiscono il filo conduttore della storia, troveranno il capolinea e la loro fine (positiva o negativa) nel laboratorio della patologia, dove si decideranno le sorti dei personaggi… Un romanzo accattivante, istruttivo e lineare, che conduce alla riflessione, alla presa di coscienza dell’intelligenza umana ed al potere delle tecnologie. Siamo noi con le nostre decisioni, con la nostra forza, coscienza, deduzione, conoscenza e sapienza che cambiamo il mondo e chi ci circonda, nel bene e nel male…Non dobbiamo dimenticarci che siamo responsabili del nostro destino e, molto spesso, anche delle sorti degli altri.