Io sono Febbraio
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Lungo, lungo febbraio
Una favola triste, un po' magica, un po' visionaria, che racconta la tristezza infinita che invade gli uomini quando vengono privati della luce e del calore del sole.
Un febbraio senza fine soffoca, da quasi tre anni, la città fra le sue gelide braccia e si cercano i rimedi per porre fine al gelo e al buio, per riconquistare insieme al sole anche la vita.
In alcuni passaggi il libro è persino poetico, ma io non ne ho capito fino in fondo il significato ( posto che c'è ne sia uno) e non ho apprezzato lo stile che trovo inutilmente involuto e sconclusionato.
Nota positiva: le pagine sono poche e con una giornata di lettura passa il pensiero.
Seconda nota positiva: l’autore – giovane romanziere e poeta americano - sembra un gran bel ragazzo (ma non glie la passo lo stesso!).
Ecco l’incipit:
[…]
Indicavano buchi vuoti nel cielo e aspettavano. A volte i palloni si accendevano tutti insieme producendo l’effetto-ombrello della sera sulla città sottostante, i cui edifici si stavano riempiendo della tristezza di Febbraio.
Notti come questa moriranno presto, disse Bianca. Corse via dal bosco dove aveva visto tre bambini torcere la testa ai gufi.
Notti come questa moriranno presto, dissero i macellai, marciando giù per la collina.
Ci sedemmo per l’ultima volta a guardare i palloni, i colori al neon cuciti nella nostra mente.
Urla di maiali e finestre in frantumi in tutta la città. Un grugno, enorme e rosa, incrociò il fianco di un pallone lungo la sua traiettoria. Il tessuto si tese attorno alle narici scure e si fermò appena prima di strapparsi; il grugno rimase lì.
Eppure i bambini si misero in riga con le lanterne alzate a guardare la prima nevicata di Febbraio coprire i campi coltivati.
[…]