Inganno
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Finzione o realtà?
“A pensarci bene, io non so niente di te sai? Be', qualcosina sì. Ho letto i tuoi libri. Ma non è molto. È difficile conoscere una persona stando in una sola stanza. Tanto varrebbe che ce ne stessimo rintanati in una soffitta come la famiglia di Anna Frank”.
Uno scrittore (molto somigliante a Roth) e una donna sono amanti, senza volerlo ci troviamo spettatori dei loro dialoghi durante i loro incontri. Una stanza e due persone, che lì possono sentirsi liberi di dire quello che vogliono e di farsi conoscere come credono.
“Inganno” è un libro difficile da inquadrare non per la comprensione generale del testo ma per la trama. Non siamo davanti a un romanzo ma a frammenti di dialoghi che pezzo dopo pezzo ricostruiscono la storia, ma sono davvero molte le volte che mi sono sentita un po' spaesata.
La somiglianza fra l'autore e il suo protagonista rende il libro ancora più interessante. Da qui nasce anche una domanda..quanto di loro gli autori mettono nei propri libri?
“Non accetto di essere messo in questa posizione! È troppo assurdo! Mi rifiuto! Non puoi impedirmi di scrivere ciò che scrivo per semplici e ridicoli motivi di ordine psicologico, perché io stesso non posso impedirmelo! Io scrivo ciò che scrivo nel modo in cui lo scrivo e, se e quando questo dovesse accadere, pubblicherò quello che pubblicherò nel modo in cui lo vorrò pubblicare, e non ho nessuna intenzione di cominciare adesso a preoccuparmi di cosa la gente potrà travisare o capire male!”.
Non il miglior Roth ma non sono pentita di averlo letto, mi ha fatto riflettere e gli interrogativi finali sono rimasti..chi ha ingannato chi?!?
Buona Lettura!
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Dialoghi che creano una storia
Un romanzo fatto di dialoghi, parole fra amanti, parole tra persone o semplicemente frammenti di vite amorose. Forse non conta chi parla, a tratti ci si perde, ma le sole parole raccontano una storia, raccontano una vita, forse raccontano e basta, ma sicuramente, tutte queste parole hanno il pregio di farci essere lì con i protagonisti, quando si incontrano, quando fanno l’amore e subito dopo, quando ci dicono qualcosa di loro, di cosa pensano, di come vedono la vita, di come si amano e di come sia complesso vivere vite parallele. La brevità del libro ti porta a finirne la lettura e questo dà un senso a tutto, o forse confonde definitivamente quello che si era pensato fino a quel momento.
Non è il libro più bello che abbia letto, ma non mi spiace di averlo letto, perché Roth mette in piedi una storia con quasi nulla, parole, dialoghi che sono ben organizzati al punto che la storia ha un suo filo logico, i personaggi sono ben definiti nonostante tutto.
Il dubbio rimane, il Philip protagonista di questa storia, scrittore a sua volta, è un genio o una persona sincera, io non l’ho capito e questo dubbio mi ha colpito. Apprezzo le storie che lasciano una sensazione di incompletezza, perché il finale e il senso di tutto rimane esclusivamente una nostra scelta e non una decisione netta dell’autore.
Pochi ingredienti sono sufficienti a creare una storia, ma per fare questo bisogna essere grandi scrittori e credo che Roth lo sia, a prescindere da questo libro.
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Tutto vero e tutto falso...
Se avessi dovuto scrivere un commento su questo libro prima di arrivare ad un certo capitolo (che per me è stato illuminante), probabilmente avrei scritto che questo non è il Roth che io conosco e che mi piace.
Troppo confuso, frammentato, slegato.
Alla fine invece, sento di poter dire che questo è un esperimento letterario che arriva proprio là dove voleva arrivare, ovvero a sottolineare quanto labile sia il confine tra realtà e finzione.
E quanto tutte le vite possano essere "rubate" per farne letteratura...
Abbiamo 166 pagine di soli dialoghi...e all'inizio tu non sai chi è che parla, né con chi, né perché, né dove, come, quando...
Poi realizzi di essere al cospetto di due amanti adulterini, due personaggi in pieno "stile Roth": lui professore/scrittore cinquantenne, americano ed ebreo (ma va???), lei inglese, trentenne, donna spigliata e intelligente, ma decisamente irrisolta.
Sembra di essere fra loro appena prima o subito dopo l'amplesso, quando la tensione è rallentata e loro necessitano di nutrirsi delle loro rispettive parole, delle loro storie.
Ma ad un certo punto ti perdi...
Entrano in scena donne ceche, polacche, amici profughi, mogli che scappano con uomini di colore, e sei tentato di lasciar perdere, di buttare il libro dalla finestra e non pensarci più...ma non lo fai.
Arriva quindi il capitolo in cui entra in scena la moglie dello scrittore che farà da snodo a tutto e questo ti porterà a dover ammettere che lui è proprio un geniaccio bastardo che destreggia realtà e immaginazione a suo piacimento per farci capire quanto tutto possa essere maledettamente vero e maledettamente falso allo stesso tempo, sulla carta, nei libri...ma anche nella vita.
Non è il Roth che prediligo (finora "Indignazione" regna indisturbato sul podio)...troppo autocelebrativo, troppo per "affezionati"...ecco, se questo libricino capitasse in mani vergini al "Roth pensiero" probabilmente non riuscirebbe a dire tutto quel che ha da dire e genererebbe solo una gran confusione.
Quindi bene, ma non benissimo. ????
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Un gioco sottile e malizioso
La vita, l’amore, la morte, gli ebrei, gli inglesi, il matrimonio, il tradimento, il sesso, la malattia, le relazioni umane… tra un amplesso e l’altro, due amanti si scambiano argute opinioni su tutti questi argomenti: lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, lei è una donna inglese trentenne, sposata, ma già insoddisfatta del suo rapporto matrimoniale e ancor più in generale della vita. Che sia autobiografico o meno (il protagonista si chiama Philip), “Inganno” ci offre uno spaccato della vita sessuale dei due amanti, senza mai raccontarcela veramente: deduciamo i particolari da piccole frasi, spezzoni di discorsi; mai scadendo nella volgarità, Roth ci fa comprendere come i dialoghi, che costituiscono il corpo essenziale del romanzo, siano discorsi fatti prima o dopo i loro amplessi amorosi. Come dicevo, si alternano numerosi temi e attraverso le parole pronunciate impariamo a conoscere i due personaggi, specialmente la donna (che è anche il personaggio che ho preferito): il suo essere sempre altalenante, di umore instabile, la sua acutezza e spiccata intelligenza la rendono palpitante e reale, nonostante esprima poche battute. E’ un personaggio affascinante e riuscitissimo, a mio parere, con una giusta dose di ambivalenza e complessità. L’autore riesce ad esprimere grandezza anche attraverso piccoli gesti apparentemente insignificanti e riesce a complicare i ruoli tessendo un gioco ambiguo e sottile.
Il romanzo è molto breve ma fa riferimento a diversi punti della produzione Rothiana: per questo consiglio di leggerlo dopo aver conosciuto un po’ più a fondo quest’autore. Io stessa ero indecisa se scrivere o meno questa recensione, proprio perché mi sono accostata da poco a questo scrittore (è il secondo libro di Roth che leggo) e mi sono dovuta documentare su alcuni aspetti per comprendere pienamente la narrazione (e sicuramente qualche cosa mi è sfuggita comunque!) …ad esempio per capire chi sia Nathan Zuckerman…
Quindi lo consiglio soprattutto agli amanti di questo autore, per me ancora tutto da scoprire, ma che sono felice di aver incontrato nel mio cammino letterario.