L'anno della lepre
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 8
Non alla prima, ma alla seconda...
lettura, ti conquista. Più volte lo rileggi, più lo apprezzi.
Il libro era in lista da tempo, ne temevo la lettura visti i pareri contrastanti, ma poi, come sempre accade, dovevo avere la mia idea e mi son tuffata a capofitto nella storia lasciando in sospeso altre letture.
Ho fatto bene a leggerlo,mi è piaciuto molto.
Le pagine mi hanno donato tante emozioni, la tenerezza in primis, mi hanno messo addosso la voglia di esplorare quei paesaggi nordici, il desiderio di mollare la vita urbana e i rapporti sociali e vivere e respirare la libertà autentica a pieni polmoni, come l‘aria fredda e rinfrancante della Lapponia. Il libro mi ha anche fatto ridere, tante volte. Un libro particolare, perché Paasilinna, il compianto scrittore finlandese fa dell‘humor molto sottile, forse è questo il più grande ostacolo in cui ci si imbatte.
Premetto che io non consiglio il libro a tutti, ma solo a chi ama la sottigliezza di certe battute, di certi contrasti e desidera conoscere la letteratura nordica senza cercare lunghe descrizioni di paesaggi innevati per sognare ad occhi aperti. “L’anno della lepre”, titolo di punta della casa editrice Iperborea che proprio con questo romanzo, uno dei più apprezzati ed importanti della Scandinavia, ha raggiunto un traguardo editoriale importante, tenuto conto comunque che si tratta di una casa editrice indipendente. In Italia il libro ha vinto un importante premio letterario, il Premio Acerbi e sono state fatte ben due trasposizioni cinematografiche. Il protagonista è un giornalista quarantenne di Helsinki, Vatanen, stanco e logorato dalle ipocrisie e dalla falsità della vita che conduce in città e che un giorno, in auto con un amico giornalista, investe una lepre. L‘uomo esce dall‘auto per soccorrere l‘animale e da allora la sua vita prende una svolta inaspettata : si inoltra nei boschi e non si fa più trovare né dall’amico, né dalla moglie (in realtà neppure lo cerca, non lo ama), né da nessun conoscente del mondo “civilizzato”. “L‘anno della lepre” è un inno alla libertà, alla riscoperta di se stessi, la storia di una scelta radicale da parte chi non vuole più scendere a compromessi con la felicità.
In questo senso Vatanen fa pensare al protagonista di un’altra grande storia, “Into the wild“, che pure abbandona il mondo urbano dei simili per vivere in solitudine a diretto contatto della natura. Avventure rocambolesche, alcool a sbafo, salvataggi in extremis di animali, incontri con personaggi bizzarri, situazioni comiche che invitano alla riflessione, l‘immensa tenerezza per animali in difficoltà che col loro silenzio ed i loro sguardi sembrano voler parlare agli uomini: un orso curioso, mucche spaventate,un corvo ladro e mangione e...la lepre. L’onnipresente lepre cui Vatanen si lega come se fosse una bambina da proteggere e tenere in braccio, amica delle sue disavventure, simbolo di un mondo semplice e schietto totalmente estraneo alla farraginosità dei rapporti umani, libero.
Indicazioni utili
Meravigliosa Scandinavia!
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, anche solo per mezzo secondo, non abbia mai pensato di mollare tutto, lavoro, famiglia, obblighi e responsabilità, e scappare via di punto in bianco. Del resto, un momento di (sana) follia può capitare a tutti.
A Vatanen, giornalista quarantenne, accade in una fase cruciale della propria esistenza, quando si sente deluso, amareggiato, stanco di tutto ciò che ha, matrimonio incluso, e coglie al balzo l’occasione di “perdersi” nel bosco al seguito di un leprotto ferito. Prendono così avvio le vicende narrate ne “L’anno della lepre”, sullo sfondo di splendidi, incontaminati e spesso innevati paesaggi finlandesi, fino all’estremo nord lappone.
Con la sua scrittura leggera e garbatamente ironica, è stato davvero una bella scoperta Arto Paasilinna che, attraverso la storia del protagonista, ci invita a una fuga dalla deludente e deleteria quotidianità che ci opprime, a riprenderci il nostro tempo e ad assaporare lentamente i ritmi pazienti della natura: una fuga, già, ma anche un viaggio dentro se stessi verso una insperata rinascita!
Molto carina e tenerissima la lepre, alla quale manca soltanto la parola e a cui – ci ho riflettuto a fine lettura – non è stato dato un nome, metafora forse della natura stessa che, seppur indomita, se trattata con rispetto e amore può dare tantissimo all’uomo.
