Narrativa straniera Romanzi L'età della ragione
 

L'età della ragione L'età della ragione

L'età della ragione

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Iniziato nel 1939, interrotto per tutta la durata dell'internamento di Satre in Germania, L'età della ragione verrà pubblicato nel 1945 (giudicato in precedenza, sotto il regime del maresciallo Pétain, troppo scandaloso). Appartenente alla serie romanzesca "Le vie della libertà" che comprende "Il Rinvio" (1945) e "La morte nell'anima" (1948), il romanzo racconta i problemi personali di un gruppo di giovani che "scoprono la vita" negli anni prebellici, ed è, al contempo, testimonianza di come la parola, per chi scrive, sia azione da contrapporre al tacere visto come colpevole mutilazione di se stessi. Mathieu, uno dei protagonisti, è giunto "all'età della ragione" dopo essersi reso conto della gratuità fondamentale di ogni vita o, come scrive Satre "nell' Essere e il Nulla", della fatticità della coscienza.



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L'età della ragione 2015-07-15 10:34:43 StefanoTecchi
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StefanoTecchi Opinione inserita da StefanoTecchi    15 Luglio, 2015
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"Le vie della libertà"

L’età della ragione fa parte di un ciclo romanzesco « Le vie della Libertà » di cui fanno parte, oltre al suddetto romanzo, “Il Rinvio” (1945) e “La morte dell’anima” (1948), ma questo ciclo che doveva comprendere un quarto libro è rimasto incompleto.
Sartre comincerà a scrivere l’Età della Ragione nel 1939, l’anno seguente doveva essere pubblicato tramite Gallimard, ma Sartre sarà costretto ad interrompere il suo lavoro per via della prigionia in Germania. Al suo ritorno nel 1941, il romanzo è ormai completo, ma non sarà pubblicato perché giudicato troppo scandaloso dal regime del Maresciallo Pétain. Verrà pubblicato nel 1945 da Gallimard.
L’età della ragione è costruito sui problemi personali di un gruppo di amici (Matteo, Marcella, Ivic, Boris, Lola, Daniele) per ognuno di loro Sartre ha creato, magistralmente, delle “sfide” riguardanti la loro sfera privata, che li rivelano ingenui, precipitosi ed essenzialmente giovani, incapaci di prendersi le loro responsabilità.
Matteo, il protagonista del romanzo, nonostante sia il più adulto del gruppo, si trova allo stesso modo a disagio e titubante ogni qual volta deve assumersi le sue responsabilità. La vicenda del protagonista ruota intorno alla storia d’amore con Marcella, rimasta incinta. Inizialmente Matteo penserà ad un aborto, visto che tra i due c’è sempre stato questo accordo. Da questo momento in poi per Matteo inizia un percorso lungo e difficile dove prima penserà alla sicurezza di Marcella, cercando in tutti i modi di rimediare una somma più che cospicua per farla operare in tutta sicurezza; ma nel corso della storia durante le sue riflessioni ed i dialoghi con il fratello, Giacomo, e con Daniele arriverà alla conclusione di volerla sposare.

“Sposala, falso artista, sposala, sei giunto all’età della ragione, ormai, bisogna che tu la sposi”

Così dirà Matteo durante una della sua riflessioni, al locale Sumatra, mentre pensa a Marcella ed alla sua situazione.
In conclusone si può intendere per “età della ragione” il superamento del rifiuto giovanile. Matteo arriverà all’età della ragione dopo essersi reso conto della gratuità di ogni vita, ma sarà difficile per lui essere realmente libero, perché troppo pieno di se stesso e troppo autocontrollato.
Questo romanzo riflette perfettamente l’esistenzialismo Sartriano, cioè una filosofia della libertà, della scelta e della responsabilità; l’uomo deve quindi costruire la propria vita ed il proprio destino, deve costruire da solo i proprio valori.
I personaggi presenti in questo romanzo sono magistralmente costruiti, l’autore penetra nei loro pensieri e nel loro carattere senza lasciare nessuna zona d’ombra, senza lasciare spazio all’immaginazione del lettore; ma nonostante questo, grazie ad un magistrale impianto del racconto e alla potenza delle immagini dello stile Sartriano anche il lettore più mal disposto ne resterà colpito. Di seguito porto un esempio di un’immagine che l’autore ci mostra:

“Una lunga veste nera che turbinava tra rosse pareti e il nero splendore della veste nello specchio e lo zampillare di due braccia bianche che si torcevano con un pathos fuori moda”

In conclusione è un romanzo che consiglio, che non ha nulla da invidiare alla “Nausea” ed a “Il muro”.

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