L'animale morente
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Amore e morte
…” Io sono l’ autore del suo dominio su di me ”…
L’ ossessione amorosa di David Kepesh, professore universitario sessantaseienne, per Consuela Castilla, allieva dal corpo statuario e dal comportamento particolare, sconfina in una dissertazione su senso del vivere, invecchiamento, amore, gelosia, sui propri desideri, su una famigliarità dissolta, sui figli, sulla rivoluzione sessuale degli anni ‘ 60, sulle nuove tendenze, sul senso di impotenza nello scorrere del tempo.
Consuela Castilla, figlia di facoltosi emigrati cubani, nella sua dirompente fisicità, è per David terreno di caccia e oggetto di ammirazione sconsiderata, una ragazza che sa quanto vale il proprio corpo, che colpisce per il comportamento, utilizzando la cultura come ornamento, non di certo come mezzo di sostentamento, che sembra appartenere a un’ epoca tramontata, a un tempo più cortese,
…”un carattere complesso e aggrovigliato offuscato dal suo corpo”…
Dal canto suo, David Kepesh, avvolto da quel
…” delizioso e imbecille vortice di lussuria”…
che in lui ha preso il sopravvento, è disposto a dissimulare pur di raggiungerla, intrappolato in comportamenti che sconfinano nella gelosia, con un’ esagerata idea di possesso in un rapporto obiettivamente squilibrato che ridiscute i termini del proprio essere.
Consuela è mezzo e tramite attraverso il quale guardarsi allo specchio, vivere la propria decadenza fisica e dissociazione affettiva, di padre, di ex marito, di amante.
Il proprio sguardo posato continuamente su di lei cerca di interpretarne pensieri, strategie, comportamenti, espressione personale ed egocentrica, imbevuto di quella fragilità creata dall’ età e vissuta all’ interno del rapporto.
Consuela sembra vivere il piacere della sottomissione e del dominio concessole dalla frequentazione di David, nel quale riconosce una versione soggiogabile di un passato irrecuperabile e la raffinatezza della propria famiglia, un uomo di mondo, un’ autorità della cultura, un maestro.
E allora si respira lo squilibrio tra la fragilità rinchiusa nella certezza di una fine che si avvicina e la giovinezza eletta a opera d’ arte in una vita da vivere anche se, nella quotidianità, permane una certa idea di immortalità.
Spiccano riflessioni su infatuazione, desiderio, gelosia, su una certa idea di possesso, sull’ amore in un’ epoca caratterizzata da una certa democratizzazione del piacere.
Emerge una figura di padre delegittimata da un figlio quarantenne imprigionato in un matrimonio senza senso e la follia legittimata dallo scorrere degli anni, da un nuovo desiderio di stabilità, da una paradossale voglia di non libertà in prossimità della fine, sopraffatto da una confusione onnipresente.
Il tutto all’ interno di una concezione temporale nella quale vivere e affondare, mentre la distanza diventa nuovo spazio da condividere azzerando le diversità per motivi differenti all’ interno di una neo dimensione temporale
…” Ora il suo senso del tempo è come il mio, incalzante e ancora più sconsolato del mio “….
“ L’ animale morente”, all’ interno di una narrazione sensuale e fortemente carnale, è una riflessione su vita e destino nel cuore di una relazione sentimentale evasa e riemersa nella propria dimensione d amore e morte. Che cosa nascondono i propri desideri, quali sentimenti nell’approssimarsi di una fine, che cosa restituisce una relazione e un evento inaspettato all’ interno della stessa?
La fine di una vita può allinearsi alle difficoltà di un’ altra sulla quale aleggia improvvisa una dimensione di morte, in quel mentre ai propri occhi qualcosa cambia e la fragilità dell’ altro acquista i toni di un’ umanità indispensabile e significante…
…” devo scappare! Non farlo. Cosa? Non andare. Ma devo. Qualcuno deve stare con lei. Troverà qualcuno. È terrorizzata. Io vado. Pensaci, Rifletti. Perché se ci vai sei finito”…
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FUGA DAL RAPPORTO SENTIMENTALE
Mi sono avvicinata a Roth con questo primo suo breve romanzo ma forse ho sbagliato, magari avrei dovuto cominciate con la Pastorale Americana, perché con L'animale morente potrei già chiudere la porta in faccia a questo autore..vedremo cosa deciderò in futuro, se dargli una seconda possibilità o meno.
