L'incantatrice di Firenze
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Una favola...un pò difficile!
Se si riesce a superare le prime venti pagine senza aver la tentazione di chiudere il libro per sempre (tentazione che mi è venuta più di una volta), la storia si rivela bellissima, un piccolo gioiello.
Lo stile di scrittura dell'autore è un pò difficile, con periodi lunghi, che mi hanno ricordato un pò "Shantaram", spesso ho avuto la sensazione di non riuscire a seguire bene l'intreccio, ma una volta capito lo stile mi è stato più facile immergermi nel racconto.
A volte mi sembrava di essere lì con i personaggi, perchè è un libro che accende l'immaginazione e fa volare con la fantasia.
Ho apprezzato moltissimo, in particolare, la parte narrativa riguardante Firenze e i tre amici.
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Tutto il mondo è paese
Se arrivi alla fine del libro e non ti viene spontaneo dire che ti è piaciuto, allora c’è qualcosa che non va.
E’ qualcosa che va al di là dell’opinione personale o del gusto.
Questo è un piatto cucinato con maestria, con ingredienti di prima qualità miscelati in una preparazione sopraffina. Eppure scollinata la metà, non vedi l’ora che finisca.
Procedi da una pagina all’altra sentendo quei sapori che, da soli, sono squisiti, ma che non amalgamano. E, dopo l’ultimo boccone, ti rimane la sensazione di non averlo capito. (E qui l’allegoria traballa).
Insomma, viene fuori la solita smania dei superscrittori di stupire ambientando le loro storie in contesti storici molto ben resi. Viene fuori lo sforzo quasi ossessivo dell’autore di dirci che, in fondo, tra religione e superstizione non vi è gran differenza e che, in sostanza, entrambe conducono l’umanità verso una sorta di ineluttabile follia.
Come voler significare: prendi Firenze o prendi l’Indostan, ritroverai le stesse deviazioni, le stesse anomalie.
C’è una frase, molto bella, che spero di riportare fedelmente: “Il problema degli uomini non è che siano così diversi, ma che siano così uguali”. Ecco: mentre ripenso al romanzo, mi rimane questa assoluta verità, e la sensazione che non servissero quasi quattrocento pagine per comunicarla.
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C'era una volta
Un misterioso viaggiatore arriva alla corte del grande Akbar portando con sè un la storia di un segreto:chi è l'incantatrice di Firenze?Si tratta davvero della principessa Occhi Neri?E cosa c'entrano tre amici fiorentini,tra i quali spicca il torbido Machiavelli,con la storia del misterioso viaggiatore? in forma di racconto,come in una favola delle Mille e una notte,il fiorentino svela all'imperatore il mistero del presunto legame che li unirebbe,saltando da un continente all'altro, dalla Firenze rinascimentale,alla Costantinopoli dominata dai turchi.
La documentazione storica è più che curata,la trama accattivante, l'unica pecca è la scorrevolezza:i periodi troppo lunghi e la quasi assenza di paragrafi rendono difficoltoso seguire la vicenda,ma vale la pena arrivare alla fine,perché la curiosità cresce man mano con la storia.
Consiglio di leggerlo a piccole dosi,senza full immersion come facciamo in tanti:solo così potrà essere apprezzato in pieno.