Infelici gli dei
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Gli dei caduti dall'Olimpo
Olympus, Texas. È qui che la famiglia Briscoe ha affondato le sue radici e visto crescere il suo tronco e i suoi frastagliati rami. Non è un caso però che si parli di Olimpo. È qui che il patriarca Peter ha avuto sei figli da tre donne diverse, è qui che tutta la famiglia è a suo modo eroe, vittima, traditrice e protagonista. Non è un caso che si faccia riferimento al fatto che «Gli dei ci invidiano. Ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento può essere l'ultimo per noi. Ogni cosa è più bella per i condannati a morte.», non è un caso che Stacey Smann, giovane scrittrice ma anche insegnante di scrittura creativa negli USA, allegoricamente vi rimandi. E cos’è “Infelici gli dei” se non un romanzo-cosmogonia all’interno del quale viene narrata proprio una settimana di vita di questa così distrutta famiglia.
Una famiglia che vive in un luogo selvaggio, primordiale e dove a governare è il sole con i suoi raggi che bruciano la pelle. E d’altra parte la maestria della Swann risiede proprio nell’allegoria e cioè nel riuscire a celare e rimandare ad ogni protagonista il volto e le caratteristiche di una divinità. Alla base vi è l’infedeltà del capostipite che viene seguita e accompagnata dall’ira di June, la terza moglie; donna orgogliosa e ferita ma che ancora ama quell’uomo che ha accanto. Le radici di quella famiglia sono aride, deboli, dissestate, ormai. Il ritorno di March dal suo “esilio” rappresenterà il punto di non ritorno. Figlio di Peter e June, come sopra anticipato il padre ha avuto sei figli da tre donne diverse, questo si è macchiato della colpa più grave e imperdonabile di avere una relazione con la moglie di Hap, il fratello. In tutto questo a precipitare è anche il rapporto dei due gemelli Artie e Arlo, figli nati dalla relazione extraconiugale con Lee. A tornare a casa sarà anche Thea, la figlia minore di June e Peter che in passato si era allontanata da casa a causa di una relazione incestuosa che si ricollega alla terza relazione extraconiugale del padre.
Voci e personaggi che tra loro si fondano ma anche scontrano e che portano al susseguirsi di tutta una serie di vicissitudini inaspettate quanto drammatiche. Perché tra tutti gli eventi che si susseguiranno e che tratteranno il tradimento quanto la caccia ma anche la violenza e la violenza omicida, a tornare a galla saranno i tanti non detti che si celano dietro il volto di questa famiglia. Un non detto che ha scaturito profondi risentimenti ma che ha portato anche alla manifestazione di tanti demoni quali la lussuria di Peter, l’ira di June, l’orgoglio di Thea, la violenza di March, la gelosia di Arlo, la superbia di Vera, l’invidia di Hap. È la mancanza di un cuore, “arto fantasma”, a mancare a questo nucleo.
Il risultato è quello di uno scritto che mixa epica e realtà contemporanea riuscendo a trattare temi di grande attualità e a solleticare la curiosità dei lettori. Ciò sino alla conclusione inevitabile del romanzo, la catarsi finale. Quella stessa catarsi teorizzata da Aristotele, quella stessa catarsi che altro non può essere che la rottura che porta al nuovo equilibrio e da qui alla metamorfosi.
“Infelici gli dei” è un romanzo stratificato che nulla risparmia e che si lascia apprezzare tanto dagli amanti del genere quanto dai non amanti.