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L'insostenibile leggerezza dell'essere

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"Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere." Italo Calvino



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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2024-04-01 21:33:24 68
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68 Opinione inserita da 68    01 Aprile, 2024
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Infinito mostrarsi


Leggerezza e pesantezza, forza e debolezza, fedeltà e tradimento, anima e corpo, luce e buio, felicità e tristezza, forma e contenuto, flussi antitetici e complementari in una trama dai contenuti variegati e complessi. Un costrutto che attraversa il tempo, due coppie, unioni, intrecci , separazioni e una certezza:

..”l’ opposizione pesante-leggero e’ la più pesante e la più ambigua tra tutte”….

Praga, Tomas ama Teresa, Teresa ama Tomas, Franz ama Sabina, Sabina ha amato Franz, anni trascorsi nel cuore di digressioni socio-filosofico-esistenziali e dell’ invasione russa del 1968.
Che cosa concerne un certo modo di essere, che cosa induce a considerare l’ esistenza tinta di eterno ritorno, la pesantezza insostenibile e la leggerezza meravigliosa?
La vita è unica e come tale va vissuta, senza confronti ne’ rimpianti, ma vivere una volta soltanto è come non vivere affatto, il passato un’ essenza appiccicata addosso, un percorso non circolare che attraversa una linea retta.
Tomas è uno stimato chirurgo che sarà un lavavetri, un donnaiolo pervaso da un’ incompletezza sentimentale che ricerca la peculiarità femminile nella sessualità, il suo amore per Teresa è nato per caso, da una serie di coincidenze, un sentimento bello ma faticoso nel quale fingere, consolare, subirne le accuse, i sogni, sentirsi colpevole, giustificarsi, scusarsi, con la necessità di disamorarsi di una compassione che non ha e di cui lei lo ha riempito.
Tereza vive i tormenti di un amore sofferto, negato, assoluto, con la continua paura di perderlo, uno stato di debolezza e di rassegnata consapevolezza di essere una delle tante donne di Tomas, ricercando la propria anima in uno specchio che le riflette il corpo materno, il destino di
figlia in una colpa che non potrà mai espiare.
Franz è un professore universitario sposato e sicuro di se’, l’ amore per Sabina lo ha reso debole, vulnerabile, sottraendolo alla sua forza, rendendolo un seduttore impenitente che ha smarrito la voglia di lottare per riconquistare l’ amore.
Sabina è una pittrice innamorata dell’ intelligenza, della bellezza, della bontà di Franz, lui è tutto ciò che desidera e proprio per questo vuole distruggerlo, i due più si avvicinano e più desiderano essere lontani.
Quale comparazione tra leggerezza e pesantezza, Sabina sospinta dalla insostenibile leggerezza dell’ essere, Tereza da una pesantezza che vorrebbe scacciare per rifugiarsi con la propria anima in compagnia di Tomas.
Quante parole rincorse e ricoperte di significati, equivoche, divisive, definenti, diverse, figlie del proprio passato, ciascuno a suo modo ricerca l’ amore, la comprensione dell’ altro, la propria soddisfazione, un amore che

…” non è che il desiderio della parte perduta di noi”….


e che

…” non si manifesta con il desiderio di fare l’ amore ( desiderio che si applica a una quantità infinita di donne ) ma col desiderio di dormire insieme ( desiderio che si applica a un’ unica donna )”….


Kundera colloca i propri personaggi in un’ area di neutralità per svelarne i contenuti più intimi, li inquadra, li scruta, li analizza, elevandoli a simbolo di sentimenti incompleti e complessi che concernono un reale e un immaginario collocati in una prospettiva più grande.
Franz rientra nei sognatori, in coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti, Tomas e Tereza hanno un continuo bisogno di stare sotto gli occhi della persona amata.
Il romanzo non è una semplice confessione dell’ autore ma un’ esplorazione lieve e profonda di ciò che la vita umana è e della trappola che il mondo è diventato, di certo l’ esperienza dolorosa dei protagonisti e di cio’ che rappresentano genera contrapposizioni, fusioni, incertezze, evasioni, fughe, ritorni, rimpianti, analisi e autoanalisi non definente ne’ definitiva in una Praga assediata.

