L'età dell'innocenza
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 9
"Le donne dovrebbero essere libere"
“L’età dell’innocenza”, pubblicato nel 1920, fu il primo romanzo scritto da una donna a vincere il prestigioso premio Pulitzer per la narrativa.
Vi si narra una tormentata storia d’amore nella New York di circa cinquant’anni prima, ancora lontana sia dalla guerra che dal clima del ruggente decennio dell’età del jazz. La società che viene magistralmente rappresentata da Wharton è un universo chiuso, statico, nel quale i soggetti, tutti ricchissimi e preoccupati soltanto di andare all’Opera o dare una cena di lusso, si conoscono tutti ed interagiscono tra loro interpretando sempre lo stesso ruolo nella ripetitiva commedia dell’esistenza. In questo clima opprimente e soffocante, anche se sostanzialmente fatto di lusso e ozio, Newland Archer, un giovane rampante e intelligente, si affaccia sulla soglia dell’età adulta. Ha avuto alcune relazioni sentimentali ma adesso è in procinto di sposarsi con una ragazza carina ed irreprensibile, prodotto perfetto di quella noiosa ed onorabile società della vecchia New York. Improvvisamente però, in questo ambiente calmo e stagnante, irrompe la presenza di una donna arrivata dall’Europa, costretta a separarsi dal marito, affascinante e diversa da tutte le altre: Ellen Olenska.
Mentre Newland si dibatte fra la necessità di seguire ciò che la tradizione richiede da lui e l’inesprimibile desiderio di andare oltre tutto questo, noi lettori possiamo seguire con interesse crescente come la penna dell’autrice, precisa e tagliente, presenti tutta la situazione. La voce di Newland infatti non sembra la voce di un uomo della sua epoca, ma rispecchia invece molto più probabilmente il punto di vista di Wharton: e questa sua coscienza così progressista sulla condizione femminile ce lo rende senza dubbio amabile. Così Newland ricerca una compagna che sia al suo stesso pari per amarla davvero, ma non la trova in sua moglie. La candida May infatti incarna perfettamente ciò che la società alto-borghese patriarcale e maschilista voleva che fosse una donna, cioè un essere non istruito, senza alcuna altra esperienza amorosa eccetto il marito, senza una propria professione né indipendenza economica, completamente dedita fino al sacrificio nei confronti dei figli e del marito. Tutto ciò non la rende una compagna allo stesso livello dell’uomo con cui confrontarsi.
Newland comprende – e qui è chiaro che parla Wharton e non Newland- che le donne dovrebbero essere libere per essere veramente felici ed esprimere pienamente loro stesse. Invece la vecchia società opprimente e noiosa le condanna ad un destino segnato e, di conseguenza, condannerà allo stesso destino di rassegnazione ed infelicità anche quell’uomo che abbia la sfortuna di comprendere a quale soffocante ingranaggio si trovi inchiodato. Ma, per un uomo, alla fine sarà sempre un ingranaggio d’oro e ricoperto di velluto.
“ In realtà vivevano tutti in una specie di mondo di geroglifici, dove la cosa reale non era mai né detta né fatta e neppure pensata, ma soltanto rappresentata tramite una serie di segni arbitrari; […]”
Indicazioni utili
Un affresco delle convenzioni della Ney York di fi
Per me, una piacevolissima scoperta. Ecco che cosa è stato per me questo romanzo, che ammetto, non senza un briciolo di vergogna, di aver scoperto solo pochi mesi fa, quando ho deciso di acquistare l'edizione inserita nelle uscite di "Storie senza tempo". Non avevo mai letto nulla di questa autrice e credo proprio che dovrò rimediare. Ho apprezzato molto lo stile della sua prosa, a tratti ironica ma capace di esplorare in profondità le emozioni provate nelle diverse fasi del racconto dai protagonisti.
Primo fra tutti, Newland Archer, giovane avvocato della borghesia newyorkese, in procinto di sposarsi con May Walland, giovane donna anche lei appartenente allo stesso contesto.
