L'estate senza uomini
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L'estate senza uomini, per noi dai sentimenti cont
"Alcuni di noi sono destinati a vivere in una scatola da cui possono uscire solo temporaneamente. Noi dallo spirito dannato, dai sentimenti contorti, dai cuori bloccati, e dai pensieri repressi, noi che vorremmo esplodere, straripare in un fiume di rabbia o gioia o persino pazzia, ma non abbiamo dove andare, non abbiamo un luogo al mondo perché nessuno ci vuole come siamo, e non c'è niente da fare se non abbracciare i piaceri segreti delle nostre sublimazioni, l'arco di una frase, il bacio di una rima, l'immagine che si forma su carta o tela, la cantata interiore, il ricamo claustrale, l'oscuro e sognante merletto dal paradiso, dall'inferno, dal purgatorio o da nessuno dei tre, ma dobbiamo pur produrre qualche urlo e furore, qualche clangore di cembali nel vuoto."
Basterebbe questo brano per rendere consigliabile la lettura di questo libro, ma vi ho trovato anche frasi come queste:
"Mi resi conto che mia madre era un luogo, oltre che una persona."
"Solo gli anziani conoscono la brevità della vita."
"Tutti puzziamo di mortalità, è un odore che non si può lavare via. Non possiamo farci niente, se non, forse, metterci a cantare."
"Una commedia dipende dal fermare la storia al momento giusto."
Avrete già capito che mi è piaciuto tantissimo questo romanzo intenso, come piacciono i bei regali inaspettati.
Siri Hustvedt racconta la storia di Mia durante un'estate a Bonden, un paesino remoto del Minnesota, e lo fa rivolgendosi apertamente ai lettori, chiedendone la complicità.
La protagonista fugge da Booklyn e dal tradimento di Boris, suo marito da trent'anni, che le ha comunicato di aver bisogno di una "pausa". La Pausa è una giovane collega francese, e a Mia non rimane altro che cercare di ricostruire il suo Sé abbandonato e umiliato, cercando di separare i pezzi che ancora rimangono attaccati al marito, uno scollamento molto doloroso quando la condivisione è durata così a lungo.
A Bonden Mia ritrova la madre, inserita nel gruppo dei cinque Cigni dell'Istituto dov'è ospite, e organizza un laboratorio poetico per sette adolescenti.
Il romanzo si sviluppa quindi tra le tematiche di questi due estremi della vita, l'adolescenza e la vecchiaia, mentre Mia, dal suo punto intermedio più vicino ai Cigni che alle aspiranti poetesse, gioca un ruolo di catalizzatore che l'aiuta a porre una giusta distanza tra il momento presente e l'immediato, traumatico, passato coniugale.
Il tempo è il vero protagonista di questo libro, il tempo che trasforma il corpo di bambine in quello di giovani donne, e che quello stesso corpo renderà fragile e a volte inconsapevole con l'avanzare degli anni. E' sempre il tempo che aggiunge disegno a disegno, ricamo a ricamo, spesso componendo "divertimenti segreti" come fa Abigail, cui si riferisce il primo brano, uno dei cinque Cigni, dalle insospettabili trasgressioni dietro l'apparente eleganza formale del suo vecchio e fragile corpo.
Su tutto s’innestano conflitti e rapporti d'amore e d'amicizia, difficili da classificare e impossibili da sciogliere.
Il libro è arricchito qua e là da piccoli disegni che mi hanno ricordato il manoscritto Ovoniche, e come quello, dà l'impressione di contenere qualcosa di diverso da ciò che è palese, e che viene voglia di indagare.
Siri Usted è nata il 19 febbraio 1955 a Northfield, U.S.A., da genitori norvegesi. É sposata con Paul Auster, da cui ha avuto la figlia Sophie.
http://sirihustvedt.net/
Indicazioni utili
PIACEVOLE SORPRESA!