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2021-02-17 19:09:37 Alessandro Azzini
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Alessandro Azzini Opinione inserita da Alessandro Azzini    17 Febbraio, 2021
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Un'eterna nostalgia del presente

L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera è stato per me un libro (non senza vergogna) di cui ho sempre saputo l’esistenza e poco altro. Un po’ come il filetto alla Wellington. Esiste, ma esattamente cos’è? E se ora questo filetto dal sapore anglosassone continua a rimanermi un mistero, Kundera invece ha iniziato a svelarsi e non potevo farmi regalo più grande.

Ambientato alla fine degli anni sessanta - tra la Primavera praghese e la successiva invasione sovietica - il romanzo, attraverso le ossessioni e fragilità dei suoi protagonisti (Tomáš, Tereza, Franz, Sabina), si propone di dipingere un perfetto quadro di quella che è la più misteriosa e ambigua di tutte le opposizioni umane: l’opposizione pesante-leggero.
«Davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza è meravigliosa?»
È infatti questo l’eterno dilemma che pagina dopo pagina si insinua all’interno della mente del quartetto amoroso, generatosi da una parte per via di sei ridicole coincidenze (Tomáš-Tereza) e dall’altra a causa di quell’inevitabile attrazione che sgorga fra due vocabolari opposti (Franz-Sabina).

In poco più di 300 pagine si ha la possibilità di cogliere il vero andamento della vita umana, nonché del suo tempo. Un tempo che non ruota in cerchio, ma avanza veloce in linea retta; d’altronde «è per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione».
Ed ecco allora che conclusa la lettura una nuova amara consapevolezza («Es muss sein») batte nelle tempie sempre più chiara: leggerezza e pesantezza son destinate a fondersi in un’eterna nostalgia del presente e, alla fine, tutto quello che si sceglie e apprezza come leggero non può far altro che rivelare - prima o poi - il suo peso insostenibile.

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2020-12-13 15:44:24 Primrose
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Primrose Opinione inserita da Primrose    13 Dicembre, 2020
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Meraviglioso e affascinante

Ci sono libri che non si dimenticano e storie che leggere una volta non è sufficiente. Ci sono personaggi che sanno conquistare e scrittori che sanno incantare. Pagine che ti restano dentro e parole manovrate con arte e misurate con precisione, per trasformare ogni lettore in spettatore. Kundera è così: meraviglioso e affascinante. Regista di un opera teatrale che va in scena solo per noi, architetto di un mondo che nasce sulla carta e si trasforma sotto i nostri occhi in realtà quotidiana. Il titolo è un ossimoro che cattura immediatamente l’attenzione e riassume attraverso una scrittura impeccabile il mistero che si nasconde nello scontro tra pesantezza e leggerezza. A rendere indimenticabile questo libro sono gli spunti di riflessione disseminati e celati tra le righe per lasciare a noi lettori il piacere di scoprirli e farli nostri: la difficoltà di guardarsi dentro e l’impossibilità di sapere quale sia la scelta migliore; il rifiuto dell’amore e il bisogno di essere amati; l’eterna lotta tra anima e corpo, e lo scontro inevitabile tra casualità e necessità. Impossibile stabilire se si tratti di un romanzo, di un saggio storico o di un trattato filosofico; difficile riassumere la trama: un incontro casuale di vite che involontariamente intrecciano le loro strade. Non ci sono personaggi principali e secondari, a ciascuno viene dedicato spazio e tempo perché ognuno di essi è portavoce di un messaggio: Tereza, con le sue incertezze è li per ricordarci che l’amore spesso si porta dietro la paura di soffrire e di perdere qualcuno. Tomas alla continua ricerca di relazioni effimere nasconde dietro una maschera di sicurezza l’angoscia di un legame durevole. Sabina e il suo bisogno di tradire ci insegnano come la leggerezza possa portare il suo peso insostenibile. Uomini e donne simili a noi, specchio delle nostre passioni, resi forti dalle loro debolezze. Vite incomplete che nelle parole di Kundera trovano la loro perfezione e il loro esatto compimento. A manovrare i fili della loro esistenza c’è l’amore incondizionato, interpretato e rivisitato nell'ottica TELEPATIA di sentimenti. Infedeltà e gelosie, fragilità e paure, vanno in scena per noi e ci insegnano che quel fardello che opprime la nostra anima e a volte fa sanguinare i nostri cuori è condizione necessaria per vivere in maniera autentica. Attraverso queste vite che scorrono sulla carta impariamo che amare significa anche rinunciare alla forza e mostrare ogni debolezza, concedendosi agli altri senza pretendere nulla in cambio.