La sua vita si può definire superficialmente soddisfacente, tra inviti a balli e ricevimenti nelle lussuose ville borghesi della città, tra serate a teatro e riflessioni nei salotti sulla politica e la cultura.
Sotto sotto però Archer sa di provare un po' di insofferenza verso le convenzioni della società in cui vive, verso le richieste e i precetti da seguire perché quelle sono le aspettative, un'insofferenza che dimostra nei suoi comportamenti, talvolta "fuori luogo", lui stesso consapevole delle sue dimenticanze.
Questo scintillio di insoddisfazione, talvolta espresso, talvolta taciuto, divampa in maniera definitiva quando incontra Ellen Olenska, cugina della futura moglie May, di ritorno dall'Europa e dalla fine di un matrimonio a cui ha scelto di mettere fine.
Ellen, al contrario di May, che sembra non saper far altro che conoscere alla perfezione come si vive in società, sempre così prevedibile, composta, conformista alle regole imposte, rappresenta l'indipendenza, la volontà e la concretezza di compiere scelte controcorrente, spesso non comprese e anzi considerate non rispettabili da parte della società.
Forse è stato proprio questo ad attrarre lo spirito di Archer, l'aver trovato in Ellen la via d'uscita da quel mondo di convenzioni e aspettative che la società impone: Ellen rappresenta il coraggio di andare contro, il saper dire di no, pur essendo donna e sola, ad un matrimonio nel quale si sente in gabbia, insoddisfatta e ingannata.
La loro relazione sarà sempre un avvicinarsi senza mai aversi, un essere vicini ma sempre irraggiungibili, sarà un tendersi senza mai poter stare realmente insieme, perchè entrambi sono consapevoli non essere come le altre coppie, non potranno mai essere come le altre coppie, come la stessa Ellen chiede ad Archer.
L'innocenza che Archer pensa di attribuire a May, presunta inconsapevole di ciò che i due amanti provano, chiusa nella sua bolla di false cortesie e buona educazione, in realtà scoprirà ben presto esserne il protagonista, attore e spettatore di ciò che accade intorno a lui, chiedendosi spesso quale sia il suo ruolo in questo scambio di scene come sul palco, illuso e disilluso tanto da ritrovarsi con un pugno di sabbia tra le dita.
Questo romanzo è in grado di tenere incollati alle pagine, le vicende narrate è vero che non sono eccessive e nemmeno così numerose, come spesso accade nei classici in cui sono le descrizioni dei luoghi e le narrazioni dei sentimenti ad avere il primo piano, ma lo stile dell'autrice rende molto piacevole seguire le vicende di questo spaccato di società newyorkese.
Un affresco ricco che porta a numerose riflessioni sulla posizione della donna in quel preciso spaccato sociale, storico e culturale, in cui è emerge la volontà dell'autrice di delineare nella creazione del personaggio di Ellen una figura anticonformista, che pur non senza sofferenze sceglie di non scendere a compromessi pur di avere salva la propria libertà.
Indicazioni utili
Innocenza, illusioni
La realtà newyorkese di fine Ottocento non è altro che il ritratto di un mondo bigotto e chiuso in schemi precostituiti, un universo in cui a far da padrone è l’apparenza, la frivolezza, la tenuità. Le convenzioni regnano sovrane, la superficie è ovattata, lo scandalo non è ammissibile. Tra i protagonisti Newland Archer, brillante avvocato, raffinato, e forte di sé e May Welland, fidanzata – e destinata ad essere la futura moglie – del legale nonché donna senza particolari pregi o doti di spicco. Il sopraggiungere di Ellen Olenska, contessa anticonformista in fuga da un matrimonio infelice e dal vecchio continente, dai modi schietti e semplici, romperà gli equilibri contrapponendosi all’imposto convenzionalismo, all’obbligata costruzione di facciata. Ella si rivela essere colei che dal torpore riporta alla vita. Newland, che così si rende conto di essersi sentito sepolto vivo, imbrigliato in quel contesto che lo circonda e del quale ha accettato i dogmi e confini quasi senza accorgersi di star auto-infliggendosi delle catene, è travolto dal bisogno del nuovo, dal bisogno di uscire da quella campana di vetro.
