Il weekend Il weekend

Il weekend

Letteratura straniera

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John e Marian, coppia di facoltosi quarantenni, attendono nella loro villa di campagna l’arrivo di Lyle, critico d’arte di New York, nell’anniversario della morte di Tony, fratello di John e amante di Lyle per nove anni. Quest’ultimo si presenta però in compagnia di Robert, ventiquattrenne pittore di origini indiane: circostanza fatalmente destinata a trasformare il placido soggiorno che i tre avevano programmato in una sequenza di momenti imbarazzanti e carichi di tensione.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il weekend 2013-04-03 15:27:57 petra
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petra Opinione inserita da petra    03 Aprile, 2013
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Una placida tensione

“Lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma; quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai… E qua, come un sasso che porto ovunque, c’è un pezzetto di cuore altrui che ho conservato da un vecchio viaggio”

Siamo nella flemmatica campagna a Nord di New York. John e Marion, membri esemplari della “società bene” newyorchese, hanno organizzato un week end nella loro tenuta con due vecchi amici, dove si sono ritirati a condurre un’esistenza fin troppo tranquilla. E’ passato un anno da quando il fratello di John, Tony, se n’è andato, vittima dell’Aids; l’ex compagno di lui, Lyle, è stato invitato a passare un paio di giorni dalla coppia. Porterà con sé, inaspettatamente, un ragazzo conosciuto da poco, Robert, fatto che desterà il malcelato disappunto della padrona di casa.

Quello che dovrebbe essere un placido week end di “rimpatriata” si avvia a diventare quasi un ordigno pronto ad esplodere. Tensioni sotterranee, silenzi carichi di imbarazzo e di parole non dette creeranno una elettricità quasi palpabile che percorrerà tutta la vicenda.

Cameron è maestro nel delineare in poche pagine la psicologia dei personaggi e il clima di inquietudine che a poco a poco finirà col permeare tutta la vicenda. E’ come se tutte le figure faticassero a venire a patti con la realtà, sia esterna sia intima, e non potessero pertanto comunicare in nessun modo il loro disagio, le loro emozioni, il loro sentire. La tensione si evince da mezze frasi, parole non dette, convenevoli su come servire a tavola. E su tutto aleggia il ricordo più vivo che mai di Tony, onnipresente anche se mai citato in modo esplicito, lunga ombra che avvinghia i presenti e ne determina inconsciamente il comportamento.

L’autore possiede una innata capacità di descrivere con levità e grazia contraddizioni , malintesi e ipocrisie della cosiddetta upper class americana; il romanzo scorre via piacevolmente, senza intoppi, e ci si ritrova sprofondati in quest’atmosfera carica e tesa senza quasi accorgersene.

Impagabile la scena del “taglio dell’uva”, quando Marion propone delle inconsuete e raffinatissime cesoie per l’uva a un Robert visibilmente allibito e a disagio : in poche righe sono descritti in maniera sopraffina l’imbarazzo e la tensione che si annidano dietro ai convenevoli, quando non è facile dire le cose come stanno e ci si trincera dietro banali affettazioni, perché la realtà fa troppo male o ci si è abituati fin troppo bene a dissimularla in nome del quieto vivere.

"Il week end" è uno dei primi romanzi dell’autore, ma è già caratterizzato da una scrittura limpida, asciutta ma evocativa, davvero ricco di grazia e di profondità.
Una lettura sicuramente consigliata.

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Il weekend 2013-10-09 16:05:12 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    09 Ottobre, 2013
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Il weekend di Peter Cameron

