Narrativa straniera Romanzi L'assassino cieco
 

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L'assassino cieco

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"Dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura colò giù dal ponte con l'automobile". Chi parla e tiene le fila di questo grandioso romanzo è la sorella maggiore di Laura, Iris Chase. Erede di una ricca dinastia canadese, Iris, giunta all'età di ottantadue anni decide di raccontare le vicende tormentate e misteriose della sua famiglia. Costellato di articoli di giornale, di lettere e di brani dello scandaloso romanzo, il libro di Margaret Atwood si frammenta in tanti rivoli romanzeschi da drammatica cronaca famigliare a perfetto congegno noir, da appassionante storia d'amore ad accorata e coraggiosa denuncia sociale.



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L'assassino cieco 2018-04-05 12:46:10 68
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68 Opinione inserita da 68    05 Aprile, 2018
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La vera voce della memoria.....

Iris, una donna ormai vecchia, sola e malata, ricorda la sorella Laura, scomparsa molti anni prima in quello che da sempre è stato ritenuto un tragico incidente. Lo fa attraverso un libro a lei attribuito, l’ unica cosa che la rende degna di essere ricordata.
Ma ciò che racconta è successo realmente? Così pare perché oggi lei rimane l’ unica superstite.
Iris e Laura, da sempre unite nella propria diversità, una madre persa in giovane età ed un padre solo ed addolorato, una profonda crisi economica con la necessità di un matrimonio riparatore e una grande passione per un uomo misterioso ad accomunarle all’ interno del viaggio di una famiglia tra le pagine della storia del novecento.
Un rimuginio intellettuale che rimescola realtà, ricordi, sogni, possibilità, personaggi consegnati alla storia ma ancora vividi, invenzioni letterarie ed un mondo parallelo all’ interno dello stesso manoscritto, un amore tracciato in un racconto fantastico per continuare a cullare il proprio sogno di vita e alimentare la fantasia del distacco da un reale alienante.
Iris ricostruisce il complesso puzzle della memoria, storia, personaggi, impressioni ed una versione dei fatti a cui non dobbiamo necessariamente credere, volutamente enigmatica, tronca, con significati negati, elusi, ovattati.
Il racconto procede spedito, con tempi che riflettono ritmi interiori, impressioni e sentimenti della protagonista alternati ad eventi storici, di cronaca nera e mondani.
Il legame tra le due sorelle ci consegna una Laura non altruista ma interessata alla essenza delle cose, da sempre una bambina difficile. La morte della madre aveva cambiato tutto, una donna più educativa che tenera, che non aveva l’ abitudine di parlare di sentimenti anche se l’ amore era presente, sepolto sotto un gran cumulo di cose.
Il prendersi cura di Laura sin da bambina genera in Iris un desiderio ambivalente di trattenerla e di lasciarla andare, mentre il padre le costringe a seguire i propri valori, ordine, obbedienza, silenzio, senza alcuna traccia di sensualità.
Iris è stanca di occuparsi della sorella, stanca della vita ad Avilion, vorrebbe entrare nell’ alta società ma sa di essere una giovane campagnola grezza, ne’ dotata di grande fascino. E’ terrorizzata dall’ idea di diventare una vecchia zitella, compatita e derisa ed in cuor suo coltiva il desiderio di viaggiare in Europa.
Ecco una soluzione a portata di mano, il matrimonio riparatore con Richard Chase, giovane ambizioso, e l’ inizio di un legame infelice, l’ ingresso in una realtà supponente e snobistica, altezzosa, invadente, avvezza alle buone maniere, interessata al potere e al denaro.
È qui che nasce un’ altra storia, il seguito della storia, e la sua condanna definitiva.
Oggi Iris è rimasta sola e riflette con gli occhi del presente, cercando di ricordare un’ emozione di qualche genere e quando sia divenuta estranea a se stessa. Allora il tempo del matrimonio l’ aveva condotta ad un freddo distacco, non sapeva niente di affari e ben poco del mondo, il suo compito era sorridere, estranea al talento di una visione d’ insieme.
Un matrimonio costruito per niente, che non era servito a se stessa ne’ a salvare suo padre, tutto quello che le restava era Laura. Si sentiva legata, imprigionata in barriere invisibili, ma durante la giovinezza il tempo scorre in altro modo, tutto si usa e si getta, buttando via i giorni pensando di potersi liberare delle cose e delle persone lasciandosele alle spalle ed ignorando l’ abitudine che esse hanno di ritornare.
Iris si sente come … “ la nonna che porta in se’ il lupo cattivo “… , da sempre ha odiato l’ inutilità dell’ espressione …” avrei dovuto “… per giustificare tutto quello che non ha fatto.
Laura è stata ufficialmente messa in ombra, entro pochi anni sarà del tutto dimenticata, Iris ne vuole conservare solo il ricordo insieme alla commemorazione di tutte le ferite sopportate e detestate.
Il ricordo serve a non dimenticare, a non ignorare, e allora ha inizio questa storia, la storia, da cui tutto ebbe inizio e che ci ha condotto si qui….

Un romanzo a più strati, porte da aprire, accessi intra e meta temporali che richiedono pazienza, ascolto, attesa. La maestria della Atwood brilla nel potere magico ed ipnotico della sua scrittura, quel sorprenderci accompagnandoci in un universo di storie e parole tanto enigmatiche quanto dosate, riuscendo in modo stupefacente a penetrare e rappresentare la profondità del reale e dell’ immaginario, il mistero della vita e dell’ animo umano.
Alcuni personaggi, non tutti, hanno una fine intelligenza includente ed un respiro sul mondo, sembrano attraversare storia e vicende calandosi nell’ essenza del proprio sentire e restituendo un esito universale, oltre qualsiasi idea di tempo e particolarismo.