Ed è qui che la narrazione si smuove e fa un passo avanti significativo: i due volti finiscono con il rappresentare l’individualità tanto che, in un contesto all’interno del quale non sono associabili ad alcuno, non sono per questo giudicabili che da se stessi. Ma il vecchio sistema newyorkese apprezzerà questa frattura nell’ordine precostituito? No e, infatti, l’ipocrisia, la facciata, la parvenza, la forma prevarranno sino a che il tempo non muterà, gli anni passeranno e si volgerà uno sguardo al passato carico di rimpianti e rimorsi.
“L’età dell’innocenza” è un libro che ricrea perfettamente lo stereotipo di una società fondata sull’apparenza, sugli orpelli, su maschere e fronzoli che celano quella verità sottesa che si percepisce, che si sente essere presente ma che non può realmente fiorire. Prende forma, si innalza, trova il modo di farsi intravedere per mezzo della voce di Ellen ma non può andare oltre perché lo status quo rappresentato – con estrema minuzia soprattutto nella prima parte – è improcrastinabile. Olenska è il volto della donna moderna, indipendente, decisa e risoluta, emozionale, vivida. È una figura all’interno della quale è spontaneo immedesimarsi. Al contrario, Archer è colui che invita alla riflessione.
Indicazioni utili
La felicità rifugge le convenzioni
Era da tanto tempo che non leggevo un libro che mi prendesse, che mi toccasse così profondamente. Sono rimasta letteralmente folgorata: le pagine e la storia mi hanno catturata e ho dovuto spesso metabolizzare quello che andavo via via leggendo. Anche questa recensione non è, come si potrebbe pensare, stata scritta di getto: ho sentito il bisogno di far tornare la mia mente al consueto equilibrio.
Tra i libri che consideriamo belli e buoni ci sono quelli che ci piacciono perché da essi abbiamo tratto piacevolezza di lettura, arricchimento culturale in senso lato, compagnia a volte “non invasiva” , giusto quel tanto che basta per evadere...e ci sono libri che mandano affondi terribili nelle nostre coscienze, che ci scuotono e ci lasciano storditi.
Di recente solo Houellebecq mi ha provocato questo stravolgimento. Ammetto che l’accostamento non è propriamente calzante: tra la spregiudicatezza corrosiva dell’autore francese contemporaneo e la delicatezza de fin de siècle della Wharton c’è di mezzo l’abisso, però sono gli autori che mi hanno strappata via dal torpore delle troppe letture senza infamia e senza lode, in cui mi sono imbattuta questi ultimi anni.
Letto in edizione digitale BUR, 2015 con la pregevolissima traduzione di Alessandro Ceni, “L’età dell’innocenza” , pubblicato nel 1920, vincitore del Premio Pulitzer 1921, narra di un amore grande, mai soddisfatto poiché distrutto dalle convenzioni sociali.
Per essere felici non basta essere anticonformisti e spregiudicati, bisogna essere folli. E nessuno dei due amanti lo è stato.
New York, fine secolo : lui, Newland Archer, avvocato di successo, promesso sposo dell’eterea e dolce May, e lei, la bellissima Madame Ellen Olenska, reduce di un infelice matrimonio contratto con un conte polacco. Quest’ultima decide di tornare in America e di farsi accettare dal parentado americano bigotto ed ipocrita che ha sempre visto in lei “la forestiera” sotto tutti i punti di vista e trova in Archer la persona che curerà i suoi interessi.
Ma quali sono gli interessi della giovane se non essere felice con un uomo che possa amarla? Archer, su pressione della famiglia di May, che è cugina di Ellen, le consiglia di ritornare dal marito in Polonia. L’uomo, impaurito dall’affrontare un’attrazione sconvolgente, mai provata prima verso questa bellissima, ma misteriosa donna, è desideroso di sposarsi prima rispetto al tempo stabilito.