“Il weekend” di Peter Cameron è un bellissimo romanzo breve, breve come il fine settimana che descrive.
Incontrarsi nella bella villa di campagna di proprietà di Marion e John, in occasione dell’anniversario della morte di Tony, dovrebbe avere, per i protagonisti di questa vicenda, lo scopo di rinnovare il profondo sentimento di amicizia, che li legava in passato.
Inaspettatamente Lyle, che era stato il compagno fedele di Tony, giunge con un nuovo amico, Robert, un giovane pittore dalle scarse risorse economiche che fa il cameriere in un ristorante, per dedicarsi alla pittura nel tempo libero.
Quell’armonia ideale che Marion aveva desiderato per quel fine settimana al riparo dal caos di New York, viene incrinata proprio dalla presenza di Robert, che diventa la nota dissonante in un concerto perfettamente equilibrato. Al centro del romanzo è certamente il tema dell’amore, sia esso eterosessuale, come tra Marion e John, sia omosessuale come tra Lyle e Tony prima e tra Lyle e Robert poi. Né poteva mancare il problematico rapporto madre- figlia che vede coinvolte Laura e Nina.
Ciò che appare evidente è la difficoltà di ogni singolo individuo a stabilire rapporti sereni e duraturi con la persona amata, quasi l’autore voglia sottintendere che il vero amore viene penalizzato e a volte addirittura annientato da una relazione stabile o istituzionalizzata. In questa prospettiva vanno considerati i frequenti tradimenti di Tony, che provocano dolore e risentimento in Lyle e la necessità di John di rifugiarsi nel suo orto relativamente lontano da Marion. Ed è proprio Marion il personaggio più problematico e meno positivo del romanzo. Certamente Cameron non mostra molta indulgenza con i suoi personaggi femminili, a cui attribuisce nevrosi e piccoli meschini egoismi.
Marion, infatti, non perde occasione per mortificare Robert, ne mette in luce la scarsa educazione e lo fa sentire un outsider in quel mondo così attento all’estetica e all’arte, che difficilmente accetta nuove energie dall’esterno.
Ed è il rapporto con l’arte, l’altro grande tema di questo romanzo: il rapporto tra l’opera e il suo fruitore si pone nell’esplicito interrogativo se sia l’uno a ricevere di più dall’altra o viceversa. E qui Cameron distingue tra letteratura e pittura.
L’arte non può chiudersi in un dialogo tra artisti, ma deve aprirsi alla società a cui si rivolge e anzi rappresentarla. In questo senso l’astrazione non ha ragione d’esistere.
“Io non porto nulla a un quadro: sta al quadro portare qualcosa a me.” - dice Lyle.
Lo stile di questo scrittore è perfetto, l’analisi dei personaggi profonda e accurata. Un testo breve che dà un grande contributo alla grande letteratura.

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Il weekend 2013-04-09 10:50:41 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    09 Aprile, 2013
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Il weekend

E' la descrizione di qualcosa di impalpabile a voler essere descritto in questo romanzo breve, la tensione che si sviluppa in un gruppo di amici, subdola, sgradita, inaspettata. La trama è semplice, di fatto non succede niente in quei pochi giorni e questo incuriosisce oltremodo l'aspirante lettore. Lo stile ancora acerbo di Cameron si svela con tutti i suoi limiti nel delineare gli stati d'animo dei personaggi che appaiono eccessivi. La struttura narrativa è ben costruita, il climax è pressoché perfetto; la vicenda inizia nella calma e nella pace, sottesa la speranza di una vita dopo un grave lutto che trasmette l'eccitazione per un nuovo inizio che possa attenuare il senso di vuoto e di colpa. I personaggi sono introdotti al momento e nel ruolo giusto. Eppure manca qualcosa, manca quella magia che cattura quando l'autore non si limita a raccontare, come un bravo cronista, ma a trasmettere un'emozione. Tutto il romanzo è una ricerca spasmosica di far respirare l'atmosfera pesante che i personaggi creano con i loro rapporti, morbosi il più delle volte, ma è una ricerca vana poiché la caratterizzazione è affidata ai ricordi, anzi al racconto da parte del narratore onnisciente di ciò che è stato che svela in tutto e per tutto, quasi a giustificare, le azioni del presente, ma non basta a far empatizzare il lettore con il nucleo di amici storico, il che potrebbe ancora andare bene se ci fosse un contraltare di rilevo, ma che invece è appena accennato e non ha la forza di sgretolare le sovrastrutture che il gruppo incarna. Tutta la struttura è riconducibile, alla fine, a due entità di persone, la coppia eterosessuale con l'amico "vedovo" omosessuale e il di lui nuovo fidanzato con l'amica italiana della coppia, ma sono sbilanciate, infatti i primi vivono la loro esistenza ovattata e priva di emozioni, protetta dalle consuetudini e dalle abitudine la cui rottura porterebbe a disintegrare quel fragile equilibro esistente; dall'altra parte abbiamo la spontaneità e l'ingenuità, ma se Robert è il personaggio più riuscito e che davvero fa respirare una boccata d'aria pura trasmettendo emozioni profonde, forse foriero del pensiero dell'autore, Laura subisce lo stesso trattamento degli altri, il passato e l'inutile e noiosa descrizione della parte rimanente della sua famiglia che giustifica il suo temperamento, la privano della spontaneità che controbilancerebbe tutta la struttura.
Un ottimo esercizio di stile comunque, di cui consiglio la lettura che si esaurisce, purtroppo in poche ore, lasciano il lettore, più o meno, come lo ha trovato.

