L'ospite
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Horror classico, angoscia attuale
Con "L'ospite" sono arrivata a cinque libri della cara Sarah letti, cinque libri ai quali ho dato il massimo della valutazione. Vi chiederete forse perché io non li abbia recuperati tutti subito, dal momento che ho adorato alla follia la sua prosa dalla prima pagina di "Ladra"; la ragione è da ricercarsi nella mia propensione per la parsimonia: sapendo che ha scritto soltanto sei romanzi e -per il momento- non sembra essere in procinto di pubblicarne altri, ho stabilito di centellinare al più possibile la sua bibliografia. E per gustarmeli al massimo, li conservo sempre per la stagione autunnale, quando il talento dell'autrice nel tratteggiare location inquietanti e relazioni conflittuali rende al meglio.
Nella sua penultima opera, Waters ci porta una seconda volta nell'Inghilterra post-bellica, in particolare nella campagna dello Warwickshire dove sorge Hundreds Hall, l'imponente tenuta della famiglia Ayres. Qui il dottor Faraday -aka, il nostro narratore in prima persona- si reca all'inizio del volume, per curare la domestica Betty; nonostante l'appartenenza a due classi sociali diverse, questa prima visita farà nascere un'amicizia tra il medico e gli ultimi esponenti della famiglia Ayres: Angela -la vedova del Colonnello-, la figlia Caroline "Caro" ed il figlio Roderick "Rod". Quest'ultimo in particolare sta cercando di salvare la Hall da quello che pare un inevitabile tracollo economico e strutturale; la casa però non collabora, anzi sembra decisa a rendere impossibile la vita all'intera famiglia, prima con fastidiosi dispetti e poi con violenti attacchi.
Se conoscete un po' le narrazioni dell'autrice noterete subito degli elementi inusuali, in primis la presenza concreta di un lato fantastico, legato al poltergeist che sembrerebbe infestare Hundreds e turbare la tranquillità dei suoi abitanti. Nonostante l'inaspettata variatio, questo aspetto ha contributo ancor di più a tenermi incollata alle pagine, perché fino all'ultimo sono rimasta in dubbio sulla concretezza di quanto succedeva e sulla credibilità di ciò che i personaggi riferivano al narratore. Senza dubbio anche la prosa tanto scorrevole quanto curata di Waters ha contribuito attivamente a mantenere sempre vivo il mio interesse per questa storia.
La potenza dell'ambientazione, che nel caso dell'opprimente Hall diventa in pratica la vera protagonista della storia, invece me l'aspettavo. Allo stesso modo, mi aspettavo l'estrema verosimiglianza nella caratterizzazione dell'intero cast, composto da personaggi a tutto tondo tra i quali spicca la famiglia Ayres, e soprattutto Caroline della quale mi spiace veramente non sia presente il punto di vista perché è una personaggia dal carattere per nulla scontato, e si trova al centro di dinamiche molto interessanti. Non intendo però lamentarmi del POV di Faraday dal momento che fornisce una prospettiva particolare sia per quanto riguarda la natura dei rapporti che instaura con i diversi membri della famiglia Ayres, sia per il piglio critico con cui si approccia al paranormale, vista la sua attività di medico.
Tra stile, personaggi ed atmosfere impeccabili, l'unica critica che mi sento di muovere a questo libro è la limitatezza della trama; gli eventi che formano l'intreccio non sono per nulla imprevedibili, ma questo perché l'intenzione è quella di rimandare alle storie dei romanzi gotici vecchio stile. Anche il comportamento a tratti bizzarro degli Ayres -tanto attaccati alle tradizioni vittoriane da non potersi adeguare ad una realtà in cui il loro ruolo di aristocratici non ha più valore- risulta perfetto per definire una storia dal piglio moderno eppure in grado di trasmettere le stesse sensazioni di un classico ottocentesco.
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La lettrice distratta
Hai mai letto un libro che quando sai di dover finire perchè mancano le ultime pagine e di dover dire addio ai personaggi tanto amati e tanto odiati,vi viene il magone,un nodo allo stomaco e vorresti entrare dentro quelle pagine e vivere lì con il protagonista,abbracciarlo e dirle che andrà tutto bene?
Se non hai mai provato questa mi dispiace per te,se l’hai provata bhe allora mi capirai.
Questo è il genere di libro che per copertina e titolo non avrei mai comprato. Si dice sempre di non giudicare un libro dalla copertina,ma chi non la fa?
L’ho comprato perchè Leda lo ha elogiato e elogiato e alla fine mi sono decisa.
Ammetto di essere stata spaventata dalla mole del libro,sembra un mattoncino,a guardarlo. Ma quando l’ho letto non mi sono resa conto di averlo finito.
Un libro che ti cattura,che ti fa entrare nel mondo del protagonista. Del mio affascinante dottore e di quella fantastica casa.
Non lo so,ma io amo questi posti un pò tetri in cui tutto è una novità.
