Narrativa straniera Romanzi L'arte della guerra zombi
 

L'arte della guerra zombi L'arte della guerra zombi

L'arte della guerra zombi

Letteratura straniera

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Joshua Levin, aspirante sceneggiatore sulla trentina, è il prototipo dell’uomo qualunque americano contemporaneo: nevrotico, egoista, pigro eppure ambizioso, indeciso, dedito al consumo, ossessionato dal sesso. E proverbialmente inconcludente. Tra le sue tante sceneggiature che non vanno da nessuna parte, Joshua decide che ce n’è una vincente: s’intitola Guerre zombi e racconta le avventure del maggiore Klopstock e il suo tentativo di salvare il mondo dall’invasione dei famelici mangiacervelli. Ma a partire da quest’idea ogni scelta di Joshua sarà piú disastrosa della precedente conducendolo rapidamente e inesorabilmente verso la débâcle. E sempre più evidenti diventeranno i paralleli fra i non-morti della sua fantasia e quelli che popolano un Paese-zombi, l’America, che si ciba dell’altro senza misura e, come Desert Storm ben dimostra, senza considerazione per le conseguenze.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'arte della guerra zombi 2017-08-17 06:42:56 evakant
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evakant Opinione inserita da evakant    17 Agosto, 2017
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GUERRE ZOMBIE...PERFETTE PER UN FILM

Come definire questo romanzo? Non è possibile annoverarlo in qualche categoria pre-confezionata, non è una commedia (perché è ironico ma non fa ridere), non è thriller (c’è violenza ma non muore nessuno) …
È una narrativa contemporanea non schematizzabile.
La storia è quella di Joshua, un professore di inglese per stranieri in una Chicago dove sembra che di cittadini americani non ce ne siano. Tutti i personaggi, Joshua che è di origine ebraica, la fidanzata Kimiko che è di origine giapponese, l’amante Ana che è bosniaca, così come “l’amico” Bega, sono “stranieri” in terra americana. Tranne il padrone di casa di Joshua, Stagger, un reduce della guerra del golfo armato di katana e Guns N’ Roses sparati a volume assurdo.
E sono tutti uno più squinternato dell’altro.
Joshua insegna inglese a un gruppo di immigrati svogliati e disillusi, nel frattempo scrive sceneggiature per il cinema, ne ha scritte a centinaia, mai finita una, mai venduta una, ovviamente, un po’ la quint’essenza dell’inconcludenza di una certa generazione di trentenni americani. Ogni settimana si riunisce coi suoi colleghi in improbabili workshop che si concludono inevitabilmente in sbronze colossali al bar.
La fidanzata Kimiko al contrario è solida, precisa, sa sempre cosa fare e cosa dire, limpida, chiara, emancipata, un’ancora di salvezza nell’esistenza sconsiderato del nostro protagonista.
Che si fa solleticare dalla sua allieva Ana, bosniaca sposata in secondo nozze con un reduce della guerra jugoslava (anche lui con diciamo grossi problemi comportamentali), con una figlia adolescente e sconsiderata…e proprio questo breve ma inteso incontro sessuale con Ana scatenerà una serie di rocambolesche situazioni, spesso violente, spesso quasi esilaranti, con uno Stagger armato di katana a fare da giustiziere…con scarsi risultati.
Ma nel frattempo prende corpo forse la prima vera sceneggiatura che il nostro Joshua riuscirà a vendere al mondo del cinema…Guerre Zombie… dove un improbabile eroe armato fino ai denti combatterà in una guerra all’ultimo sangue contro degli zombie, con tanto di scene splatter.

Un romanzo interessante, scritto in modo diretto e senza fronzoli, è interessante l’alternanza tra un capitolo della storia di Joshua e una capitolo della sceneggiatura di Guerre Zombie, tanto che alla fine forse ci si chiede quale sia la vera sceneggiatura per il cinema: i pochi giorni di follia vissuti da Joshua o la guerra del maggiore Klopstock?
Non mi stupirei se qualcuno, tipo i fratelli Coen, un giorno ne facessero davvero un film perché la storia si presta come dialoghi, come tempi della narrazione, come luoghi…

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