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Io sono il messaggero Io sono il messaggero

Io sono il messaggero

Letteratura straniera

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Ed ha diciannove anni, una passione sfrenata per i libri, un lavoro da tassista che gli permette di vivacchiare. Con le donne non è particolarmente disinvolto, perché l'unica ragazza che gli interessi davvero è Audrey, la ragione per cui è rimasto in quel posto senza vie d'uscita. Capace di colpirlo al cuore con una frase: «Sei il mio migliore amico». Non serve una pallottola per uccidere un uomo, bastano le parole. Tutto sembra così tremendamente immutabile: finché il caso mette un rapinatore sulla sua strada, e Ed diventa l'eroe del giorno. Da quel momento, comincia a ricevere strani messaggi scritti su carte da gioco, ognuno dei quali lo guida verso nuove memorabili imprese. E mentre Ed diventa sempre più popolare, mentre nota una luce diversa negli occhi di Audrey e la gente lo saluta per strada, inizia a domandarsi: da dove arrivano i messaggi, chi è il messaggero?



Recensione della Redazione QLibri

 
Io sono il messaggero 2015-01-09 11:19:35 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Gennaio, 2015
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Vivere e non sopravvivere. Essere non solo esister

L’unica certezza del diciannovenne Ed? Non valere assolutamente niente. Queste sono le premesse con cui il giovane si presenta sin dalle prime pagine. Non è un genio, non ha caratteristiche che lo contraddistinguono dalla massa, non è bravo a letto, non eccelle negli studi né tantomeno nel lavoro ed è la pecora nera della famiglia. Vive in quella che definisce “una baracca” in uno dei sobborghi di Sidney con un coinquilino silenzioso ma dall’odore letale: il diciassettenne portinaio, canino amico a quattro zampe e gran bevitore di caffè zuccherato. Passioni? La lettura. Ama Audrey, collega tassista e vicina di casa che non lo considera altro se non «il suo migliore amico». Un giorno come tanti Ed si trova coinvolto in una rapina ma riesce a fermare uno dei criminali mentre tenta la fuga. Da quel momento, se da un lato riceve notorietà, dall’altro diventa il destinatario di misteriose carte da gioco. Qualcuno sa che oltre al leggere suo passatempo preferito è dilettarvisi con Audrey, Marv e Ritchie, immancabili compagni d’avventura. Ogni carta presenta un enigma. Quando nomi, quando indirizzi, quando semplicemente parole, il giovane è chiamato a svolgere delle “missioni” che consistono nel consegnare dei “messaggi” agli individui indicati su queste.
Scritto con grande ironia, scorrevole e sincero il romanzo scorre rapido – e senza tante pretese – tra le mani del lettore che però a tratti si domanda inevitabilmente dove voglia effettivamente andare a parare Zusak. Eh si, perché il problema principale che si riscontra nell’opera – o almeno per una buona metà di essa – è più che altro questo. Per tutto il libro ci si interroga su Ed, sul suo essere, sul suo ruolo e sul perché proprio egli sia stato scelto e da chi, ma in sottofondo, come una presenza non visibile ma palpabile aleggia quella domanda: Markus cosa vuoi dirci? Qual è il tuo messaggio? Ironia della sorte se si pensa al titolo…
Ed ecco che giunti alla seconda parte del libro, il componimento spicca il volo con tanto di lascito al seguito.
« All’inizio continua semplicemente a camminare. Ma appena abbasso lo sguardo sui nostri piedi mi accorgo che in realtà non stiamo andando da nessuna part. E’ il mondo che si muove: le vie, l’aria e le chiazze scure nel cielo. Ritchie e io siamo fermi » perché limitarsi ad esistere quando si può essere, sembra sussurrarci Zusak. Perché limitarsi a sopravvivere quando si può vivere? E’ una questione di scelta e di coraggio. Si può essere ovunque ma quel che fa la differenza è la persona e le sue decisioni. Si può optare per una vita in cui ci si accontenta, ci si consola degli insuccessi e dell’insoddisfazione con improbabili “scuse” , un’esistenza dove si accetta di coabitare con la menzogna pur di non ascoltare la verità ed affrontare il dolore. Oppure si può prendere la vita per quel che è e andare avanti senza piangersi addosso, vivere preferendo «inseguire il sole invece di aspettarlo», vivere e non solo sopravvivere, essere e non solo esistere, osservare con gli occhi e con il cuore, fare qualcosa per raggiungere i propri obiettivi ma soprattutto interrogarsi su questi perché tutti ne abbiamo, basta guardarsi dentro. Tutti possono fare la differenza se lo vogliono, chiunque può « vivere al di là delle proprie capacità » se lotta per farlo.
Per concludere, il libro si presta ad una lettura veloce con un linguaggio semplice e diretto, ma con un messaggio “tra le righe” che necessita di essere cercato così come lo stesso Ed è costretto a fare. E’ un romanzo che va affrontato, non basta leggerlo, va capito, un componimento dove il lettore è costretto a mettersi “spalle al muro”. Con una lettura superficiale può risultare privo di significato, quasi sciocco, soprattutto se paragonato a “storia di una ladra di libri”, ma in realtà il suo valore traspare proprio nella volontà di ricerca. Una vera e propria partita a carte o a scacchi parrebbe, dove ogni mossa è calibrata e determinata da una strategia, ma non con Zusak o altri, soltanto con noi stessi e con le fatidiche domande: siamo soddisfatti delle nostre vite? Cosa vogliamo veramente? E soprattutto chi siamo e chi vogliamo essere?