Ho amato il mio adorato dottore Faraday,da subito me ne sono affezionata e per me era il top,sapete un bel dottore degli anni 20/30 in cui ancora le differenze di caste si notano,soprattutto nei piccoli paesini dell’inghilterra.
Il dottor Faraday sostituisce il suo superiore in una visita a Hundreds Hall. Una coincidenza? Non lo so,ma da lì inizia la storia del nostro protagonista.
Ma il vero fulcro del libro non è il dottore o i suoi abitanti,ma è proprio la casa.Casa che nasconde qualcosa o qualcuno?
Un romanzo che ti mette un pò di inquietudine dentro. Sarah Waters è riuscita a mettere insieme un pizzico di magia,di amore,di paranoia,di paura e di felicità tutto in un romanzo. E se non soffri di sbalzi di stati d’animo,preparati perchè da una pagina all’altro il tuo umore cambierà.
Parlare del romanzo senza fare spoiler è difficilissimo,perchè le parole sono importanti in questo libro,i dettagli fondamentali. Vi ho detto quello che ne penso a grandi linee,perchè prende talmente tanto che ho paura di rivelare qualcosa….
Un libro da premio,bellissimo ed emozionante. Lo consiglio a tutti. Sembra grande,ma le pagine scorrono come acqua!!
Indizi: Un casa,un dottore,una famiglia,rumori,presenze?
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Una casa ed i suoi inquilini...
Una ampia dimora gentilizia, Hundreds Hall, che riposa sperduta nelle remote campagne inglesi.
Una famiglia, gli Ayres, che vi abita da generazioni e oramai ridotta a vivere solo dei vaghi ricordi dei fasti passati.
Un medico la cui storia si intreccia con la villa e i suoi inquietanti abitanti.
Queste poche frasi sintetizzano questo romanzo dai tratti gotici, che ammicca all'horror dell'autrice britannica Sarah Waters.
Il racconto si avvia, con ritmo lento, dai ricordi che fanciulleschi del medico Faraday. Egli, dopo aver visitato la grande villa da bambino, vi ritorna dopo anni per curare l'unica domestica della famiglia Ayres, grande famiglia inglese ridotta alla miseria dalle due guerre mondiali, e si trova così a confrontarsi con gli immensi spazi in rovina della storica dimora.
A poco a poco il lettore si troverà a seguire il rapporto prima professionale e poi sempre più intimo che si sviluppa tra Faraday e gli Ayres, ma sull'uno e gli altri incombe minacciosa l'imponente e sempre presente villa.
I corridoi di questa, le sue innumerevoli stanze, testimoni di un lusso ormai perduto, e i suoi oggetti dimenticati, finiscono per spostarsi dallo sfondo al primissimo piano, fino a divenire i reali protagonisti della vicenda e fino a segnare in modo inquietante e grottesco le sorti dei suoi abitanti.
La " casa maledetta" è da sempre un tema ricorrente e di grande suggestione, certamente uno dei capisaldi della letteratura gotica a cui la Waters si è chiaramente ispirata. Sono numerosi i riferimenti più o meno espliciti alla " Casa degli Usher", angoscioso racconto del primo, grandissimo, autore del genere, Edgar Allan Poe.
La bravura della Waters è infatti consistita a mio parere nel costruire un intreccio in cui la realtà appare a prima vista razionale e logica, non è un caso che il narratore sia un medico, tuttavia la fiducia nell' intelletto e nella solidità della scienza finisce poi con il rivelarsi però ben più fragile di quanto si possa credere.
Proprio nei dettagli di questo mondo geometrico viene infatti ad annidarsi , a poco a poco, un ospite : il dubbio che forse non tutto ciò che accade sia spiegabile.
C'è qualcuno, o piuttosto direi Qualcosa, di perverso, che trama alle spalle degli Ayres? O è solo la mente umana, le sue invincibili debolezze e le sue paure, a far credere in ciò che non esiste?
Un vago senso di inquietudine spinge a voltare pagina dopo pagina, spinge a cercare delle risposte ed è così che si giunge a leggere l'ultima riga e nasce un ultimo interrogativo, il più importante: cosa è accaduto ad Hundreds Hall?
Brava la Waters nella ricostruzione dell'Inghilterra post bellica, brava nel tratteggiare la psiche dei personaggi che emerge limpida e forte, brava nel suggerire qualcosa e allo stesso tempo nel nascondere, forte del fatto che è proprio l'insoddisfazione a nutrire la curiosità del lettore in questo genere letterario.
Unica pecca è l'eccessiva lentezza con cui le vicende proseguono, ne risente molto la fluidità del romanzo, c'è suspense sì ma di certo non mozzafiato. Nel mio piccolo avrei forse accorciato qualche parte.
Magistrale una delle vicende finali che ha per protagonista la vedova Ayres, peccato che non si possa dire di più.
Se vi piacciono i racconti gotici fa per voi.