Indicazioni utili
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un'annata mediocre
Scritto nel 1975, ma tradotto solo venti anni dopo, il libro dimostra indubbiamente l'età che ha, rendendo ancora più surreali le vicende ambientate in una Finlandia molto diversa da quella odierna.
La trama segue quello che penso di poter classificare come stile nordico, caratterizzato da una serie di situazioni surreali ed inverosimili, legate a doppio filo con una vera e propria avventura picaresca.
Come ne "Il migliore amico dell'orso", successivo a questo romanzo, anche qui è un animale a fare capolino nella vita del protagonista, spingendolo a mollare tutto e rinnovarsi completamente.
Questa idea dell'animale come motore catartico indubbiamente deve molto alle tradizioni e alle mitologie nordiche che vedono gli animali collaborare con gli uomini o essere vere e proprie incarnazioni divine.
Purtroppo in questo romanzo non ho trovato lo stesso mordente de "Il migliore amico dell'orso", la colpa va sicuramente distribuita tra la differenza temporale che separa i due romanzi, la conseguente maturazione dell'autore e probabilmente una parte della responsabilità va anche al traduttore, che sembra non essere stato in grado di gestire sempre al meglio la trasposizione del romanzo. Le carenze principali, da imputare a uno dei tre casi o a tutti, si ravvisano nei dialoghi, spesso costruiti molto poveramente, senza capacità di coinvolgimento.
Nonostante queste considerazioni, il romanzo rimane piacevole, anche se non il migliore di Paasilinna, come spesso viene etichettato.
Indicazioni utili
- sì
- no
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Chi trova una lepre trova un tesoro
Siamo in Finlandia ed un auto con a bordo due uomini che sono in viaggio per lavoro, un giornalista ed un fotografo, sta percorrendo una strada che lambisce un bosco. All’improvviso compare davanti alla macchina una lepre, l’uomo al volante cerca di frenare per evitare lo scontro ma….. Questo è l’incipit de “L’anno della lepre” dello scrittore finlandese Arto Pasilinna, uscito per la prima volta in Italia nel 1994 e che fin da subito riscosse un grande successo, esattamente come avvenne in patria quando uscì circa vent’anni prima.
Con questo romanzo si inaugura il genere “umoristico-ecologico”, in quanto le avventure che vive il giornalista Vatanen con la lepre sono tutte piuttosto strampalate ed assurde, così come sono molto pittoreschi e sui generis, i personaggi che incontra. Giusto per fare qualche esempio trova sulla sua strada un pastore luterano molto arrabbiato perché la lepre ha lasciato nella sua chiesa delle palline di sterco, oppure un ex insegnante che ha deciso di consacrare la sua vita alle divinità pagane finlandesi e pertanto vuole rapire la lepre per sacrificarla agli dei in cui crede. Sullo sfondo delle vicende di Vatanen, l’autore dedica grande attenzione alla flora ed alla fauna finlandese. I due “personaggi“ si muovono lungo laghi e foreste, trovano la neve che comincia a cadere già a fine agosto, si imbattono nelle renne ed anche in un pericoloso orso con il quale Vatanen ingaggia un lungo inseguimento.
Indubbiamente si tratta di un’opera dal forte contenuto simbolico. Vatanen viene descritto come una persona cinica, infelice, delusa dal suo matrimonio e dal suo lavoro. Nel momento in cui trova la lepre e decide di fuggire con lei, lontano dal mondo urbanizzato e da Helsinki, riesce finalmente a riscoprire sé stesso ed a raggiungere la pace interiore. Con la fuga Vatanen si assume la responsabilità di abbandonare la sua routine quotidiana scegliendo la vita che ha sempre sognato a contatto con la natura.
Concludo con le mie impressioni. Ho letto questo libro sull'onda dell'entusiasmo trasmessomi da amici oltre che dai commenti su internet di altri lettori. Col senno di poi posso dire che la storia è sicuramente molto particolare ma io non l'ho poi trovata così divertente!...... Sicuramente la colpa è solo mia in quanto si vede che non capisco l'humour finlandese :)
Indicazioni utili
L'uomo e la lepre
L'idea di fondo del libro mi intrigava parecchio, complice anche il fatto che si rifà ad una storia vera.
Il protagonista Vatanen, giornalista in crisi con la moglie e, a quanto sembra, con la vita, dopo aver investito assieme ad un fotografo una lepre, scende dall'auto per soccorrerla nel bosco. Ma inoltratosi sempre di più si convince a non voler tornare in quella strada ed in quella macchina che lo attendono indietro, inizia così a prendersi cura della lepre fino alla sua completa guarigione e a vagabondare per la Finlandia. Si concretizzano moltissime avventure a contatto diretto con la natura e con i piccoli paesini di campagna.