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L'assassino cieco 2017-05-11 09:28:45 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    11 Mag, 2017
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Zycron, mia patria

Che penna meravigliosa che ha questa autrice! Alcune pagine sono di una bellezza eccezionale, sono più che prosa, richiamano altre immagini e creano suggestioni. E l'abilità nel gestire una storia che contiene una storia nella storia è eccezionale. Nessuna difficoltà per il lettore che anzi, quasi aspetta l'intarsio che non spezza ma si inserisce perfettamente nel romanzo.
La storia in sé non è eccezionale: due sorelle legate da un rapporto molto forte di amore e forse rivalità, crescono insieme e la più grande delle due, Iris si sposa costretta dall'interesse per calcoli paterni che si riveleranno sbagliati. Le due sorelle si innamorano dello stesso uomo che pur assente fisicamente nella maggior parte del testo perchè impegnato in qualche guerra/ lotta politica, resta il vero protagonista della storia tirandone i fili.
L'autrice è così brava, di una bravura rara, che le si perdonano alcune pecche, per chi le riesce a notare, che stanno soprattutto nell'aspetto psicologico dei personaggi e delle loro relazioni. Soprattutto nel rapporto tra le sorelle o tra Iris e il marito o la cognata. Questi rapporti sono caratterizzati da una sottile mancanza di empatia e di spessore. Ma Margaret è così convincente che quasi non si nota nemmeno questa piccola pecca. Nel senso che pur mancando l'empatia nei rapporti umani i dialoghi sono vivi e guizzanti, vivaci e pieni di ironia e di idee. Le due sorelle isolate dalla scrittura non destano particolare simpatia e alcuni aspetti della vicenda mi hanno deluso.Il fatto che Iris non sia andata in ospedale da Laura ad esempio. E anche il chiarimento finale al bar, o il rapporto di Iris con sua figlia. C'è qualcosa che non va. Comunque il romanzo è bellissimo non tanto per la vicenda reale ma nel suo stare in bilico tra più dimensioni spazio temporali. Per il fatto che la storia nella storia esprime quasi il desiderio dei due amanti, Iris e Alex, di vivere in un'altra dimensione diversa da quella della realtà. Anzi la storia che a un certo punto cambia riflette quasi o almeno si potrebbe pensare, il rapporto che cambia tra i due come una specie di specchio magico. Mi piace anche il fatto che Alex usi il poco tempo in cui sta con Iris per raccontarle una storia in una situazione che ricorda vagamente Le mille e una notte. Mi piace che la storia definitiva dell'assassino cieco, quella che finisce nel libro attribuito a Laura, venga scritta come atto d'amore in una tavola che potrebbe essere rotonda.. Bella l'idea delle persone che siedono attorno alla tavola rotonda per cui ognuno ha sempre qualcuno alla sua destra e alla sua sinistra. Al lettore scegliere se il libro è stato scritto con la destra o con la sinistra, in riferimento alla Bibbia (Dio siede alla destra del Padre. Quindi alla sinistra chi ci sta? Le supposizioni potrebbero anche essere inquietanti).
Il libro è pieno di riferimenti biblici che bisognerebbe saper cogliere come pure di riferimenti letterari ma non è un libro religioso, anzi piuttosto il contrario. Il Diavolo potrebbe citare la Bibbia contro Dio, si dice nel testo. In ogni caso ci sono pagine di meravigliosa perfidia, tutte quelle che riguardano Winifred e di meravigliose riflessioni e di descrizioni che continuano a lasciare echi per la loro bellezza e poesia e dialoghi intelligenti e seducenti per la assoluta mancanza di banalità.
Insomma un libro da non perdere di quelli che non ti fanno affondare nell'animo umano ma che ti fanno perdere nei riflessi delle immagini come in un gioco di specchi.

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L'assassino cieco 2016-07-03 06:10:57 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    03 Luglio, 2016
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Uno e trino



Uno e trino.
Questo romanzo è così...una bella ed elegante matrioska contenente altre due bamboline più piccole, ma altrettanto perfette e curate nei dettagli.
Lo ammetto...all'inizio ho faticato per "entrare" nella storia, ma la colpa è stata mia...pretendevo di entrarci di forza, dal portone principale, senza neanche aver bussato...ed invece no, in questo libro ci devi entrare piano piano, dalla porta di servizio, accompagnato dalla padrona di casa, che, tenendoti per mano, ti farà visitare tutte le stanze, ma con i suoi tempi, con i suoi modi.
E vi assicuro che ne vale la pena.
Una storia complessa, che si legge come se fosse un thriller, ma non lo è affatto...
Fondamentalmente (e semplicisticamente) è la storia di due sorelle, che si trovano a vivere una vita decisa "da altri", una vita difficile, ingiusta, infelice...ma c'è molto, molto altro che non si può raccontare.
La scrittura è sopraffina, ogni parola è pensata e collocata al posto giusto, ogni similitudine è assolutamente calzante, nulla è lasciato al caso.
Vorrei chiudere questo piccolo commento citando il libro stesso, in cui una delle due sorelle scrive:
"Abbiamo scritto questo libro insieme. È un libro scritto con la mano sinistra. Ecco perché una di noi è sempre fuori campo, da qualunque parte si guardi".
È stato un bel viaggio...

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