Il libro parla della morbosa relazione, se così si può chiamare, tra il professore universitario David e la sua studentessa Consuela.
La voce narrante é quest'uomo che, fiero del suo stile di vita, ci racconta come sia fuggito dal suo matrimonio praticamente abbandonando il figlio dedicandosi alla cultura del sesso come appagamento più grande della sua vita. Forse anche proprio il rito dell'individuare la "preda" tra le sue studentesse per poi arrivare all'amplesso è quello che entusiasma di più il professore.
Ci spiega come poi entra nella sua vita questa donna, Consuelo, e la stravolge; lui mai stato geloso improvvisamente si ritrova a pensare a lei giorno e notte , a sentirne la mancanza e a provare sentimenti di possesso.
Dal canto suo la donna sa di avere questa importante fisicità cubana ed è consapevole di avere il dominio sul suo amante David, ma un giorno sceglie di stroncare la loro storia dopo la sua festa di laurea.
Il professore si ritrova a dover superare il suo sentimento per Consuelo (forse amore non ammesso? O forse solo malattia di desiderio?) e continua le sue relazioni sessuali.
Un giorno però torna ad avere notizie della sua ex amante , non voglio svelare le motivazioni per nono rovinarvi la lettura.
Quello che posso dire liberamente è che Roth forse vuole raccontare come in questi tempi più moderni la libertà sessuale e l'emancipazione della donna comportino delle conseguenze sulla psiche dell'uomo, e come il comportamento di David sia dovuto sì alla sua dipendenza dell'indipendenza, dalla paura del legame restrittivo che è il matrimonio o una relazione stabile, ma che anche sia accentuato dalla società senza più grandi inibizioni.
Io sinceramente sono stata tormentata dalle continue critiche dell'autore/protagonista verso il matrimonio e ai vincoli familiari..mi sembra quasi ridicolo che un uomo rifugga così alla vita e sdegni quello che è la famiglia per rincorrere la soddisfazione sessuale.
Non so se l'ho voluto cogliere io o se effettivamente l'autore voleva far arrivare questo messaggio con il finale del romanzo, ma mi è sembrato che la conclusione sia la dimostrazione che in ogni caso i legami con le persone non si possono pienamente controllare..
In ogni caso non ho amato il suo scritto, non mi hanno colpita le sue riflessioni e non mi ha fatto impazzire la storia di per sé.
Non lo consiglio.
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L'animale femmina
David Kepesh, docente universitario americano 62enne, spiega parlando in prima persona al lettore la sua strategia di caccia alla studentessa, caccia rigorosamente vietata nelle università americane,come ben sappiamo da Malamud e anche da Coetzee (Vergogna). La studentessa va infatti accalappiata a fine corso, solo e soltanto dopo l'esame. A tale scopo, una festa a casa del docente è una simpatica strategia. Il professore racconta nei dettagli la sua caccia a Consuelo, bellissima studentessa cubana. Il racconto e le descrizioni rendono perfettamente l'idea di come il professore rifugga il contatto umano e di come il rapporto sia rigorosamente basato sul sano appetito animale. Ogni altro elemento umanizzante è rigorosamente vietato. A tale scopo, ci sono dei ricordi di passate relazioni, tutte ugualmente e rigidamente improntate a un salutare e essenziale egoismo. Il tutto è descritto in modo brillante, preciso, forse irritante (volutamente). Probabilmente, tanto talento messo al servizio, di un appetito sembra sprecato. Bello il finale, in cui la malattia dell'animale Consuelo, fa nascere nel professore la tentazione di andare oltre il corpo e di guardare all'essere umano che abita l'animale. Ma al fianco del professore c'è sempre la voce del suo angelo custode che lo consiglia saggiamente e che non lo lascia mai: scappa finchè sei in tempo, o per te sarà la fine. E' strano come un uomo tanto amante della letteratura e della poesia, tenti di vivere in modo così totalmente alieno da ogni sentimento e da ogni relazione che non sia con il suo appetito.