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Il weekend 2013-04-04 16:26:51 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    04 Aprile, 2013
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E poi la speranza può essere di una noia mortale

"Non che Tony si occupasse di lui, ma vivendogli accanto in qualche modo
lo conteneva e dava forma e funzione alla sua vita; che adesso invece si andava versando scompostamente per il mondo.
Senza Tony era senza guida.E Tony era morto."

Lyle Wyatt è uno scrittore affermato, vive a New York e, ad una mostra d'arte, conosce Robert, un bel ragazzo dai tratti indiani,di professione cameriere ma aspirante pittore. Il vecchio scrittore offre al ragazzo una stanza vuota della sua grande casa da trasformare nel suo studio, visto che il ragazzo gli confessa di non avere abbastanza soldi per potersene permettere uno. Durante il sopralluogo nella camera vuota a casa Wyatt, i due uomini, Lyle e Robert scoprono di piacersi e decidono di trascorrere un weekend in campagna, ospiti di amici di Lyle, Marian e John Kerr, una coppia di ricchi proprietari terrerieri ai quali Lyle è legato da sincera amicizia consolidata da anni di frequentazione dovuta anche al fatto che Lyle era stato il compagno di Tony Kerr, giornalista di grido e fratello di John, morto di AIDS l'anno prima. Laura Ponti è un'amica dei Kerr,ha lasciato Firenze per New York dove ha affittato una casa a poca distanza dalla tenuta degli amici americani, il suo più profondo desiderio è quello di rinsaldare i rapporti con sua figlia Nina, attrice impegnata sul set di un film proprio a New York, con la quale non ha mai avuto un rapporto facile. Nella casa di campagna dei Kerr si riuniscono per un weekend, Laura Ponti fan dello scrittore Lyle Wyatt, John e Marian alle prese con i problemi di salute del piccolo Roland, il loro primogenito ed infine Robert e Lyle alle prese con la loro nascente liaison.
Peter Cameron offre ancora una volta un saggio della sua maestria narrativa,capacità di analisi psicologica dei personaggi e insuperabile sensibilità nel trattare certi argomenti. Come nel precedente best seller "Un giorno questo dolore ti sarà utile" , durante l'alternarsi dei brevi capitoli l'autore ci fa conoscere uno ad uno i personaggi e i trascorsi a volte drammatici che li legano, sembra di assistere alle evoluzioni musicali di un quartetto d'archi , il primo movimento,la sonata, è rappresentato nell'avvicinamento di tutti personaggi a casa Kerr, nel secondo movimento,l'adagio, i protagonisti fanno le rispettive conoscenze, nel terzo movimento,il minuetto con trio, c'è lo scontro tra Marian e Robert, Lyle e Robert,Laura e Lyle,John e Marian, nel quarto e ultimo movimento, il rondò a cinque periodi inneggia all'amore, alla morte, al dolore, alla solitudine e al riscatto. Un romanzo bellissimo, se fosse uno spartito sarebbe opera di Glenn Gould.

di Luigi De Rosa

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Il weekend 2013-03-25 17:32:32 Maso
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Maso Opinione inserita da Maso    25 Marzo, 2013
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Nel paese del "Garbo"