Molto reale per chi conosce davvero la natura, ma fin troppo giornalistico. Il romanzo è scritto bene ma con uno stile che definirei privo di sentimenti, appunto come può fare solo un occhio di tipo giornalistico, e questo in un romanzo non riesco molto a sopportarlo perché credo che i sentimenti facciano il 50% di un romanzo, siamo pur fatti di questo.
La cosa che ho apprezzato però è la sincera veridicità con cui ha raccontato questa storia, veridicità che esiste limitatamente perché è un libro e non so quanto ci sia di reale; attraverso questa sincerità però si scopre un popolo che io prima d'ora non avevo conosciuto, paesaggi, situazioni e luoghi sconosciuti si intrecciano nella vita del protagonista per darci, se non i sentimenti, almeno la bellezza della natura.
Indicazioni utili
- sì
- no
Non l'ho capito
Non conoscevo Paasilinna ma mi ero fatto l'idea che fosse proprio il tipo di scrittore che piace a me: storie strampalate alla Buzzati senza nessun vincolo alla trama. Invece ... Sì le storie sono più o meno così ma lo stile è freddo, quasi giornalistico e non suscita immagini o emozioni almeno in me. Lo stile così serio non rende ragione e non fa risaltare la storia strampalata, non crea suggestioni. Forse sono partito male aspettandomi un Buzzati nordico e non sono riuscito a superare la delusione di non aver trovato nulla di quello che mi aspettavo data la partenza. Sinceramente ho trovato il libro anche noioso, la storia che pure è di quelle che potrebbero tenermi sveglio fino a fine libro non mi ha coinvolto per niente. Mi dispiace molto quando mi passa per le mani uno scrittore e non riesco a cogliere niente di quello che ci vedono gli altri. Mi piacerebbe riuscire a vedere il bello di ogni libro. In una vita precedente devo essere stato un editor. Purtroppo con questo scrittore c'è una incomunicabilità totale nonostante i gusti simili, cosa che mi capita raramente.
Comunque ho preso anche il migliore amico dell'orso per i fumetti. Magari come graphic novel è un po' meglio.
Indicazioni utili
L'anno della Lepre
Narrazione schietta e diretta, senza termini ricercati o fronzoli di qualche tipo e si capisce fin dalla prima frase del libro: "Sull'automobile viaggiavano due uomini annoiati.". Non so se il merito sia più dell'autore o del traduttore, molto probabilmente di entrambi. Se mettiamo insieme frasi schiette e brevi e un narratore in terza persona che non perdona nulla ai suoi personaggi, abbiamo come risultato una lettura veramente divertente.
Siamo in Norevegia e un uomo scende dalla macchina per vedere se l'autista ha investito una lepre. L'uomo nel bel mezzo di una crisi di mezza età comincia a viaggiare per il paese insieme alla sua piccola amica servatica. Il protagonista che prima faceva il giornalista per un'importante testata nazionale, comincia a fare i lavori più disparati e incontra individui sempre più strani e di ogni livello sociale, così l'uomo comincia a fare esperienze che prima non aveva neanche osato immaginare. Come sfondo i fantastici paesaggi Norvergesi, descritti così bene che scorrono davanti agli occhi del lettore e fanno venir voglia di prendere un aereo e partire. L'unico lato un po' negativo, giusto a voler essere pignoli è il fatto che spesso lo scrittore faccia ubriacare il protagonista per tirarlo fuori da situazioni poco chiare (un po' come quando Dante sviene durante la Divina Commedia) e quindi ci ritroviamo con dei buchi temporali. Un viaggio interessante e divertente, vale la pena leggerlo dall'inizio alla fine
Indicazioni utili
boschi neve e....
tanta natura, tanti animali, tanti personaggi particolari e umanamente toccanti, in questo viaggio alla ricerca della libertà, perduta chissà come chissà quando, nel momento in cui si è permesso alla quotidianità ed alla noia di diventare i padroni nella vita. Vatanen la crisi dei quarant'anni la affronta così, muovendosi fino al confine russo ed oltre con una lepre in tasca, trasportando quanti leggono le sue avventure nei boschi incantati della Finlandia, facendoci incontrare renne, corvi, cani da caccia, facendoci calpestare la leggera e polverosa neve dei paesi del nord, senza mai voltarci indietro a guardare le nostre impronte.