“Volevo scrivere un libro che attraversasse tutto lo spettro della vita delle donne, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Sono loro a occupare la scena".( S.Hustvedt)
E così è stato…. Lasciando perdere il titolo, che se pur “veritiero”, potrebbe indurre a credere ad un romanzetto superficiale, senza grossi contenuti, idem dicasi per la lunghezza, 151 pagine, questa scrittrice mi ha conquistata.
Lo stile di scrittura è “pazzesco”! Prosa alternata a poesia, piccoli disegni racchiusi tra le pagine, svelano la rinascita della protagonista, brevi dialoghi, alternati a grandi spazi dedicati alle riflessioni di Mia, che si rivolge direttamente e più volte nel corso della trama, proprio al lettore; citazioni varie condiscono la vicenda.
La vicenda non è per nulla scontata, anche se l’argomento trattato potrebbe celare insidiose trappole per la stessa autrice, portandola a cadere nella tentazione di dipingere la figura maschile con tinte fosche, anche poco eleganti, facendo rientrare i personaggi in scontati stereotipi.
Invece non accade nulla di tutto ciò.
Mia, poetessa e filosofa di cinquantacinque anni, viene lasciata dal marito Boris, neuro scienziato invaghitosi di una collaboratrice di origine francese di circa vent’anni più giovane. Trent’anni di matrimonio vengono archiviati con la classica “pausa di riflessione”; da qui il termine che Mia utilizza per definire la donna che ora frequenta suo marito: “Pausa”. Quasi come se il chiamarla per nome rendesse ancora più reale e dolorosa la situazione che la protagonista si trova ad affrontare.
Cosa succede? Mia perde il senno, per un breve periodo, il dolore è talmente forte che la sua mente va in frantumi, viene ricoverata con la diagnosi di “psicosi reattiva”.
La storia si svolge nel momento in cui la donna torna nel paese natio per riprendere il mano la propria vita dopo il ricovero.
Mia ricomincia a frequentare assiduamente la madre ed altre ospiti della struttura per anziani dove sono ricoverate. I “cigni” vengono definite le donne, quasi come se la definizione riportasse alla se pur crudele realtà, che la vita per loro, sia giunta quasi al capolinea ( il canto del cigno). Insieme le donne pongono in essere una sorta di circolo letterario dove viene letto il libro della Austen “Persuasione”.
“ Adorata e detestata,Jane Austen ha sempre tenuto occupati i critici. Una biblioteca non è una buona biblioteca se non contiene almeno un’opera di Jane Austen disse il beniamino letterario d’America Mark Twain. Anche se non contenesse altri libri.”
Inoltre la protagonista, inizia a tenere una serie di lezioni sulla poesia a sette adolescenti nel periodo estivo. Imparerà a conoscerle, a scoprire grettezza e crudeltà nel comportamento del branco nei confronti di un singolo, le aiuterà a guardarsi dentro come contemporaneamente farà ella stessa.
Pian piano il tempo, le donne che riempiono il mondo di Mia, la consapevolezza del proprio essere indipendente, del proprio valore e del proprio volere (scusate il gioco di parole…), rendono la donna più forte, migliore per certi aspetti.
“Una parte di me si è abituata all’idea che Boris se ne fosse andato per sempre. Nessuno avrebbe potuto essere più sconvolto di me da quella rivelazione.”
Si rincorrono digressioni sul matrimonio, sulla figura dell’uomo e della donna, mai banali, un sottile filo di ironia condisce il tutto.
Che dire, questo libro è un piccolo gioiello, che consiglio vivamente alle mie amate lettrici, proprio come fa Mia:
“….voglio dirti, Persona Gentile là fuori, che sei qui con me ora, sulla pagina, cioè, se sei arrivata fino a questo paragrafo, e non hai lasciato perdere e non hai scagliato me, Mia, dall’altra parte della stanza…… in tal caso voglio prendere il tuo viso tra le mani e ricoprirti di baci…..”