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Eros e thanatos
Quando finisco un libro di P. Roth mi vengono in mente sempre le stesse parole: "che scrittura stupenda!"...
Perché è vero, è innegabile, è così!!!( E dopo aver patito la scrittura della Jelinek, è stato un vero balsamo per la mia mente!)
In questo romanzo anche la "costruzione" è magistrale: è una sorta di confessione che il nostro protagonista fa ad un ascoltatore sconosciuto, di cui non sappiamo nulla e che si palesa solo nelle ultime righe con un paio di frasi pronunciate in discorso diretto, ma che potrebbe tranquillamente essere se stesso.
Si racconta e, nel farlo, ci racconta...
Questo è un romanzo che parla di desiderio, di libertà sessuale, di rivoluzione sessuale, di vecchiaia, di figli arrabbiati, di amore, di vita e di morte, di malattia...ma soprattutto racconta di un'ossessione.
Ossessione per qualcosa che si ha... perché già sai di doverla perdere, (e questo ti impedisce di goderne appieno anche quando potresti farlo) ma anche ossessione per qualcosa che si è perso.
Sesso e desiderio sono usati come veicolo per sfuggire all'età che avanza e alla morte...che, come spesso avviene, penetra attraverso altre porte, inaspettate.
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L'animale morente di Philip Roth
Mi chiedo spesso con che criterio si possa dire se uno scrittore sia un fuoriclasse o meno e la risposta che, ad ora, mi sono data è: se lo scrittore che ho di fronte mi fa "contorcere le budella" o mi prende dentro, secondo me è un fuoriclasse ed in questo specifico caso lo è. È il primo libro di Roth che leggo e mi ha colpita: mi colpiscono sempre le persone complicate, realiste, disilluse, sincere, che non hanno paura di parlare delle loro paure, delle loro angosce, dei loro sentimenti, ma anche, e soprattutto, di sesso e di morte. In questo breve romanzo c'è tutto questo: un uomo a metà (è un americano di derivazione ebrea), ateo ma influenzato dalla religione dei suoi padri, segnato dalla morte precoce della madre, che nessuna donna della sua vita, evidentemente, ha mai potuto eguagliare. Un uomo dei suoi tempi, che vive la rivoluzione sessuale degli anni 60 e anela, in primis, alla libertà: la propria e quella altrui. Per questo ha avuto il coraggio di non restare sposato e di non fare figli, in modo che non limitassero la sua libertà. Scelta opinabile, per alcuni egoistica, secondo me molto coraggiosa. Coraggiosa perché qualsiasi decisione noi possiamo prendere per la nostra vita, se è quello che vogliamo veramente e di cui noi abbiamo bisogno, è la decisione più giusta possibile (anche se, a mio avviso, il suo ateismo e il fatto di non avere figli, hanno aumentato l'angoscia verso la morte, che lui vede come la fine definitiva di tutto). Ho amato questo vecchio che non vuole invecchiare, che rincorre la giovinezza e la ricerca nei corpi delle sue studentesse, per nutrirsi di gioventù e non farsi "mangiare" dalla vecchiaia. Che sfugge ai sentimenti, ma che adora i corpi, soprattutto quello di Consuela Castillo, giovane ventiquattrenne (quando lui, di anni, ne ha già sessantadue) che con i suoi fianchi rotondi, i suoi seni pieni e morbidi e i suoi modi garbati e di classe, ma liberi, lo manda in estasi. Donna che lo cattura nella sua rete e lo segna fino alla fine dei suoi giorni. Troviamo in questo romanzo, scritto da Roth in età già adulta, quando l'ombra della morte ha iniziato ad avvicinarsi a lui, la contrapposizione e fusione tra Eros e Tanathos: l'essenza della vita. E alla fine la sua vecchiaia vince sulla gioventù di Consuela, mangiata dalla malattia, che la porta più vicina alla fine, di quanto lui non sia mai stato. Angosciante, per questo bello e soddisfacente, un libro che ti smuove dentro, dandoti quello che cerchi da un romanzo, ogni volta che ne inizi la lettura. La scrittura è schietta, diretta e l'ammirazione che Kepesch (Roth) ha del corpo della donna è ammirevole, intrigante, sensuale ed erotica. Sicuramente leggerò altro di questo scrittore e ne consiglio la lettura a chiunque. Non voglio riportare singole frasi per farvi capire un po' di lui, perché penso che di lui si debba prendere tutto quanto.
