L'albero della nostra vita
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Recensione della Redazione QLibri
Radici
Eleanor perde entrambi i genitori a 16 anni per un incidente stradale, va a vivere in casa dell’amica Patty. La madre di Patty è accogliente con lei, ma il fratello di Patty inizia un rapporto fuori luogo che Eleanor in seguito vedrà come una violenza anche se lì per lì non fa nessuna resistenza alle sue avances. In seguito a questa squallida relazione è costretta ad abortire. Dopo questo brutto periodo della sua vita riesce a guadagnare dei soldi grazie alla sua abilità nel disegnare fumetti che descrivono una ragazzina a cui muoiono i genitori (come a lei) ma che incontra solo persone buone. Guadagna bene, si compra la fattoria dei suoi sogni in un posto incantevole, incontra l’uomo perfetto e cerca di formare con lui una famiglia piena di calore e gioia, come non è mai stata la sua, dato che i genitori di lei erano alcolisti e anaffettivi. Il libro per metà descrive questa bella famiglia, gravidanze e figli. Al suo interno c'è però una strana divisione dei ruoli, nel senso che lei si sobbarca interamente la cura della casa e dei figli, orto, cucina di piatti sani e sostanziosi, educazione, giochi, favole, e anche il lavoro e i problemi finanziari. Lui non vuole sentire parlare di soldi né di doveri, per cui la splendida relazione risulta abbastanza squilibrata fin dall’inizio. In ogni caso lui è un uomo amorevole e gentile, divertente e fedele, finché a un certo punto, gli viene chiesto per una volta di guardare il figlio, si addormenta e succede l’imprevisto. A questo punto Cam si dà da fare per la famiglia ma comprensibilmente il rapporto tra i coniugi si è rovinato. Da qui in avanti la trama prende una piega coinvolgente per il lettore, ma di pancia. Nel senso che tutte le difficoltà di coppia non vengono analizzate. Le strade dei coniugi si separano ma non trovo logico che lei se ne vada di casa senza dare una spiegazione ai figli e soprattutto accettando il fatto che non ne dia lui. Il romanzo costruisce a questo punto due personaggi in cui lui diventa uno stronzo terribile e lei la vittima. Ma questa semplificazione impoverisce tutto. Non si scava nelle relazioni, c’è una storia che porta a individuare vittima e colpevole, a simpatizzare con lei e ad avercela con lui. Pure i figli infieriscono contro la madre consolidando il suo ruolo di vittima innocente e si allontanano e inspiegabilmente lei tace difendendo le ragioni del marito finché la vita non “le rende giustizia”. C’è troppa falsità nel romanzo. Troppo vittimismo. I rapporti sono tutti poco chiari. Anche quelli con gli amici. Tutte le relazioni non sono analizzate. Avrei preferito un percorso più introspettivo e meno semplice.
L'albero del titolo fa riferimento all'albero genealogico, che è un fumetto scritto da Eleanor, ma anche al frassino di casa che probabilmente vorrebbe richiamare la quercia del Do sconosciuto di Steinbeck il cui abbattimento ha implicazioni simboliche.
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Opinioni inserite: 1
repetita non sempre juvant
Ho trovato la trama ripetitiva, o forse più che la trama in se stessa, le tematiche della stessa. Trattasi di tematiche un po' abusate nella letteratura americana contemporanea. (l'infanzia solitaria, le famiglia disfunzionali, il desiderio di riscatto, le disillusioni). Se non le rendi originali sembra di mangiare una minestra riscaldata. Non sono riuscita ad amare nessun personaggio, a parte Toby, ma in quel caso si vince facile. Il bel modo di scrivere della Maynard, di cui non avevo mai letto nulla finora, non mi è bastato a farmi appassionare alla vicenda. Ultimamente sto leggendo molti libri che si dilungano inutilmente, come se il dottore avesse ordinato agli autori che il libro debba avere più di tot pagine.