Non vi dico cosa succederà, a voi gustare questa struggente e toccante storia di un amore distrutto, di un amore la cui potenza si sente nei silenzi, nelle frasi dette per metà, che si accontenta di baciare un guanto profumato, di vivere di attese snervanti. Precisiamo subito che il punto di vista è quello di Archer, è lui il protagonista: noi conosciamo i tormenti di lui, i pensieri di lui e non quelli di Ellen.
Tantissimi i passaggi illuminanti, che sferzano colpi in un crescendo che affonda nell’anima di chi legge: lo svelare fino a che punto arriva l’ipocrisia delle famiglie Newyorkesi, fino a dove si spinge il sacrificio della giovane Ellen è ... formidabile.
Archer, dopo aver spinto con la morte nel cuore Ellen a rinunziare al divorzio dal marito, una volta sposato con May:
“con un brivido di presentimento vide il suo matrimonio divenire come la maggioranza degli altri del suo ambiente: una torpida associazione di interessi materiali e sociali tenuta assieme dall’ignoranza dell’una e dall’ipocrisia dell’altro”.
Ormai era incatenato mani e piedi in questo ipocrito mondo di gentilezze e visite di cortesia:
“La natura umana nel suo stato d’ignoranza non era né franca né innocente; era piena delle distorsioni e delle difese di una scaltrezza istintiva. E si sentiva oppresso dalla creazione di questa purezza fittizia, così sapientemente manipolata da una congiura di madri e zie e nonne e antenate morte da tanto tempo, perché si riteneva che a questo lui aspirasse e avesse diritto, affinché potesse esercitare il suo padronale piacere di frantumarla come un pupazzo di neve”.
E noi lettori rimaniamo scioccati da queste rivelazioni fatte così spassionatamente da una scrittrice americana che anche nella vita privata ha sempre mostrato di lottare per la libertà di espressione, della libertà di scegliere tra le dorate catene o la costosa libertà.
Indicazioni utili
Mondi paralleli e contrapposti
Nella buona società newyorkese di fine ‘800, un mondo ristretto governato da poche persone con idee piuttosto antiquate, che apprezza stile, convenzioni ed una superficie imperturbata in cui ovattare scandali e misteri e vivere in una atmosfera di fievoli sottintesi e pallide tenuità, Newland Archer, giovane e brillante avvocato, calmo e sicuro di se’, e May Welland, una buona ragazza senza immaginazione, una sconosciuta con lineamenti famigliari, sono fidanzati di lungo corso e promessi sposi.
Nel proprio piccolo mondo entrerà un’ altra donna, Ellen Olenska, contessa in fuga dall’ Europa e da un matrimonio infelice, sola, anticonformista, in attesa di espiazione e rinascita.
È l’ inizio di altro, di una storia parallela, nascosta, ambigua, che mescola e contrappone conformismo, apparenza, costruzione, ovvietà a disincanto, libertà, colore, una tacita routine ad un imprevedibile vento amoroso, respiro crescente ed inarrestabile.
C’ è stato un tempo in cui Newland ha avvalorato le maniere e le usanze della sua piccola tribu’, mentre il punto di vista di May è piuttosto irrilevante e rappresenta pace, stabilità e quel senso d’ immutabilità di un dovere ineluttabile, il matrimonio.
Ellen è tutt’altro, soffio vitale, una quieta e quasi passiva giovane donna, apparsa come quel genere di persona a cui le cose inevitabilmente accadono, per quanto le rifuggano, uno spirito che vive solo nell’ attimo in cui è felice.
Nello scorrere dei giorni e degli anni, imbrigliato in un matrimonio ovvio e scontato, Newland vivrà momenti in cui si sentirà sepolto vivo, in un mondo di opposti, penoso e scorrevole, schivo e pubblico, che da sempre ha accettato, un posto in cui le vecchie usanze gli sono parse degne di universale significato.
