Narrativa straniera Romanzi L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
 

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Letteratura straniera

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La vita di Tazaki Tsukuru è tranquilla e priva di ombre. Ma alla soglia dei trent'anni qualcosa in questa compiuta serenità inizia a incrinarsi, e un dolore di tanti anni prima riaffiora e si fa immenso: perché i suoi amici del liceo all'improvviso l'hanno abbandonato? Finalmente deciso a capire, Tsukuru si metterà sulle loro tracce. Ma la sua ricerca lo condurrà a un'altra verità, ben più inquietante, sulla morte di Shiro, un tempo parte del gruppo, vittima di un omicidio misterioso e ancora insoluto.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2014-05-24 17:41:29 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    24 Mag, 2014
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L'incolore Tazaki Tsukuri

La lettura dell’ultima opera di Murakami Haruki ci pone di fronte ad alcuni interrogativi di natura esistenziale ai quali non è sempre facile dare risposta.
L’infelicità di Tazaki Tsukuri appare evidente sin dalle prime righe del romanzo: espulso inspiegabilmente dal gruppo di amici di cui faceva parte, il giovane Tsukuri perde interesse per il mondo che lo circonda e desidera solo la morte. Egli diviene l’espressione della sofferenza generata dalla perdita dell’amicizia e dell’amore, esperienza già traumatica in qualsiasi periodo della vita, ma certamente ancora di più in quella fascia d’età che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, poiché può lasciare un vuoto incolmabile e creare complessi e insicurezze.
Proprio nel momento in cui Tsukuri riesce a superare parzialmente la sua crisi, l’incontro con Haida e il suo successivo abbandono vengono a sconvolgere nuovamente quella apparente serenità riconquistata.
Tsukuri ha la percezione di se stesso come di un contenitore vuoto, un uomo insignificante, privo di attrattive e di interesse, che può dedicarsi unicamente al lavoro per cercare di sopravvivere. La conoscenza di Sara lo spronerà verso il suo pellegrinaggio, in cerca delle spiegazioni agli enigmi rimasti irrisolti nella sua vita.
E qui è, a mio avviso, l’interesse vero di questo romanzo. Il viaggio di Tzukuri sarà un viaggio di iniziazione e conoscenza, al ritmo della stupenda melodia di Liszt , Le mal du pays, parte di Années de pélerinage, la stessa melodia che suonava Shiro , all’epoca della loro amicizia, quando con Aka, Ao e Kuro erano un gruppo inseparabile. Tsukuri vuole capire quali possano essere le ragioni dei ripetuti abbandoni da parte delle persone che ama, deve superare l’essenza incolore della sua personalità, dare ad essa un contenuto. Il gioco delle parole e dei simboli è a questo proposito molto sottile e significativo: ciascuno degli amici di Tsukuri ha un nome che contiene in sé un colore, rosso, blu, bianco, nero. Persino il nome di Haida, che pure non era parte del gruppo, ma che lo ha ugualmente abbandonato significa grigio. Dunque Tsukuri è l’unico incolore, senza personalità, senza spessore. Il suo nome significa solo “costruire”. Egli, infatti, costruisce stazioni. E qui è un altro elemento interessante in questo romanzo : il movimento, il viaggio, il pellegrinaggio, che implica crescita e conoscenza, spesso ha inizio e finisce in una stazione, e a volte il momento della partenza è chiaro, ma la meta può restare ignota.
Questi elementi sono già tutti presenti nel titolo stesso del romanzo: l’importanza del colore, del costruire e del creare come parte concreta della vita, il suono della melodia, che fa da sfondo al romanzo, come già la canzone dei Beatles aveva accompagnato il racconto di Norwegian wood.
D’altra parte lo stesso Murakami dice : “La vita è come uno spartito complesso …. decifrarla è un’impresa ardua e anche a saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca …”
In questa prospettiva sta, io credo, al singolo lettore dare la propria personale interpretazione di questo romanzo, che pone molti interrogativi e molteplici possibili risposte. È certo che al di là della semplice storia avvincente e ricca di suspense, questo è un romanzo sul significato della vita, sull’ambiguo confine tra sogno e verità, tra apparenza e realtà.

