Io, te e la vita degli altri
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La forza dell'osservazione, il potere della parola
Germain Raphael Rotelier, classe 7 dicembre 1982, originario di Poulain-La-Meuge e residente a Parigi lavora come cassiere presso un negozio high-tech con affisso dinanzi alla sua postazione il monito di non rivolgersi al medesimo perché muto. Non è affetto da tale patologia il nostro protagonista bensì da una inspiegabile ed interminabile balbuzie. Così onde evitare code e situazioni spiacevoli nonché un’ulteriore mortificazione dello stesso la direzione ha optato per l’affissione del suddetto cartello.
La giornata del francese, come quella di ognuno di noi, è scandita da una serie di attività che si susseguono metodicamente e da una serie di incontri con sconosciuti di cui non sa nulla. Per il giovane questi si dipanano in quel della metropolitana, servizio pubblico adoperato per muoversi nella Capitale. La routine quotidiana non dà tregua al nostro Rotelier che giorno dopo giorno è sempre più affranto dal suo piccolo problema del parlare. Come tutti ha bisogno di una valvola di sfogo per esternare la sua frustrazione e quale miglior modo se non quello di ricorrere alla metro, strumento più usato e più idoneo ad incontrare persone sconosciute? Dopo un’accurata osservazione, a cui segue qualche piccolo erroneo gesto contrario ad educazione o al buon costume della futura vittima designata, il nostro protagonista entra in azione proponendosi contro quest’ultima con qualche lieve spintarella o una pestata di piede. Gesti quasi insignificanti come portata per chi li riceve, ma indispensabili per far fronte all’insoddisfazione insita nel nostro uomo.
Poi un giorno, quasi come un miraggio, quella fascia rosa appare nel vagone del mezzo pubblico. Per Germain è impossibile non riconoscere nei gesti della donna gli stessi a lui propri, non è più solo, al Mondo esiste qualcuno come lui. Deve rivederla, deve fare di tutto per entrare in contatto con lei. E ci riesce. Conoscendo Claire, incontra anche Mark nonché Viennay e la sua vita subisce una svolta radicale.
Grazie a questa nuova realtà il giovane riesce perfino a sconfiggere la balbuzie che tanto lo aveva confinato nel suo io interiore: adesso tutto è possibile, può aspirare ad una posizione di rilievo nel lavoro perché da sempre sa di poter fare di più, può perfino dichiarare il suo amore a Clotilde la logopedista che da circa due anni e mezzo ogni giovedì mattina si dedica a lui con sedute agli occhi del paziente del tutto inutili.
Finalmente la sua esistenza ha un senso; oltre al suo amico nonché capo di sempre Renaud, ha un gruppo di persone su cui poter fare affidamento per sfogare la propria mortificazione ed ha una possibilità con la donna dei suoi sogni.
“Io, te e la vita degli altri” è un romanzo semplice e genuino, con la giusta dose di sarcasmo ed ironia, che nasce e si sviluppa sull’osservazione delle vite degli altri che nel loro ignoto sono affascinanti, incantevoli porti sicuri, l’idoneo mezzo per instaurare ed intrattenere un giusto scambio empatico ricco di colori, dolori, gioie, emozioni con persone completamente estranee alla nostra sfera affettiva, alla nostra realtà. Ma è anche un testo di grande insegnamento perché tramite la voce del protagonista sussurra al lettore di non avere paura, di non arrendersi alle avversità, che la possibilità di un cambiamento esiste sempre basta solo crederci e non demordere perché la ruota gira per tutti e certe volte è sufficiente farsi semplicemente coraggio.
Stilisticamente parlando lo scritto è di facile lettura tanto che si ultima in nemmeno due giorni attirando il lettore per la sua naturalezza e al tempo stesso turbandolo con la particolarità della storia narrata.
Indicazioni utili
Pensieri e parole
Tutti noi, ogni giorno, svolgiamo una serie di attività quotidiane, ripetitive, abitudinarie. Azioni che scandiscono il tempo della nostra esistenza.
Le più comuni, sono quelle di svegliarci, prepararci, recarci a scuola, all’università o al lavoro. Qui giunti, svolgiamo al meglio le nostre attività, incontriamo colleghi, clienti, ci interfacciamo con persone, cose, luoghi.
Facciamo spese, vediamo gli amici, andiamo al cinema o a un concerto, pratichiamo uno sport, amoreggiamo, ridiamo, scherziamo, viviamo.
E per la maggior parte del tempo abbiamo a che fare con gli sconosciuti, il più spesso la nostra vita, senza neanche che ce ne rendiamo conto, trascorre a contatto con altri di cui non sappiamo nulla, né nome né tono di voce, né origine o problemi o caratteristiche particolari.
