L'autunno del patriarca
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Estasi letteraria
Questo romanzo secondo me merita molto di più di quello che la storia gli sta riservando, se non altro per l’ardire e la genialità espressa dal Maestro.
Marquez credo proprio che in queste pagine superi se stesso: ogni ossimoro, metafora, sinestesia ogni descrizione raggiunge vette altissime, uno stile inebriante, magico, trasognato. Fluiscono dalla sua penna fiumi di magia onirica, racchiusa in un realismo e una crudeltà toccante. Racchiuse in queste pagine sornione dove la solitudine, il potere, l’amore, l’amicizia e gli ideali si fondono: carta e inchiostro, in un lago di parole senza soluzione di continuità dando vita così a “L’autunno del patriarca”.
Secondo me non è definibile semplicemente con l’etichetta di romanzo, però non è nemmeno un introspettiva e nemmeno un poema, non sono riuscito a capire cosa realmente sia ma rimarrà certamente nel mio cuore come un Capolavoro. Più di Cent’anni di solitudine, oltre “L’amore ai tempi del colera”, in l’autunno del patriarca li ho trovati entrambe e anche qualcosa in più.
D’acchito potrebbe sembrare scritto a mo di flusso di coscienza: l’omissione della punteggiatura e il sui utilizzo potrebbe darne l’impressione; ma dopo qualche rigo capiamo immediatamente che non lo è affatto. E’ qualcosa d’altro. Qualcosa di nuovo, difficile da interpretare, ma di sicuro effetto. Ho fatto spesso fatica a seguire la storia, perché questo suo modo di scrivere mi trasportava da un argomento ad un altro senza lasciarmi rendere conto della variazione, complice la bellezza della sua prosa e la magia che mi restituiva. Ho dovuto rileggere intere pagine, soffermarmi più e più volte sui passaggi più complessi e articolati, belli ma per me difficili da assimilare.
La trama è magica, come solo Gabò sa renderla, ma tratta un argomento crudo e drammatico:La solitudine del potere assoluto, e di come questo logori chi lo ha o lo rappresenti . (tutto il contrario di ciò che disse Giulio) Il libro è diviso in cinque “capitoli “ ( l’unico punto che incontrerete in tutto il testo e quello di fine capitolo che ne determina la fine) a loro volta sono suddivisi in tre parti: una che riguarda il ritrovamento del cadavere del Generale, l’allestimento camera ardente ne le secondo e via via fino al ultimo che introdurrà il funerale. Seconda parte quella che sfocia nei ricordi di un suo suddito/a che ne analizza e ne mostra i due lati del potere: ciò che il regime mostrava al popolo e a lui e ciò che il popolo realmente pativa e la percezione distorta del Patriarca. Tratteggiando così l’ ascesa al potere fino alla consolidazione, per passare poi al declino e al consumarsi di quest’uomo triste solo macilento e consumato . Ma non manca il punto di vista del Generale.
Devo ammettere che per quanto incarnasse ciò che di peggio possa esistere: con il suo testicolo ernioso, il suo insidiare costante di eserciti di giovani concubine per sfogare le su voglie di marito frettoloso, il suo complesso edipico, la sua ignoranza selvaggia,il suo perverso gusto per il macabro. Nonostante i difetti. Mi ha commosso e fatto una gran pena, pena per questa vittima illustre di se stesso, vittima del popolo steso afflitto e bisognoso di lui, nonché carnefice e boia del suo destino.
Non andrò oltre non voglio tediarvi vi chiedo solo: se amate Marquez, il suo modo di scrivere e vi sentite pronti ad un esperienza unica, non solo narrativa ma anche stilistica, leggetelo, anche un sorso alla volta, un rigo ogni tanto, leggetelo perchè di capolavori partoriti dall'estasi creativa ne fioriscono veramente pochi ..
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