Oggi, irrimediabilmente cambiato e sopraffatto da nuove necessità, non gli resta che tuffarsi nella notte invernale …” traboccante della tardiva eloquenza dell’ inespresso “…, vivendo sensazioni uniche, immerso in un desiderio inimmaginabile, smarrito nel proprio indefinito sogno d’ amore, un angolo in cui ogni volta è come se ci si incontrasse da capo.
Ellen è riuscita, con la sua schietta semplicità, a farlo sentire stupidamente convenzionale e morto, da tanti e tanti mesi.
Per la prima volta Archer si trova faccia a faccia con lo spaventoso tema dell’ individualità, lei non somiglia a nessuna altra donna, lui a nessun altro uomo ed entrambi non devono rispondere che al proprio giudizio.
Purtroppo convenzioni e rispettabilità riporteranno l’ ordine costituito, un tacito assenso nasconderà una verità taciuta e conosciuta da tempo, il bel mondo continuerà a guardarsi intorno e a fare l’ inventario di se stesso difendendo la noiosa ed imperturbabile continuità, tollerando l’ ipocrisia nella vita privata ma pretendendo limpida ed impeccabile onestà negli affari.
E il vecchio sistema newyorkese rivivrà, un sistema che toglie la vita “ senza spargimento di sangue “, che teme lo scandalo più della malattia, che pone la decenza sopra il coraggio, mentre l’ Opera ed i teatri presentano le nuove attrazioni, gli inviti a pranzo si accumulano e si fissano le date per i balli.
Un giorno, parecchi anni dopo, la città ed i tempi saranno cambiati, una nuova generazione avrà spazzato via i vecchi punti di riferimento e non resterà che guardarsi indietro, onorando e rimpiangendo il proprio passato, affrontando i rimpianti accumulati ed i ricordi di una intera muta esistenza.
“ L’’ età dell’ innocenza “ è una crescente sinfonia imbrigliata da un eccesso di forma a rappresentare lo status quo ( nella prima parte ), ma lascia intendere una ribellione sotto traccia, coinvolgendo e travolgendo il turbato protagonista e la propria coscienza .
La minuziosa rappresentazione di un mondo di orpelli baroccamente intessuto di stile evoca contenuti nascosti sbocciati nella splendida figura di Ellen Olenska ( nella seconda parte ), donna moderna, schiva ed essenziale, risoluta, creativa, controversa, una assenza-presenza che erode il torbido tessuto cicatriziale del passato e del presente dando voce all’ essenzialità di sentimenti ed a profondità inespresse.
Indicazioni utili
L'età dell'illusione
New York, 1870. Teatro dell’Opera. Newland Archer, giovane rampollo di una delle migliori famiglie della città, siede nel palco del circolo dei gentiluomini godendosi il duplice spettacolo che va in scena sotto i suoi occhi, quello del Faust sul palcoscenico e quello della facoltosa, elegante, vuota aristocrazia newyorkese che affolla i palchi e la platea, con le sue dame ingioiellate che agitano i ventagli e i suoi "azzimatissimi signori in panciotto bianco e fiore all’occhiello" (pag. 40). A un tratto la quiete si frantuma. Un gentiluomo punta il suo binocolo da teatro e sobbalza: nel palco dell’illustre famiglia Mingott, dove siede la giovane May Welland, promessa sposa di Newland, bionda, fresca e deliziosa come il piccolo bouchet di mughetti che stringe tra le mani guantate,la porta di apre e fa la sua apparizione una dama. È "una giovane donna snella" (pag. 41), con i capelli scuri e un abito e un’acconciatura irrimediabilmente fuori moda. Chi sarà mai? I bisbigli che riempiono il palco dei gentiluomini suggeriscono a Newland la risposta: è Ellena Olenska, cugina di May e pecora nera della famiglia Mingott, sposata a un conte polacco libertino, violento e dissipatore; ha lasciato il marito con una fuga a quanto si dice rocambolesca, scelta inaudita per la buona società americana del tempo, e si è rifugiata presso i suoi caritatevoli parenti, disposti a riaccogliere e sostenere la povera, sfortunata Ellen.
