L'inventore di compleanni
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Adolfo Garcìa Ortega è nato a Valladolid nel 1958, attualmente vive a Madrid e viaggia spesso per lavoro a Barcellona. Da sempre ha avuto un ruolo attivo all'interno del panorama culturale spagnolo. Negli anni Ottanta, ha lavorato come giornalista e critico letterario per giornali come "El paìs", "La Vanguardia" e "Diario 16". Poeta, scrittore e traduttore, dal 2000 è il direttore editoriale della prestigiosa casa editrice Seix Barral. Con "L'inventore di compleanni", l'autore è stato finalista al Premio Nacional de Narrativa e al Premio Cafè Salambò, e ha vinto il Premio Dulce Chacòn.
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Il bambino di Primo Levi
In questo libro troviamo la triste storia inventata dallo scrittore per Hurbinek, il bambino descritto ne “La Tregua” di Primo Levi.
Questo bambino è stato dimenticato da tutti e proprio per questo l’autore ha deciso di diventare per lui il suo inventore di compleanni.
È un libro toccante, profondo, che fa riflettere su tutti i soprusi subiti dagli ebrei e non nella Seconda Guerra Mondiale.
È un libro pieno di crudezze che trasporta il lettore in questo periodo storico intriso di sangue, terrore, morte, atrocità.
Passiamo alla trama.
Hurbinek era nato quasi sicuramente all’interno di Auschwitz ed era paralizzato dalle reni in giù.
Hurbinek è morto nel marzo del 1945 e nessuno dei suoi parenti ha pianto per la sua scomparsa.
Di lui non resta nulla, solo queste poche pagine ci portano a conoscenza della sua esistenza.
L’autore ha deciso, attraverso le pagine del suo libro, di “riportare in vita” il piccolo Hurbinek e l’ha fatto rivivere immaginando per lui un presunto passato ed un futuro.
Lo ha fatto entrare nei panni di tre personaggi: un ragazzo, un adulto ed un vecchio, ha regalato a quel povero piccolo dei compleanni mai vissuti.
Il romanzo è pieno di salti temporali e continui spostamenti geografici che talvolta confondono un po’ il lettore, ma nel complesso è un libro che vi voglio consigliare per ricordare questo triste pezzo di storia.
“Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro, per conquistarsi l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito.”
Indicazioni utili
Hurbinek e gli altri
Hurbinek ha poco più di due anni quando viene salvato in inverno dal gelo e dalla neve (buttato lì da un soldato nazista credendo che sarebbe morto in pochi minuti) da Henek, un operaio quindicenne che lavora nel campo di concentramento di Auschwitz. Hurbinek ha le gambe paralizzate a causa di un "esperimento scientifico" eseguito su di lui da un medico nazista. L'uniche parti del suo corpo che continuano a muoversi senza sosta sono gli occhi e le braccia, è apolide, non parla ed emette soltanto incomprensibili e flebili versi, balbettii e suoni infantili ed è proprio da questi versi che a Henek sembra di percepire le sillabe "Hur-bi-nek", nome che darà al suo piccolo protetto. Se non fosse stato per Henek, Hurbinek sarebbe certamente morto: e a partire da quel momento Henek si prende sempre di cura di lui, tenendolo in una baracca dove si trovano altri malati e moribondi, nutrendolo, confortandolo e cercando invano di insegnargli a parlare. Purtroppo il piccolo Hurbinek non vedrà mai diventare realtà le parole che il suo angelo custode gli insegna, perchè lui non ha mai conosciuto altro che quel lager e inoltre morirà di malattia e stenti poco prima di compiere tre anni.
L'inventore di compleanni del titolo non è altri che l'autore stesso del romanzo che, mentre è ricoverato in un ospedale di Francoforte a causa di un incidente stradale mentre andava ad Auschwitz, racconta la storia di questo piccolo bambino dimenticato dal resto del mondo e ricordato soltanto da Primo Levi nel suo romanzo "La tregua". Racconta la vita che questo bimbo non ha mai vissuto, immagina un suo ipotetico passato e futuro, lo fa diventare un adolescente, un adulto e un anziano, gli regala i compleanni che non ha mai festeggiato nè da solo nè con chiunque altro, immagina la vita della sua famiglia e dei suoi genitori.
Questa non è soltanto la storia del piccolo Hurbinek: è la storia del popolo ebreo, del popolo decimato durante la Seconda Guerra Mondiale. E'la storia di tante persone uccise, rinchiuse, torturate e odiate soltanto per il fatto di essere Ebrei. E'la storia di milioni di persone di un popolo che hanno perso la vita per colpa d'altri, che si sono suicidate per il fatto di essere state umiliate e trattate in quel modo e per aver perso tutto ciò che avevano di più caro. E'la storia di sopravvissuti incerti se ricordare ciò che è capitato loro in modo che non accada più o se dimenticare per non soffrire più. E'la storia di assassini, vittime, carnefici, aguzzini, innocenti, terribili torture, odio, paura e dolore. Qui la felicità non esiste o se esiste è qualcosa di effimero che svanisce all'istante per non tornare mai più.
Un libro forte, crudo ma in grado di trasportare perfettamente il lettore in quell'atroce realtà che fa riflettere molto.