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Amore o sesso?
David Kepesh, professore universitario che non sopporta il passare del tempo, trova nelle belle studentesse del suo corso la giusta motivazione per esorcizzare questa atavica paura.
Del resto il fascino dell’intellettuale maturo è la leva adatta a suscitare un interesse autentico in chi, più ragazzina che donna, cerca il trampolino di lancio per superare una buona volta le reti protettive del perbenismo per provare autentici nuovi stimoli.
Il prof Kepesh, alterego di Roth, non usa mezze misure. Per lui il sesso è lo strumento con cui esternare la propria voglia di vivere.
Egli ama la forma femminile perché non riesce a vedere qualcosa di più bello in natura ed esprime tale desiderio estremizzando spesso il suo approccio e dipingendo il sesso con le sue forme più estreme e meno convenzionali.
Quando però si trova di fronte la cubana Consuela Castillo tutto si ferma. Quello che era piacere per il piacere finisce per assumere connotati di serietà. Consuela è una donna, non la solita ragazzetta, e ciò servirà per riportare David alla dimensione dell'amore convenzionale, quello che fa torcere lo stomaco, che provoca gelosia è che fa star male.
Ed è proprio dove egli trova la pace che la cruda realtà della morte squarcia la serenità conquistata, rendendo questo romanzo ancor più opera d'arte.
Dal solito linguaggio spudorato e diretto di chi sa il fatto suo, Roth ancora una volta riesce a dividere. Infatti il suo stile può provocare fastidio ai più sensibili a questo tema oppure, come è stato per me, può catturare l'attenzione e far vivere sensazioni plurisensoriali rendendo l'esperienza della lettura un po' diversa dal solito.
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Primavere già sfiorite
Ci sono storie che quando le racconti si consumano. Altre storie invece, consumano te. Chuck Palahniuk, Cavie
E questa storia mi ha consumata come un cancro, come il fuoco a contatto con la carta; l'ho sentita mia dalla prima pagina e ho capito dalla seconda che avrebbe cambiato il mio modo di osservare il mondo intorno a me, il mio modo di amare e di considerare il sesso, la vecchiaia, il dolore, la morte. E questo professore, che un pò ci ricorda l'antico Humbert Humbert (in versione più "legale"), indipendente eppure forse innamorato, al calar del sole della sua vita ma ancora passionale, di una passione struggente e conturbante, cruda, spietata e vera, come reale è la vita che vive ognuno di noi tutti i giorni: ecco, questo professore un pò l'ho amato; ne ho amato l'intelligenza, la cultura, il coraggio e la viltà, ma soprattutto quella sottile vena malinconica che traspare da ogni suo pensiero, quell'intimo senso di insoddisfazione che lo attanaglia. Roth scruta nella vita della gente e ne racconta gli aspetti che più lo colpiscono, spesso i più bizzarri, a volte i più tristi, tuttavia li rende sempre esattamente come sono : vivi e vitali. Palpitanti come il sesso tra un uomo che lotta contro la vecchiaia e una ragazza giovane e bella che lotta contro la morte.
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amore non convenzionale?
storia, ricca di sensualità e di cruda realtà, del rapporto di un professore con una delle sue studentesse. colpisce come roth sappia rappresentare nel professore,i sentimenti accesi allo stesso tempo, dall'istinto carnale, provocato insistentemente da una bellezza sensuale e irresistibile, e dall'amore in senso di affetto e di rapporto che nasce tra i due; nella ragazza, la lusinga, il narcisismo, la sicurezza che nasce dalla consapevolezza di una bellezza, ma sopratutto di una sensualità, fuori dalla norma