Indice medio di felicità
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Siamo ancora qui, Almodovar
Daniel, Xavier, Almodovar sono tre ragazzi alla soglia dei quarant'anni, amici inseparabili dai tempi dell'infanzia, soci nello strampalato affare di creare un sito internet su cui le persone bisognose di aiuto possono esporre i propri problemi e altre, spinte da semplice altruismo, o da qualsiasi altra forma di incentivo, possono prodigarsi per aiutare i primi a risolverli. Un progetto sul quale il gruppo ha investito tempo e denaro, che tuttavia stenta a decollare. Eppure di gente bisognosa di aiuto ce ne sarebbe tanta, troppa, in un Portogallo in piena recessione, con problemi economici e lavorativi che incidono, non poco, su ogni aspetto della vita. Lo sanno bene i nostri protagonisti: Daniel, brillante agente di viaggio, costretto a vendere aspirapolvere porta a porta (con formule poco convenienti e risultati molto scarsi) dopo aver perso il posto, mentre moglie e figli si sono trasferiti in un'altra città per questioni lavorative; Xavier, che una forte depressione tiene prigioniero in casa, dove sbarca il lunario come tatuatore e passa il tempo a calcolare l'indice medio di felicità della popolazione mondiale; Almodovar, reduce dal fallimento dello storico negozio di scarpe di famiglia, detenuto nel carcere di Lisbona dopo un disastroso quanto disperato tentativo di rapina andato male. Conosciamo la storia di questo strampalato trio attraverso un monologo mascherato da dialogo immaginario, in cui Daniel racconta, come se stesse parlando con Almodovar ed immaginandone le risposte, dei suoi tentativi di guadagnarsi il pane con ogni espediente, di tenere unita una famiglia il cui legame appare sempre più fragile, di sopperire all'assenza dell'amico quando la moglie Clara e il figlio Vasco, rimasti soli dopo l'arresto, sembrano sull'orlo del baratro, di restare il punto di riferimento per l'altro amico, Xavier, anche quando i suoi capricci, le sue insicurezze, le sue ossessioni sembrano portare nient'altro che guai. Il tono è quello arrabbiato dell'amico deluso, sia per il fatto che, da quando è in galera, l'altro rifiuta senza alcuna giustificazione qualsiasi dialogo, qualunque contatto, sia per il gesto irresponsabile, insensato, che lo ha portato dietro le sbarre. "Almodôvar, c’è sempre qualcuno che si crede piú furbo degli altri. Cercavamo tutti di risolvere la nostra vita, c’erano ostacoli che spuntavano lungo il cammino, problemi che venivano lanciati nella nostra direzione come fossero sassi o frutta marcia, la maggior parte di noi non poteva nemmeno fermarsi per riposare, pensare alle soluzioni, il tempo era giusto una difficoltà in piú, tutto ciò che potevamo fare era andare sempre avanti, percorrere la strada di fronte a noi meglio che potevamo, aspettare una fine, per lo meno una fine prima della fine. C’è sempre qualcuno, però, cui viene in mente di uscire di strada, di cercare una scorciatoia". Perché, secondo Daniel, nessuna situazione può essere tanto disperata da portare a gesti così estremi, perché, anche nel momento peggiore, con l'impegno, la speranza, la combattività, se ne può venire fuori. E sono queste le qualità che il protagonista dimostra in ogni pagina, in ogni riga, in ogni parola di questo piacevole libro che, pur senza brillare particolarmente per qualità letteraria, rappresenta una piacevole lettura e uno stimolante invito alla riflessione su temi come la precarietà del lavoro, il valore di legami umani quali la famiglia e l'amicizia, l'importanza che può avere la costante ricerca di una condizione di vita migliore, di un progresso personale, di un avanzamento della qualità dell'esistenza, non necessariamente legato all'aspetto economico, che aiuti ogni individuo ad innalzare il proprio indice medio di felicità. "È qui che siamo, Almodôvar, dentro questo furgone, in viaggio verso Lisbona. È qui, mentre sto seduto al volante, l’autostrada spianata davanti a me, che ti racconto tutto, affinché tu sappia che continuiamo a stare qui e che potrai unirti a noi quando vorrai. Non ho paura, Almodôvar, continuo a credere, la vita è ancora come è sempre stata. Nonostante tutto, i giorni di questo mondo sono ancora fatti di luce e il buio della notte continua a fare paura. E noi siamo ancora qui, Almodôvar."
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tre amici
Libro ambientato in Portogallo e tema dominante trattato è la precarietà in ambito lavorativo. Tre amici sono i protagonisti, soprattutto Daniel che è l'io narrante poi Xavier e Almodovar, tutti e tre invischiati in storie professionali poco simpatiche, ma tutti caratterizzati da una capacità originale di pensiero e di affrontare le situazioni. Infatti il titolo del libro trae spunto da una pensata di Xavier che, per sbarcare il lunario, s'inventa un programma che calcoli l'IMF di ognuno. Le situazioni dei tre ragazzi s'ingarbugliano sempre di più fino a quando i protagonisti decidono d'intraprendere un viaggio in Svizzera, per scopi umanitari e filantropici, che li riscatterà. Concludo estrapolando un passaggio a riguardo di un pensiero di Daniel sul sentirsi liberi(p87)
""credo che tu non posa immaginare Almodovar la sensazione di libertà: verso le 7 di sera la mettevo in moto, guidavo e andavo in cerca, attento ai suoni e alle luci della città, al movimento delle strade, quando incontravo un posto che mi piaceva , parcheggiavo, mi mettevo il pigiama, saltavo sul sedile di dietro. Dormivo ogni notte in una strada diversa""
Particolare
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UN TRIO STRAMPALATO
Questo libro fa riflettere molto su noi stessi, anche se sembra un’accozzaglia di amici strampalati. C’è Daniel, alle prese con quanto di più normale può succedere in una vita, ovvero difficoltà a tenere unita la famiglia, perdita del lavoro, figli da crescere. Almodovar, un amico che si ritrova in prigione dopo una rapina. Xavier, un amico estremamente problematico, affondato in una solitudine continua, che si chiude in casa a calcolare l’indice medio di felicità dei popoli, una teoria che sembra assurda, ma che, se ci pensi bene, non la è poi più di tanto. Questo trio strampalato dà vita a una storia geniale, che ci fa riflettere su quanto è complicato il mondo. La storia si articola come un continuo palleggio fra Daniel, che ha bisogno di provare l’assenza di peso nella vita, e Xavier, che ha perso densità e non sa come recuperarla, con un dialogo a distanza con Almodovar, che fa quasi da bilanciere. Con una sferzata di elettricità finale, con un’iniezione di ottimismo, perché riempirsi la testa del futuro possibile fa bene all’anima.