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a chi cerca un romanzo su cui interrogarsi ed ha voglia di "leggere tra le righe".
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Io sono il messaggero 2015-12-29 10:47:10 Sara
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Opinione inserita da Sara    29 Dicembre, 2015

CHIUNQUE PUÒ ESSERE UN EROE

Ed Kennedy è un ragazzo di 19 anni che fa il tassista. Per caso, un giorno, sventa una rapina in banca e diventa eroe nazionale di cui tutti i giornali parlano. Da quel giorno in poi incomincia a ricevere degli stani messaggi impressi su delle carte da gioco che gli vengono recapitate in busta in forma anonima e in modo segretissimo: Ed deve recapitare il messaggio alle persone a cui sono riferite le righe scritte nelle carte.
Il personaggio principale, Ed, con cui ci si può tranquillamente impersonificare, è un ragazzo qualunque: giovane, inesperto e insicuro, con una bassa autostima, che deve scontrarsi necessariamente con la realtà, che a differenza sua, è spietatamente sicura di sé.
E' proprio la sua normalità di ragazzo qualunque che permette all'autore dei messaggi di inserirlo in un progetto che gli cambiare la vita e gli farà capire che può essere più di quel che è, se solo si impegna.
La morale della storia è infatti questa: qualunque essere umano. spinto da una forte motivazione e dalla necessità, può andare oltre le sue capacità e superare i propri limiti senza paura e ripensamenti.
Ed, infatti, da eroe nazionale di un giorno, diventa eroe quotidiano in grado di cambiare il destino delle persone anche a costo di fare a botte o commettere un omicidio.
Il disegno ingegnoso di cui è protagonista ci dimostra che non è necessario fare grandi azioni o avere una grande fama per diventare eroi: lo si può essere tutti i giorni dedicando del tempo, un sorriso, un aiuto agli altri e dimostrare a sè stessi quanto vale la nostra presenza nel mondo.
Se stimolassimo la parte più insicura di noi stessi, scopriremo di quante azioni straordinarie siamo capaci.
Ed è il messaggio, non il messaggero e lo capisce anche lui alla fine di tutto.
La storia è raccontata in prima persona da Ed con il linguaggio tipico giovanile, a tratti con presenza più o meno massiccia di parolacce ma comunque i testo è scorrevole e leggibile. I personaggi amici di Ed contribuiscono a rendere la storia avvincente e sopratutto occupano il loro spazio e collaborano col protagonista principale senza intralciarne il percorso, del che è il fulcro di tutto.
Nella conclusione viene esplicitamente scritta la morale, il messaggio che vuole dare l'autore al lettore. La riflessione viene spontanea.
E' decisamente un libro per tutti ma molto meno impressionante di "Storia di una ladra di libri", capolavoro che Mark Zusak non è riuscito ad eguagliare nè nella trama nè nel contesto. Una similiutidine tra i due libri però la si può notare nella forte componente psicologica dei personaggi e nella voglia dell'autore di mandare un messaggio riflessivo a chi legge la storia con la speranza che possa lasciare il segno come libro da cui trarre un insegnamento.

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"Storia di una ladra di libri"
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Io sono il messaggero 2015-04-21 06:45:34 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    21 Aprile, 2015
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Sei venuto a salvarci?

Zusak trasforma l’ordinario in qualcosa di particolare. Con il libro “Storia di una ladra di libri” ci ha raccontato la seconda guerra mondiale vista con gli occhi della morte; con “Io sono il messaggero” ci mostra come un messaggio possa cambiarti la vita.

Ed è un ragazzo che sopravvive; guida il suo taxi (anche se non avrebbe l’età per farlo), vive in una città che non gli piace insieme al Portinaio (il suo meraviglioso cane), ed è innamorato di una ragazza che lo considera il suo migliore amico, insomma una vita non molto soddisfacente.

Poi arriva il giorno in cui si ritrova in mano una carta e diventa il messaggero e la sua vita viene stravolta.

Il libro si legge bene, è scorrevole, un po’ infantile ma il messaggio che lascia non è banale. Il romanzo è originale ma non del tutto, molte cose mi hanno ricordato una serie televisiva che guardavo da piccola.

Alla fine di questo libro mi sono posta delle domande sullo stile di questo scrittore. Il protagonista è un adolescente (l’autore invece ha una quarantina d’anni) ed il testo è scritto con uno stile adolescenziale, condito da parolacce, modi di fare da ragazzi ecc.. Tutto sembra corretto, ma anche nell'altro libro, che ho letto di lui (Storia di una ladra di libri), lo stile era molto semplice (la morte racconta della vita di una bambina).

Quindi, l’autore vuole scrivere seguendo volta volta “l’età” dei suoi protagonisti..oppure è anche in grado di scrivere qualcosa diversamente? Dopo queste due letture, che come dicevo sono state piacevoli, (anche se il primo è di un altro livello) vorrei leggere qualcosa di uno Zusak più “maturo”. L’unico modo per farlo è aspettare di leggere altro di lui e scoprire se sa scrivere anche con il “suo” stile.

Lo consiglio!

Buona lettura!

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Storia di una ladra di libri
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