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2020-04-24 18:10:05 Jari
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Jari Opinione inserita da Jari    24 Aprile, 2020
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Il romanzo delle dicotomie

Il mio primo Kundera, nella sua forse più famosa fatica letteraria. Delizioso. Se ne coglie penso il suo reale significato se lo si approccia più come saggio filosofico che come romanzo propriamente detto. Sono le dicotomie esistenziali il filo conduttore della narrazione: quella fra leggero e pesante, fra libertà e coercizione, non solo in senso affettivo (la spinta ossessiva ed irrefrenabile, ancorché inappagata, verso la libertà dell'innamoramento ed il desiderio del controllo di se stessi e dell'altro) ma anche storico (le pagine sulla primavera di Praga e la successiva invasione sovietica). I protagonisti nonché interpreti paradigmatici di queste lotte dicotomiche sono Tomas, moderno e decadente ricercatore della felicità effimera, traditore seriale ma incapace di staccarsi dalla sua compagna, che raggiunge a Praga da Zurigo anche a costo di recarsi oltre cortina. Tereza appunto, donna con un'infanzia molto triste che si getta anima e corpo in un amore idealizzato con Tomas per compensare l'assenza di amore della madre, lacerata dai tradimenti di Tomas ed illusa di poterlo cambiare e controllare. Sabina, amante storica di Tomas, pittrice controcorrente e anticonformista, nei sentimenti come nella vita, che fugge da tutto e da tutti e che vuole fare della propria vita un'opera d'arte. Franz, uomo opposto rispetto sia a Tomas che a Sabina, con cui ha un flirt, quanto ad approccio alla vita e alle relazioni. Coraggioso, idealista, capace a differenza di altri di assumersi le proprie responsabilità ed andare fino in fondo rispetto alle proprie scelte di vita. E' un romanzo in grado di commuovere e far riflettere sul senso dell'esistenza e dei rapporti d'amore.

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2020-03-02 21:31:08 ChiaraC
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ChiaraC Opinione inserita da ChiaraC    02 Marzo, 2020
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L'insostenibile distacco dell'essere

L'insostenibile leggerezza dell'essere è un romanzo culto che segue le vite e le vicende amorose di quattro intellettuali cechi: Tomas, un chirurgo di successo che timorosamente cerca di ribellarsi al regime comunista, esitando, ritrattando, ma alla fine riuscendoci; Tereza, la sua compagna (fotografa per caso e profondamente traumatizzata dall'ideale comunista in cui purtroppo è cresciuta); Sabine (una pittrice intelligente e irrequieta) e Franz, un modesto professore universitario.
Le loro vite si intrecceranno in un quartetto amoroso vissuto con insieme tormento e distacco, e fa da sfondo la rivoluzione comunista in Repubblica ceca.

La trama è molto intrigante, l'introduzione è geniale (leggetela), il libro parte in quarta dipingendo personaggi complessi, quasi veri. Anzi, sono sicura che Kundera si deve essere ispirato a suoi intimi amici per dipingere i protagonisti.
Molto raffinato nello stile, descrive scene erotiche senza cadere nel volgare.
Eppure.
Quel finale.
Quando dissi a un mio conoscente, anche lui scrittore, che ero a metà de L'insostenibile leggerezza dell'essere, lui mi disse "Lo ricordo bene, avevo voglia di saltare molti capitoli verso la fine".
Infatti il finale è prolisso, ci sono molte pagine che possono essere saltate, non contengono nulla se non digressioni filosofiche belle ma pedanti.

