Inchiostro
Editore
Fernando Trias De Bes, nato a Barcellona nel 1967, è “a volte scrittore, a volte economista, a volte nessuno dei due”. Ha collaborato con l’inserto settimanale di «El País» e scrive regolarmente per «La Vanguardia».
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Ma cosa ho letto???
Una premessa: questo libro è l’apoteosi dell’incomprensibilità, dell’insensatezza e della casualità.
Ora vediamo perché, partendo dalla presentazione dei personaggi, uno più sfigato dell’altro (per evitare di essere contagiati consiglio agli uomini di grattarsi dove sanno e alle donne di prendere il vecchio ferro di cavallo o il cornetto della nonna, o magari un quadrifoglio): c’è una donna che senza motivo fa le corna al marito (lo giuro, senza motivo. Perfino lei non riesce a capacitarsi del suo tradimento. Ma stiamo scherzando? Primo punto di incomprensibilità e insensatezza), il marito cornuto di quest’ultima, un matematico abbandonato dalla moglie con il fardello di un figlio morto annegato, uno stampatore che ha perso il fratello morto suicida, un correttore di bozze che ha perso anch’esso la moglie e ha tentato due volte di suicidarsi (olè!) e, per chiudere in bellezza, un editore complessato cresciuto da una madre psicopatica religiosa morta suicida e che due volte al giorno obbligava il figlio a fare il bagno fra i cubetti di ghiaccio manco fosse l’ultimo Crodino lanciato sul mercato.
Trama: siamo nella città tedesca di Magonza del 1900 e apparentemente le vicende di tutti questi sfortunatissimi mortali sembrano separate tra loro, ma il desiderio di creare un libro che risolva tutti i problemi e la follia dell’umanità li farà incontrare inesorabilmente.
Peccato che il libro, per richiesta esplicita dello scrittore, non debba essere diffuso oltre i confini di Magonza e ne vengano stampate solo qualche centinaio di copie.
Ma non doveva risolvere i problemi di TUTTA l’umanità? Boh!
Ah e inoltre tutto ciò che viene letto in quel libro deve svanire subito, perciò lo stampatore ha la brillante idea di creare un inchiostro “effimero”.
Cosa sarà mai? Qualcosa di magico, soprannaturale ed etereo?
No, semplice e putrida acqua di stagno. Ora ditemi come si fa a scrivere con l’acqua.
E in cosa consistono i mistici contenuti di questo libro misterioso? Frasi copiate filo e per segno dai più grandi classici antichi.
Giuro: il matematico, nonché autore del libro, si legge tutti, ma proprio tutti, i libri della biblioteca del libraio e con la scusa che “frasi diverse hanno lo stesso significato profondo” strappa le pagine di questi classici sottolineando le frasi che più lo colpiscono e buttando ogni volta i libri nel caminetto (ero troppo confusa per capirne il motivo e francamente, visto l’andazzo del romanzo, mi importa poco. Roba da fare invidia a Torquemada e all'Inquisizione con le streghe), tanto che il povero libraio resta senza libri (poveraccio, già che è cornuto, lo vogliono anche ridurre sul lastrico?).
A prescindere da questo, poi, mi aspettavo un po’più di originalità. Non è forse plagio, questo? Sono certa che tutti i poveri scrittori plagiati in questo libro si saranno rivoltati nella tomba…
Insomma, un vero e proprio abominio confusionario. Vabbè che è solo un libro e in esso è lecito scrivere di tutto, può succedere di tutto… Purchè qualcosa si capisca e abbia senso!
Il che è un peccato, perché è scritto abbastanza bene, è scorrevole e piuttosto breve (e meno male!).
Il vero problema sono i contenuti: insensati, senza scopo e molto fini a loro stessi. Qual è poi il messaggio di questo romanzo? Che un libro dà sempre la risposta che si cerca? Magari!
Forse sono io che non l’ho capito fino in fondo, ma l’ho trovato veramente un brutto libro.