Ormai posso dirlo: Peter Cameron ha tutte le carte in regola per diventare lo scrittore di letteratura contemporanea che prediligo, in assoluto. Ho letto tutto quello che è stato tradotto della sua opera, ancora troppo poco purtroppo, e ho aspettato con impazienza l’uscita italiana de “Il weekend”, dopo il tiepido, seppur piacevole, “Coral Glynn” dell’anno passato. “Il weekend” è il primo breve romanzo scritto e pubblicato (in America) da Cameron e risale agli inizio degli anni ’90. Credo si possa constatare come il suo stile sia stato fin da subito estremamente definito e si sia preservato immutato fino ai lavori più recenti, senza che si notino nella sua produzione note discordanti o esperimenti letterari troppo azzardati. Un percorso lineare che mi ha personalmente portato ad amare molto questo autore.
“Il weekend” nasce come racconto che avrebbe dovuto essere incorporato in una raccolta. Venne poi ampliato per ragioni che non mi è dato sapere e divenne il breve, piacevolissimo, romanzo che da poco possiamo leggere anche in lingua italiana. La solita trama scarna consiste in una coppia, composta da Lyle e Robert, omosessuali con una discreta differenza di età fra loro, che si reca per il weekend in visita ai più vecchi e cari amici di Lyle, John e Marian, coppia sposata con un figlio piccolo. Lyle non fa visita ai vecchi amici da dopo l’avvenuta morte dell’ex compagno Tony, grande amore durato nove anni, nonché fratellastro di John e chiave di volta morale del gruppo di amici. Tutto qua. Nulla di più serve a Peter Cameron per tessere una bellissima vicenda di sentimenti gestita con grandissimo garbo e con il solito raffinato gusto linguistico. Tematiche importanti si affrontano in questo romanzo che, guarda caso, si legge proprio nel tempo di un fine settimana. Tematiche importanti e ancora tabù per quella società non ancora totalmente matura che ha accolto in seno questo libro. Ma Cameron mette un tale candore, un tale amore nel regalarci scorci di vita comunitaria tra amici, da dare quasi un senso di invidia a chi veramente sia riuscito a fabbricarsi ricordi di tale intensità e di tale spensieratezza. Potrebbe per questo essere tacciato di poca verosimiglianza, di una concezione dell’amicizia e dell’amore un po’ in stile “Mulino Bianco”, in cui tutto è dorato e in cui tutti sorridono e scherzano nella luce del tramonto. Può darsi, ma c’è tanto altro al di sotto, e credo che valga la pena di indagare un po’ sotto la superficie di questo linguaggio che può apparire di primo acchitto troppo semplicistico. Un linguaggio che proprio per la sua grande semplicità, con i suoi contorni smussati e fluidi, ci regala sempre immagini vividissime, immediate, quasi cinematografiche della vicenda che si svolge. Chiunque con un minimo di fantasia può crearsi facilmente una propria versione degli ambienti, dei personaggi, delle luci, dei gesti. In Cameron più che in altri autori, proprio grazie ad una scrittura raffinatissima ed essenziale che lascia una trama a maglie larghe, il lettore può infilare, integrare il proprio personale immaginario e fare suo ciò che legge.
Essendo molto legato ed appassionato al mondo della storia dell’arte mi viene da fare un paragone che può sembrare alquanto azzardato, ma credo che per certi punti di vista risulti calzante: mi capita di pensare a Peter Cameron come ad una sorta di moderno Raffaello della letteratura. Proprio di Raffaello infatti mi sembra che ricalchi l’innata propensione per quella dimensione aggraziata e cortese della realtà, quella che il celebre artista esternava attraverso le belle arti e che Cameron esterna oggi con la sua penna. Mi sembra che entrambi rappresentino i vertici culturali della sfera in cui operano, sfera, ambito, luogo astratto il cui unico termine per definirlo non è altro se non “Garbo.” Spero che i professionisti di entrambi i settori culturali mi perdonino l’apparente sproposito, ma spero soprattutto di rendere giustizia ad un autore non particolarmente conosciuto, che merita invece una piccola celebrazione, anche solo in nome della sensibilità con cui si avvicina, in ogni suo lavoro, ad argomenti profondi, sebbene mascherati da quell’immediatezza dialogica che rende piacevole la lettura, immediata l’immedesimazione ed emozionante la conclusione, la cui spiazzante apertura lascia, come sempre, lo spazio adatto per riporvi i propri pensieri.

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