Inoltre, non a caso ho scritto che le vite dei personaggi si alterneranno in un "quartetto amoroso vissuto con insieme tormento e distacco". Perchè non si parla di leggerezza qui, ma di un fenomeno psicologico più complesso che è quello del distacco emotivo. Tomas mi sembra estremamente cinico e freddo nel frequentarsi con le sue amanti. Sabine, seppur irrequieta, non esprime mai le sue più interne emozioni, e neanche gli altri: non Tereza, tradita eppure sempre in negazione dal dolore che Tomas le procura, nè Franz, che lascia che sua moglie scivoli via dalla sua vita, osservando in silenzio.
Signori miei, qui non si vivono i tradimenti con leggerezza: qui c'è distacco, cinismo, apatia: è ben diverso.
Quindi, se volete leggervi una digressione su L'insostenibile distacco dell'essere, leggete Kundera.

Ps. Il libro contiene anche citazioni bellissime e rivelatrici. Ve ne lascio una:
"Le missioni di vita sono una stupidaggine, Tereza. Io non ho una missione. Nessuno ce l'ha... E ti senti terribilmente libero quando realizzi di essere libero, libero da ogni missione"

Mi è piaciuta.

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2019-10-06 21:49:49 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    06 Ottobre, 2019
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Un Latin Lover senza remore nella Praga occupata

Come cantava Venditti in una sua famosa canzone degli anni 80: "non leggi neanche Milan Kundera".....

e no mio caro Antonello, me lo sono letto Kundera e posso dirti che sicuramente è molto meglio la tua canzone......

Sarà la voglia dell'autore di descrivere i particolari sessuali dei protagonisti e soprattutto l'infinita miriade di conquiste del protagonista principale, il Brad Pitt dei medici di Praga, descritto come un conquistatore senza freni e inibizioni.....praticamente mezzo libro si concentra sulle avventure del buon Tomas e l'altro mezzo vuole fare una filippica tediosa e infinita contro i sistemi socialisti e le disavventure a finire sotto quei cattivoni dei Russi.

Bastano queste cose per rendere questo romanzo un pappone di proporzioni cosmiche, che ucciderebbe pure la pazienza di un monaco Tibetano alle prese con lo sciopero della fame e della sete.

Poi una cosa assolutamente insopportabile e questa latente misoginia che sembra pervadere l'opera dall'inizio alla fine, con la donna come essere che deve tollerare le scappatelle del proprio maschio e anzi dove proprio porsi domande oppure ribellarsi. Insomma miei cari siamo quasi alle pagine rosa dei volumi che si trovavano in edicola, quando ancora io andavo a scuola con le Timberland.

E poi vi raccomando il finale, che non vi racconto perchè non mi pare giusto che io solo debba essermi sorbito tutta questa insostenibile leggerezza dell'essere che paventa l'autore.....un concetto quello di "leggerezza" che l'autore forse non aveva ben in mente mentre si apprestava a scrivere delle avventure/disavventure sessuali del suo amato chirurgo.......

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Consigliato a chi ha letto...
la Bibbia
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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2019-07-08 07:33:39 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    08 Luglio, 2019
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Un'opera completa

Classico contemporaneo del quale è già stato detto tutto, una lacuna colmata con troppi anni di ritardo ahimè (e ringrazio chi ha contribuito a farmelo leggere). Uno di quei libri da "leggere assolutamente almeno una volta nella vita". Un saggio-romanzo (oppure il contrario forse?) che sonda la profondità dell’animo umano attraverso continui approfondimenti filosofici, ma che allo stesso tempo spazia anche su tanti altri temi come la politica (la denuncia dell'occupazione sovietica nel 1968, durante la Primavera di Praga), religione, amore.

