L'arte di dimenticare
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Perdonare?
Mira , perfetta moglie aziendale, viene abbandonata dal proprio marito durante un party . Ad riaccompagnarla a casa sarà Jack, uno sconosciuto professore di origini indiane da poco arrivato dall' America.
Su questi due personaggi si costruisce tutto il racconto .
Mira deve fare i conti con un marito che non la vuole più e in una società che non offre molte possibilità di riscatto alle donne . L' autrice si sofferma a descrivere qual era stata fino a quel momento la sua vita . Innamorata del marito è sempre vissuta alla sua ombra e ha fatto di tutto per compiacerlo . Perderlo vuol dire anche perdere se stessa, quella che si riconosceva in lui.
Jack ha alle spalle un passato doloroso, il padre ha abbandonato lui e la madre per interprendere la vita religiosa e questo ha segnato la sua infanzia perché ha accumulato dentro odio e rancore per l' indifferenza del padre e per la non rassegnazione della madre.
Jack ha giurato a se stesso di essere un padre presente , ma anche lui con il divorzio dalla moglie ha finito per fallire . Adesso sta cercando di scoprire cosa è accaduto alla figlia rimasta paralizzata per via di quello che hanno definito un incidente.
E proprio per trovare qualcuno che lo aiuti a sistemare il suo lavoro di studioso dei cicloni , mentre lui si occupa delle sue indagini ,che incontra di nuovo Mira...
Se dovessi spiegare cosa mi è piaciuto di questo romanzo divorato in tre giorni inizierei dal raccontare cosa mi ha deluso: la storia tra jack e mira. L' ho trovata troppo da romanzo rosa e un po' scontata, sebbene abbia apprezzato l' idea di mostrarci la loro personale maturazione interiore e poi il loro avvicinamento . Ma a parte questo mi piace lo stile dell' autrice e la sua capacità di farci conoscere, nei suoi romanzi ,alcuni degli spaccati della società indiana, quali le conseguenze del divorzio per una donna,l' aborto delle figlie femmine ( che è vedremo legato all' incidente della figlia di jack) , la sottomissione della donna e l' idea che suo unico compito sia quello di compiacere il marito e la sua famiglia .
C'è una storia che ho trovato affascinante ed è quella della zia di Jack . Donna che aveva fatto innamorare il marito grazie ai lunghi capelli corvino ( c'è tutto un paragrafo sulla cura estrema a cui doveva sottoporre i suoi lunghissimi capelli per compiacere il marito. )
Questa donna, che non ha il diritto di tagliarsi i capelli senza chiedere il permesso, è un simbolo di una società legata ancora alle tradizioni e che considera la donna inferiore, ma la zia è anche simbolo della ribellione a regole assurde anche se la scelta di lasciare il marito la condannerà alla solitudine. Mi è piaciuto molto questo personaggio , ne ho apprezzato la dignità . Direi che è la figura femminile che mi è piaciuta di più in mezzo alle tante altre donne che popolano sempre i romanzi della Nair . Sono donne diverse, alcune emancipate, altre sottomesse ma alla fine sono donne di una società ( e non solo indiana) che le considera inferiori . A differenza dell' altro romanzo letto ( Cuccette per signora) qui troviamo anche un vero e proprio protagonista maschile che però è lontanissimo dalle tradizioni indiane e dalla visione che hanno gli altri uomini sulle donne. L' ultimo riflessione riguarda il titolo , che mi ha incuriosito e spinto a leggerlo. Credo che abbia a che fare con il perdonare se stessi e gli altri... dimenticare però non come azzerare tutto ,ma come consapevolezza del dolore, dell' errore per poter andare avanti.
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Scordatevi Bollywood
Quei bei film indiani, con donne bellissime, dai lunghissimi, scintillanti, capelli neri; occhi sorridenti e labbra ancora di più, se possibile; quelle donne padrone della loro vita, soddisfatte di essere quello che sono, di fare quello che fanno; quelle padrone di casa, madri, figlie, nonne, tutte ottimiste e decisioniste.
Questo quello che ci propone Bollywood. Bene.
Ora scordatevi tutto questo e prendete in mano questo libro, se volete vedere dell'altro.
Se volete vedere, ancora ai giorni nostri, che la norma sono i matrimoni combinati.
Se volete vedere una Moglie terrorizzata perché ha osato accorciare i suoi lucenti, infiniti, capelli corvini senza prima chiedere il permesso al Marito e alla Famiglia del Marito.
Se volete vedere donne, mogli, madri, incastrate in questi ruoli senza che abbiano la possibilità di sceglierli realmente, e nonostante questo continuare a sorridere; sorridere fuori, intendo.