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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2016-01-20 14:32:38 Giu_Bi
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Giu_Bi Opinione inserita da Giu_Bi    20 Gennaio, 2016
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Tutti i colori riflessi negli occhi dell'altro

Un nuovo romanzo di Murakami, un nuovo giovane uomo alla ricerca d’identità. Non è forse una novità rivoluzionaria rispetto alle tematiche dell’autore, che qui sceglie di esplorare nuove sfumature di un paesaggio già familiare.
Il pellegrinaggio è quello di Tsukuru: adolescente prima, adulto poi, che sempre si porta dentro un nodo irrisolto.
Tazaki Tsukuru si percepisce vuoto e “incolore”, sente di non aver nulla di valore da offrire; in questo clima di desolazione interiore l’appartenenza a un gruppo di amici gli garantisce la possibilità di riempire la propria identità, trovando negli altri il necessario completamento di sé. La misteriosa espulsione dal gruppo è un drammatico giro di boa per il giovane Tsukuru, che ne rimane segnato fino a percepire un profondo e mortifero senso di vuoto. Arrampicatosi a fatica sull’orlo del precipizio, Tsukuru conserva tuttavia una desolazione interiore e un’interdizione ai legami che gli rimarranno appiccicati addosso fino all’età adulta, e lo condanneranno a relazioni tiepide, contenenti fin dal principio il germe della propria fine.
Nella vita di Tsukuru compare però Sara, finalmente capace di riscaldare le braci di un istinto vitale da tempo sopito; il pellegrinaggio di Tsukuru ormai non può più attendere: è tempo di ripercorrere le tracce della propria giovinezza alla ricerca di senso.
Il viaggio aiuterà Tsukuru non tanto a ricostruire la verità storica, quanto piuttosto a recuperare, attraverso gli occhi e le parole degli altri, le sfumature della propria presenza nel mondo. Il racconto dei suoi amici permette a Tsukuru di comprendere il proprio ruolo nel gruppo di un tempo, e recuperare aspetti della propria storia personale di cui era inconsapevole.

Il romanzo non sarà forse la sua creazione più sfavillante, ma lo stile di Murakami non delude mai. Narratore apparentemente assente dal racconto, il suo tocco in realtà è profondamente intessuto in ogni immagine e, soprattutto, nel ritmo della narrazione, capace di indugiare minuziosamente sul dettaglio come di scivolare repentina catapultando altrove il lettore.
Le storie di Murakami, spesso incentrate sulla ricerca del senso di sé, raggiungono l’obiettivo utopico del perfetto equilibrio tra il sé e l’altro, tra la solitudine e la relazionalità. Tanto i suoi personaggi riescono a farci godere della dimensione della solitudine, in cui ogni piccolo gesto risuona di un’eco quasi assordante, così essi hanno bisogno dell’altro per trovare e conservare il senso di sé.
E’ l’atmosfera rarefatta e onirica del racconto di Murakami che ci permette di tollerare i drammi interiori dei suoi protagonisti e la costante, drammatica assenza di risposte. L’autore è maestro nel distillare, dalla pesantezza del dramma umano, la leggerezza che serve alla sopravvivenza.

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...e gradito altri libri di Murakami, in particolare "Dance, dance, dance", "a sud del confine, a ovest del sole", "nel segno della pecora", "l'uccello che girava le viti del mondo"...
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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2015-06-16 13:16:55 LaClo
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LaClo Opinione inserita da LaClo    16 Giugno, 2015
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L'incolore colorato