L’arrivo di una donna emancipata e fuori dagli schemi smuove le placide acque in cui naviga la buona società di New York, suscitando pettegolezzi e scandali, ma più di ogni altra cosa smuove l’animo e le convinzioni di Newland. Prossimo ad un matrimonio che soddisferà pienamente le aspettative della sua classe sociale, e dunque prossimo ad irrigidire la propria vita all’interno di uno schema già noto, che la tradizione e il rispetto delle consuetudini hanno tracciato per lui, il giovane subisce più di tutti gli altri il fascino trasgressivo e cosmopolita della contessa Olenska e attraverso lei impara ad osservare il mondo in cui è sempre vissuto con un "cannocchiale capovolto", da una prospettiva diversa ed esterna ad esso, scorgendone così gli errori, la vacua frivolezza, l’ipocrisia. Un mondo chiuso e abitato da pochi privilegiati, dominato da un rigido codice delle convenienze che nessuno mai sognerebbe di infrangere, un mondo che intrappola per sempre al proprio interno chi lo abita.
Nel disperato tentativo di sfuggire alla trappola un istante prima che essa si chiuda su di lui, Newland si lascia irretire dalla possibilità di una vita diversa e sconosciuta, credendo di essere pronto a dire addio per sempre a tutto ciò che conosce e che ha amato fino ad allora e senza rendersi conto che forse è già troppo tardi.
"L’età dell’innocenza" è un dipinto di Joshua Reynolds del 1785 che rappresenta una bambina seduta su un prato intenta ad osservare qualcosa in lontananza. È questa, sembra voler suggerire l’autrice, l’unica, vera “età dell’innocenza”. L’innocenza che apparentemente domina il romanzo a partire dal titolo stesso si rivela nel corso della narrazione artificiosa o illusoria. La presunta innocenza di May Welland, fidanzata di Newland, concretizza il concetto e può diventare, forse, chiave di lettura del romanzo: apparentemente candida, ingenua e inconsapevole di tutto, è in realtà più lucida e intuitiva dello stesso Newland. Persino il sistema sociale che è al centro della narrazione appare “innocente”, completamente autoreferenziale, volto alla salvaguardia dei sani e buoni valori del passato e del giusto ordine delle cose, ma infine si rivela una gelida macchina che schiaccia e fagocita chiunque tenti di sottrarsi ai suoi meccanismi.
Qualunque pretesa di innocenza al di là dell’infanzia è dunque un’illusione. "La natura umana nel suo stato di ignoranza", riflette Newland, "non è mai né franca né innocente, piena delle distorsioni e delle difese di una scaltrezza istintiva" (pag 79). Ed è forse a questa scaltrezza istintiva che è necessario affidarsi per guardare al di là delle mistificazioni sociali e cogliere il vero volto delle cose. Contro tali mistificazioni, contro i pregiudizi, il vuoto perbenismo di facciata, la ristrettezza di vedute che affliggono il mondo in cui è nata e cresciuta, l’autrice indirizza una critica sottile, acuta, penetrante. Edith Wharton fu una donna fuori dagli schemi, proprio come la sua Ellen Olenska: prima aspirante scrittrice all’interno di una società che imponeva alla figura femminile gli unici ruoli di moglie e madre, poi moglie infelice, infine divorziata, i limitati orizzonti di quel mondo non potevano che starle stretti. Allo stesso tempo, però, si percepisce un sottile vagheggiamento dell’eleganza, dell’armonia, della cura per le convenienze, del culto di valori come l’onestà negli affari e la moralità, che caratterizzavano la buona società newyorkese del suo tempo. Edith Wharton non condanna totalmente la società che è forse la vera protagonista del romanzo, descritta con uno stile elegante, preciso, forbito, ma sembra auspicare una società nuova, più libera, aperta ed equilibrata, non più oppressa "dall’invisibile divinità della forma", ma capace di conservare gli aspetti più meritevoli della vecchia New York. Una società capace di guardare il mondo attraverso quello stesso cannocchiale capovolto che per la prima volta apre a Newland prospettive completamente nuove. "Dopotutto, c’era del buono nella vecchia maniera. […] C’era del buono anche nel sistema nuovo" (pp. 312-313).
