L'ottava vita
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Tra le maglie dell'infinito
«Adorava danzare, e dopo che le avevano dato anche una parte da solista per il pubblico olandese perché era molto brava, tanto più brava dei ragazzi che all’inizio l’avevano derisa, lasciò la compagnia per andare in cerca delle risposte che neppure la danza poteva darle.»
Nonostante le poderose dimensioni “L’ottava vita” di Nino Haratischwili è un romanzo che sorprende per la tutto sommato rapidità con il quale si fa leggere e per la facilità con il quale trattiene il suo lettore tra le pagine. Non è una lettura semplice perché tanti sono i fili che si susseguono nella narrazione e che arrivano a ricomporre un disegno più articolato di quel che si può pensare, ma in tutto questo, essa scorre veloce e non si fa temere per quelle oltre mille pagine che la caratterizzano. È un titolo che suscita emozioni diverse man mano che prosegue, sa essere dolce ed emotivo ma anche tagliente come una lama, sa essere appagante e soddisfacente ma sa anche essere magico perché il confine tra incanto, finzione e realtà è minimo e sa confondersi e dipanarsi con la estemporaneità di un temporale estivo. È una lettura, ancora, che è un piacere gustare un poco alla volta magari alternandola anche con altri elaborati, simbolicamente suddividendola, appunto, in vite.
Cominciamo la scoperta dei protagonisti dell’opera per mezzo del volto di Niza, il cui nome in lingua georgiana significa “cielo” e che ci introduce nelle danze di questa esistenza che spesso ha lasciato un retrogusto amaro e tanta sfiducia nel divenire. Pian piano, a questo primo personaggio se ne aggiungeranno altri e quello che verrà a ricomporsi è un puzzle che va dal 1903 agli anni 2000, ovvero, sino all’ottava generazione, sinonimo altresì di infinito, con Brilka quale portavoce. Tanto ancora potrebbe dirsi sulla trama ma credo sia più opportuno non andare oltre, per evitare involontari spoiler ma soprattutto per non guastare il gusto della sorpresa proprio di quei libri più succosi.
Attraversiamo storia, finzione narrativa, legami, affetti, perdite e tanto tanto altro ancora sino a giungere a quello che è un epilogo che non delude le aspettative.
L’opera sa conquistare, sa affascinare, sa coinvolgere. Non può definirsi un capolavoro ma resta e fa riflettere. Merita di essere letta e dona un viaggio dai tratti finiti ma dalle aspettative infinite.
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I fili dell'esistenza feminile
L’ottava vita di Nino Haratischwili , edito da Marsilio, è un libro poderoso, denso, che tuttavia si legge con velocità e curiosità intensa. Si potrebbe così riassumere:
“Una ricetta segreta, sette donne, e un secolo di storia”
Brevemente: è la saga familiare che racconta la vita della famiglia Jashi dai primi del ‘900 al 2006. Scritta per Brilka, nipote, l’ultima nata nel 1993, da Niza, la zia, per la quale:
“il suo nome contiene una parola, una parola che nella nostra lingua significa cielo”.
Decide di scrivere la biografia della sua famiglia perché:
“Lo devo a te perché tu meriti l’ottava vita. Perché si dice che il numero otto equivalga all’eternità, al fiume che ritorna. Ti dono il mio otto.”
Tutto inizia da un tappeto e la sua storia diventa simbolo:
“Un tappeto è una storia. In quella storia si nascondono innumerevoli altre storie. (…) tu sei un filo, io sono un filo, insieme formiamo un piccolo ornamento, e insieme a molti altri fili formiamo un motivo.”
Così nasce questa poderosa vicenda che corre ininterrotta dalla Georgia comunista a Tblisi a Berlino, con un sottile filo rosso sangue che li accomuna, per cui:
“C’è un incantesimo che lega le donne della famiglia Jashi, nella Georgia che fu la Colchide della maga Medea. Un incantesimo o una superstizione: qualcosa di irresistibile che rende la ricetta segreta della cioccolata calda di famiglia un filtro pericolosissimo.”