“Che cosa dobbiamo scegliere la leggerezza o la pesantezza?” E’ quello che si chiede Kundera fin dalle prime pagine, l’eterno dilemma, e questa dicotomia attraversa le pagine di quest'opera che ci fa capire quanto l’uomo ambisca ad una vita piena, realizzata, emozionante, anche se in concreto tali aspirazioni possono configurarsi in tutta la loro "pesantezza" e gravità. Sull’altro piatto della bilancia abbiamo invece il concetto di "leggerezza" che può anche diventare insostenibile, indesiderabile (come nel caso di Sabina, una delle co-protagoniste dell’opera). La stessa vita tra l’altro può definirsi leggera ed effimera, un’opportunità che svanisce velocemente (“la storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più”). Per Kundera infatti “Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione”. L'uomo è perenemmente alla ricerca di quegli elementi di rottura in grado di rendere la sua vita unica e indimenticabile, ma come riuscire a cogliere le sollecitazioni della vita? Come distinguere il banale da ciò che non lo è ? Per Kundera la spiegazione sta in qualche modo nella casualità perchè "Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto".

Un libro che allo stesso tempo credo possa definirsi un'opera enciclopedica per la portata di concetti che contiene. Al di sopra di tutto e di tutti Kundera ci appare come il narratore onniscente che racconta la vita attraverso i suoi personaggi, ed allo stesso tempo svela il legame personale con la sua opera in quanto "I personaggi del mio romanzo sono le mie proprie possibilità che non si sono realizzate. Per questo voglio bene a tutti allo stesso modo e tutti allo stesso modo mi spaventano: ciascuno di essi ha superato un confine che io ho solo aggirato".

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2019-05-23 10:28:44 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    23 Mag, 2019
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INDIMENTICABILE

Questa è una recensione molto tardiva di un libro letto questo autunno, lasciato sul comodino, di cui ho letto e riletto più volte i passaggi che mi hanno colpita maggiormente. È uno dei libri, come dice qualcuno, della vita: uno di quelli che non devono mancare nel nostro bagaglio di letture.
Sono stata attirata dalla copertina, color carta da zucchero, e soprattutto perché era da tempo che avrei voluto leggerlo.
Non è per tutti: è necessario avere una certa maturità di letture e di esperienze di vita per poterlo capire fino in fondo ed apprezzarne la grandezza e la profondità.
Ogni sua parte è densa di delicatezza, di lirismo, alternati ad una trama sapientemente intrecciata da una parte e dall’altra della composizione.
Il romanzo si ambienta tra Praga e Zurigo, i personaggi principali sono Tomaš, un medico, la moglie Tereza e Sabina, l’amante “storica” di Tomaš, la femme fatale di tutta la storia.
È un libro composito e complesso, perché oltre ad una trama, abbastanza lineare, ci sono profondità di riflessione dei vari personaggi, le loro manie, i loro conflitti psicologici, riflessioni sulla vita, sulla libertà di parola, sull’importanza di avere una propria integra dignità.
Dolcissima e tenera l’immagine di Tereza che si presenta a casa di Tomaš, dopo essersi visti una volta sola, e viene paragonata ad un neonato inerme abbandonato dentro ad una cesta in balia della corrente di un fiume. Lei amerà Tomaš e soffrirà per i suoi continui tradimenti; lui amerà Tereza, sentirà per lei un amore profondo, indissolubile, si sentirà responsabile della propria felicità al punto da rinunciare anche ad un prestigioso posto di lavoro, ma...l’attrazione per le belle donne è più forte.
D’altronde:
“Fare l’amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse, ma quasi opposte. L’amore non si manifesta con il desiderio di fare l’amore (...) ma col desiderio di dormire insieme”, l’autore sostiene infatti che
“Legare l’amore al sesso è stata una delle trovate più bizzarre del Creatore”