Questo romanzo si presenta come un romanzo orientato sul tema dell'amicizia in tutte le sue sfaccettature e in generale dei rapporti sociali . L'autore sviluppa la trama a partire da argomenti già molto sfruttati in letteratura ma cerca di rendere innovative queste tematiche mettendoci il suo tocco personale. La trama presenta un'apparente semplicità perché la situazione di base non è difficile: un gruppo di amici, legati fin dall'adolescenza decide di estromettere il nostro protagonista che a distanza di anni cerca di capire che cosa sia successo. Da questa storia così semplice la trama si arricchisce di situazioni ed eventi. Un tema affrontato è quello dei colori, intesi come modo di essere.I quattro amici di Tsukuru hanno il cognome che contiene un colore e per questo motivo apparentemente semplice il protagonista si sente un po' diverso dagli altri. Nella cultura giapponese i colori, hanno mota importanza, in particolare il blu è universalmente riconosciuto come un colore che trasmette fiducia, invito all'ascolto e affidabilità. Il rosso è un simbolo di forza rigogliosa e di conoscenza, è considerato un colore che porta fortuna e spesso viene associato al matrimonio. Il bianco è un colore importante per i giapponesi perché è associato al lutto, alla vecchiaia e ai fantasmi. Il nero in Giappone ha un significato sia positivo che negativo e simboleggia la forza di spirito e il disinteressamento ma anche i complotti e i crimini. Tazaki, come sottolinea l'autore, non pensa che ci sia una relazione tra persone e colore ma tutto il libro sembra smentire un po' questo pensiero. Infatti, i quattro personaggi sono rappresentati un po' come degli stereotipi e hanno, almeno secondo me qualche analogia con i colori, perché altrimenti la storia non avrebbe molto senso. L'autore ci presenta questo gruppo di amici in maniera pulita e semplice, ognuno viene isolato per un momento e tratteggiato abilmente in poche abili mosse dall'autore. Tuttavia, i quattro amici di Tazaki sembrano fin troppo identificati nel colore e non hanno tratti che li rendono unici e particolari.Infatti, Aka vuole primeggiare, è il primo della classe, piccolo di statura, fermo nelle sue decisioni, facilmente irritabile. Sembra il fuoco a cui è associato il colore rosso: una forza buona simbolo di conoscenza che purtroppo può facilmente arrecare danni. Ao invece, è il classico sportivo del gruppo, non bravo a scuola ma con ottime capacità di ascolto e di memorizzazione, appare simpatico a tutti e si contrappone un po' ad Aka. I loro colori sono contrapposti da un significato differente. Shiro è associata al bianco e infatti, all'interno del romanzo muore, tenendo fede al significato del colore e torna spesso in sogno a Tazaki. La sua natura è aerea, infatti, ama la musica, un'arte legata all'invisibile perché destinata a dissolversi nell'aria, paziente, dolce, timida e molto graziosa. Si associa al colore bianco perché eterea, immacolata, come il suo colore e pertanto destinata a sfiorire e a scomparire. Per contrasto Kuro è terrena e corporea ed è associata al nero e ne rispecchia la duplice natura, intelligente ironica, brava nelle materie letterarie. Il suo colore, così complesso si manifesterà più avanti nel racconto. Invece Tazaki è l'incolore, non è il migliore a scuola, nello sport e non ha interessi particolari. Invece poche righe dopo, viene mostrato come unico e particolare: ama le stazioni ferroviarie, un interesse che lo rende subito interessante. Lui come ci viene spiegato più avanti, è sempre stato considerato il collante del gruppo mentre aveva una bassa opinione di se stesso. Non esistono gli stereotipi, questi colori così puri che si rispecchiano nei protagonisti ma ognuno ha un colore così complesso da essere incolore. Il romanzo oscilla tra presente e passato che si alternano nei vari capitoli e diventa più complesso strutturalmente. Una volta che Tazaki viene allontanato dal gruppo cresce, cambia di aspetto e si non fa più ritorno al paese di origine e riesce a specializzarsi nella costruzione di stazioni, simbolo di viaggio e di cambiamento, di pellegrinaggio. Gli altri pur di rimanere uniti rimangono nella propria città, solo Tazaki ha il coraggio di viaggiare e di uscire dalla piccola comunità creatasi cercando di realizzare il suo sogno così circoscritto. Gli altri invece, hanno obiettivi generici,non così specifici, quindi si accontentano di una vita meno appagante. Grazie a Sara, la sua fidanzata, Tazaki può portare alla luce il suo passato. Sara inoltre, è 'unico personaggio che non ha un colore ma ha delle caratteristiche proprie e riesce ad ascoltare e ad agire concretamente permettendo a Tazaki di compiere un vero e proprio viaggio: è un po' come se fosse la sua stazione che lo accoglie prima e dopo il viaggio. Un altro personaggio importante è Haida che compare nella vita di Tazaki dopo la sua esclusione dal gruppo. Haida è molto diverso da Tazaki perché si occupa di cose immateriali e riflette molto in accordo con il significato del suo colore grigio che si avvicina di più a un non colore. Infatti, Haida non è uno stereotipo ma ha qualcosa in più rispetto agli amici di Tazaki, ama riflettere e non ha interessi così specifici ma ama costruire il vuoto, pensare far perdere la forma alle cose. Non è etereo come Shiro ma non è neanche terreno come Kuro ma unisce i loro due colori. Haida fa scoprire il brano le mal du pays di Liszt a Tazaki che gli da un indizio per riuscire a scoprire il passato. Tuttavia, anche lui è destinato ad andarsene e scompare dalla vita di Tazaki. In seguito Tazaki rivede i suoi amici uno per volta e gli forniscono la spiegazione dell'esclusione che secondo me è interessante ma non è del tutto razionale ma forse è così volutamente. Probabilmente non soddisfa pienamente il lettore perché non ha una logica chiara ma forse è un pretesto per concludere un rapporto che non poteva più andare avanti. Gli amici di Tazaki sono approdati ad una vita completamente diversa dalla loro gioventù e nessuno di loro è diventato ciò che avrebbe dovuto o voluto diventare. Kuro si è addirittura trasferita in Finlandia e anche lei costruisce qualcosa: vasi di ceramica e questa attività la lega a Tazaki. Lei è l'unica che si ricorda il brano che Shiro suonava ed è l'unica che riesce a spiegare a Tazaki la rottura del rapporto in maniera precisa. A questo punto tutto si ribalta e l'incolore diventa il ragazzo che tutti hanno sempre amato, il collante del loro gruppo, colui che assorbiva e stemperava i loro colori così forti e costruiva i rapporti come ora costruisce le stazioni. Il mistero più grande presente in questo romanzo è la morte che compare nell'incipit come sensazione di vuoto ritorna nella scomparsa di Shiro che sfiorisce e si dissolve e nel misterioso racconto di Haida che ha per protagonista un pianista nel cui cognome compare il colore verde e anche lui destinato alla morte che ha il compito di tramandare il segreto a qualcun altro. Il significato del colore verde qui si trasforma perché essendo simbolo di vita trasmette anche la morte che fa parte di essa. Il finale del romanzo rimane un po' ingarbugliato e non si conclude. ho trovato che la descrizione della stazione sia di forte impatto e mi piace il fatto che il viaggio di Tazaki avvenga internamente mentre, fisicamente guarda la partenza degli altri come una stazione ha visto partire i suoi amici e i suoi conoscenti e forse tutte le persone che entrano nella sua vita. Infine vorrei fare un ultima considerazione sullo stile che ho trovato lineare e un po' onirico in alcuni punti , connubio che ho gradito molto.