Le citazioni sono trattae da E. Wharton, L’età dell’innocenza, BUR Rizzoli, Milano, 2008
Indicazioni utili
ACCADE A VOLTE
Accade a volte di rimandare la lettura di un libro più e più volte perchè nel profondo si sa che non è ancora il momento. E quando il momento viene, è tutto esattamente come si era immaginato: il libro ha quel sapore antico ormai fuori moda, con lunghe descrizioni di case, ambienti, situazioni non attuali, pieno di modi di fare degli inizi del '900..eppure...eppure il libro, così come immaginato, è esattamente...meraviglioso.
Non si riesce a smettere di leggere i momenti tra Newland, giovane avvocato di New York, in procinto di sposarsi con la bella e consona al ruolo di moglie May, e la contessa Olenska, cugina di May, donna ribelle alle convezioni, quasi divorziata, europeizzata.
Ecco il libro ti prende e non ti lascia. I loro personaggi non ti lasciano. La continua dicotomia tra un amore conforme alle leggi, alle aspettative e l'amore appassionato e travolgente, trasgressivo.
Le loro figure hanno una forma, sono sfaccettature di un' immagine di uomo, di donna, li rendono verosimili.
da qui SPOILER
Edith Wharton dipinge un'intera società in maniera magistrale, regalando intesi momenti di emozione nei ritmi incalzanti dei dialoghi tra Newland e la contessa, nei loro baci rubati davanti al caminetto, nelle parole sottintese di May (che brava la ragazza a fingere e dire nello stesso tempo!), nelle decisioni affrettate e risolutive di Newland (quando dopo il biglietto della contessa di andare da lei, per tutta risposta decide di "scappare" a trovare la futura moglie, o quando nei momenti finali scende dalla carrozza in corsa perchè Ellen, la contessa, lo sta rifiutando). O nel momento "pre" finale, la rivelazione di May a Newland: in una scena di alta tensione la ragazza gli fa intendere di aver già detto ad Ellen di essere incinta,ben prima che questo fosse vero, e Newland capisce che Ellen è tornata in Europa per questo.
E noi possiamo solo piangere con lui.
Indicazioni utili
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
UN UOMO ... DUE GRANDI AMORI.
Vi è mai successo di leggere una pagina, trovarvi un tale impatto emotivo di dover smettere , e lasciare che le vibrazioni avvertite abbiano il tempo di trovare in voi il giusto sfogo fino ad allentarsi...e per questo motivo, interrompere la lettura e rimandarla ad un altro momento...con la fiduciosa speranza di rivivere le stesse sensazioni?
Ebbene a me è capitato!!!
Il racconto si svolge verso la fine '800, nella New York per bene. Carrozze, tram a cavalli, ritrovi all'opera, a teatro, nei circoli o nei salotti, balli nei grandi saloni di ville accoglienti, comunicazioni epistolari, ( l'utilizzo del telefono compare solo nell'ultima parte del racconto) abitudini di famiglie borghesi da preservare e continuare ... sempre e nonostante tutto, per salvare le apparenze.
Il protagonista è Newland, un avvocato stimato , amante della lettura , della cultura in genere, degli artisti e dell'Europa che sta per sposarsi ; sarà proprio l'annuncio del suo fidanzamento il momento di vita che lo porterà a scoprire l'amore. E questo romanzo è più che altro il racconto della sua vita amorosa.
Newland e la sua sposa May:
una vita che si è impegnato ad affrontare e la sua sposa rappresenta per lui la pace, la sicurezza, quell'equilibrio che gli viene garantito da un dovere da compiere. Un rapporto che acquisisce via via una parvenza di inevitabilità e si trasforma in un'innocenza ipocrita familiare, composta di menzogne espresse o intese in ogni momento, ma che nel contempo offre comunque un'ancora su cui potersi appoggiare in ogni circostanza di vita.