Prima di Tereza, Tomaš non aveva mai dormito con una donna e né lo farà dopo il matrimonio. Non ha neppure mai dormito con Sabina, che nel romanzo è l’unica che raggiunge l’insostenibile leggerezza dell’essere. Una volta perso il papà, che rappresentava la convenzione da trasgredire, una volta che Praga è stata invasa dai comunisti, trovandosi anche senza patria, Sabina non ha nessun ideale, nessuna persona da tradire.
Per essere pesanti, tra le altre cose, è necessaria la compassione: il nostro dolore non è mai più pesante di quello che proviamo insieme ad un altro, verso un altro, al posto di un altro, dice Kundera. Quindi Sabina, ormai sola, una volta che l’ultima sua tresca amorosa è stata rivelata alla rivale, è veramente leggerissima, senza nessun peso, senza radici che la tengano ancorata in un determinato posto, senza il peso della compassione, senza il peso della vita.
Interessantissima la riflessione sull’unicità della nostra vita
“ Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza avere mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre ad uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro”.
È un concetto ribadito più volte all’interno dell’opera. Il lirismo dell’opera consiste non soltanto nelle immagini, ma anche nella ripetizione di alcuni concetti e di alcune immagini, che ricordano un po’ le abitudini degli antichi cantori, gli aedi. Vi invito a leggere con attenzione le pagine in cui Kundera parla della magia delle coincidenze, dell’amore e della fedeltà del cane verso il padrone, dell’amore paragonato ad una composizione musicale a due che, a seconda del grado di maturità di ciascuno, delle sue esperienze, avrà diversi risultati. Vi invito a soffermarvi sulle pagine dedicate alla bombetta di Sabina...qualcuno di voi avrà visto il film, qualcun altro come me, non l’avrà visto e sarà stato più fortunato, perché non è tanto la storia quella che ti segna, ma lo stile, la bravura di Kundera. In fondo la trama non è particolarmente dinamica e sconvolgente, ma lo sono le riflessioni, il modo unico, e sottolineo, unico, di questo autore di imprimere in noi certe sensazioni.

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consigliato a chi vuole scoprire un libro unico nello stile, profondo e denso di riflessioni sulla vita.
Non è voluminoso, ma si gusta a sorsi.
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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2018-12-28 18:30:32 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Dicembre, 2018
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Io individuo nell'infinità dell'anima