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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2014-07-28 18:31:10 luigiu
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luigiu Opinione inserita da luigiu    28 Luglio, 2014
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Tsukuru e il suo "colorato" peregrinare

Negli anni universitari, Tsukuru è un uomo con un unico desiderio: morire!
Non riesce a comprendere cosa abbia innescato il suo, non volontario, allontanamento dal gruppo dei più cari amici.
La particolarità di questo gruppo di tre maschi e due femmine è che ognuno di loro, nei propri nomi, contiene un colore. Tutti trane Tsukuru,, a causa di ciò denominato incolore.
La curiosità spinge il lettore a non interrompere il corso della propria analisi, sin dalle prime pagine.
Tsukuru racconta a Sara, amica e amante, la sua storia, arricchendo di particolari cosa lo univa a questo gruppo.
E' proprio questa donna a spingerlo alla ricerca della motivazione della rottura di questa intensa amicizia.
Un viaggio introspettivo, fatto dal protagonista, nell'intento di trovare una spiegazione a questo evento traumatico che fino alle pagine finali, dipinge un personaggio cupo, incapace di accettare i suoi limiti e le sue angosce. Importante particolare per comprendere la chiave di lettura del testo è la composizione di Listz denominata appunto "anni di pellegrinaggio", quelli che metaforicamente, sta compiendo Tsukuru, per raggiungere la verità della quale, per molti anni, è stato tenuto all'oscuro.
Solo all'approssimarsi dei suoi 40 anni, riesce a trovare delle risposte, incontrando uno per uno, gli amici di un tempo, e scoprendo così la causa dell'allontanamento.
Murakami Haruki riesce sempre a condurre il lettore, pagina per pagine, alla ricerca di un'identità condizionata dai fenomeni esterni, non priva perciò di dolore e di interrogativi, ma piena di tormenti e segreti che ognuno, porta da tempo immemore, dentro di sé.
Caratteristica evidente dell'autore è il finale del testo. Come in ogni suo libro, è il lettore ad interpretare una possibile risoluzione del conflitto iniziale.

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1Q84, Norwegian wood, Kafka sulla spiaggia...
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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2014-07-09 16:27:34 aeglos
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aeglos Opinione inserita da aeglos    09 Luglio, 2014
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UN LIBRO....TANTI INSEGNAMENTI