Un libro importante, tutto al femminile. Un romanzo intessuto di sangue e di violenza. Le condizioni delle donne nella Georgia comunista erano al limite, gli stupri all’ordine del giorno, il loro peso nella società nullo. Eppure il testo trasmette la loro forza intrinseca, il loro coraggio con grande sapienza narrativa, trascinando il lettore verso altri mondi e altri lidi, differenti dall’attualità, ma ugualmente ricchi di malia e di fascino. Ricco di parole e di immagini, il testo emoziona e coinvolge. Adatto a chi ama le saghe, ma non solo. Un libro che trasuda anelito alla libertà e ai sentimenti, purezza e gioia di vivere. Una bellezza unica.
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Cioccolata a colazione
Devo dire che è stata una lieta sorpresa, questo romanzo, una gradevole e deliziosa lettura, casuale, molto dolce, a tratti struggente, un libro calorico ed eccitante, gratificante, come una buona tazza di cioccolata calda, specie se fuori imperversa una bufera, magari una rivoluzione, una Rivoluzione d’ottobre.
Questo è un romanzo bipolare, nel senso che è un racconto sospeso tra realtà e fantasia, emozionante, tenero e delicato, che sa tanto di fiaba.
Favola, o favolacce che dir si voglia, di quelle che i bambini magari gustano insieme ad una saporita cioccolata, quella che vi dicevo all’inizio, con lo stesso retrogusto dolce e amaro, così è la saga della famiglia protagonista di questo romanzo, un’epopea che si snoda lungo tutto il corso di un secolo.
Redatto in prima persona dalla giovane, ma già disillusa delle cose della vita, Niza, il cui nome in lingua georgiana significa cielo.
Mai nome fu più azzeccato per un narratore, poiché la storia della sua famiglia è una leggenda, con substrato reale, vasta come il cielo, e come il cielo soggetta ad azzurro sfavillante di luce, come a burrasche e colori plumbei talora viranti decisamente al nero.
Come tutte le cose della vita di chiunque, appunto, ma in più con l’aggravante degli anni in cui si svolge.
Anni lunghi un secolo, non un secolo qualsiasi, ma il secolo rosso per definizione, quello più duro, ostico, sanguinario e sanguinoso, eppure palpitante di vita.
Le origini della famiglia sono in Georgia, dove: “…la gente è così, affettuosa, simpatica, allegra e serena”.
Tutto il racconto va dal 1900 al 1983, quando appunto viene alla luce l’ottava generazione di tale famiglia, la giovane Brilka del titolo, e attorno alle vicissitudini delle generazioni precedenti giostra l’intera narrazione.
Ottava generazione, e mai numero fu più azzeccato, l’otto è il numero che, posto in orizzontale, è il simbolo dell’infinito.
Infinite sono le storie che costituiscono l’intreccio della trama.
Tutta la storia altro non è che come un prezioso, vecchio tappeto, cimelio di famiglia, ed ogni filo rappresenta un membro, ogni nodo rappresenta uno snodo della storia, ogni colore rappresenta tutti i diversi, controversi, conflittuali e coinvolgenti stati d’animo dei protagonisti.
Nel complesso, si costituisce un arazzo, come a dire il pezzo forte della collezione dei beni di famiglia.
Una lettura non facile, un bel tomo poderoso, e però seguibile, sostenibile, con la giusta dose di pathos, anche avvincente e coinvolgente.
Non conoscevo l’autrice, ed ero anche dubbioso che mi sarebbe riuscita gradita la lettura.
Vi dirò, non è un capolavoro, non mi ha fulminato, ma mi è piaciuto, non sono pentito della lettura, la consiglio volentieri.
Dopotutto, a chi non piace la cioccolata?
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un romanzo epico
Un romanzo epico che ti trasporta nella Georgia del primo dopoguerra, fino al 2007.
Ti trasporta anche nella vita di ben 6 generazioni di donne della famiglia Jashi.
Sono donne forti, che combattono, cercano, lottano e soffrono, perché si, in questo romanzo, c'è dolore, c'è sofferenza. Inevitabile se si vuole leggere un libro reale e non una favola.
Struggente e duro in alcune parti, d'altronde parliamo di un contesto di guerra mondiale, di dittatura e di corruzione.
La mia recensione completa la trovate qui:
https://www.littlecozyworld.com/post/l-ottava-vita-per-brilka-nino-haratischwili