Classe 1982, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984 e in Repubblica Ceca soltanto 17 anni dopo, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un elaborato polifonico ambientato nella primavera di Praga e in quel periodo storico precedente all’imminente invasione sovietica. È un testo ricco di spunti di riflessione che si pone come precursore di una nuova interpretazione del romanzo psicologico e che, di conseguenza, si propone altresì quale primo tentativo di superamento dello stesso. Il primo elemento a riprova di detto assunto è il fatto che Kundera non utilizzi le caratteristiche interiori dei personaggi per psicanalizzarli e rispondere esclusivamente alla domanda del “dove comincia e dove finisce l’io” (propria di questo filone narrativo negli anni del Novecento), quanto, al contrario, per soppesare pure tutte quelle questioni che solo in apparenza fanno da contorno. Lo stesso proverbio tedesco “Einmal ist Keinmal” sottolinea come le scelte compiute durante nell’arco di una vita siano irrilevanti se paragonate con la vita stessa. Appaiono pertanto leggere rispetto a quel cercare significati, paradossalmente insostenibili, e dunque pesanti. Privilegiando dunque l’identità dell’io rispetto all’infinito dell’anima, vengono scinte le prospettive, le riflessioni, le analisi che capitolo dopo capitolo si dipanano in quella dualità data dal trinomio anima-corpo-leggerezza dell’esistenza.
Tutto ciò avviene mediante una trama che ha quale protagonista risvolti politici, geografici e storici nonché deviazioni, amore, errori, tradimenti e anche mancate corrispondenze. A dar voce a detta stratificata narrazione ambientata nella realtà dell’Europa dell’Est degli anni ’60 abbiamo i protagonisti Tereza e Tomáš ma anche Franz e Marie-Claude, Sabine e tutte le donne amanti, gli uomini spia, gli animali da affezione che si susseguono battuta dopo battuta.
Così, il lettore si trova letteralmente catapultato in mix di microcosmi individuali amplificati dalla pluricosmicità dei macrocosmi e quindi in una serie di rapporti umani che sono inevitabilmente intrecciati e condizionati dalle censure, dal potere, dal regime dittatoriale che la società impone. Ogni individuo è un modello, il suo io è emblema di un comportamento, di uno schema politico, di una concezione dell’esistenza e di quella leggerezza che cela la pesantezza e di quella pesantezza che sembra voler essere obliata dalla leggerezza.
Il sesso, ancora, in ogni veste e forma assunta, dal goduto al nascosto, al mancato, all’ignorato, è il mezzo con cui si realizza il potere perché si tramuta in espressione dell’individualità, dell’anima, della libertà, della dignità, del rispetto.
Di contro alle critiche al comunismo e all’evidenziazione del come diffidenza e paura siano condicio sine qua non alla base della sua pianificazione e impostazione, veramente interessanti, e ottimo spunto di riflessione, sono le pagine dedicate alla libertà individuale del popolo, del pensiero, della fede politica, dell’estetismo, dell’affettività, della completezza e incompletezza dell’essere.
Dal punto di vista stilistico lo scrittore è geniale nell’interpretare il ruolo del perfetto burattinaio e nel descrivere, ricomponendo come un puzzle le voci che magistralmente si alternano, quella ricerca propria di ogni suo primo attore. Quasi come se fosse una ballata, quasi come se ogni periodo fosse intercorso da un andamento musicale perfettamente cadenzato, ogni voce oscilla tra leggerezza e pesantezza, dimostrando una fervida attrazione verso quella voragine, quel baratro che è l’autodistruzione, il venir meno di quella vita di per sì così in bilico e così priva di equilibri e certezze. Nemico sempre più accorto, tangibile e inarrestabile di questa pesantezza è il kitsch che mira ad eliminare tutto quel che nell’esistenza è inammissibile privilegiando soltanto l’estetismo e non l’eticità e dunque arrivando ad escludere quale possibile soluzione sia la realtà occidentale che orientale, sia cioè l’universo americano che quello sovietico. La penna del romanziere, scorre rapida tra le mani dell’avido conoscitore, che tra metafore, filosofeggiare, meditare e erudizione narrativa, si sente complice di quelle vicende che sente a sé vicine e proprie, grazie a quell’uso forse non poetico ma efficace, del termine scurrile.
Ma quindi, cosa significa vivere nella pesantezza? Cosa significa vivere nella leggerezza? Quale tra le due è la retta via da intraprendere? Come scegliere di vivere nella pesantezza se ciò significa sottostare al Kitsh mentre opporsi a questo significa abbracciare quella insostenibile leggerezza dell’essere? Che non ci sia soluzione? Che non ci sia felicità per l’uomo? Che l’uomo non possa essere felice? Che l’uomo non sia il padrone di alcunché a differenza di quel che crede? Che i valori siano divenuti talmente esigui e labili da far sì che il mondo sia diventato talmente tanto leggero che a nulla vale far rivalere i propri ideali e la propria moralità? Che non vi sia altra possibilità innanzi a questo forte richiamo della meditazione? Perché l’equilibrio non è naturale, è un qualcosa che deve essere autoimposto e tutto è devoluto solo alla responsabilità di chi decide di vivere e nel come decide di vivere. Quanto davvero vanità e forza si sfiorano, uniscono e separano? Quanto nella quotidianità dell’esistenza la scelta rappresenta l’equilibrio tra passione e ragione? Come si può, ancora, affermare l’assolutezza di un equilibrio quando un equilibrio permanente non esiste perché tutto è sempre in discussione tanto che ogni atto deve sempre indossare un nuovo volto, una nuova maschera? E perché, nonostante tutto, si persiste a credere, sperare, gioire, lottare, amare e soffrire? Quanto la libertà è davvero possibilità di scelta?
Questo e molto altro è “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, uno scritto che resta dentro a chi lo legge per ogni suo aspetto controverso e meditativo e che richiede tempo anche per una sua pur provvisoria recensione, basti pensare che la sottoscritta ci ha messo soltanto dieci mesi ad arrivare ad una prima valutazione e che confessa essere ancora nel dubbio non avendo ancora totalmente chiare le idee sulla totalità del suo contenuto.