Era da molto tempo che non leggevo più un libro di Murakami e mi sono detta che, prendendo il suo nuovo libro, sicuramente avrei fatto un buon acquisto! Non ne sono di certo pentita, nonostante l'inizio non era dei più promettenti. Ma neanche arrivata a metà libro mi sono ricreduta e, come sempre, un suo libro è come una droga per me. Più lo leggo e più voglio andare avanti per vedere come si svolge la vicenda, per trovare le tante risposte alle mie domande. Chiaramente, come è solito fare questo scrittore, le risposte non esistono per tutte le domande e il finale è aperto a qualsiasi scelta noi facciamo, scegliamo ciò che più ci aggrada. Leggendo il libro, ci si immerge in una storia alla quale ci si domanda se è pura verità o se tutto è inventato. E' interessante come il tutto si evolve con l'incontrare i vecchi amici, scoprendo di volta in volta cose nuove. Il libro insegna, nel suo piccolo, che non ci si deve immaginare inferiori a nessuno, perchè tutti noi siamo importanti per qualcuno e abbiamo le nostre piccole o grandi capacità, non importa quali esse siano, ma è così. Tutti noi sappiamo fare qualcosa, siamo speciali. Inoltre, un altro insegnamento, è che comunque bisogna sempre parlare, confrontarsi, unire le proprie esperienze e non vergognarsi mai, fare scelte anche difficili, a discapito magari della persona a cui vogliamo più bene. Trovo interessante la copertina e il titolo, molto azzeccati secondo me perchè inerenti alla storia, l'importanza dei colori è vitale per il protagonista, una coprertina semplice ma per niente banale una volta che si è letto il libro. E, per finire, ma non meno importante, c'è sempre comunque la ricerca di Murakami della musica, a cui dà sempre molta importanza in ogni suo scritto.

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Norwegian wood. Tokyo blues
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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2014-06-16 16:50:07 Mr.tranox
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Opinione inserita da Mr.tranox    16 Giugno, 2014

Incolore come il titolo

Acquistato sulla fiducia. Il nome dell'autore non mi ha permesso di pensarci su 2 volte.
Ma ho trovato il libro davvero incolore come il titolo. Non mi ha coinvolto molto, addirittura saltavo le righe per arrivare a qualcosa di concreto che puntualmente non arrivava.
Ripropone la scena già vista in 1Q84 del protagonista immobile a letto tra sogno e realtà che ha amplessi ed "eiaculazioni potenti" ma che in questo caso non si incastrano per niente nella struttura narrativa.
Lo stile annuncia con grande anticipo quello che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere il finale a sorpresa.

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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio 2014-05-26 14:56:36 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    26 Mag, 2014
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Un uomo e le sue qualità

Murakami anche questa volta non costruisce castelli di sabbia e non ci propina ridondanti storie dal gusto insipido, pur mantenendo costante il suo modo di scrivere e la purezza dei personaggi si avalla dei colori per riproporre temi come l’amicizia, l’amore, la famiglia, il lavoro. Non ci sono doppie lune, pozzi da esplorare, personaggi bislacchi o gatti scomparsi, eppure c’è molto déjà vu, primo fra tutti l’evocazione musicale tanto cara all’autore.

La storia nel suo insieme è molto semplice, Tsukuru viene allontanato dai suoi 4 amici carissimi senza una spiegazione, una lite o una discussione, deve attendere 16 anni per comprendere la motivazione del gesto ma nel frattempo il suo carattere, la sua vita sociale, il suo temperamento sono diventati privi di significato e privi di colore, l’unica certezza che ha è che nella vita vuole costruire stazioni di treni. Riacquistata la consapevolezza di voler conoscere la verità si imbatte in una riscoperta del suo essere finora ignota e poco esplorata, poco alla volta la sua vita si tinge di colori, è finito il tempo di sostare nella sala d’attesa di un’anonima stazione ferroviaria, così come è finito l’incubo ricorrente che lo attanaglia tutte le notti. Più verità vengono a galla, più Tsukuru comincia ad amare la vita e allontanare da se il senso di estraneità, più profonde sono le ferite, più i cuori delle persone vengono unite intimamente. Più si scava nel buio profondo incolore dell’oblio più viene fuori un barlume di calore e di colori.

Leggere l’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è come planare su uno sterminato cielo azzurro senza paura di cadere, un volo in incognito verso spazi indefiniti e con la voglia di continuare a volare all’infinito, poi sul più bello folate di vento ti fanno rallentare la corsa e cerchi l’atterraggio più morbido. Un viaggio intimo che non manca di riflessioni, di amore per il Giappone ordinato e caotico, dove la solitudine alberga con prepotenza e aliti di mistero e reati insoluti fanno da cornice restituendo uno splendido scenario di situazioni che accarezzano l’anima del lettore incapace di svincolarsi dal suo abbraccio onirico e non importa dove andrà a parare. Il finale è un poco affrettato, lascia margini di incertezze che si intrecciano con vacue pennellate di incoraggianti stimoli rassicuranti.

Ma stiamo parlando di Murakami e l’ultima parola spetta al cuore di chi si è lasciato imprigionare dalla sua trappola senza ancora di salvataggio.

Un libro che si legge in un fiato e che rimane dentro a lungo, ma non è il suo capolavoro.

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