Se volete vedere che ancora oggi partorire figlie femmine è una sventura, e per questo è diventato reato conoscere il sesso del nascituro;
se volete vedere che volendo, comunque, lo si viene a sapere lo stesso e sulla base della risposta si può decidere se portare a termine una gravidanza oppure rischiare la vita in aborti clandestini.
Se volete vedere che chi si oppone e fa scelte socialmente diverse diventa un maltollerato outsider.
Se volete vedere anche questo, allora leggete questo libro.
Tranquilli però: la trama non tratta esclusivamente di questi temi, li racconta attraverso due storie di abbandono e di dolore. Parla con grazia e senza strepiti del conseguente senso di impotenza, della voglia e della necessità di prendere in mano la propria vita, per se' stessi o per chi si ama, volenti o nolenti.
Un libro in cui il dolore non viene mai gridato, ma, se e quando viene esposto, avviene con delicatezza e timore, perché in fondo, il dolore, è quel sentimento che riduce in solitudine le persone che lo provano.
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Chiarisco il titolo
Poiché è stata sollevata una questione sulla poca chiarezza del titolo, voglio spiegarne il senso. Io sono Francesca Diano, la traduttrice italiana di Anita Nair e quindi ho anche il compito di trovare in italiano un titolo che traduca il titolo originale, ma che sia anche efficace in italiano e suggerisca il senso del romanzo. In questo caso, il titolo originale era "Lessons in forgetting", cioè Lezioni sul dimenticare. In italiano questo non andava bene, così mi è venuto in mente "l'arte del dimenticare". Perché appunto, dimenticare sofferenza e fallimenti non è facile, ci vuole allenamento, volontà, capacità di farlo. Dunque è un'arte. L'editore ha preferito "L'arte DI dimenticare", su cui io non ero d'accordo. IL dimenticare, verbo sostantivato, dava meglio l'idea di questo percorso, della trasformazione necessaria. Invece, l'uso del semplice verbo ha reso il titolo più scontato, meno significativo. Ma spesso gli editori non tengono conto di queste sottigliezze.
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l'arte di dimenticare
“Dimenticare”, come si può cancellare una vita vissuta in funzione di un marito e dei figli, Mira è costretta a farlo dall’oggi al domani, quando durante un ricevimento il marito Giri l’abbandona per sempre……lasciandola naufragare nei sensi di colpa, e costringendola a spogliarsi dalle ali protettive del marito, per affrontare le difficoltà economiche e le responsabilità di educare due figli in un’età particolare come l’adolescenza. Per Mira è l’inizio traumatico di una nuova vita, che la obbliga a riconsiderare il proprio ruolo e il proprio passato, a riscoprire in se stessa risorse e ambizioni sepolte. Un cammino per far fronte alle sue insicurezze, a uscire allo scoperto e mostrare la sua vera personalità e non celarsi più dietro alla figura della perfetta moglie “aziendale”…….. scrivendo galatei per “la perfetta moglie aziendale” si è calata tanto nel personaggio, creandosi un temperamento non suo, ma a immagine e somiglianza della moglie che Giri voleva mostrare al suo stato sociale. Mira si riscopre così una donna piacente, nonostante il peso che prova per i suoi quarantaquattro anni, ostinata e coraggiosa. Incontra Jak un uomo totalmente diverso dal marito, uno studioso di cicloni, con vestiti comodi e un brillante all’orecchio. Anche la vita di Jak deve ricominciare, ritorna in India dagli Stati Uniti, per poter assistere la figlia, vittima di un terribile incidente, e non riesce a darsi pace, tormentato tra il bisogno di scoprire la verità su quanto le è accaduto, e il senso di colpa per non averla saputa proteggere.
Un romanzo che descrive l’intera sfera affettiva, le difficoltà di una donna dopo il fallimento di un matrimonio, l’amore di un padre, le passioni, e il valore di una famiglia premurosa.
Il libro è diviso in cinque stadi, come se l’autrice volesse riprodurre le diverse fasi che i due protagonisti dovranno attraversare, prima di ricomporre i pezzi della loro vita. Ogni fase è introdotta dalla lettura della “metafisica dei cicloni” devastanti e imprevedibili, ma in realtà si parla delle illusioni e degli eventi graffianti delle nostre vite. Una scrittura individuale e raffinata, con un carattere avvincente e toccante.
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il titolo non mi è chiaro
... ma il libro è MOLTO BELLO.
Un uomo tormentato dai sensi di colpa verso la figlia incontra una donna resa fragile dall'abbandono del marito, ma più che la storia del loro incontro, il libro è la storia di un amore paterno: scelta originale, visto di solito questa parte la fanno fare alle donne.
Ciò che mi ha maggiormente affascinata di questo libro sono le pagine "fuori trama" nelle quali l'autore individua un parallelo tra le dinamiche che sottendono agli eventi della nostra vita e le leggi che provocano eventi naturali devastanti.