«Ma questa volta non era riuscito a padroneggiarsi quando, nel bel mezzo della notte, aveva ripreso tutt’a un tratto piena coscienza. Chissà da quali stanze tornava! Chissà con quali fantasmi aveva lottato! Quando aveva visto che era a casa e aveva riconosciuto le persone a lui più vicine, non aveva resistito al desiderio di condividere con loro la sua terribile gioia, la gioia del ritorno e della rinascita» p. 306

«L’amore tra l’uomo e il cane è idilliaco. In esso non ci sono né conflitti né scene strazianti, in esso non c’è evoluzione. Karenin circondava Tereza e Tomas con la propria vita fondata sulla ripetizione e si attendeva da loro la stessa cosa» p. 320

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L'insostenibile leggerezza dell'essere 2018-09-10 11:28:07 Ginevrosità
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Ginevrosità Opinione inserita da Ginevrosità    10 Settembre, 2018
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Unico nel suo stile

Non prediligo i romanzi riguardanti la guerra, o che comunque abbiano anche un vago sfondo di conflitto, povertà e miseria. E questo non perché sono posh, ma credo che questa mia selezione derivi da un capriccio: i romanzi di guerra sono ovviamente tristi, perché penso alle morti reali che la guerra ha comportato e comporta. Il punto è che per me un romanzo non può iniziare con l'essere ovviamente triste o ovviamente felice, per il semplice fatto che non cerco un "ovviamente" in un romanzo. Insomma, deve sorprendermi.
"L'insostenibile leggerezza dell'essere" è stata l'eccezione che ha permesso di discostarmi da quel mio assurdo capriccio.
Insomma, la guerra in Boemia è diventata un palco sul quale i personaggi (sono almeno tre quelli importanti) si muovono, agiscono, pensano, cercano il loro posto nel mondo per evadere e stare meglio, com'è naturale per l'uomo. Tuttavia dal "Kitsch" non si scappa, nemmeno se Sabina parte per l'America e Tomas e Tereza vanno a vivere in campagna, perché la guerra e il Kitsch, una volta conosciuti, ti segnano a vita.
La questione però non è tragica come sembra, perché c'è amore nel romanzo, c'è soprattutto voglia di vivere ed esprimersi, c'è il tentativo di cambiare le cose, c'è la voglia da parte dei personaggi di pace (dai demoni della guerra certo, ma anche quelli che hanno dentro) e felicità. E poi c'è l'autore, fantastico, un po' disilluso, che si ostina a seguire le loro storie, inseguendo un senso, fornendo spiegazioni sul peso delle scelte dei personaggi e le loro altrettanto pesanti emozioni.
E' proprio il pensiero dichiarato dell'autore la chiave della svolta che mi ha permesso di andare avanti nelle pagine, fino alla fine. Tra tutti i personaggi è lui il mio preferito se possibile, per la sincerità della scrittura, è riuscito a raggiungermi molto più degli altri, e tutt'ora sono in bilico sul sospetto che sia stata questa l'intenzione di Kundera.
Lo stile è difficile per me da definire, direi comprensibile in primis, ma guai a saltare accidentalmente una proposizione, nel giro di pochi secondi si rischia di non capirci niente e occorre riprendere dall'esatto punto in cui la concentrazione aveva lasciato a piedi la lettura. Per me, quest'ultimo è un gran bel complimento sullo stile, in quanto significa che i concetti, anche se ripresi più volte all'interno del romanzo, non sono mai ripetitivi, ma ogni volta viene aggiunto qualcosa di nuovo che permette di vederci chiaro.
La trama è stata apprezzata per quanto mi riguarda, non certo amata alla follia, ma lo posso accettare alla luce del fatto che i personaggi sono caratterizzati tanto da essere memorabili: i sogni di Tereza fondati sulla realtà, Sabina e la sua dimensione artistica "influenzata", Tomas e il sesso con tante donne. Tutti sono speciali a loro modo, indipendentemente dal corso degli eventi. E anche questo è un complimento, se vogliamo.

Questo era il primo romanzo di Kundera che ho letto, devo assolutamente selezionarne un altro per inquadrare lo stile che mi è piaciuto molto, e avere delle conferme. Cosa consigliate

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