L'Atelier dei miracoli
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Valérie Tong Cuong è nata nella periferia parigina. Ha studiato letteratura e scienze politiche. Ha lavorato otto anni nel settore delle comunicazioni e della pubblicità prima di dedicarsi alla scrittura e alla musica a tempo pieno. È tradotta in 16 lingue e pubblicata in 20 paesi.
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Opinioni inserite: 4
libro diverso
Un libro veloce che si legge d'un fiato più che altro per la curiosità di sapere come si concludono le tre storie del libro. Tre personaggi che si trovano nello stesso "atelier" per aiutare, per lavorare e per migliorare la propria vita.
Jean, il propietario dell'atelier, mi è sembrato da subito strano e molto ambiguo. Dapprima molto calmo e disponibile e alla fine del libro invece è diventato un despota.
Non mi ha dato molto questo libro, solo forse la speranza che si può trovare, o meglio costruirsi, un mondo migliore e cercare di vedere le cose da un'altra angolazione.
Questo libro non ha verve, non ha il famoso "colpo di scena" anche se mi sento di poterlo consigliare se non altro per una lettura diversa dal solito.
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Si può donare senza chiedere nulla in cambio?
Chiunque abbia mai superato un momento difficile nella propria vita lo sa: è il senso di solitudine la trappola più insidiosa e subdola nella quale si cade inevitabilmente. “Ognuno sta solo sul cuor della terra…” scriveva Quasimodo, e mai come nella sofferenza (piccola o grande che sia) ci sentiamo distanti e incompresi da tutti.
Se nella realtà esistesse il posto ideale dove rimettersi in pista, questo sarebbe L’Atelier dei miracoli, un’associazione no-profit dedicata a chiunque, senza distinzioni di sorta. La premessa è sicuramente di grande presa, ed è molto interessante che i tre “casi umani” protagonisti, Millie, Mike e Mariette, siano molto diversi fra loro, sia per estrazione sociale e cultura, sia per personalità. È ancor più interessante che ognuno di loro racconti in prima persona la propria toccante storia, a capitoli alterni. Peccato che il tono sia sempre lo stesso, senza una caratterizzazione tipica, quindi l’ex-militare si esprime con lo stesso linguaggio della docente, moglie del politico.
Perfino l’elemento thriller che a un certo punto si inserisce nel racconto e che offusca con un velo di ambiguità il personaggio del benefattore Jean, non riesce a dare alla storia quel colpo di coda che ci si aspetta e che avrebbe reso meno scontata la domanda “È davvero possibile fare del bene senza chiedere nulla in cambio?”.
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Le sorprese non finiscono mai
Ho letto questo libro attirata dalla copertina e anche, si ancora, dal titolo. Lo sapete che mi frega sempre, no? Sono schiava del marketing editoriale, che volete farci?
Insomma, mi aspettavo un libro leggermente new age, magari romantico, un po' stile Musso. E le mie aspettative, fino a due terzi del libro, sembravano ben riposte. Poi, all'improvviso, il libro via verso la cattiveria umana, il mondo vero, la crudeltà dell'uomo.
Cacchio, ho pensato, vuoi vedere che ho trovato per caso un gran libro? E invece no, a poche pagine dalla fine, quando oramai ero abbastanza sicura di aver capito il trend del libro, la storia sterza di nuovo verso il buonismo esasperato regalando un happy end senza infamia e senza lode, con l'aggravante dell'intenzione.
Mi aspettavo un libro buonista, è vero, ma all'improvviso questi cambi di rotta hanno reso il finale del libro un dolce stucchevole, di quelli che lasciano un cattivo sapore in bocca.
Peccato.
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RICOMINCIARE A VIVERE
Veramente importante il messaggio che racchiude questa deliziosamente semplice lettura, e cioè: “la verità è che raramente ci si rialza da soli. La verità è che molto spesso, il dolore isola e se certi hanno la fortuna di essere aiutati senza riserve, molti sono coloro che , una volta a terra sono incompresi, rifiutati o tenuti a distanza anche dai loro cari. E’ allora che cadono nella spirale dell’emarginazione, del ripiegamento su se stessi, della disperazione.”
Mike, Mariette, Millie, per motivi differenti, conoscono benissimo questa sensazione di alienamento anche da loro stessi. Non hanno più nessun sogno, non osano credere e desiderare nulla, la vita gli scorre addosso, senza lasciare una traccia, senza creare vita, idee, gioia, ideali. Sono SOLI, abbandonati nella loro disperazione, nella loro convinzione di non poter cambiare nulla, di non avere la forza e le capacità per superare gli ostacoli e gli errori del proprio cammino di vita.
Sarà Jean Hart, fondatore e gestore del centro “Atelier”, a ridare speranza ai suoi tre nuovi ospiti, a far ripartire il loro “treno”, riposizionandolo sulle rotaie della vita. Non senza dolore, non senza fatica.
Jean sa ascoltare, sa provare empatia, sa motivare…. Aiuta a rimettere insieme il complicato puzzle di queste vite spezzate, deluse. Ma anche Jean è un uomo, e come tale, non è perfetto, parte delle motivazioni che lo spingono ad aiutare il prossimo in modo così tenace, vanno scoperte nel suo passato…
Anche Jean dovrà fare i conti con la propria vita, con le proprie scelte e comportamenti. Ma dopo il dolore, la rabbia, l’incomprensione, arriva il perdono.
Aiutare a comprendere, perdonare e perdonarsi. Fare in modo che le scelte passate non governino la vita presente, ma riprendere in mano il proprio futuro, le proprie aspirazioni, desideri. Queste sono le preziose gemme racchiuse in questo romanzo.
Come commenta l’autrice stessa: ”….. è sempre possibile andare avanti, svelarsi, elevarsi, anche se questo ha un prezzo. Siamo noi gli artefici del nostro miracolo.”
La scrittura è semplice, i capitoli alternano il nome dei tre protagonisti, e ne narrano la storia. E’ una gradevolissima lettura, delicata e leggera, che tocca temi importanti con lievità, lasciando al lettore la possibilità di elaborazione e riflessione sulle problematiche che vengono toccate.
Non ci sono giudizi, nemmeno analisi psicologiche approfondite…. E’ il racconto di tre storie e la possibilità di riscatto, diritto di ciascuno.
Che bello sarebbe avere nelle nostre realtà tante strutture simili all”Atelier” della storia….. Molte persone si riapproprierebbero della vita e del gusto nel viverla……