Questo amore è come lo scorrere lineare e alla luce del sole di un fiume, che può contare di un letto ben definito e che arriverà inesorabilmente alla foce.
Newland e l'amata Ellen:
l'amore prorompente e delicato, che va al di là del raziocinio, che si manifesta in sguardi complici, che parlano da soli, che rendono magico e malizioso ogni incontro e ogni semplice tocco...anche il semplice sfiorare, che diventa struggente nell'attesa, che non ha connotazioni nè spaziali nè temporali, e che diventa un legame invisivile agli altri (???).Un amore che è lo sfondo integratore e riempitivo di una vita, che altrimenti sarebbe ovvia, noiosa e vuota.
Questo amore forte è come l'acqua che prova tutte le danze che la vita offre: neve che si scioglie al calore del cuore, sorgente inaspettata, ruscello gioioso, torrente prorompente e carico di energia, rigagnolo gioioso, cascata che sbatte con una forza incredibile e indescrivibile, onde che giocano e piroettano con tutto ciò che incontrano, fiume che s'ingrossa a tal punto e che non può far altro che straripare, acqua che non può scorrere alla luce del sole, ma che brilla di luce propria e che respira calore intenso , acqua che spesso scorre invisibile e sotterranea ...per giungere anch'essa ad una meta ... un'acqua che annega in se stessa ... in un dolcissimo e struggente amore...
La lettura di questo libro è stato per più di una metà non facile per me, considerato la ricchezza del linguaggio, le descrizioni particolareggiate. Ma il giungere ad alcune pagine di un così grande impatto emotivo,come ho citato all'inizio di questa recensione, mi ha sicuramente ripagata della perseveranza e della mia insistenza.
E capisco che Martin Scorsese ne abbia trovato la trama per un suo film, perchè è quello che è capitato anche a me... L'ho letto e vissuta da protagonista.
Un grande romanzo d'amore...l'amore romantico per eccellenza...
Ho impiegato tre settimane per ultimarlo, ma giunta alla fine non vedevo l'ora di recensirlo per avere la gioia di condividerlo con voi , cari amici qlibri.
Buona lettura ... questo è semplicemente ... l'amore...
P.S.: vista la piacevole coincidenza, dedico questa mia recensione all'avvocato Ezio Audisio.
Indicazioni utili
Lui, lei e il resto del mondo
Il romanzo è un brillante affresco di una società conformista e puritana, quella della vecchia New York, dove tutto ciò che è genuino e schietto, fuori dai canoni prestabiliti, viene messo al bando “da gente che temeva lo scandalo più dei malanni, che anteponeva la rispettabilità al coraggio”.
Un sistema implacabile, che con le sue leggi non scritte e la sua gelida affabilità finisce per avere la meglio su un amore audace e struggente, tratteggiato senza un filo di retorica e con grande acutezza psicologica. Un amore di cui avvertiamo tutti i palpiti e che concentra la sua sensualità su sguardi che accarezzano, mani che si incontrano, parole sussurrate.
La figura di Ellen Olenska, misteriosa e civettuola all'inizio, emerge nel corso della narrazione in tutto il suo fascino magnetico, con una personalità intensa che incanta il protagonista.
Per quest'ultimo, significherà uscire dal suo mondo angusto e respirare un'aria nuova, senza cui non sarà più possibile condurre un'esistenza autentica.
Per lei, donna di mondo trasfigurata da una sensibilità nuova, sarà la scoperta di un sentimento puro che potrà sempre contemplare: “Non mi sentirò più sola. Ero sola; avevo paura; ma il vuoto e il buio sono spariti; adesso, quando mi guardo dentro, mi sento come un bambino che entra di notte in una stanza dove c'è sempre una luce accesa”.
Tra di loro, il resto del mondo, e tutta una vita da vivere facendo a meno della vita vera.