Sfioriamo incessantemente le vite degli altri, entriamo nel cono di luce delle esistenze altrui, senza nulla notare, o sapere, di questa luce, che colori abbia, che toni, che gradazione.
Spesso le vite degli altri, che non conosciamo, sono magari quelle dei vicini incontrati tante volte, ma di cui ancora non sappiamo il nome, o i negozianti che hanno i loro locali lungo la strada dove ci rechiamo a passeggiare, o i commessi che si premurano di accontentare le nostre richieste.
Tuttavia, i luoghi dove con maggiore frequenza sfioriamo le vite degli altri sono i mezzi di trasporto pubblico, la metropolitana in particolare.
I vagoni della metropolitana rigurgitano normalmente di persone, un tragitto in treno, specie il metrò di una grande città come Parigi, significa sfiorare, volente o nolente, le vite di altre innumerevoli persone, significa entrare, magari solo un attimo, nell’aura, nello spazio vitale di un altro.
Magari di quel tipo curioso lì vicino, un ometto simpatico con un sorrisetto ironico ma taciturno, e anche un po’ incapace, uno di quelli che ostacola il deflusso dei passeggeri in entrata e in uscita, pesta involontariamente i piedi a un po’ di persone, e insomma, non diresti che ha un problema particolare e invece…e invece uno ne ha, semplice e banale, eppure tremendo, almeno per lui, prova ad affrontarlo con coraggio, e sfoga la sua frustrazione per non riuscirci…ostacolando gli altri nel metrò, magari senza parere.
Su quest’assioma, semplice e intrigante insieme, è basata tutta la storia di “Io, te e le vite degli altri” di Vincent Maston, edito per i tipi dell’editore Salani.
Si tratta di un bel romanzo, insolito, divertente, dissacrante.
Protagonista è il trentenne German, cassiere in un negozio di high tech.
German è una persona gentile, cortese, uno di quelli simpatici a prima vista, e la gente in coda alla cassa per regolare i propri acquisti quando, giunto il proprio turno, nota il cartello appeso al registratore in cui a chiari caratteri il cassiere prega di avere pazienza con lui perché…è muto, si commuove e prende ulteriormente in simpatia il giovane con tale handicap, che passa imperturbabile, ovviamente senza pronunciare sillaba, l’articolo sullo scanner limitandosi a indicare con un cortese cenno del capo sul display il prezzo del prodotto.
In realtà, German non è muto, il cartello è solo un espediente da lui escogitato, per non essere costretto a fare uso della parola, ma è come se lo fosse, perché soffre di una tremenda balbuzie.
Un handicap tanto potente da influenzarne la psicologia, da condizionarne miseramente l’esistenza. Al punto che il giovane anticipa gli orari dei suoi pasti in mensa, per non incontrare i colleghi con i quali inevitabilmente sarebbe costretto a scambiare qualche parola, con risultati penosi, umilianti e imbarazzanti per il povero giovane, che per causa e per colpa del suo difetto cade letteralmente nel panico anche quando deve sbrigare le operazioni più semplici con l’uso di parola, come rivolgersi alla cameriera per l’ordinazione.
German svolge il suo lavoro con professionalità e competenza, tuttavia è conscio, data la sua preparazione, che potrebbe aspirare a qualcosa di meglio, non fosse questa balbuzie che gli rende impossibile una normale vita di relazione.
Il suo miglior amico, forse l’unico, è il suo capo Renaud, che inutilmente prova a far uscire German dal suo gusto, organizzando cenette a casa sua così da combinare di far incontrare German con qualcuna delle amiche della moglie.
German ha altro in testa, ha in mente una persona con cui s’incontra regolarmente tutti i giovedì, è di cui è perdutamente innamorato: Clotilde, la sua logopedista.
German trascorre l’esistenza fantasticando il momento giusto per dichiararle il suo amore, sente di non esserle indifferente, ma la sua inguaribile balbuzie non gli permette di manifestare mai il suo sentimento.
E si sfoga German con i tragitti in metrò in cui, senza parere, ostacola le persone, pesta involontariamente i piedi ai vicini…
Tutto il romanzo, sarcastico, coinvolgente, molto verosimile si svolge su questa falsariga: le vite degli altri hanno un proprio fascino, e spesso basta poco per avvicinarsi per uno scambio empatico, ognuna delle esistenze altrui nasconde sorprese, se si trova una reciproca chiave di comunicazione, si rivelano sentimenti purissimi, incanti, colori nuovi, insolite esperienze, delicate sensazioni, intense emozioni.
Scoprire l’umanità altrui spesso significa trovare tesori di umanità, che ti arricchiscono, e senza bisogno di parole.